Berlusconi 2013: debolezze e punti di forza

Sto seguendo le apparizioni televisive di Berlusconi in questi giorni, per capire cosa resta del “grande comunicatore”. Come ho scritto molte volte su questo blog (metti la parola “Berlusconi” nel motore di ricerca), la sua comunicazione ha cominciato a fare acqua dopo i primi scandali sessuali (da Noemi, aprile 2009, a Ruby, novembre 2010). Nel giugno 2009 ad esempio, non era già più quello di una volta. Da lì in poi è sempre andato peggio, fino alle dimissioni a fine 2011.

Ora però s’è un po’ ripreso e, in attesa di sapere che fa Monti, si agita molto. Pensa di vincere? Non direi: a parole, come ha detto martedì sera da Vespa, «punta a ottenere il 40%», ma in realtà per ora cerca solo di riprendersi gli elettori suoi affezionati che, in sua assenza, si erano rifugiati nel mare magnum degli incerti. Inoltre si agita per ricordare al centrodestra (e all’Italia intera) che da lui non si prescinde: dai suoi soldi, innanzi tutto, che sono ovunque, muovono cose e persone, dettano condizioni anche quando non ce ne rendiamo conto. Ma come comunicatore? Come comunicatore s’è un po’ ripreso, dicevo.

Punti di forza:

  1. È capace di martellare pochi concetti semplici e concreti e in comunicazione la ripetizione conta: l’abolizione dell’IMU, la costituzione che va cambiata sono alcuni suoi mantra attuali. Li risentiremo.
  2. È capace come pochi di gestire lo storytelling: sapeva benissimo, per esempio, che la storia della «misteriosa fidanzata», cominciata nel gennaio 2011, era rimasta senza finale. Ora infatti, raccontando del suo «sentirsi meno solo» con la giovane Francesca Pascale, ci ha dato lo happy end.
  3. In un paese che invecchia (vedi ultimi dati Istat), per molti (anche donne) è di conforto pensare che un amore giovane possa far rifiorire un anziano. E molti giovani apprezzano la mossa perché “trasgressiva”, “anticonformista”, “antimoralista” e via dicendo. Non è un caso che da Barbara D’Urso, domenica pomeriggio, Berlusconi sia arrivato subito dopo l’ecografia di Carmen Russo, mamma a 53 anni: trasgressiva lei, trasgressivo lui.

Punti di debolezza:

  1. La faccia: Berlusconi ha gli occhi troppo fermi per il botulino, è troppo tirato, troppo tinto, troppo truccato. Non è più telegenico insomma, e lo sa benissimo. Infatti non guarda più in camera e tiene spesso gli occhi bassi, lui che trapanava lo schermo fino ad arrivarci in salotto.
  2. Si muove poco, appare rigido e ha spesso la voce impastata, esitante. A furia di controllare tutto, non riesce più a sembrare spontaneo. Un bel problema per il famoso “contatto con la gente”.
  3. È diventato verboso, si infila in predicozzi senza fine che sono fuori target, nel senso che non sono adatti al suo stesso pubblico: la tirata di domenica pomeriggio sulle lungaggini e le pastoie della macchina politica italiana che gli ha impedito di governare era lunghissima, complessa, noiosa. Idem per la tiritera sulla magistratura: troppi dettagli tecnici, troppe situazioni lontane, di cui al suo pubblico non frega nulla.

Detto questo, attenzione a sottovalutarlo: la televisione in Italia conta ancora molto, moltissimo. Non a caso molti sondaggi di questi giorni danno il Pdl in recupero. Vedi per esempio le tabelle di IPR Marketing e Ispo, proiettate l’altra sera da Vespa:

IPR Marketing 18 dicembre 2012

Ispo 18 dicembre 2012

Questo articolo è uscito oggi anche sul Fatto Quotidiano.

