«Labbra» è fra gli ultimi spot della campagna per la Crema di Yogurt Müller, nota per il celebre «Fate l’amore con il sapore». Non è una novità (risale a settembre 2008), ma è più martellante in questo periodo che in altri, sia sulla stampa che in tv. E allora non riesco a stare zitta.
Lo spot mette in scena una delle più desolanti rappresentazioni porno soft del corpo femminile che la pubblicità abbia inventato negli ultimi anni.
Protagonista è una ragazza solitaria che, mangiando uno yogurt, sogna. E magari fosse il bel sogno che lo spot vuole farci credere, ma purtroppo non lo è: la ragazza sogna di tornare indietro, nuda e accucciata come un feto, sogna di galleggiare fra bolle rosse, un po’ ciliegie e un po’ gocce di sangue. Sogna che il sangue del ventre materno le scorra sul corpo, arrivi persino a gocciolarle dalle ciglia.
Lacrime di sangue?
In effetti, a guardare il finale, c’è proprio da piangere: la ragazza resta nuda, sola e accoccolata su un pavimento indefinito. Unica consolazione: un’enorme bocca rossa dipinta sul corpo. Insomma, lo spot riesce perfino a superare la solita equazione: donna = corpo, per suggerirne una ancora più riduttiva: donna = bocca (piccola parte del corpo). E l’annuncio stampa insiste su questa immagine.
Fate l’amore con il sapore, dice il claim.
Fate l’amore con una persona, dico io. Non con un incubo di regressione solitaria come questo. Fate l’amore con qualcuno che abbia la dignità di un essere umano, con pensieri, parole, ricordi, emozioni, speranze. Qualcuno con cui entrare in relazione e mettersi in gioco.
Non sei convinta/o? Lo spot ti sembra meno inquietante di come lo racconto io?
Fa’ la prova di commutazione: immagina lo stesso spot con un corpo maschile al posto di quello femminile. Lo accetteresti? Ti darebbe fastidio? Capisci a cosa siamo abituate/i?
Agenzia: Phoenix Advertising
Fotografia stampa: Gyslain Yarhi
Body Painter: Guido Daniele (Accademia di Brera)
Casa di Produzione: The Family
Regia: Federico Brugia
Pianificazione: Carat
Ciao a tutti,
io credo che la polemica contro le pubblicità che riducono la donna a oggetto del desiderio, pronto all’uso, a volte assuma tratti un pò esasperati. Non che non condivida affatto quanto dici Giovanna, ma io credo che questo discorso possa essere fatto per tutta la pubblicità e anche per il corpo degli uomini. E una critica così ampia e costante non fa che ottenere risultati opposti a quelli sperati. Ora non è questo il caso, visto che tu sei professoressa di semiotica e che questo è un blog sulla comunicazione in cui spingi a riflessioni studenti e non..,,ma in altri contesti io la vedo esagerata. Criticando tutto credo non si ottenga nulla.
Piuttosto dovremmo essere noi donne a liberarci da questi riduzionismi e stereotipi, nella nostra vita quotidiana! Siamo noi, quelle che stanno fuori dalla televisione, che dovremmo essere capaci di ribellarci se non ci rispecchiamo in quei modelli. La pubblicità non è reale, è finzione. E noi, donne reali, dovremmo batterci, non per cambiare la nostra rappresentazione nelle pubblicità, ma per affermarci come soggetti nella vita reale. O forse anche noi ci vogliamo così?
p.s. mi chiedevo: cosa ne pensi della polemica attorno alla pubblicità delle “Fantastiche 4”?
p.p.s: forse sono ingenua o forse non abbastanza semiotica, ma io il sangue del ventre materno proprio nn ce l’ho visto..pensavo al succo di ciliegia. E per il corpo-bocca..beh io pensavo che volesse dire che “non basta la bocca per gustare Muller, ma bisogna gustarlo con tutto il corpo”…:)
La prova di commutazione finale è sempre efficace, in questa come tante altre pubblicità…
Condivido tutto: inguardabile e insopportabile. Direi che mi hai tolto le parole di bocca… 😉
Ma voi davvero vedete il sangue del ventre materno o Giovanna si è concessa la licenza di sovrainterpretare?
