Era mia figlia

Dal blog di Giorgia Vezzoli:

«La stanza è chiusa, la luce spenta. Non è in casa.
Poggio la borsa sul tavolo. Mi levo le scarpe. Sono stanca.
Mi metto a cucinare. Prima o poi arriverà.
Vado in bagno. L’ha lasciato in disordine ancora. Dopo mi sente.
Torno in cucina. Spengo i fornelli.
Chiamo. Telefono spento.
La cena si fredda. Va beh, io comincio.
Richiamo. Telefono spento.
Non mangio più perché sono incazzata. Mando un messaggio e glielo dico, che sono incazzata.
Buio.
Chiamo una sua amica. Non c’è. Chiamo la mamma della sua amica. Non lo sa. Chiamo un amico. Niente.
Chiamo mia madre. Non l’ha vista. Chiamo suo padre all’estero?
Chiamo il 112. Spiego. Non mi sento meglio, dopo.
Aspetto.
Esco, la cerco e mi porto il cellulare. E se torna?
Aspetto.
Mi risolvo a chiamare mio marito.
Aspetto.
Mi richiama mio marito. Vuole tornare. Aspetta, magari non è niente. Richiamo i carabinieri.
Aspetto.
Mi faccio una tisana, tanto non dormo.
Aspetto.
Richiamo mio marito. Sta prendendo l’aereo.
Aspetto.
Aspetto.
Aspetto.
La stanza è chiusa, la luce spenta.»

Freshly Dug Grave Flower Rose at Srebrenica Genocide Memorial

«In Italia dal 2005 al 2011 sono state uccise 776 donne secondo i dati raccolti dalla Casa delle Donne di Bologna.
È dal 2006 che l’elenco dei femminicidi aumenta costantemente, superando la media di 120 l’anno, come afferma Cristina Karadole dell’associazione Casa Delle Donne Per Non Subire Violenza.
Dall’inizio dell’anno sono già 54 le vittime di violenza maschile su donne e bambini secondo il blog Bollettino di guerra. L’ultima è questa.
In Argentina il femminicidio è diventato reato» (dal blog di Giorgia Vezzoli).

31 risposte a “Era mia figlia

  1. io non ho veramente più parole, ho solo lacrime e una grande rabbia

  2. Giorgia Vezzoli scrive: “In Argentina il femminicidio è diventato reato»
    Perché dalle altre parti no? O meglio, quale differenza passerebbe tra l’omicidio e il femminicidio? E sopratutto, cosa si pensa che debba comportare all’atto pratico, a parte la dubbia soddisfazione di un altro termine nel dizionario giuridico e una categoria su cui fare censimenti?

  3. Caro Ugo. In linea terica non cambia niente, chiaro. Ma in pratica é ora che la si smetta con gli abusi sulle donne per una mancanza di cultura, educazione, rispetto. Tutti questi delitti vengono commessi (anche) perché si ha ancora una visione della donna come qualcuno che non puó godere della propria libertá. Io non so se vorrei l’introduzione del femminicidio ma bisogna fare qualcosa per cambiare la mente malata degli UOMINI questo é poco ma sicuro.

  4. E’ una tristissima contabilità, questa, come sono tristissime tutte le contabilità di morte, che danno numero solo della misura dell’impotenza di chi deve restare a subire.
    Io per lavoro ho a che fare con la contabilità di morte sui luoghi di lavoro.
    Neanche per quei morti esiste un reato specifico.
    Anzi, troppo spesso non esiste neanche un reato.
    Troppe volte si attribuisce la colpa alla fatalità.
    E, comunque, in questo ambito, le chiamano pure “morti bianche”, come se per qualche ragione, nel negare a quei morti anche il cordoglio del lutto, il linguaggio giustificasse un comune inconfessabile sentire civile.

    Giovanna, non voglio mettere in contrapposizione l’una con l’altra contabilità, o, se vuoi, l’una con l’altra morte, l’uno con l’altro dolore, l’una con l’altra offesa alla coscienza civile.
    Voglio solo dire che nell’immatura coscienza nazionale sono troppe le falle, gravi e pericolose.
    Devo confessare che non sono affatt sicuro che l’istituzione di nuove figure di reato siano efficacemente utile a far regredire certi fenomeni di inciviltà. Mi pesa molto sull’anima che tanti siano i casi in cui nessuna giustizia colpisce i responsabili di tabnti fatti gravi e gravissimi, che non hanno trovato colpevoli nelle aule dei tribunali e rei nelle celle.
    Troppi.
    L’ultimo è di oggi.
    Simonetta Cesaroni.
    Roma.
    Via Poma.
    Era il 1990.
    Sono trascorsi 22 anni.
    Nessun colpevole.