18 risposte a “Berlusconi 2013: debolezze e punti di forza

  1. Che stanchezza infinita. Comincio ad maturare una pericolosa e difeinitiva voglia di snobismo. Quand’ero piccolo pensavo che essere di sinistra o di destra fosse il risultato di una differenza antropologica. Poi ho pensato fosse psicologica. Poi culturale. Oggi, mentre il PD che ha osannato la rispettabilità, autorevolezza, inevitabilità di Monti e del suo programma (votato con alto senso di lealtà senza batter ciglio) scopre l’ovvio ovvero che Monti è un conservatore (e quindi di centro destra), e di fatto il Pd e il suo elettorato stesso certificano di non sapere più cosa sia di Sinistra fino a che qualcuno non si definisce come tale, rivalutare i pro di Berlusconi diventa l’operazione più intelligente da fare oltre la più rischiosa e difficile.
    Perché nel momento in cui si leggono i sondaggi sulle intenzioni di voto targati Ispo e IPR cascano le braccia e davvero, paradosso dei paradossi, contrappasso sublime, sono davvero più logiche le argomentazioni di un ladro egomane puttaniere rispetto a orde di benpensanti di sinistra completamente idrocefali. Tutto questo per dire che questi sondaggi sono un’offesa all’intelligenza. Guardiamoli. Già il fatto che tra Ispo e IPR tutti i rislutati differiscano di circa il 10% dovrebbe far riflettere. Ma se accendiamo quell’organo che tepricamente ci differenzia da un fegetale, quando è ormai assodato che per le nostre misere vite di lettori ottusi avanzerebbe un semplice midollo spinale, notiamo un altro dettaglio: IPSO attribuisce quel 10% sistematicamente a tutti i partiti e sempre in positivo rispetto al sondaggio IPR. L’ottuso penserebbe che è la presenza della lista Monti nel primo ma non nel secondo a influenzare diverse distribuzioni, tale per cui la presenza di questa lista diminuisce uniformemente i voti delle altre, perfino della Lega, tranne Vendola. La somma dei voti del sondaggio IPR fa 85,5% mentre IPSO 90,1%. Cosa dovrebbe dedurre una persona che ha avuto il raro merito di essersi meritato la licenza elementare? Che le fluttuazioni di voto sono funzione della astensionismo, tale per cui è inutile sparare a cazzo di cane percentuali senza proiezioni corrispondenti di quantità di voti. Ad esempio le fluttuazioni del PD nell’ultimo mese (da 29% a 34%, addirittura 35,5% in questo rotolo di carta igienica coi numeri stampati sopra) non hanno visto variare per nulla il numero dei votanti questo partito ma variano amgicamente solo per merito della contrazione o meno dell’astensionismo.
    In conclusione possiamo già affermare che il prossimo Governo non governerà in quanto l’unica speranza del PD era un forte astensionismo, che avrebbe visto ovviamente una maggior presenza di delusi del centrodestra, comportando perciò un’innalzamento della percentuale del PD visto che in parlamento le schede bianche e i non votanti non siedono. Ma poiché alle prossime elezioni saranno presenti nuove liste, nuovi nomi e nuove alleanze (con Monti patrocinatore) è storicamente noto che ciò comporta la diminuzione dell’astensionismo per effetto novità, per quanto illusorio e formale esso possa essere nella sostanza.
    Quindi Berlusconi, con le scissioni che provocherà, con l’ingresso in campo di Monti e di tutto il nuiovo baraccone degli industriali, ha già vinto nel momento stesso in cui il suo obiettivo è rendere ingovernabile alla Sinistra la prossima legislatura.
    Comunque aspetto con trepidazione che Giovanna ci illustri quali speranze abbia la Comunicazione di un Mario Monti che da ieratico deus ex machina si incarni nel corpo del politico finendo a predicare nel Tempio dei Porta a Porta in pari dignità con gli altri mercanti a lui simili. Gesù finì crocifisso dagli stessi che voleva salvare, predicò discorsi dalla montagna a danno dei ricchi e non era nemmeno sponsorizzato dai Romani, l’Unione Europea dell’epoca. Però doveva avere un qualche fascino, almeno le physique du rôle. Ce l’aveva anche il matusalemme di Arcore, che nella Storia rappresenta Barabba e il suo successo sul Nazareno proprio per mezzo del voto popolare.
    Ma Monti non ha proprio niente. Nemmeno oltr’alpi.
    Rien de rien.Nichts.

  2. Berlusca si riprende una parte dei voti che erano parcheggiati nell’astensione o in M5S e quindi configura una frantumazione del CDX che è sicuramente positiva e condizione per il CSX di vincere. L’ulteriore frantumazione della destra che avverrà con la “discesa” di Monti è anche un elemento di chiarezza.
    Berlusconi è forte nell’illudere la gente (vedi IMU) e nel raccontare balle reinterpretando il passato.

  3. Non se ne può più di questo Berlusconi, è dappertutto! Stamattina ho saputo che sarebbe stato ospitato anche da Radio Anch’io, basta! L’unica cosa interessante è che poteva partecipare anche il pubblico, telefonando ad un numero verde… per insultarlo!!