@Maria Giulia: sì, il fotogramma al secondo 0:09 mi ricorda proprio un feto nella placenta, anche le ciglia tinte di rosso le trovo inquietanti.
Anche io ho interpretato quelle goccioline solo come succo di ciliegia, ma non ho proprio pensato al sangue del ventre materno (e avendo avuto una bimba appena tre mesi fa, in teoria sarei anche ipersensibile sull’argomento!!!). Per il resto, non riesco proprio a comprendere l’associazione tra questa specie di regressione allo stato fetale e una cosa tanto quotidiana e prosaica come il barattolo dello yogurt che sta nel mio frigorifero.
Sulla commutazione, mah, non saprei. Sostituendo questa bella ragazza con un bel ragazzo, non riesco a figurarmi chissà quale differenza: sempre corpo nudo è.
(ah, Giovanna, riguardo alle rispettive vedute sulle “Fantastiche 4”, non sono sparita; ci sto solo pensando con calma, lasciando sedimentare il Suo punto di vista in modo da rifletterci su come meglio posso.)
ad esser sincera mi sgomenta e mi stupisce la totale ignoranza (perdonatemi il termine, non lo dico con arroganza) sulla comunicazione pubblicitaria.
Perchè è da proprio da lì che si deve partire anche per affrontare, che ne so, la comunicazione politica, ma direi la comunicazione, punto.
Lavoro in pubblicità da tanti anni, ho letto tanti script e ho visto tanti storyboard e vi assicuro che nessuna immagine è lasciata al caso.
Si dovrebbe parlare di psicologia, ma anche di fisiologia, di antropologia…..
Hai ragione Giovanna, in quello spot c’è quello che hai visto e descritto, e anche di più….
@Paola
Se c’è tutto allora vuol dire che la colpa è di chi guarda. Io mi preoccuperei di non lasciare partire per la tangente la deriva interpretativa. Poi non capisco proprio come un’immagine sgradevole come il sangue che scorre dal ventre materno sia autorizzata nell’interpretazione di un oggetto da desiderare, gustare e mangiare. Vogliamo parlare di fascino ancestrale da cannibalismo? Suvvia! Se questa interpretazione reggesse allora dovremmo parlare di effetto non voluto dal pubblicitario, autorizzato da un testo che è sfuggito di mano anche al suo creatore generando disforie, e allora non vedo per quale motivo criticare questo esempio come parte di un genere che svilisce il corpo femminile (o maschile) degrandandolo.
Continuo ad essere persuasa che le briglie interpretative vadano tenute tirate altrimenti è scrittura creativa. Se ci fosse un corpo maschile inoltre il giochino non funzionerebbe ma da qui a svilire il corpo della donna ce ne passa. Il fatto stesso che l’uso del nudo femminile venda più di quello maschile per la maggior parte di categorie come si spiega? Se cerchi un’immagine di deliquescenza è dai tempi del Magnum Algida che la magnificazione iper relaistica della bocca come strumento di fellatio è la tecnica abituale. Si può essere contrarie all’esibizione del nudo femminile che inclina al porno ma poi alla fine è solo la constatazione che la cultura è per la maggior parte sensibile a questo meccanismo di seduzione imitata omosessualmente e consumata in modalità etero. Che male c’è? Mica me la prendo col termometro se la temperatura è alta. L’alternativa sarebbe la castigazione o l’assenza di esibizione di un corpo. Ma i criteri del marketing non mi sembrano i parametri d’iscrizione all’Accademia dei Lincei. A ciascuno il suo consumo.
Concordo con Valentina e Maria Giulia 🙂 E’ piuttosto facile dimostrare i loro argomenti. Una persona semplice non interpreta di certo il succo di ciliegia come fosse il sangue placentare. Serve una certa raffinatezza culturale. Ma se l’interpretazione è complessa non vedo dove stia il problema. La persona colta si sentirà infastidita ma vaccinata e saprà che ha visto ciò che non era contemplato per il lettore modello di quel testo. Il semplice coglierà solo una pubblicità mediocre che batte e ribatte sullo stesso motivetto (anche musicale) da anni. Più facile che l’ossessione scatti per la persona colta.