  5. Purtroppo sono rimasta senza parole, ma ho i brividi…

  6. icittadiniprimaditutto

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  7. Ugo, inserire il femminicidio nel codice penale significa inserire l’aggravante per «chi uccide per odio di genere» e per «chi uccide un ascendente, discendente, coniuge o persona con la quale egli sostiene, ha mantenuto o ha provato senza successo ad iniziare una relazione». Significa che se tua moglie ti lascia per un altro e tu l’ammazzi questa cosa viene considerata una circostanza aggravante (invece che un’attenuante come nell’Italia all’epoca del delitto d’onore). Mi pare una bella differenza. In Argentina nel 2011 sono state 282 le donne uccise dai propri mariti, compagni o ex. Questo drammatico trend ha portato la Camera dei Deputati argentina ad approvare il provvedimento all’unanimità dei presenti.

  8. @Renata
    Sempre ergastolo è. So what? Era forse un problema di quantificazione della pena? Francamente non capisco. Un conto è parlare di femminicidio in quei Paesi in cui questa pratica è perseguita a livello di gruppo organizzato, filosoficamente voluta al fine di annientare comunità considerate rivali (per motivi etnici, religiosi etc.) attraverso l’omicidio sistematico e numericamente consistente delle donne che vi appartengono. Un conto è parlare di femminicidio per 282 donne su 20 milioni perepetrato da parte di singole realtà individuali riportabili a problemi psichiatrici. Ripeto: quale sarebbe il vantaggio dell’istituire il reato di femminicidio laddove il reato dell’omicidio è già punito comunque e il delitto passionale è scomparso da un bel po’ dalle attenuanti generiche? E sopratutto, in quale modo l’istituzione del reato di femminicidio potrebbe portare a qualche vantaggio in termini di prevenzione del reato (cosa impossibile su numeri di tal fatta, naturalmente)?

  9. Ugo, io non so rispondere alla tua domanda. Molte giuriste e giuristi italiani, anche donne impegnate nelle questioni di gender, a quel che ho letto in questi giorni, la pensano come te. È proprio per stimolare una discussione in questa direzione, che ho ripreso il post di Giorgia Vezzoli.

    La battaglia è innanzi tutto culturale, a mio avviso. C’è una cultura che, innestandosi su certi profili personali psicopatologici, produce esiti tragici. Se le donne assassinate dal loro compagno aumentano, vuol dire *anche* che c’è una cultura che alimenta questi tragici risultati. Ma come tutti sanno, non è con una legge in più che si rimedia. Viceversa, è vero anche che discutere una legge, darle risalto mediatico eccetera può contribuire ad alzare il livello di consapevolezza su questi temi, può contribuire al lavoro culturale di cui c’è bisogno. Può: a medio e lungo termine, insistendo.

    Ma occorre un’alleanza con i media (innanzi tutto anche se non solo) che in questo momento non vedo.

  10. Eviterei graduatorie giuridiche che distinguano fra l’uccidere un giovane e un vecchio, un uomo o una donna, un bianco o un nero, un marito o una moglie. L’omicidio, come reato che copre senza differenze di principio tutti questi casi, va bene così.
    Se si distingue femminicidio da maschicidio, si incoraggia qualcuno a considerare il primo peggiore del secondo, cosa pessima, e qualche altro a considerare il secondo peggiore del primo, cosa pure pessima.
    E’ un’idea che riflette la mania latina per le complicazioni giuridiche inutili, causa non ultima dei guai italiani, e forse anche argentini. 🙂

  11. parlare di FEMMINICIDIO aumenta la consapevolezza che c’è un genere di omicidio che, a differenza delle morti sul lavoro che avvengono per altre ragioni, questi omicidi avvengono perchè c’è la VOLONTA’ da parte di un uomo ad accanirsi contro un donna, mi sembra molto semplice ma in questi blog sono pochi gli uomini che lo riconoscono, come mai?