  4. Ovviamente il Caro Vecchio Zio Silvio sa benissimo di non poter vincere le prossime elezioni (ma ovviamente non lo potrà mai dire in pubblico) ma data
    la crisi economica
    il montante risentimento del ceto medio
    il controllo di una parte del sistema TV
    una legge elettorale che nessuno al mondo ci invidia
    un corpo elettorale che non ha brillato per lungimiranza negli ultimi 20 anni
    …dati tutti questi fattori sa bene di potersela giocare fino in fondo.
    La Camera è persa in partenza, ma al Senato in caso di accordo (probabile) con la Lega e con lo spacchettamento del PdL (ampliare l’offerta del prodotto per venire incontro ai gusti più disparati dei consumatori) SB sa bene che potrebbe impedire la nascita di una maggioranza in un ramo del Parlamento. Infatti, il centro-sin per controllare il Senato dovrebbe vincere in almeno 2 delle super regioni (Lombardia, Veneto e Sicilia). Se la strategia di SB sui media nei prossimi mesi dovesse sortire gli effetti che il suo entourage nel bunker spera, allora il Sire potrà perseguire quello che è il suo reale obiettivo: sedersi al tavolo della trattativa offrendo stabilità politica e governativa in cambio di una sicura exit strategy per la sua persona (processi) e per i suoi interessi economici (molte voci, la prima in ordine di tempo l’ormai prossimo beauty contest per le frequenze).

    Concordo con Giovanna: “il Corpo del Capo” (Belpoliti) non è più quello di una volta, ma forse nemmeno l’appeal sul grande pubblico: le sue 3 ultime apparizioni sono state in prevalenza poco apprezzate dal popolo del telecomando.
    – L’intervista (si fa per dire) della D’Urso ha fatto il 15% di share cioè lo stesso che aveva fatto registrare il dialogo con Michele Misseri (che strane coincidenze) e cmq meno di quanto ottenuto dal competitor Domenica In
    – L’intervista di Brachino si è fermata all’11% (contro il 23% del competitor su Rai1)
    – L’ospitata da Vespa, con il solito parterre di giornalisti con un’età media superiore agli 85 anni, invece è andata bene (24%) ma con numeri assoluti non clamorosi (2 Mil)

  5. Chi conosce il mondo delle P.R. sa benissimo che nessuno fa niente per nulla. Nella battaglia di John Davison Rockefeller con la sua Standard Oil il NYT si schierò contro il monopolista, un suo collaboratore gli suggerì di comprare il giornale; lui rispose che costa molto meno un giornalista del New York Times. Basta regalare parole e attenzioni a questo imbonitore, non è mai stato un grande comunicatore, ma un venditore di pozioni magiche. Basta. Sono le ultime parole che scriverò su di lui.

  6. Si io la penso come Pier Danio Forni.
    Mi rendo conto che come quello apre la bocca, i primi dargli fiato sono i commentatori avversi.
    Ma lo capisco.
    Come fa vendere lui, nessun altro!
    Vuoi mettere Bersani? Un papà bonario!
    Casini? Un prete senza tonaca.
    E poi? Cosa resta del baraccone della politica spettacolo?

    Certo, sarebbe stato bene fare almeno una piccola riforma de “porcellum” elettorale.
    Perchè non hanno messo il biglietto d’ingresso al teatrino della politica?
    Un bel biglietto per poter entrare in cabina elettorale, prima di spanciarsi dalle risate (o dalla tragedia, dipende dai gusti)!
    Perchè, se si vota per gente di spettacolo (che genere di spettacolo lo lascio decidere a voi, ognuno per conto suo) allora è giusto che si paghi il biglietto!!!!!!
    (Così possiamo anche chiedere il rimborso, quantomeno parziale, se la legislatura finisce anticipatamente).