@Maria Giulia
premetto che non mi piace la polemica e che non ho mai pensato di dover convincere qualcuno, ma forse al di là dell’esempio che hai fatto sul cannibalismo (idea tua, solo tua e certamente fuori tema), sia importante conoscere e capire i linguaggi mediatici.
A ciascuno il suo consumo?
Ma che vuol dire? Vuol dire che ci meritiamo questo tipo di comunicazione?
Pensa Maria Giulia che per quello che mi riguarda sono convinta che invece noi lavoratori della comunicazione dovremmo assumerci la responsabilità degli effetti del nostro stesso lavoro.
@JKJ.Non pensare solo al sangue placentare, per favore. Pensa che quei 30 secondi nel loro complesso contengono un’infinità di messaggi che non sono tutti recepibili a livello conscio, ma che incidono fortemente nel subconscio e che condizionano anche (se non soprattutto) le persone semplici, come le chiami tu.
Ti sembra così inutile auspicare di poter dare a tutti gli strumenti culturali necessari per decodificare i linguaggi mediatici?
Sara, non mi pare che la critica a questo tipo di comunicazione sia così diffusa, generale, pervasiva, martellante come dici… Lo dimostra il fatto che alcune cose che ho scritto in questo breve post – piuttosto evidenti, direi, come l’associazione delle gocce di sangue alle ciliegie – continuano a stupire alcuni. E sono viste come mie esagerazioni. Se ci fosse una coscienza diffusa su come si lavora in pubblicità e più in generale nella comunicazione – e su certi effetti, soprattutto sui/sulle più giovani – il mio post non avrebbe ragione di essere.
E poi, Sara, prima mi suggerisci di non esagerare con le critiche, e subito dopo mi chiedi un parere sulla campagna delle Fantastiche 4, su cui non mi sono finora espressa – volutamente – proprio perché la considero molto più sciocca e innocua di altre… 😉 Tanto che non valga la pena di spenderci due parole in più.
Valentina, Maria Giulia e JKJ: che le persone «semplici», come dite voi, non colgano certi nessi non vuol dire né che i nessi non ci siano, né che non funzionino, seducano, persuadano. Anzi, è vero il contrario: meno le persone comuni sono consapevoli di certi meccanismi, più è facile che se ne lascino irretire.
Quello che cerco di fare io, nel mio piccolo, è diffondere questa consapevolezza. Inoltre, non interpreto la pubblicità solo da semiologa, non mi lascio andare a derive interpretative nel chiuso della mia intellettualistica stanza. Ho lavorato per dieci anni in azienda, prima di entrare in università, e so quel che accade nel mondo, come si realizza una campagna, come si progetta, su quali leve si gioca. Mi sono «sporcata le mani» (posto che si sporchino) fuori dall’università abbastanza per non indulgere a nessun tipo di viaggio intellettualistico.
Però mi rendo conto che un post non basta a spiegare, motivare, argomentare tutto e mi dispiace. A lezione ho più spazio e tempo per dire fare mostrare, ma non tutti possono venire a lezione… 🙂
Inoltre mi rendo conto che parlare di sangue può turbare, lo so. È nella sua natura: il sangue umano è inquietante. Ma riguardate ben benino lo spot: le ciliegie perdono più volte i confini, si fanno liquide, la posizione della donna è quella di un feto. Un feto in una ciliegia? Una donna dentro una ciliegia? Succo di ciliegia? Suvvia.
🙂
Maria Giulia: è il vecchio tema dei pubblicitari che danno ai consumatori e alle consumatrici ciò che vogliono. E la colpa non è mai dei pubblicitari… Ma è un cane che si morde la coda, il solito circolo vizioso della domanda e dell’offerta. Vogliamo uscirne, una buona volta? Vogliamo immaginare cose diverse? Dov’è la famosa CREATIVITA’ dei pubblicitari? È davvero necessario, per pubblicizzare uno yogurt, accucciare una donna nuda e dipingerla di rosso? Non si può inventare qualcosa di diverso? Io lavoro nella comunicazione ed è con i comunicatori privi di fantasia che mi arrabbio.
D’accordo inoltre con chi sostiene che altrettanto mi dovrei arrabbiare per un uso irrispettoso del corpo maschile (posto che su un corpo maschile NON si arriverebbe MAI a fare ciò che Mueller fa al corpo di questa ragazza).