  12. E’ vero che alcuni uomini disprezzano le donne. Altri/e disprezzano i gay. Altri/e disprezzano i neri o gli ebrei.
    Vogliamo quindi introdurre, oltre al reato di femminicidio, i reati di gaycidio, nericidio, giudeicidio, ecc. ecc.?
    Chi trova sbagliata l’idea, non per questo nega che il problema del disprezzo delle femmine, degli omosessuali, e di varie altre categorie sociali ed etnie, non esista. Esiste. Va affrontato.

    Ma la storia è piena di tentativi di soluzione che aggravano il problema. (Vi ricordate le grida manzoniane?)
    E’ ben possibile che l’idea del femminicidio sia un tentativo che aggrava il problema — come tanti altri, pur animati dalle migliori intenzioni.
    Se fosse così, non sarebbe meglio dedicare le proprie (limitate) energie a interventi efficaci?
    Ne sono stati segnalati diversi, varie volte in questo blog, da molte persone.

  13. Be’ io sono una donna e anche a me la disitnzione sembra inutile. La legge c’e’ basta applicarla. E’ anche certo che non e’ una legge che cambia la cultura. L’ultimo omicidio era di una ragazza che e’ stata fatta fuori perche’ ha nominato il suo ex davanti al compagno attuale. Cosa gli e’ scattato in testa a questo qua? Veramente stiamo parlando di insicurezza di se e bassa autostima al livello di malattia mentale.

  14. @ caterina m

    se il femminicidio si manifesta ogni volta che un uomo uccide una donna, viene a mancare il suo senso, e diviene il corrispettivo linguistico dell’omicidio. se il femminicidio si manifersta ogni volta che una donna viene uccisa per un movente misogino, analogo all’omofobia e al razzismo, viene meno gran parte dei casi di cui stiamo parlando. questi uomini non agiscono insieme, non fanno parte di una cultura, non sono uomini che “odiano le donne”. parlare di femminicidio come se ne sta parlando in molti blog significa inventarsi un movente che non c’è, che per quanto possa essere utile a cambiare il tessuto sociale, rimane comunque un’invenzione. altrimenti non si spiega il perché questi uomini uccidano solo le donne con cui hanno relazioni, e non le donne in generale. se il femminicidio avviene ogni volta che un uomo uccide la donna con cui ha una relazione, allora non ci sono novità da riconoscere. sono casi che si sviluppano all’interno di relazioni, di cui sappiamo pochissimo. parlare di cultura oltretutto è avventato. così come parlare di aumento dei casi, perché dà l’idea della tendenza di un fenomeno, che fenomeno non è. e potremmo anche dire che quando le donne erano meno libere erano anche meno uccise, e vederci una relazione.

  15. @Alessandra
    Siamo sostanzialmente d’accordo. Però anche una legge può contribuire a cambiare la cultura, e non poco, insieme a molte altre cose. Pensa, ad esempio, alla legge sul divorzio. Fu conseguenza di un lungo e graduale cambiamento culturale precedente, ma ebbe pure conseguenze culturali importanti. Penso però anch’io che la cultura, come la società e l’economia, non si cambiano per legge, come molti s’illudono che sia possibile.

    La questione è se un’eventuale legge sul femminicidio (ammesso che superasse obiezioni di incostituzionalità) avrebbe conseguenze favorevoli o sfavorevoli, o nulle, rispetto ai problemi della parità di genere e della violenza maschile.
    Se dovessi scommettere, scommetterei su conseguenze complessivamente sfavorevoli per le donne.

    Comunque, una legge sul femminicidio avrebbe la conseguenza negativa di complicare un sistema legale già spaventosamente farraginoso e inefficiente, a danno delle vittime.

  16. Autocritica.

    Giovanna Cosenza ha riportato un post di Giorgia Vezzoli con una bella poesia e un commento la cui riga conclusiva dice “In Argentina il femminicidio è diventato reato”.
    Una mente leggermente maschile, com’è forse la mia, ammesso che esista una differenza mentale di genere, tende a interpretare questa riga come a favore di questa legge. Di qui le obiezioni.