    Pierperrone

  7. @TES
    Guardare al successo della stategia di Berlsuconi in termini di share è un errore. Partiamo dal presupposto che Berlusconi adotti, come ha sempre fatto in passato, il collaudato schema tattico che impone di evitare il confronto quando si è in vantaggio ma cercarlo insistentemente quando occorre recuperare. Detto questo, gli spazi monologanti con intervista fittizia funzionano per saturazione delle fasce d’ascolto. Non importa fare share inusuali per le varie trasmissioni. Non importa fare audience elevati di per sé: importa apparire. E farlo nelle trasmissioni à la D’Urso per recuperare le casalinghe, nei talk show stile Vespa per intercettare pensionati e ceto medio sdubbiato, perfino sporcarsi per la prima volta da Santoro per instillare il seme del dubbio sul suo attuale elettorato tentato da Grillo, etc. etc. A Berlusconi è sufficiente che lo share della trasmissione specifica a cui partecipa rimanga quello di sempre purché la sua presenza marchi visita in tutti gli spazi possibili, che articolano di per sé differenti target socio-culturali e quindi elettorali. La strategia migliore non è sbancare il jackpot di una sola slot machine bensì introitare la somma di tante piccole vincite.
    Non si può fare alcuna analisi se non si parte dal presupposto che in Italia essere di Centro sinistra o di Centro destra (che equivale nel passato a essere afferente all’area PCI o all’area DC, perché la destra vera dell’ex MSI non ha mai macinato numeri significativi e non esiste certo oggi in parlamento con l’inconsistenza delle FORZA NUOVA) non conosce travasi non dico decisivi ma addirittura statisticamente tracciabili. Berlusconi, come dice Giovanna, deve persuadere parte del suo ex elettorato parcheggiato nell’astensionismo perché quel bacino di voti non voterà mai a sinistra e probabilmente non voterebbe a questa tornata elettorale. Capire che i limiti di persuasione di ciascuna area politica è limitato rappresenta analiticamente un fattore essenziale per cercare gli asintoti del PD, di Monti, di Berlusconi. Capire la funzione del limite aiuta a tarare la strategia comunicativa. Infine si merita la patente di ottusità chi tra noi non abbia capito che la vittoria è un concetto mobile. Oggi la sconfitta di Berlusconi non è rappresentata dal non prendere il premio di maggioranza alla Camera bensì da un governo di centro sinistra stabile. Di converso la sua vittoria equivale a paralizzare la governabilità al Senato. Che poi è quello che è successo nel 2006 e che dopo solo due anni gli ha permesso di ri-vincere in modo schiacciante.

  8. Come al solito condivido il Giudizio della Prof. , però mi piacerebbe avere un suo parere anche sull’immagine di Maroni che appare ovunque in Lombardia in enormi cartelloni.
    Guarda verso il cielo come nei telefilm americani, ma a braccia conserte, non parla di Padania, ma ha la Lombardia in testa.
    Quelle braccia mi danno un pò l’impressione del primo confronto di Obama , quello che ha perso. Sembra che si stia difendendo da qualcosa.
    Non ho visto i cartelloni di Ambrosoli, ma l’ho visto in parecchie trasmissioni e credo proprio che vincerà. Almeno per la grande franchezza e simpatia che emana.

  9. @ Ugo
    concordo con ciò che dici: le apparizioni del Sire sono spalmate per intercettare il suo elettorato storico (donne / anziani / ceti di bassa scolarizzazione), ciò non toglie che (almeno a mio avviso) abbia cmq un suo significato il fatto che le sue ospitate non abbiano un impatto numerico sull’ascolto. Obiettivamente, l’11% dell’intervista di Brachino è piuttosto misero. Il suo obiettivo è quello di entrate in contatto con le viscere (guts) del suo elettorato storico e convincerlo che anche questa volta non esiste alternativa: lui è l’unico argine all’invasione dei Cosacchi. E infatti ha già più volte detto esplicitamente che i voti al “centrino” di Casini o quelli a Lega solitaria sarebbe sprecati.
    Ciò che ancora non vedo, è l’assalto frontale alla vasta area dei delusi del PdL che si sono rifugiati nell’astensionismo o nel M5S (e anche qui sono d’accordo con te: la prossima discesa nella tana delle tigri santoriane ha proprio l’obiettivo di ricontattare i suoi delusi scivolati nel grillismo).

    Per quanto riguarda la tua analisi politico-elettorale mi sembra che collimi perfettamente con la mia.