Talmente d’accordo che ci ho scritto finora due post e continuerò a lavorarci sopra, come promesso.
Primo post sul corpo degli uomini:
https://giovannacosenza.wordpress.com/2009/06/08/luomo-in-ammollo/
Secondo post sul corpo degli uomini:
https://giovannacosenza.wordpress.com/2009/06/12/bello-e-impossibile/
Per ora passo. Grazie per gli spunti e grazie soprattutto per le critiche, che sono per me molto utili.
Ciao!
@Paola
Dando a tutti gli strumenti culturali per decodificare i linguaggi mediatici si cambia lavoro perché non esisterre il marketing se non nella sua funzione referenziale. Una persona che conosca le tecniche ne diventa immune e quindi come fai a vendergli ancora qualcosa che non gli serve più (sempre che gli sia mai servita) o già possiede???? Il marekting postula sempre un cretino come target di riferimento. Un cretino in quella specifica materia di consumo.
Un messaggio non agisce a livello inconscio, subliminalmente. Ci manca solo Freud. Agisce per rinforzo di stereotipi già noti, vedo un seno, una bocca e rafforzo la mia idea di ciò che è la donna, della sua funzione, di come vada trattata.
Credo che il mio problema sia inverso: guardo lo yogurt e mi viene in mente una donna. E’ riduttivo e aberrante nei confronti delle donne? Boh…Io non credo. Però ci sono le donne fondamentaliste che ad ogni angolo si vedono usate, come se il loro corpo non fosse anch’esso uno strumento di potere e non solo di passiva accettazione di quello altrui. La prostituzione non è mica solo fisica.
Scusate ma il mio commento non ha letto quello di Giovanna.
scusami Giovanna, mi sono autocensurata (per pudore) nel commento del tuo post.
In realtà in quei 30″ c’è la “vocazione” innata delle donne (che si vede nella posizione fetale e galleggiante) ad essere lo strumento del piacere (maschile, s’intende).
Un’enorme bocca (o vagina, è uguale) che rappresenta una donna. Una bocca dipinta di rosso, come le ciliegie. La bocca dipinta di rosso è un antichissimo, ancestrale, richiamo sessuale.
Una forma tonda (la ciliegia), il simbolo della donna.
L’inquadratura finale poi è la più eloquente.
Una posizione sottomessa, addormentata, una bambola
Giovanna io ho un dubbio: se la verità fosse che il richiamo sessuale fa sempre e comunque vendere più di qualsiasi altra trovata creativa, intelligente, alternativa?
Ci sono studi al riguardo?
A volte penso che per “capire” quello che sta dietro alla pubblicità sia più necessario studiare marketing aziendale (numerini insomma), che semiotica. A volte temo che per capire qualsiasi cosa serva di più andare a vedere i numerini.
Che noia.
Ricordo le primissime (almeno, credo fossero le primissime) pubblicità televisive della Muller, quando ero piccirillo: lo slogan era sempre “fate l’amore con il sapore”, ma le immagini rappresentavano persone (non tutte donne, mi pare, e con poca enfasi sulla nudità) che facevano numeri acrobatici per mangiare il prodotto. Insomma, una idea un po’ più originale.
Ma se una azienda passa da un marketing originale ad uno più omologato, questo la dice lunga sui destinatari…
@MariaGiulia, JKJ, Sara, Valentina
un consiglio da un vecchietto che ha alle spalle qualche decennio di letture
di strategie comunicative: mollate il mondo della comunicazione.
Il mondo delle professioni forti (economia, statistica, ingegneria) ha bisogno di voi. Lasciate spazio a ragazze/i come Paola, che con tanta passione e impegno possono riuscire a ri-orientare questa umanità alla deriva.
@Giovanna
il tuo lavoro è prezioso, grazie.
Ciao Giovanna, ti chiedevo delle Fantastiche 4 solo perché volevo sapere come la pensassi tu in proposito, viste le forti critiche che ha sollevato su più fronti e in particolare questa http://retedelledonnedibologna.blogspot.com/2009/07/stop-agli-spot-sessisti-dellalma-mater.html
per il resto: condivido il fatto che la pubblicità lavori con simbologie e significati così radicati in noi che spesso non ce ne rendiamo conto, a volte nemmeno chi fa comunicazione… Ma pensavo che lo spot potesse avere differenti interpretazioni.. Io cerco veramente di sforzarmi per vedere tutto quello che voi vedete in questi spot ma a volte faccio fatica..