    Ma forse né Giorgia Vezzoli né altre/i intendono sostenere la giustezza di una legge del genere. La menzionano solo per sottolineare la gravità del problema. Per cui le obiezioni di Ugo, mie, di #… e di Alessandra sono leggermente fuori bersaglio. 😦

  17. si, per quanto non è che sia divertente obiettare in queste discussioni. che poi io non sono contrario ad una legge che crei una fattispecie di reato come il femminicidio. oppure potrei essere contrario ma non agire in nessun modo per contrastarla.

    @ ben, non so se lo conosci, c’è un libro di raffaella rumiati, donne e uomini, a proposito di differenze mentali di genere

  18. @Ben: autocritica significa “critica di me stesso/a” non includere gli altri. Quella frase messa a conclusione di un post emotivo, per quanto bello, fin dal titolo suggerisce la strada da prendere. Io sono d’accordo che il femminicidio sia un problema: gente frustrata ed insicura in un periodo di crisi economica o si suicida o se la prende con qualcun’altro ed e’ rinomato che quelli a farne le spese sono per la maggior parte delle volte quelli piu’ vicini. Le leggi sono il frutto di un cambiamento culturale della maggioranza della cittadinanza non di tutti, non tutti cambiano idea perche’ c’e’ una legge. Per questo dico la legge c’e’ basta applicarla e una nuova legge non serve. Aggiungere un caso specifico come il femminicidio a diversi fattori negativi come gia sottolineato in altri post

    1) Che differenza c’e’ tra l’uccidere un uomo e l’uccidere una donna?
    2) Anche se si puo’ giustificare la necessita’ di una legge basata sull’aggravante dell’odio di genere ci sono altre “minoranze” – se si puo chiamare il 50% della popolazione una minoranza – che soffrono dello stesso problema si fanno casi specifici per tutti?
    3) E’ tutto da dimostrare che questi femminicidi siano il frutto di odio di genere non di mentecatti che se la prendono con la persona piu’ vicina per le loro manchevolezze vere o percepite.
    4) Come ben dici anche tu la legge diventa piu’ complicata e quindi piu’ difficile da applicare.

  19. Sono l’autrice del post.
    Le righe sotto al testo letterario fotografano una situazione attuale con dati e notizie di cronaca recente e servono a contestualizzare l’opera. Mi sono volutamente astenuta da giudizi per consentire a ciascun@ di fare le proprie riflessioni e trarne le sue personali conclusioni. L’intento era – ed è – quello di una denuncia anche emotiva di una situazione ormai insostenibile.
    Giorgia Vezzoli

  20. @Giorgia Vezzoli
    “Una situazione ormai insostenibile” è una frase che comunica un senso di urgenza il quale implica un trend di omicidi la cui derivata positiva sia in aumento.
    Voglio umilmente chiederti da quali dati e sensazioni trai questa considerazione che numericamente non ha alcun riscontro. Non vorrei che tenere la contabilità giornaliera delle morti tenda a essere un compito faticoso e psicologicamente difficile da sostenere, nonostante si parli di persone che non si conoscono direttamente e non sono nostri amici o parenti se non per un senso di astratta fratellanza, pardon sorellanza, cristiana. Sempre che l’appartenenza di genere non sia diventata una parentela vincolante a tutti gli effetti, elaborazione del lutto inclusa. Non voglio apparire acido, tuttavia non c’è alcun aumento significativo negli omicidi femminili in Italia che rimangono fortunatamente a un livello statisticamente tale che illudersi di diminuirne il numero attraverso politiche culturali d’ogni ordine e grado è non avere compreso a fondo l’incidenza e il concorso delle malattie mentali in questi infausti esiti (una persona su cento ad esempio è schizofrenica, per non parlare di tutte quelle patologie che rientrano nell’avversione sociale o nell’incapacità di controllo degli impulsi).
    L’Italia ha un numero di omicidi (e stupri) tra i più bassi del mondo, dietro solo al Giappone e all’UK, pari a 5 donne uccise per milione di genere.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Stupro#cite%E2%80%A6
    Cosa si vorrebbe ottenere di fronte a una statistica che vede una donna uccisa da un uomo ogni 200000 donne, l’azzeramento? Scherziamo? Tra l’altro è curioso che ogni 3,79 donne uccise da un uomo, c’è un uomo che muore ucciso da una donna (http://www.casadonne.it/cms/images/pdf/p%E2%80%A6). Il che implica che se le donne uccise dal partner nel 2012 saranno 150, gli uomini uccusi dalle partner saranno all’incirca 40.
    Poi possiamo parlare degli omicidi in generale che vedono uomini uccisi da uomini, senza contare l’esclusiva presenza maschile, ben più numerosa e sostanziosa, delle morti sul lavoro.
    E non si dica che è benaltrismo: a considerare sine ira et studio il quadro generale mi viene quasi voglia di proporre il reato si maschiocidio.

