“Le allitterazioni allettano gli allocchi”, diceva Umberto Eco in una Bustina di Minerva che uso sempre nei corsi di scrittura.
Ma pure dalle rime ti devi guardare, perché sembrano piacevoli anche quando sono stucchevoli. 🙂
A meno che tu non sia brava come Dino Campana in questa poesia. Lo so che è stracitata (almeno dopo un paio di film italiani), ma prima o poi dovevo dedicarle un post (oltre al sottotitolo del blog).
La amo da quando andavo a scuola, perché mi sento un po’ così:
Fabbricare fabbricare fabbricare
Preferisco il rumore del mare
Che dice fabbricare fare e disfare
Fare e disfare è tutto un lavorare
Ecco quello che so fare
Senti anche tu le onde?
Certo che le sento anch’io, Giovanna,
metaforiche e no: vivo sul mare 😉
Piacevole leggerti.
Annalisa
Anche questa, secondo me, non è male, come alliterazione:
“S’io m’intuassi come tu t’immii” (Dante Alighieri)
(anche questa stracitata, e meno male)
Ho appena scoperto questo suo (posso dire tuo?) blog e lo leggo molto volentieri. Grazie degli spunti di riflessione!
Saluti da Ricky (un ex-studente)
Annalisa e Riccardo, grazie per il riconoscimento e la gentilezza.
🙂
Missanabeem, come sempre molto calzanti i tuoi contributi…
😉
lavorare, lavorare, lavorare
preferisco il rumore del mare
ne hanno fatto persino un sul lungomare del mio paese.
ops..errore nel link!
facciamo così:
lavorare, lavorare, lavorare
preferisco il rumore del mare
ne hanno fatto persino un monumento sul lungomare del mio paese
http://www.comune.san-benedetto-del-tronto.ap.it/riviera/mon_lavorare.asp
Marco, sarà mica il caso di trovare un’allitterazione in grado di distinguere Marco (me) da Marco (te)? 🙂
Marco 1 e Marco 2,
trovatevi uno pseudocognome…
😉
Quanto al monumento, peccato che il verso fosse:
Fabbricare fabbricare fabbricare
E senza virgola.
Povera poesia…
😦
correggo:
le virgole non ci sono, neanche nel monumento.
però sì, quella sostituzione con lavorare è piaciuta a pochi, pochissimi.