Ciao!
Sara,
il caso delle Fantastiche 4 ha sollevato numerosissime polemiche, lo so.
Con cui concordo. Non sempre concordo sulle ragioni che sono state addotte per le critiche, esattamente per il motivo che indicavi tu nel tuo primo commento: ragioni sbagliate per criticare e modi sbagliati di farlo provocano effetti opposti, al punto che a volta la gente prende in simpatia la campagna incriminata. Errore che da decenni molte femministe e post-femministe fanno.
Io non mi riconosco in certi modi veterofemministi. Hanno dato uno scossone alla società borghese (allora si diceva così) occidentale dal 1968 al decennio successivo, ma poi hanno creato solo danni alle stesse cause che propugnavano.
Per autodefinirmi, direi piuttosto che mi sento anti-sessista:
femminista per me è come dire maschilista, gayista, lesbicista… Mi spiego?
Quanto al cogliere certi meccanismi comunicativi, be’… io ci provo a darti una mano… a te come a tutti i lettori e le lettrici del blog!
Fai bene a scrivermi i tuoi dubbi, che se non mi spiego… cerco di spiegarmi meglio.
🙂
Ciao!
no ma quella delle fantastiche 4 è allucinante… ma di quand’è? cavalca l’onda della moda lanciata dal nostro presidente? da studente sono veramente preoccupato, non vorrei che nei prossimi anni ci si trovasse tutti uomini, con strane idee per giunta, a lezione… potrebbe avere effetti parecchio perversi… a parte gli scherzi, aggiungiamo vergogna a vergogne, da non credere
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Giovanna, sono d’accordo in pieno con ogni passaggio della tua argomentazione.
Continuo a credere che alimentare consapevolezza e spirito critico sia un lavoro per certi aspetti titanico, ma essenziale.
Perciò grazie. Te lo dico in questa occasione, e per tutte le altre volte che, seppur in silenzio, fruisco dei tuoi preziosi input.
@ il “vecchietto” Ishmael
Non so le altre persone a cui ti rivolgi, ma io NON faccio (e non ho mai fatto) parte del mondo della comunicazione pubblicitaria: svolgo tutt’altro mestiere, ormai da una dozzina d’anni. Credo (spero?) però che, per una discussione completa, le sensazioni di chi vive le cose dall’altro lato della barricata in qualità di semplice utente o destinatario o come lo vogliamo chiamare, possano dare un loro contributo. Anche se sono le sensazioni “scettiche” di chi guarda le goccioline rosse e vede solo succo di ciliegia, invece che sangue del ventre materno (idea che peraltro mi fa pure un po’ impressione… brrrrr…).
Peraltro, dov’è scritto che chi si occupa delle “professioni forti” da te citate, oppure di agricoltura, artigianato, commercio o pastorizia, non deve interessarsi di comunicazione o altre discipline per, appunto, semplice interesse? C’è sempre da imparare.
Valentina, non ti arrabbiare: sono la prima a essere grata a chi fa commenti critici, ingenui o pseudo-ingenui…
Continua a intervenire, senza problemi. Il confronto è utile a tutti, me per prima.
Grazie a tutti!
