Non basta mandare cv per trovare lavoro

Da tempo aspettavo questo post di Luisa Carrada. Più volte lei e io ne abbiamo parlato, condividendo la stessa impressione su ciò che accade a un/a giovane neolaureato/a in campo umanistico che cerchi lavoro. Perché anche a Luisa, come a me, molti chiedono spesso perché, pur avendo inviato molti curricula, non ricevono risposte interessanti o, peggio, non ne ricevono alcuna.

Intanto bisogna capire cosa vuol dire «molti».

10 curricula non sono «molti». E neppure 20 lo sono: bisogna averne mandati dai 100 in su, come spiega anche Annamaria Testa su Nuovo e utile, nella sezione «Apri un’impresa/trova lavoro».

Ma ragionare solo in termini quantitativi è limitativo. Necessario ma non sufficiente.

Il cuore della posizione di Luisa – che condivido appieno – è un confronto fra gli anni ’80, quando non c’era internet e il mercato del lavoro era tutto diverso, e oggi (i grassetti sono miei):

«[…] trovare lavoro nel campo della comunicazione è sempre stato molto difficile, anche per noi che eravamo tanti di meno. Io ho passato i miei quattro anni di Lettere nella piena consapevolezza che forse avrei fatto qualche altra cosa per vivere, perché i concorsi nei beni culturali non si facevano da anni e per anni dopo la mia laurea non si sono fatti.

Una volta laureata, ho fatto il giro delle direzioni comunicazione delle grandi aziende parastatali romane. Ne sono sempre uscita con un sacco di complimenti per il mio curriculum e… un pezzo di carta (giuro!) con l’organigramma interno e il partito e la corrente vicino a ogni nome. Così era più facile arrivarci, mi dicevano convinti di avermi fatto un gran favore. Non c’era da disperarsi? E infatti io spesso mi disperavo.

Però non c’era ancora internet, con tutte le sue opportunità ma anche con le sue false illusioni.

Qualche tempo fa un ragazzo mi ha scritto di non farcela più a stare dietro a un pc a mandare curricula.

Ecco, quello che la mia generazione non ha potuto fare era proprio starsene dietro a un pc. Molti di noi – anche le persone timidissime come me – sono state costrette a uscire allo scoperto, a chiedere, a bussare, a presentarsi. Non ho mai mandato un curriculum a una direzione del personale, ho sempre chiamato prima per chiedere chi fosse la persona giusta e poi era a quella persona che scrivevo. E poi magari telefonavo anche.

Non ho mai dato la mia disponibilità a scrivere e a collaborare senza mandare un pezzo, un articolo, una bozza di progetto. Non ti potevi nascondere dietro i master. Potevi solo presentare i tuoi testi o le tue idee. Qualcuno non mi ha mai risposto, ma parecchi sì.

Non voglio fare la vecchia zia – e per questo ho esitato tanto prima di scrivere questo post –, però forse ogni tanto bisognerebbe almeno provare a fare come se internet non ci fosse. E avere il coraggio di andare a bussare direttamente a qualche porta.

Sono convinta che, in mezzo a tanta virtualità, faccia, grinta, personalità e idee contino anche più di prima.

Oppure su internet starci e viverci davvero. Per realizzare le nostre idee direttamente senza chiedere niente a nessuno…» continua a leggere QUI.

23 risposte a “Non basta mandare cv per trovare lavoro

  1. Ciao Giovanna,
    che dire se non che concordo in toto con l’articolo. Dopo l’esperienza dello scorso inverno in Francia sono riuscito a conquistare sei mesi di praticantato in una piccola agenzia di comunicazione, relazioni pubbliche e marketing (ma con grossi clienti)… non tramite internet ma poco a poco, come dici tu, fisicamente.

    Un giorno son passato davanti al loro ufficio vicino agli champs elysees dove ho letto la targhetta, qualche giorno dopo, armato di cv fresco di stesura, qualche testo che ho scritto e una buona e sincera lettera di motivazione mi sono presentato chiedendo chi fosse il responsabile delle assunzioni.
    Mi dissero di lasciar loro la mail che mi avrebbero ricontattato. Era maggio.