  21. @Ugo: in Italia gli stupri risultano meno perche’ non vengono riportati (anche in UK il numero e’ molto piu’ alto in realta’). Lo stesso articolo di wikipedia che riporti lo dice chiaramente: il 92-93% delle donne non denunciano. http://it.wikipedia.org/wiki/Stupro#Italia

  22. @Alessandra
    Io parlo di omicidi e fortunatamente questi sono rubricati in numero esatto in quanto un morto è un morto. Quindi nessuna aleatorietà da ricerche Istat dei miei stivali (5 milioni di italiane avrebbero subito violenza sessuale, ahahhaha) o Centri donna e tutto il coacervo di associazioni che percepiscono grassi sussidi statali e quindi hanno tutto l’interesse ad adottare una ottica vittimistica attribuendo ad ogni dichiarazione la patente di veridicità. Spero che chi agisce in queste associazioni con l’obiettività e lo scetticismo che ogni denuncia merita non si irriti: non è per loro che sto parlando. Tuttavia è un fatto.
    Nel 2012 dei nostri moderni sistemi Occidentali non ci sono scuse: che le donne vadano immediatamente a denunciare. Per rubricare le violenze non contano le sensazioni o le interviste telefoniche Istat ma le pronunce della magistratura.
    E mi duole di un’amarezza estrema dover riprendere il documento giunto in Senato a firma di una pletora di magistrati che denuncia letteralmente che oltre l’80% delle denunce di violenza in caso di separazione è costituito da FALSI. Chiaro? Leggere e meditare. C’è più violenza negli uomini e nelle donne di quanto immaginino i vittimisti di entrambe le sponde.

    Fai clic per accedere a 957%20FENBI%20-%20A.pdf

  23. @Ugo: tu nella mischia hai buttato anche le statistiche di stupro. Ti quoto “L’Italia ha un numero di omicidi (e stupri) tra i più bassi del mondo,”

    Il conto esatto se usiamo le statistiche che tu stesso hai presentato sarebbe ~17,700 vittime di stupro l’anno l’anno o ~570 per millione per anno che e’ una cifra piu’ credibile e piu vicina a paesi dove gli stupri vengono riportati quali l’Australia. Non di 5,000,000 come riporti tu (stai facendo lo stesso gioco di lanciare numeri a vanvera adesso)

    Che non ci siano scuse nel mondo occidentale puo’ anche essere vero su un pezzo di carta ma purtroppo sappiamo che la realta’ e’ ancora che le vittime di stupro vengono ancora colpevolizzate o non credute. E le istituzioni non aiutano.

    Quello che presenti e’ uno degli studi presentati a favore dell’affidamento condiviso che si basa sulla teoria di “sindrome di alienazione parentale” la quae accusa specificamente le donne di agire in mala fede in caso di divorzio per liberarsi del marito. La syndrome non e’ stata ancora accettata da nessuna associazione psichiatrica fino ad adesso ed e’ molto controversa. Fra l’altro leggo che uno dei testimoni e’ un giornalista RAI (qualifica?) e sembrano opinioni piuttosto che fatti.

    Mentre ero d’accordo sulle motivazioni per non introdurre un reato specifico di femminicidio questi ultimi tuoi post mi lasciano un po’ perplessa.

  24. @Alessandra
    Non facciamo confusione, prego. I 5 milioni che riporto io non derivano dalla paginetta wikipedia, e speravo che chi ha l’ardire di contestare avesse gettato lo sguardo sul mondo più di una volta. Anche perché la paginetta prende i dati Istat del 2004 e io citavo i dati più recenti, dati che hanno dato il via a una polemica che concerne più l’intelligenza di chi legge che altro (
    http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/cronaca/istat-violenza-donne/istat-violenza-donne/istat-violenza-donne.html) Le cito Repubblica perché sintetizza agilmente, e senza deformazioni, i dati istat, che comunque può trovare da sé. Si dedichi alla metodologia d’indagine, e rabbrividisca.
    (nota: lei non ha manco fatto bene il conto della serva sui dati della tabella che pretende di aver usato: la tabella parla di 40 stupri per milione di donne; quindi su 30 milioni circa di donne italiane, il numero totale 1200, non 17700. Sveglia).
    Tornando al tema, potrebbe invece dirmi a quali organizzzazione intende dare la patente di credibile depositaria della verità in termini di numero di denunce? Spero non agli assistenti sociali o alle associazioni di “categoria”.
    Inoltre lei scrive: “condiviso che si basa sulla teoria di “sindrome di alienazione parentale” la quae accusa specificamente le donne di agire in mala fede in caso di divorzio per liberarsi del marito. La syndrome non e’ stata ancora accettata da nessuna associazione psichiatrica fino ad adesso ed e’ molto controversa. Fra l’altro leggo che uno dei testimoni è una giornalista RAI (qualifica?) e sembrano opinioni piuttosto che fatti.”
    Sindrome di alienazione parentale? Sindrome non accora accettata dal DSM del caso? Ma sta scherzando vero? Questa non è materia da sofisticati psichiatri ma da schietti bottegai: e si chiama sindrome da stronzaggine acuta e calunnia interessata. Non occorre una specializzazione a Stanford per conoscerla o elaborarla. Infine il documento vale per la presenza di Giudici e Avvocati e per l’urgenza con cui è stato presentato alle Commissioni del Senato. Il fatto che tra i tanti contributi di addetti ai lavori vi sia quello di una giornalista Rai (Valentina Noseda, qui in veste di consulente Rai, non dell’organico) non è pertinente e rappresenta solo un maligno pretesto per glissare sul documento e sulla sostanza dei dati che propone all’attenzione parlamentare.

  25. mi dicono che in italia esiste gia’ l’aggravante per l’omicidio “per gelosia”, cioe’ quello che prima era un’attenuante (!) ora e’ un’aggravante. Quindi almeno in modo parziale anche noi abbiamo una legge sul femminicidio, solo che non l’abbiamo chiamata cosi’.

  26. @Ugo 17,700 viene fuori dall’assunzione che solo il 7% denuncia. Ti faccio un po’ di aritmetica: y*7/100=40 ; y=4000/7=571 moltiplicato 31 (meta’ della popolazione italiana) 571*31=17,714 l’anno. A me 571 sembra un numero piu’ realistico ed in linea con paesi piu’ avanzati dell’Italia in questa cose.

    La “paginetta wikipedia” l’hai postata tu non io. Io mi sono limitata solo ad usare i numeri che tu hai riportato. Forse sei tu che dovresti fare piu’ approfondimenti prima di postare?