Be’, io sono una persona “semplice”, come dite voi, forse non sono capace di interpretare in modo semiologicamente corretto tutto quello che vedo né sono di quelle che scattano subito al minimo corpo femminile in mostra, ma ho una cosa che mi guida, il mio istinto, e per es. quello spot mi fa proprio ribrezzo, non riesco a guardarlo, quelle ciglia cispose (di sangue, anche a me ha dato questa impressione istintiva) mi hanno dato fastidio fin dalla prima volta che le ho viste, per non parlare del “senso” che mi fa vedere quel corpo-bocca, non riesco a guardarlo dal fastidio, tant’è che mi sono spesso chiesta a chi sia venuta in mente una pubblicità così… disturbante, forse sono troppo schifiltosa ma non la trovo neanche erotica. Altro schifo: la pubblicità delle due lingue e dell’occhio parlanti (coca-cola); per non parlare del liquido giallo (pipì) dentro a un bicchiere, che, versandoci dell’acqua “depurativa”, traboccava (bleah!) o degli yogurt sempre legati allo svuotamento intestinale (a me a cui piace lo yogurt in quanto tale, dà fastidio vederlo sempre associato a un certo “prodotto” intestinale al quale non vorrei dover pensare se non quei pochi minuti quotidiani). Insomma non credo sia solo una questione di corpo femminile, ma è il voler ridurre tutta la persona agli aspetti più materiali (sperma – v. varie pubblicità di gelati e labbra sporche – pipì, feci) o parti di corpo (occhi, lingue, intestini). Boh, non capisco il punto di vista del pubblicitario nel proporre cose disgustose che danno poco entusiasmo (non parliamo dello scoiattolo che “emette aria dal sedere” perché quello è il massimo).
Grazie a te Giovanna!
🙂
ormai le pubblicità le guardo senza vederle… ricordavo la donna sdraiata con la bocca disegnata sul corpo ma non c’ho nemmeno fatto caso.. a me il muller non piace! 🙂
Comunque concordo ormai la pubblicità è strumentalizzazione della donna e basta…ma almeno non spuntano seni in bella mostra… (magra consolazione)
Rispondo alla domanda di Giovanna Cosenza.
Immaginando lo stesso linguaggio espressivo utilizzato qui – in particolare l’invenzione finale di body art – che abbia per protagonista un corpo maschile, direi che sì, lo accetterei come qualcosa che rende onore al mio corpo.
Però devo dire che non metto mai nel mio rapporto con gli altri in primo piano l’aspetto sessuale. Certo mi viene in mente, ma poi agisco pensando a tutto meno che a quello. E lo stesso mi capita leggendo queste immagini. Esalto quello che hanno di buono. Il sogno di quella bocca, ricavata tra la schiena e le gambe piegate, per me è un canto alla bellezza del corpo. Un canto non è mai volgare.
cara Giovanna,
mi stupisce che sia proprio Tu a non cogliere la gravità della campagna delle Fantastiche4 rispetto ad una qualsiasi altra pubblicità commerciale.
Se ormai è pane quotidiano che nelle pubblicità i privati usino il corpo femminile e l’immaginario eterosessuale come specchio per le allodole, anche calpestando simbolicamente la dignità femminile ed ancorando la visione collettiva a un’idea stereotipata della donna e dei suoi ruoli, è intollerabile che tali forme comunicative vengano poste in essere anche da istituzioni/enti pubblici, come nel caso delle fantastiche4 ma anche in quello della pubblicità per i rifiuti a Napoli, ad esempio.
Tantopiù se quelle istituzioni si sono impegnate a decostruire certe dinamiche rappresentative in quanto sono alla base della discriminazione della donna (e della violenza sulla donna) in ogni ambito sociale.
Detto questo, è irrilevante se la critica mossa genera nel pubblico simpatie per la pubblicità: la critica deve essere intelligente e intellegibile, al lettore poi la capacità di coglierne la fondatezza.
Non penso sia una dinamica da veterofemminismo (ho 27 anni): penso che sia responsabilità personale di ognuna di noi impegnarsi per decostruire gli stereotipi sessisti che imperversano, ognuna con i suoi strumenti.
E penso anche che non si possa fare di tutta l’erba un fascio: ci sono fatti simbolicamente estremamente più gravi di altri, e metterli sullo stesso piano significa farci assorbire noi stesse dalla pervasività di questa cultura, senza riuscire a comprendere la gravità della sua “infiltrazione” non solo nell’immaginario dei governati ma anche come strumento di chi governa.
Barbara Spinelli
Cara Barbara,
non ho mai difeso la campagna delle Fantastiche 4 né la considero meno grave di altre, anzi il contrario.
Ho speso molte parole per spiegare agli studenti, alle studentesse e a chiunque mi chiedesse pareri in merito, in cosa la campagna era sbagliata e perché. Semplicemente, ho deciso di non pubblicare un post sull’argomento perché la campagna era già adeguatamente commentata in molti altri luoghi (in rete e non).