    Dopo una estate passata, per ovvi motivi, fra internet e telefono, quella s’è rivelata la tattica migliore: la faccia tosta, il contatto umano, il metterci la faccia e mostrarsi nell’audacia e nella voglia di fare.

    A fine settembre mi han contattato prima per un colloquio telefonico e poi per chiedermi se fosse possibile incontrarmi di persona e ora mi ritrovo a cercare casa.

    Vediamo che succede!

  2. mah, io appena finisco la mia specialistica/magistrale faccio qualsiasi lavoro, tutto quello che capita.
    Senza smettere, però, di fare ciò che mi piace, seguendo le mie inclinazioni, per poi arrivare a rendermi utile in qualche modo.
    è davvero dura.
    Ciao 😛

  3. Ogni volta che sto per inviare un curriculummi viene a mente la poesia
    di Wislawa Szymborska, già ricordata anche in questo blog. Allora mi fermo, rileggo, chiudo e.. non lo invio più. Di solito mi invento qualcosa che parli di più di me e meno dei miei anni.

  4. “Senza smettere, però, di fare ciò che mi piace, seguendo le mie inclinazioni”
    credo sia essenziale questo, non c’è niente di peggio di un essere umano che esegue un lavoro con frustrazione!

    ciao!

  5. Grande verità, Chiara, ecco perché almeno a mio avviso vale piu un’ottima lettera di presentazione (guarda bene, presentare se stesso, non i propri titoli) di un cv stracolmo di onorificenze, titoli accademici e pubblicazioni.

    Forse un tempo si dava maggiore peso a ciò che era accademico, ora almeno per quello che ho potuto constatare personalmente, si guarda maggiormente all’aspetto sociale del candidato, alle sue passioni, alla sua concezione di ciò che gli ruota intorno e di come interagisce con tutto ciò.
    A conti fatti, nei grandi workgroup odierni, sono le interazioni e le affinità a farla da padrone, non un voto o più titoli di studio.

  6. non basta un corso per fare un esperto, nè una laurea per essere dottore.
    (poi è anche vero che una analisi profonda e dettagliata non potrà mai valere come una bella botta di culo).

  7. Ammetto di aver provato una strana forma di disagio leggendo il post di oggi e ancor di più leggendone i commenti..
    Il mio disagio non deriva tanto dall’essere o meno d’accordo sulla questione dei curricula ( anch’io ne invio spesso ma il più delle volte non ricevo risposta..) quanto pittosto dal tema in sé, cioè il “lavoro”: io, che per una serie di fattori ( il principale è lo scarso impegno!) ho trascurato gli studi, mi sono ritrovato a 30 anni a fare lo stesso “lavoretto” che facevo 7 anni fa per proseguire gli studi qui a Bologna…il cane che si morde la coda!!!
    Insomma metterci la faccia sicuramente, cercare il contatto fisico, nonché determinazione e chiarezza dei propri obiettivi. Non tutti purtroppo possono evitare la rogna di fare (anche per anni) un lavoro che detestano…

  8. Sono d’accordo con Giovanna e…ne sono la prova vivente. Ho inviato un solo CV in tutta la mia vita + una mia tesina + una lettera di presentazione e 3 giorni dopo prendevo l’aereo per andare a fare il colloquio. Nessuna esperienza lavorativa pregressa e tutt’ora laureanda.
    Quello che mi lascia basita è…la propaganda insita nel post di Luisa Carrada!
    Dov’è che gli annunci di lavoro di Marco Montamagno e di Cristiano Callegari sarebbero interessanti?! È sfruttamento della professionalità! Non puoi chiedere ad un esperto di social networking che non “smanetta” su internet tanto per, ma lo fa per lavoro: costantemente, metodicamente, anche rinunciando ad altri aspetti della sua vita personale per ritagliarsi quelle due orette per leggersi i post interessanti della rete, per tenersi aggiornato ed informato. Non puoi chiedergli di…diventare tuo stagista! Ma è vergognoso! Io lavoro, sono un professionista…per quale motivo dovrei rinunciare a un contratto a tempo indeterminato per…fare lo stagista o, ancora peggio, per diventare community manager…a progetto?!
    Un community manager a progetto!!! Scandaloso! Spiegatemi che continuità ci può essere in una comunità, se i community manager sono “a progetto”?! Siamo al paradosso!
    Quindi, per carità, mandate i curriculum, andate ai colloqui, presentatevi per bene, ma…non fatevi sfruttare, perché se in Italia non c’è una regolamentazione che tuteli il lavoratore, ci sono altri Paesi in questa esiste.
    Io sono solo alla mia prima esperienza lavorativa, sono passata da community manager a marketing coordinator e, anche se non fa parte delle mie mansioni, traduco, organizzo campagne di marketing, organizzo contest, faccio la community manager quando è necessario, faccio social networking, faccio viral marketing, organizzo eventi. Ricopro qualcosa come 7 ruoli contemporaneamente, ho un autonomia che…uno stagista può solo sognare.
    Cosa dovrebbe spingermi ad accettare lavori di questo tipo? Nulla.
    Il punto è che sono lavori mal retribuiti in Italia, che all’estero vengono pagati fior di quattrini. Dovrebbe iniziarsi a creare la consapevolezza e il rispetto per la categoria.
    Saremo scienziati delle merendine, però…le merendine ve le facciamo comprare, quindi…tanto incompetenti non siamo, dopotutto!

  9. Dopo il mio commento “triste” di ieri ( ci ho pensato e me ne sono vergognato un po’) stamattina sono molto incuriosito da quello di nevediluna….
    Il nocciolo della questione “lavoro” resta in ogni caso strettamente legato alla qualità delle esperienze personali fatte per sviluppare le proprie passioni: il punto è, come riuscirvi se hai bisogno di lavorare , e l’unico lavoro che ti da una certa stabilità è orribile? In più nel Paese dello spreco del denaro pubblico ( date un’occhiataa questo fantastico post http://www.malvestite.net/2009/10/15/barbarossa-e-la-lega-nord-polpette-infuocate-sugli-stupidi-milanesi/ sull’ultima orripilante opera del regime berlusconide) fare un corso di formazione per un precario laureando in campo umanistico è una chimera… o c’hai i soldi o niente!!

  10. confermo che anche nel mio settore, per trovare un lavoro, mandare il c.v. è solo il primo step di un percorso fatto di telefonate, appuntamenti e richieste di colloqui faccia a faccia con i responsabili del personale di tante aziende!

  11. @ Giovanni: non ci pensare, è il mio lavoro far incuriosire le persone 😉

  12. Quello che ha scritto nevediluna mi diverte. O sei uno scienziato nucleare, o che raccomandazione avevi per prendere l’aereo?! E poi ci vogliono anche i soldi per prendere l’aereo! Mai preso nella mia vita… 😀
    Cercare lavoro a rizoma via Internet è assurdo e ridicolo, è più dignitoso fare l’elemosina!

  13. Pingback: Relazioni Pubbliche » Blog Archive » Cv o volantini in rete?

  14. @ Forrest Gamper Il volo aereo lo pagava l’azienda. E se fossi stata raccomandata non sarei finita a lavorare in Francia, in un paese di cui non conoscevo assolutamente la lingua, ma sarei andata a lavorare per Berlusconi direttamente 😛

  15. Se un’azienda ti paga un volo in un Paese del quale non conosci neppure la lingua significa che sicuramente hai un’alta spendibilità sul “mercato”. Puah! Io la lingua francese la conosco perfettamente e se, per andare in Francia, avessi dovuto contare sulle aziende… Campa Cavallo! Che so io, magari sei ingegniere nucleare e hai lavorato con Rubbia e D’Eliso al Sincrotone a Trieste…
    Non puoi negare che sei una persona privilegiata in una società in cui ai comuni mortali non rimborsano neanche il biglietto del tram!
    Capire questo è già un passo avanti; dopo semmai vengono gli aerei… Per tacer del Sud del Pianeta! 🙂

  16. il commento giusto è

    nevediluna, potresti spiegare in base a quali criteri una azienda ha pagato un aereo per una persona che non parla neanche la lingua locale?? In Francia nessuno poteva ricoprire quel ruolo?????? Lo chiedo perchè mi sembra una cosa ai confini della realtà…