  10. @Tes
    Le nostre analisi collimano perché non v’è alternativa. Non occorre essere particolarmente acuti per arrivare alle nostra conclusioni. I media invece sono costretti a sfornare notizie in continuazione e così facendo vivono perennemente con una lente Macro davanti agli occhi. Perdersi nel quotidiano cicaleccio dei dettagli fa perdere lo sguardo d’insieme, e il risultato è la deformazione di un fisheye. Se vogliamo sintetizzare un criterio previsionale con basso tasso di errore proporrei di pensare a un cambiamento qualunque. Poi si ipotizzi orientativamente quanto occorra, in termini di tempo e denaro perché si verifichi. A questo punto si constati che la popolazione invecchia lentamente e progressivamente. Perciò il calcolo sull’aspettativa del cambiamento atteso, anche se elaborato dal più acuto osservatore, finisce in una sottostima imbarazzante.
    Le cose cambiano molto più lentamente di quanto ci aspettiamo da loro. Le persone che hanno votato Berlusconi sono per la maggior parte ancora in vita. Inoltre le persone mutano raramente le idee di base. In definitva ci si aspetta sempre di veder realizzato nell’arco di un paio di mandati elettorali un progresso che richiede invece almeno due generazioni. Occhio: Berlusconi resta temibile. E chi veltronianamente ritenga che ignorarlo corriposponda a non fare il suo gioco ha ragione. Ma ciò vale solo nell’iperuranio della razionalità di Lakoff. I media sono costretti a produrre notizie quotidianamente e anche volendo non possono ignorare l’elefante che fa danni nei negozi di cristalleria – e Berlusconi lo sa benissimo.
    D’altronde anch’io sto commentando un articolo scritto da una persona che comunque verrà letto prevalentemente da persone che già non votano Berlusconi laddove il suo elettorato non ha bisogno di essere convinto della bontà o meno della sua proposta politica: ha bisogno solo di essere messo in movimento per la transumanza. Ciascuno di noi è in fondo una pecora di un gregge che sovente non conosce e in cui sovente non si riconosce. Anche la pecora nera non può sfuggire al gregge di pecore nere.
    Invece di sparare a zero su Berlusconi, che oggi può permettersi solo quella banalità patriottica e baciapile che è diventato Benigni, provate a constatare che purtroppo il suo non è stato un regime e non è stato dittatoriale, e alla fine non è riuscito a cambiare nulla. L’amara conclusione è che nonostante il suo circo impresentabile, e le sue mille malefatte che conosciamo fino alla nausea, i problemi italiani sono sistemici e sono effetto collaterale di politiche varie (welfare anagraficamente miope, di gestione statica dei dipendenti statali, del denaro pubblico scialacquato a favore del privato,…) che partono da molto lontano e non furono originate nemmeno da malafede o premeditato dolo. All’origine non si pensò che quelle scelte potessero essere basate su parametri irrealisitici di incrementi economici e demografici nostri e altrui che se letti al giorno d’oggi appaiono come previsioni completamente sballate. Sopratutto non si pensò all’effetto inerziale di quelle politiche a lungo termine.
    Berlusconi in tutto ciò ha responsabilità molto più marginali di quanto oggi a sinistra gli si attribuiscano, di fatto esentandoci dal giudizio su noi stessi, totalmente inetti nel proporre un’idea di futuro consistente e a lungo termine. Sveglia.

  11. ps
    @Tes
    Ah dimenticavo, hai scritto: “L’intervista di Brachino si è fermata all’11% (contro il 23% del competitor su Rai1) […] Obiettivamente, l’11% dell’intervista di Brachino è piuttosto misero”
    Questo è confronto degno di un Dagospia 🙂 Se Berlusconi andato da Brachino lo share va valutato in funzione dei numeri che normalmente fa quella trasmissione in quello spazio. Sicuro che Berlusconi abbia diminuito il bacino d’utenza disponibile da Brachino? I pubblici televisivi, sopratutto anziani, sono statitici all’ennesima potenza. Se su Rai1 metti Don Matteo 2050, 6-7 milioni li fai sempre. Se in prime time ci vai tu a parlare di come lavare i piatti qualche milione lo fai comunque. Per questo quella volpe di Michele Santoro che l’anno scorso si batteva il petto della novità del suo servizio pubblico solo online (ma con l’appoggio complice e decisivo dei grandi portali e canali regionali del digitale terrestre, quindi la banale fatica di premere altri tasti sul telecomando di casa) non vedeva l’ora di ritornare su canali abituali perché il network non sfondava quasi mai il milione di audience. E infatti su LA7 riesce a fare 4 milioni a puntata. Ma su Rai due ne faceva di media 6 e oltre. La spiegazione dei tre milioni in meno è dovuta alla pratica di chi si sintonizza preferibilmente a certe ore in certi canali, amando la passività di farsi violentare due volte: dalla tv e dall’abitudinarietà.
    Perciò Berlusconi satura e fa bene visto l’età mentale dell’elettorato e non solo del suo (Vedasi i peana tributati da Sinistra al Benigni costituzionale, il cui testo, se letto pacatamente sine ira et studio, è tarato su un lettore modello di 10-12 anni. E nemmeno sveglissimo).

