Ho visto anch’io la puntata di Anno Zero dello scorso 29 aprile, quella in cui Travaglio «le ha suonate» a Bersani.
Non l’ho finora commentata, solo perché non mi piacciono lo stile, il linguaggio e i toni con cui Travaglio «le suona» ai politici. Non mi piacciono perché – anche se alcuni contenuti possono a volte essere condivisi – il modo in cui li esprime non porta a nulla, se non ulteriore turpiloquio nelle piazze e su internet, ulteriore e vacuo (=senza proposte concrete) risentimento contro la politica in generale, ma in compenso ulteriori atti di adorazione per lo stesso Travaglio e ulteriori vendite dei suoi libri.
Ma leggendo gli innumerevoli commenti positivi che sono apparsi in rete non tanto – per una volta – su «come Travaglio le ha suonate a Bersani», quanto sulla reazione dura e appassionata di Bersani, non posso tacere ciò che mi è apparso chiaro immediatamente: preso dalla rabbia, Bersani quella sera ha parlato per qualche minuto in modo semplice, netto e incisivo e, pur non dicendo cose nuove né per me convincenti, ha però abbandonato per una volta il linguaggio da burocrate che di solito usa.
Peccato che, subito dopo, si è ripreso e ha ricominciato col burocratese.
Non ce la fa a mollarlo, no.
Sul linguaggio di Bersani avevo scritto qui:
La doppia negazione di Pier Luigi Bersani, 12 gennaio 2010
Puoi vedere (o rivedere) e analizzare la sequenza Travaglio-Bersani qui: