Archivi del mese: settembre 2010

Il codice genetico di Porsche

Mi scrive Ilse:

«Gentile Giovanna, da alcuni giorni ho notato uno spot televisivo Porsche che mi deprime moltissimo: una ragazzina si asciuga i capelli e il suo fratellino dispettoso le ruba il phon. La ragazzina emette un urletto isterico e capriccioso chiamando “papi” in sua difesa. Papà arriva, ma poi viene attratto dal fatto che il ragazzino sta correndo ad attaccare il phon in garage e usarlo come “vento”, per simulare una corsa in macchina. Il papà resta imbambolato e lo contempla estasiato, mentre una voce fuori campo invita a condividere i sogni con i figli. A lei l’interpretazione di questa insultante carrellata di stereotipi maschio/femmina.»

Più che insultante è idiota, cara Ilse. Come sono idioti la ragazzina, il ragazzino e il loro papà: lei già ossessionata dalla sua immagine, i maschi rimbecilliti dietro a una macchina. Un’idiozia senza speranza, fra l’altro, visto che la campagna la attribuisce al «codice genetico». Un codice genetico che alla Porsche fa fare le meraviglie che si vedono in un secondo spot. Ma che alla famigliola in questione riserva una vita desolante tipo «American Beauty». (Forse le famigliole desolate e danarose sono il target di Porsche? Certo che sì.)

Unica consolazione: immaginiamo che la mamma e moglie della agghiacciante famigliola sia fuggita per lidi lontani. Finalmente felice.

😀

Porsche Genetic Code: Engineering. La famigliola

Porsche Genetic Code: Engineering. L’auto

Uno stage presso Libreriauniversitaria.it

Libreriauniversitaria.it, fondata nel 2000, è oggi una libreria accademica e professionale con più di 7 milioni di libri a catalogo, 850 mila clienti e oltre 25 milioni di visitatori all’anno.

Da tre anni la libreria on-line ha dato vita a un progetto editoriale, pensato per seguire l’attività di ricerca di docenti e ricercatori universitari e parallelamente offrire agli studenti pubblicazioni pensate per lo studio e contenute nel costo. La casa editrice collabora con diverse università italiane per la direzione di speciali collane di studi.

In questo momento Libreriauniversitaria.it è interessata ad accogliere come tirocinanti studenti con laurea magistrale (o prossimi a questa) che abbiano queste competenze:

  1. formazione umanistica,
  2. ottima conoscenza della lingua italiana,
  3. dimestichezza nell’uso di Microsoft Word e/o di altri editor di testo,
  4. conoscenza di Adobe InDesign.

L’attività nella casa editrice comporterà, fra l’altro, correzione di bozze, editing e impaginazione.

È previsto un rimborso spese di 500 euro al mese. La durata dello stage va da un minimo di 3 mesi a un massimo di 6.

La sede è Limena (Pd).

Puoi chiedere ulteriori informazioni e inviare la tua candidatura a:

l.senic chiocciola webster.it

Come si smonta una finta campagna sociale: «No Anorexia»

«Nel settembre del 2007 uscì la campagna Nolita contro l’anoressia, firmata da Oliviero Toscani. Il fashion brand del gruppo Flash&Partners di Tombolo (Pd) decise di scuotere le coscienze sul tema dei disturbi alimentari, mostrando il corpo nudo e emaciato della modella francese Isabelle Caro, che allora pesava 31 Kg.

No Anorexia

La campagna fece parlare molto di Nolita e ancor più di Toscani, ma nonostante il benestare dell’allora ministro della Salute Livia Turco, il Giurì della pubblicità ne dispose la cessazione. A seguito di una richiesta presentata da Fabiola De Clercq, presidentessa dell’ABA, e dall’assessore allo Sport e Tempo Libero del comune di Milano Giovanni Terzi, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria sentenziò che la campagna non era conforme agli articoli 1 e 10 del codice di autodisciplina pubblicitaria.

Questi articoli tutelano la dignità umana, impedendo che le pubblicità diventino terreno fertile per provocazioni e strumentalizzazioni, in questo caso ai danni della persona malata.

Proprio il commento di Fabiola De Clercq mi ha spinta a interessarmi di queste pubblicità: “L’utilizzo di questa immagine è suscettibile di indurre fenomeni di emulazione e non aiuta certo i diretti interessati né le loro famiglie”. Com’è possibile che un corpo così repellente induca fenomeni di emulazione? Mi sono chiesta.

A questo punto ho deciso di iniziare a conoscere l’anoressia, poi pian piano a identificare i punti deboli della campagna. È importante sottolineare che Oliviero Toscani e Nolita presentarono questa iniziativa come sociale. Non era così. Di sicuro però lo scopo commerciale è stato ottenuto.»

Comincia così la tesina che Elisa Gasparri – studentessa al primo anno della laurea magistrale in Semiotica – mi ha consegnato un paio di settimane fa per l’esame di Semiotica dei consumi. Ho deciso di condividere il suo lavoro (dopo averle chiesto l’autorizzazione), perché è un esempio eccellente di come si possano usare concetti semiotici per analizzare una campagna, combinandoli in modo equilibrato con uno sguardo interdisciplinare (soprattutto psicologico) e una notevole sensibilità sociale. Il tutto con una scrittura semplice, che non eccede in tecnicismi.

Credo che con questo lavoro, nel suo piccolo, Elisa abbia detto l’ultima parola – e definitiva – contro «No Anorexia». Facendo insomma qualcosa di utile.

Ecco la tesina «Pubblicità all’anoressia» di Elisa Gasparri. Buona lettura.

Marketing, pratiche e privacy

Mi scrive Giulia:

«Mentre navigavo su internet, mi ha incuriosita la recente iniziativa Angel Devil Touch. È un nuovo modello di jeans, a cui è stata applicata una speciale chiavetta Usb, chiamata Poken. Grazie a un ricevitore/trasmettitore RFID, la chiavetta permette di scambiarsi veri e propri bigliettini da visita virtuali con il solo contatto fisico tra apparecchi uguali.

Come caricare i propri dati sul dispositivo? Semplice: basta registrarsi su http://angeldevil.poken.com/join e si trasferiscono le informazioni come si fa con una qualsiasi penna Usb. Ovviamente nella chiavetta si inseriscono dati personali come indirizzo, numero di telefono, e-mail, e dati relativi agli account Facebook, MSN Live Messenger, Twitter, Skype, Flickr, AIM, Yahoo! Messenger, MySpace, LinkedIn e molti altri.

Inoltre, collegando il Poken al PC, è possibile scaricare i dati in ordine cronologico, il che permette di ritrovare un contatto di cui ci si era dimenticati, e di ricordare dove si era incontrata quella persona.

Mi sono chiesta: lo acquisterei? Sinceramente no. Non mi sentirei tranquilla ad andare a far la spesa o a ballare con un dispositivo che contiene tutti i miei dati. Indipendentemente dal fatto che, per scambiarsi le informazioni, sia necessario che i due schiaccino un pulsante nello stesso momento, mi sembrerebbe di uscire con tutti i miei recapiti/informazioni attaccati a un filo di nylon.

Il video che illustra i Poken presenta come fantastico il fatto che si possano scambiare facilmente numeri di telefono (e non solo): se ti interessa una persona, fa’ un TOUCH e tutto è risolto! Ma io non so, non mi piace. Lei cosa ne pensa?»

Penso che sono d’accordo con te, cara Giulia. Non tanto perché, indossando la chiavetta, te ne vai in giro con i dati «appesi a un filo». Che un po’ equivale a girare col portafoglio pieno di documenti e carte di credito. Ma perché, facendo tutte le operazioni che Angel Devil Touch ti chiede, regali i tuoi dati innanzi tutto a loro.

Inoltre non credo che Angel Devil Touch prenderà piede: non tanto per i dubbi che hai tu, né per le cautele sulla privacy che non mi stanco di raccomandare io – di queste cose la maggior parte delle persone non si cura (vedi cosa accade su Facebook) – ma perché l’iniziativa è troppo artificiosa e patinata, troppo smaccatamente costruita dall’alto perché ci caschino in molti.

Detto in altri termini, le pratiche e le community non si costruiscono a tavolino. Casomai, se un’azienda è furba, riesce a inserirsi in pratiche già esistenti e community già esistenti, facilitandole, accelerandole, piegandole ai propri interessi e trasferendole da una nicchia alle masse.

Infine, scambiarsi dati personali è già molto semplice e rapido col cellulare e il palmare, senza che nessun dispositivo tocchi nessun altro: il mondo va verso la comunicazione wireless, non verso il contatto fisico. Anche perché, se due persone si piacciono, sarà meglio che si tocchino loro invece delle chiavette, no? 😀

Ecco il video che presenta Angel Devil Touch:

L’altra notte – Diretta sulle web tv

Oggi dalle ore 20.00 – nell’ambito della Notte dei Ricercatori 2010 – dal Dipartimento di Discipline della Comunicazione dell’Università di Bologna (via Azzo Gardino 23), Altratv.tv trasmetterà «L’altra notte», una diretta on line sulle oltre 200 web tv nazionali.

La diretta è stata organizzata dal Dipartimento di Discipline della Comunicazione e da Altratv.tv, in collaborazione con Aster, Codec Tv (Ufficio Giovani del Comune di Bologna), Dituttounpo (Ferrara), Ipazia Promos Onlus, Ipazia Preveggenza Tecnologica, FEMI, Regione Emilia-Romagna, U-Station.

L’evento sarà irradiato anche da Corriere tv, Repubblica tv, La Stampa tv, Rainews24, Il Fatto Quotidiano, L’Unità, E’ TV, Sapere.it e YouDem.

Sono previsti collegamenti in diretta con i nove enti italiani universitari aderenti alla Notte dei Ricercatori: Bologna, Bolzano, Frascati, Genova, Roma, Salerno, Trieste, Venezia e i distretti universitari del Piemonte. Ci sarà inoltre un collegamento con il CERN di Ginevra.