  27. Il neretto su tutto il post e’ non intenzionale.

  28. @Alessandra
    Lei è recidiva. A parte il fatto che insiste nella petizione di principio di dare per scontato che la verità sarebbe “un numero più realisitico e in linea con i Paesi più avanzati dell’Italia in queste cose” (quale cose, scusi? Il Belgio è civilmente avanzatissimo ad esempio eppure ha il tasso di omicidi femminili più alto d’Europa). La pagina Wikipedia l’ho postata per mostrare che le statistiche internazionali dicono che l’Italia è tra i più bassi Paesi al mondo per numero di omicidi e stupri. Non è che la tabella, di altra fonte, vada integrata con la dichiarazione dell’Istat e i suoi numeri valgano per l’australia ma non per l’Italia. Se anche la metodologia fosse scorretta, allora deve fare la tara anche ai dati australiani e l’Italia rimane comunque tra le nazioni a più basso numero di stupri in assoluto. Non può tenere fermo un dato e muovere l’altro sulla base di ciò che VUOLE far tornare. Ha capito? O vuol mettere in discussione i dati sulla base delle sue petizioni di principio?
    Arrivando l’aritmetica: come già detto lei ha indebitamente e pedissequamente assunto nel suo calcolo che la tabella internazionale andasse interpolata a ciò che lei crede come dogma assoluto, ovvero all’indagine telefonica Istat che dichiara che il 93% delle denunce viene omesso. Interessante ragionamento: primo perché le statistiche internazionali e l’Istat non fanno parte dello stesso ragionamento. Secondo perché se avesse avuto la premura di leggere bene invece che partire in quarta con il suo amore matematico per i numeri immaginari, si sarebbe resa conto che la frase dell’Istat citata in wikipedia non parla di stupro ma di violenza: “Il 93% delle donne che affermano di avere subito violenza ad opera del coniuge dichiarano di non aver sporto denuncia;”
    http://it.wikipedia.org/wiki/Stupro
    La paginetta wikipedia l’hio postata io, quindi se vuole calcolare si attenga al testo, no? Ora spero abbia capito perchénon era peregrino il mio riferimento alla più recente dichiarazione Istat dei 5 milioni di donne che avrebbero subito volenza sessuale, e la invitavo a prendere atto della raccapricciante metodologia per cui l’Istat include nella categoria tutto l’includibile (quindi definisce violenza sessuale anche un rapporto percepito come umiliante dalla coniuge, tra gli altri. Delirio che permette a chiunque di ricordare almeno un amplesso non gradito nelal sua storia relazionale, a dire quindi che ha subito violenza, e a far ingrassare il calcolo delle violenze mai denunciate).
    Come vede avevo ragione in quanto il metodo Istat è volto a montare numeri per scandalizzare l’accezione comune di violenza sessuale che l’immaginario collettivo fa equivalere allo stupro; tale metodo ha pagato anche su di lei: l’ennesima lettrice che scambia una violenza sessuale per stupro.

  29. seguo da poco questo blog ,non sono ne un professore dell’università ,ne ho fatto l’università ,sono solo che un semplice operaio ,pero ,su questo tema mi chiedo questo….
    tra tutti i vari blog e siti ,che mi sono imbattuto ,che trattavano di questo tema ,è venuto fuori che il cosiddetto “femminicidio” dovrebbe essere un aggravante come lo è il razzismo ,infatti ,c’è un aggravante se il crimine è a sfondo razziale …
    Il problema nasce proprio dalla radice della parola “femminicidio” ,perchè ,nell’ipotesi della aggravante razziale ,dovrebbe avere lo stesso peso specifico…
    La storia prima e la consuetudine dopo ,ha sempre messo l’essere umano bianco di carnagione oppressore dell ‘altro di una carnagione diversa,ma è razzismo anche se avviene l’inverso ,in questo caso la legge con l’aggravante dovrebbe funzionare allo steso modo …
    Nel caso di “femminicidio ” invece si mette sempre la donna uccisa dall’uomo ,sempre in primo piano ,e il contrario ? Sembra quasi una cosa di poco conto
    Grazie per l’attenzione

  30. Se è vero, come dice Supermambanana, che in Italia viene riconosciuta la “gelosia” come aggravante, allora la legge c’è già e tra l’altro utilizzare l’aggravante di “gelosia” è una cosa neutra, che vale sia per gli uomini che per le donne, senza discriminare un genere come sembra faccia implicitamente il termine “femminicidio” (non dico che lo fa, dico che dà adito a simili interpretazioni). Capisco che si vuole sollevare una questione culturale, ma credo che utilizzando questi termini (“femminicidio”), strumentalizzando le statistiche (io sono d’accordo con Ugo sul fatto che spesso le associazioni di donne o le donne sensibili al tema usino dati enfatizzati per sostenere le loro tesi) e creando a volte contrapposizioni generiche si ottengano effetti opposti a quelli desiderati e non utili a nessuno, uomini o donne che siamo. Lo dico perché sinceramente mi creano disagio certi toni delle femministe così come d’altra parte il blog di Mauro (che ho visto oggi per la prima volta).

  31. “scioccata” Ilaria 🙂 ,spero di no dai ,di più si resta scioccati dal mio scrivere che ,purtroppo ,non è il mio forte ,anzi…ma il mio blog ,che non sono altro che 4 pensieri che ,senza censura , tendo dare voce ad altri dove ,in altri blog femministi ,vengono censurati ,un angolo di sfogo ? Può anche essere ,io lo chiamerei ,più un angolo di archivio dei vari “deliri” (passatemi il termine) femministi .e ,naturalmente del mio pensiero che ,ovviamente, può essere discusso …

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