    (Giovanna, si può cancellare commento precedente)

  17. Oddio non pensavo di farne un caso di Stato…e non mi sento privilegiata. Ho fatto 9 mesi di prova, ho un salario nella norma, ho imparato il francese, lavoro più di 8 ore al giorno e gli strordinari non me li pagano. Pagano però tutto il resto, come una normale azienda francese: rimborso spese, rimborso biglietto del tram, ticket restaurant, rimborso lezioni di francese (se le prendi…). Quello che a voi sembra un trattamento di favore, fa parte della legislazione francese: le aziende ricevono sui 2500€ di bonus per ogni stagista assunto a tempo indeterminato e incentivi vari per i contratti di formazione. Inoltre, per aziende che contribuiscono allo sviluppo locale, ottengono altri incentivi.

    @Hamlet: non c’era nessuno in Francia, o quanto meno nelle zone limitrofe, che fosse in grado di fare quel lavoro. Erano più di 6 mesi che cercavano un rimpiazzo. Tutt’ora io cerco un assistente/CCM/traduttore e…non l’ho ancora trovato :/

    Per chi fosse interessato: http://jobs.ankama.com/fr/

  18. complimenti! continuo a pensare che tu sia stata molto fortunata: io, come azienda, non pagherei mai l’aereo per un colloquio per una persona che non parla la lingua del Paese in cui sono (a meno che non si tratti di un premio Nobel!)! Ciao!

  19. @nevediluna:
    Adoro il francese, l’ho studiato..ma non è assolutamente fluente, però posso tradurlo…e poi nessuna conoscenza di As2, non sono proprio il candidato giusto per il tuo annuncio! 😛
    In ogni caso debbo dire che che capisco perfettamente il tuo punto di vista: io ad esempio, qui a Bologna, lavoro per una coop che gestisce i servizi generali dell’Università…ne derivano da un lato sprechi enormi di denaro pubblico e dall’altro sfruttamento e pesante dequalificazione dei lavoratori ( ci sono alcuni “bidelli” che si occupano della manutenzione di siti o della gestione ordinaria di aule informatiche), ovviamente malpagati e facilmente ricattabili agitando lo spauracchio della “gara d’appalto”: Del resto l’Università, nonostante tutti gli inutili fronzoli del suo codice etico – come qualsiasi altro ente pubblico in italia- è stritolata tra logiche clientelari e tagli indiscriminati del governo centrale, per cui il ricorso ai lavoratori esternalizzati è oramai “necessario” per garantire le attività quotidiane e l’erogazione dei servizi minimi, non può certo permettersi di andare tanto per il sottile indagando sulle condizioni reali in cui lavorano i propri operatori “esterni”..
    Un grande enorme paradosso, un cane che si morde la coda…
    Data la situazione, riuscire ad avere il rimborso di un corso di lingua frequentato, o meglio lo sconto sulle tasse per chi dentro l’università non solo ci lavora ma ci studia pure, beh tutto ciò è solo una chimera! La nostra è una società dell’esclusione…

  20. Mi scuso per la forma del mio commento precedente..terribile! 😛

  21. Ci vorrebbe una tavola rotonda per commentare lo sfascio delle università e lo sfruttamento sul lavoro delle categorie più deboli. Ognuno purtroppo è già tanto se puo’ cercare di salvare se stesso, triste verità…
    @nevediluna:
    Non ho capito a quale annuncio ti riferisci nel sito che hai indicato.

  22. @Forrest nel sito non ci sono gli annunci relativi alla comunità italiana, proprio perché…ehm…non abbiamo ancora avuto il tempo di far creare la pagina apposita^^’ però trovi l’indirizzo e-mail a cui inviare il curriculum. Basta inviarlo in francese o inglese, allegare una lettera di presentazione e eventualmente dire che fate applicazione per lavorare per la comunità italiana o similia. In base al curriculum, decidono loro come meglio collocarvi.

  23. Capisco, ecco perché domanda ed offerta spesso non s’incontrano 🙂
    Stasera darò un’occhiata con attenzione al sito per cercare di capire meglio di cosa si tratta. Curiosità, dopo tutto, in Francia io ho già dato 😀

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