Interverranno alla trasmissione sul web Riccardo Iacona, Luca De Biase e Piero Angela (quest’ultimo con un’intervista registrata).

Condurremo la diretta in studio Giampaolo Colletti (FEMI, Altratv.tv) e io. 🙂

Se sei di  Bologna, vieni a trovarci in via Azzo Gardino 23. Se sei lontano/a o non puoi, seguici su www.nottericercatori.it e www.rita101.tv.

Il linguaggio di Vendola (4)

Lunedì sera ho sentito su Radio 24 un’intervista a Vendola condotta in tandem da Giuseppe Cruciani e Luca Telese durante la trasmissione «La zanzara», che includeva un botta e risposta con le Iene.

Devo dire che la forma breve a Vendola giova, lo aiuta cioè a eliminare un po’ delle circonlocuzioni e espressioni dotte a cui è abituato. Il che è un bene, se lo immaginiamo come un possibile candidato per il centrosinistra nazionale, visto che dovrà scontrarsi con l’estrema semplificazione linguistica a cui da anni ci ha abituati il centrodestra (ne avevamo parlato in Il linguaggio di Vendola (1) e Il linguaggio di Vendola (2)).

Ciò nonostante, bisogna fare ancora pulizia. Pesco qua e là nei circa 15 minuti di conversazione.

Definisce il machismo come «l’elaborazione dell’angoscia dell’impotenza che il genere maschile si porta dalla notte dei tempi». Io capisco cosa vuol dire (e ci sorrido pure). Molti lettori di questo blog sicuramente fanno lo stesso, ma quanti altri? Poi parla di «famiglia sacralizzata con tutti gli ingredienti necessari e ostaggio di dinamiche di violenza», di necessità di «stigmatizzare la violenza» e di «strumentalizzazione consumistica»: parole ricercate (sacralizzata, stigmatizzare) o troppo astratte (strumentalizzazione consumistica).

A un certo punto entra in questioni tecniche sull’ambiente, gli viene concesso qualche minuto in più e allora si scatena: «mi pareva che il sole e il vento fossero ingredienti centrali della letteratura ambientalista» (= il sole e il vento sono fondamentali per l’ambiente); «abbiamo determinato un incremento occupazionale notevole in questo settore» (= abbiamo aumentato i posti di lavoro); «quella che io chiamo autoproduzione per l’autoconsumo di energia» (no comment).

È vero che, come dice lui, le «questioni di grande complessità richiedono conoscenza, attenzione e non un dibattito sterotipato e a volte violento», ma la quadratura del cerchio che spetta a un politico colto e intelligente – che per giunta si vuole di sinistra – è proprio spiegare la complessità in parole elementari, che anche le persone meno alfabetizzate possano capire al volo e ricordare facilmente.

Bene invece il suo continuo appello alle emozioni, a ciò che lui sente in prima persona, anche con riferimenti all’infanzia («quand’ero bambino»). Ne avevo già parlato in «Il linguaggio di Vendola (3)».

Perché qualcuno non lo aiuta a ripulire la lingua che usa, pur conservandone l’indubbio potere evocativo?

Perché nessuno gli spiega che, se non lo fa, rischia di prendere solo i voti di una manciata di intellettuali delusi dal Pd?

Ecco la mia registrazione dell’intervista (dura 14′ e qualcosa):

Per il podcast dell’intera puntata de «La zanzara» del 20 settembre 2010, clicca QUI.


La pubblicità qua e là

Commentando il post La differenza fra Olanda e Italia vista da Lactacyd, Barbara Summa, che vive da anni in Olanda, allarga la questione – giustamente. E ci fa capire ancora meglio la differenza fra come lavorano le agenzie pubblicitarie e i loro clienti in Italia e in Olanda.

Ecco una parte del suo commento (il resto QUI):

«Sono contenta che abbiate fatto questo tipo di paragone perché ci sarebbe un discorso molto ampio da fare (e magari prima o poi lo faccio) sull’approccio al messaggio pubblicitario in Italia e in Olanda.

Qui si usa molto, ed evidentemente funziona, il nonsense, il senso dell’umorismo, anche quando si tratta di dire pane al pane (cercatevi su YouTube la pubblicità di Centraal Beheer sul giardino dell’Eden: è muta, e basta sapere che il comittente è una delle più grosse assicurazioni del paese e che gli olandesi si assicurano contro tutto, per capire anche il contesto).

Lavorando come traduttrice ho avuto conversazioni surreali con account manager italiani e il modo in cui percepivano la comunicazione del prodotto rispetto alla casa madre americana o olandese: a volte non sapevo se spararmi io o sparare a loro.»

Ecco lo spot a cui si riferisce Barbara, che gioca ancora una volta su questioni di genere sessuale ma, in un contesto culturale e sociale di maggiore tranquillità e parità, la cosa non disturba né offende nessuno.

«Adam and Eve», 2008:

Ecco un altro spot di Centraal Beheer di quest’anno, che scherza su altro:


E perfino sulla morte: