Dicevano i latini: “Nomen omen”. Nel nome, un destino.
Un giorno qualcuno mi ha fatto notare che un anagramma possibile del mio nome e cognome è “Non esigo vacanza”.
🙂
Ma ora basta: per qualche giorno mi fermo.
A martedì.
Dicevano i latini: “Nomen omen”. Nel nome, un destino.
Un giorno qualcuno mi ha fatto notare che un anagramma possibile del mio nome e cognome è “Non esigo vacanza”.
🙂
Ma ora basta: per qualche giorno mi fermo.
A martedì.
Mentre leggevo Sappiano le mie parole di sangue di Babsi Jones, mi ha colpita un brano sulla mancanza d’acqua – nel condominio di Mitrovica (Kossovo) in cui Babsi scriveva – a fronte di una sconcertante abbondanza di Gatorade:
«Niente acqua; nella stanza, però, c’è del Gatorade, questo speed conforme alla legge, questo speed alla buona per casalinghe aerobiche e ciclisti della Bassa Padana, questa bomba balsamica e reidratante che si ciuccia da un biberon per adulti, per rimettere in circolo i carboidrati essenziali sciupati imitando Jane Fonda.
Glucosio e fruttosio, sali di sodio e potassio: rovina i reni alla lunga, ma in questo luogo infestato da diplomatici scaltri e da tiratori sceltissimi noi cesseremo di vivere ben prima di affrontare una dialisi, Direttore. Ce ne sono almeno cento bottiglie, compresse a gruppi di sei. Frost Glacier Freeze color cobalto, Riptide Rush – bluastro come i paramenti da messa -, Fierce Melon, lo spietato melone, Extremo mango Electrico, X-Factor.»
(Babsi Jones, Sappiano le mie parole di sangue, Rizzoli, Milano, 2007, pp. 78-79).
Dopo di che, sono andata a fare la spesa in periferia e, mentre facevo la fila alla cassa, m’ha fulminata questa differenza: nei carrelli dei bolognesi, la trasparenza di plastica delle bottiglie d’acqua, in quelli degli extracomunitari, i colori improbabili dei vari Gatorade, Powergade, Energade. Visi pallidi come acqua; facce colorate come bevande addizionate.
Che il desiderio d’integrazione si nutra della pubblicità di questi prodotti? Sprint muscolare e recupero di sali minerali per sopportare l’intolleranza italiana.
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Avevo cominciato a leggere Sappiano le mie parole di sangue di Babsi Jones, subito dopo la sua uscita nel settembre 2007. L’avevo interrotto dopo una trentina di pagine (troppo lontano da me in quel momento, troppo indigesto), ripromettendomi, però, di continuarlo, che certo il libro meritava. (Quando si legge, bisogna pur assecondare le proprie disposizioni transitorie.) Ora lo sto finendo e – ti giuro – non c’è pagina che non mi turbi o meravigli: per come Babsi scrive, oltre che per ciò che racconta.
Ti passo un brano in cui distingue fra il reporter e lo scrittore di guerra.
Senti qua:
«Il reporter di guerra, che segua intrepidamente l’azione militare o si inventi panzane da trincea seduto a sorseggiare una birra nella hall di un albergo a centinaia di chilometri dal fronte, dalla sua ha un vantaggio: dita sciolte e un minimo di cognizione geopolitica, se compare una notizia che regge, la dà in pasto all’opinione pubblica. Sa perfettamente che il primo lancio di agenzia è quello che conta. Il suo pezzo ti arriva in tempo reale: merce pronta al consumo che presenta e illustra i feriti e i salvati, gli innocenti e gli infami. A grandissime linee.
Il percorso dello scrittore è diverso: nello stato di assedio, nell’intramontabile pogrom, nella guerra civile che ha più nomi di quanti si possano enumerare o distinguere, lo scrittore si adagia; le sue frasi affiorano lentamente, come ascessi; il tempo per ripensarle, nelle stanze scelte a caso, di notte, è un tempo rischioso; parola per parola per parola per parola: una monotona emorragia semantica mi consuma. Le parole si sospendono di colpo, in certe ore, in certe stanze più ripugnanti delle altre; poi il flusso riprende: parola per parola per parola, la piaga verbale spurga e mi spossa.»
(Babsi Jones, Sappiano le mie parole di sangue, Rizzoli, Milano, 2007, p. 65)
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Se stai preparando la tesi e hai una crisi di ispirazione 🙂 , ricorda che da qualche mese esiste NEU. Nuovo e utile, il sito di Annamaria Testa sulla creatività. Centinaia di idee, spunti, informazioni su “Teorie e pratiche della creatività”, con tanto di bibliografie, linkografie, calendari di eventi e appuntamenti, testi da scaricare, video e audio da vedere e ascoltare. Da oggi è fra i miei link permanenti. Mettilo anche fra i tuoi.
Come antipasto, comincia dai “132 frammenti sulla creatività“. Questi sono i primi:
Rompere le regole
“Non esiste grande genio senza una dose di follia.”
Aristotele (filosofo)
“Vedo la mente di un bambino di cinque anni come un vulcano con due sfoghi: distruzione e creatività.”
Sylvia Ashton-Warner (educatrice)
“La passione per la distruzione è anche una passione creativa.”
Michail Aleksandrovic Bakunin (pensatore e rivoluzionario)
“Le regole sono ciò che gli artisti rompono; ciò che è memorabile non è mai nato da una formula.”
Bill Bernbach (pubblicitario)
“Adoro gli esperimenti folli. Li faccio in continuazione.”
Charles Darwin (naturalista)
“Dai diamanti non nasce niente/dal letame nascono i fiori.”
Fabrizio De Andrè (poeta)
“La creatività è l’arte di sommare due e due ottenendo cinque.”
Arthur Koestler (saggista)
“Un’idea che non trova posto a sedere è capace di fare la rivoluzione.”
Leo Longanesi (scrittore)
“Ogni creazione è, all’origine, la lotta di una forma in potenza contro una forma imitata.”
André Malraux (scrittore)
“Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi.”
Friedrich Nietzsche (filosofo)
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