Un’istituzione universitaria non deve MAI usare il corpo – né maschile né femminile – per pubblicizzare la propria offerta formativa, che si rivolge alla mente e all’intelligenza delle persone. Quando si studia, si impara, si fa ricerca, l’apparenza corporea (bella brutta grassa magra maschile femminile gay etero trans alta bassa…) non c’entra. Punto.
In questo senso la campagna sarebbe stata idiota anche se avesse mostrato “4 fantastici ragazzi maschi”. Che poi qualcuno abbia scelto quattro fanciulle e non veda il problema, è sintomo di una stupidità ancora più radicata. A maggior ragione in epoca di «velinismo», in cui il problema è sbandierato a destra e manca.
Insomma, non mi sono pronunciata sulla campagna semplicemente perché non avrei avuto nulla da aggiungere a quello che io stessa ho scritto e commentato in decine di casi analoghi: su questo blog, su zeroviolenzadonne, su molti altri blog (come Lipperatura e Il corpo delle donne).
Nulla da aggiungere, fra l’altro, alle ottime critiche che molti/e hanno già fatto alla campagna, inclusa te stessa su zeroviolenzadonne.it.
Per dire qualcosa dovrei limitarmi a: «Sono d’accordo con Barbara Spinelli!».
🙂
‘per un piacere così la bocca non basta’
non capisco cosa voglia dire con precisione…ma so che è un doppio senso volgare
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Riprendo il commento di andrea barbieri:
“Rispondo alla domanda di Giovanna Cosenza. Immaginando lo stesso linguaggio espressivo utilizzato qui – in particolare l’invenzione finale di body art – che abbia per protagonista un corpo maschile, direi che sì, lo accetterei”
condivido appieno.
La Muller (in Italia) fa da sempre leva, come quasi tutti i prodotti in commercio, su pubblicità a doppio senso e con sempre più espliciti riferimenti sessuali perché richiamano l’attenzione in modo immediato, lo sappiamo. La cosa non ci fa onore ma già Focus (!) faceva articoli sul “trucchetto” anni fa, opportunamente mettendo corpi nudi a corredo delle spiegazioni e in copertina.
Rimanendo su questo spot direi che lo stesso declinato al maschile lo troverei meno ammiccante (e meno scontato: quando accendo la tv vedo talmente tante pubblicità che infilano a forza riferimenti alla fellatio, da trovarle ridicole:-D)… potrei dire che per me non avrebbe più ombre.
La posizione fetale mi resterebbe un po’ ostica, o forse l’assocerei pacificamente alla serenità di una momentanea regressione prenatale, dove il cibo era fulcro della mia esistenza: non ricordo se fossi davvero serena, nell’utero di mia madre, ma non devo aver avuto molto di cui preoccuparmi se non assorbire pienamente i nutrienti attraverso la placenta.
Le ciliegie e relative gocce di succo mi ricordano comunque dei globuli rossi. Non mi disturbano perché in fondo è nel sangue che troviamo le sostanze “elaborate” dal cibo.
Il controesempio al maschile mi rende lo spot più “innocente”.
Ammetto di partire da posizioni controverse in quanto per me il cibo *è* un piacere e il peccato di gola mi stuzzica. Giocoforza, accolgo amabilmente un invito a gustarsi un alimento appieno, sentendolo come un piacere e non come il solito tramezzino+spremuta di corsa al bar, non come una medicina lassativa, non come un rimedio light salva(giro)vita. Tra l’altro si pubblicizza uno yogurt, alimento “vieppiù sano”. Mi piace l’idea che un cibo buono e sano arrivi a *tutto* il mio corpo, che tutte le mie cellule ne traggano beneficio/piacere.
Lo slogan “fate l’amore con il sapore”, è ormai stantio: ma all’inizio lo gradivo: era come una riappacificazione con il senso più mortificato di tutti (mac donald e cibi precotti da una parte, diete iposodiche, ipocaloriche, ipo-tutto dall’altra), il Gusto per me rimane abbastanza importante. Nei primi tempi quella frasetta non mi faceva immaginare cucchiaiate di yogurt bianco colanti dalle labbra per eccitare il mio uomo e non mi faceva venire in mente di tuffare le dita nel barattolo di yogurt alla frutta per poi “godermelo” nella vagina… (perdona la volgarità)
Le versioni degli ultimi spot muller al femminile purtroppo sono molto grossolane e utilizzano la donna apposta per non dare adito a equivoci: dobbiamo pensare proprio al sesso, più precisamente sesso orale ed etero, quale *mezzo* migliore della associazione corpo femminile = orifizio per imprimere il messaggio?
La metafora elegante latita.
E’ una delle più brutte pubblicità che abbia mai visto e ringrazio Giovanna di averlo fatto notare. Anche io sono stata zitta sperando che sparisse ma invece è sempre qui, è un incubo:) Io penso che dovrebbe essere segnalata come pubblicità contro la donna, perchè questa assimilazione della donna alla bocca (ed evidentemente col riferimento ad …altre labbra…) è volgare e offensiva, certamente più dell’immagine patinata di Dolce e Gabbana che ha fatto tanto scandalo e in cui era piuttosto difficile vedere uno stupro. Si fanno giornate contro la violenza sulle donne ma secondo me bisognerebbe fare cose concrete, ad esempio chiedere alle parlamentari una legge dove si rispetti la donna anche nella pubblicità. Basta guardare quelle delle altre nazioni, e in caso di dubbio la controprova di immaginare la situazione con un uomo protagonista è sempre valida!
Individualistico, sensistico, preumano come il 90% della comunicazione pubblicitaria e la cultura egemone che ha prodotto. Però scambiare il succo di ciliegia per sangue solo perchè lei è accoccolata mi sa un po’ tanto di messaggio subliminale, insomma, siamo sicuri che lei non sia solo accoccolata e quello non sia solo succo di ciliegia. “Fate l’amore con il sapore” è poi una battuta che potrebbe stare in un manuale di marketing alla voce “erotizzazione del prodotto da vendere”. Maremma! E’ solo uno yogurt! E poi l’uomo non è un’enorme organo di senso, l’uomo elabora anche. O forse i pubblicitari ci vorrebbero tutti entusiasti, estemporanei, impressionistici come bambinetti. Non uno che punti più sulla retorica e sul convincimento, passionale o razionale che sia, tutti sulla sensazione, sul vendere istanti d’esprienza. Siamo dei decelebrati per loro? Fatti non foste a viver come bruti!
Oops. Cambia tutto il senso: volevo scrivere “siamo sicuri?”, non “siamo sicuri.”
il legame con il sesso è l’essenza dello spot!
ho immaginato come diceva layla la pubblicità girata con un uomo
e sembrerebbe inevitabilmente un uomo omosessuale. il motivo?
riferimentii nei discorsi comuni e alla televisione sulla loro intimità e sessualità.
forse bisognerebbe mettere a nudo un po’ di corpi e sessualità maschile etero nelle pubblicità e così si annulerebbe l’effetto. un’idea insensata?
e dopo un po’ di mesi rieccola alla grande la pubblicità della muller con la grande bocca rossa, la donna ridotta a parte del corpo, secondo loro sensuale, secondo me allusiva e volgare. Questa pubblicità proprio mi fa senso a guardarla è inaccettabile.
E nessuno reagisce a livello di “addetti ai lavori”.
Io invece stavo pensando che la pubblicità evidenzia l’immagine della donna mentre una voce dice: “per un piacere così, la bocca non basta…” alludendo al fatto che il prodotto debba essere gustato con tutto il corpo. La pubblicità è ben fatta e piace in genere anche alle donne, ma devo dire che hai ragione su tutti i fronti, perchè merita almeno una riflessione in tal senso. Da sempre esiste il binomio cibo=erotismo (vedi per esempio il sito http://www.cucinerotica.com/letteratura-gastroerotica/fare-lamore-con-il-sapore/ PS: non è mio, l’ho semplicemente trovato facendo una ricerca su google) e il cibo è spesso usato come palliativo ad una vita sessuale inesistente. Checché se ne dica, sta diventando la norma nella vita moderna di molte persone. Non è un caso il dilagare delle persone sovrappeso (tra le quali ci sono anch’io, non dico di no)…tutto questo deve essere visto nell’insieme di un fenomeno globale: che è quello della mancanza di amore. Perchè sesso e amore per me sono parte dello stesso identico bisogno.