  12. Gentile prof.ssa Cosenza,

    capisco che lei, per lavoro, debba fare le pulci alla comunicazione di Berlusconi, inabissandosi in mille distinguo. Ma a me Berlusconi pare sempre lo stesso (anche perché da tempo non lo seguo più, certo…).

    E’ solo più vecchio, troppo vecchio. E l’Italia, per quanto incartapecorita, non è ancora la Cina di Mao o la Corea del Nord di Kim Il-sung, “il presidente eterno”.

    Poi, certo, Berlusconi sconta le conseguenze di un errore fatale: le notti di Arcore, manifestazione di comportamenti tra la satiriasi e la compulsione sessuale (mi perdoni l’imprecisione, non sono uno psichiatra), che nella loro devianza (per i più) o eterodossia (per i bigotti) dovevano restare privati e invece sono diventati troppo pubblici, troppo rivoltanti. La storia della fidanzata gli serve per cercare di rimediare. Ma penso sia troppo tardi. Nelle questioni di sesso, è più difficile dimenticare. E poi,”Sed fugit interea fugit irreparabile tempus”.

    Se le può essere utile un confronto con qualche interpretazione integrativa/alternativa di uno, come me, che Berlusconi lo analizza senza vederlo né ascoltarlo (non perché sia questo il mio usuale metodo di lavoro, ma perché con Silvio non riuscirei proprio a fare altrimenti), le invio il link al tag “Berlusconi” del mio blog.

    http://giuseppebertoncello.com/tag/berlusconi/

    Con i più cordiali saluti,

    Giuseppe Bertoncello

  13. secondo me la comunicazione di Berlusconi è interessante non solo per quello che dice ma soprattutto per quello che non dice: la sua intenzione è quella di far dimenticare i fatti gravi successi nel 2011 successi sotto il suo governo. Non diciamo che tutti i governi sono uguali perchè quando mai è successo che un governo italiano debba beccarsi ben 2 gravissime sberle come 1-lettera della BCE (un governo che si dettare la sua agenda da un’istuzione esterna e tecnica dovrebbe dare immediatamente le dimissioni; a che serve un governo italiano se le cose da fare vengono decise a Francoforte) e 2-Italia messa sotto osservazione dalla UE e dal Fmi (ed era dagli anni ’70 che non succedeva una cosa del genere).
    Altro argomento: secondo me è sbagliato parlare del “ritorno di Berlusconi” perchè non aveva mai abbandonato la politica. La naascita di un programma come “Quinta colonna” su Rete4 cosa è se non alzare il livello di una campagna elettorale permanente combattuta da mediaset? Quando mai un talk show nuovo è iniziato il 27 agosto, se non per iniziare a manipolare l’opinione pubblica contro il governo Monti (e quindi preparare il “ritorno” del caimano) ?

  14. Ottima analisi ed estendo i complimenti anche ai commenti di Ugo.
    Aggiungo un paio di spunti di riflessione.
    Innanzitutto, sono curioso di vedere come reagirà di fronte al contraddittorio o ai dibattiti. Quanto visto questo pomeriggio con Giletti su Rai1, fa presagire interessanti novità: non mi stupirei di assistere ad alcuni inciampi comunicativi, per non dire di vere e proprie cadute. Il personaggio ha perso per diverse ragioni il carisma e la soggezione che incuteva un tempo. La situazione è nuova per lui. E presumo che la gestirà male, in ragione del fatto che Berlusconi si esalta se amato o attaccato, ma è incapace di gestire un sentimento che può essere considerato più o meno di indifferenza. Ed è incapace di gestire l’obiezione pacata, di buon senso e non ideologica.
    In relazione a questo, penso che se nella tana delle tigri santoriana non peccheranno di presunzione ed eviteranno di allestire una presunta corrida per la loro personale resa dei conti, potremmo vederne delle belle…

    Per il resto, concordo sull’imu: sarà il mantra della campagna elettorale. La unique selling proposition del PDL. Sia per l’efficacia comunicativa del metodo sia perchè, detto con sarcasmo, non restano tanti altri argomenti al PDL.

    Vedremo le risposte e le contromosse degli avversari.
    Non punto un euro sui centristi, qualche centesimo su Monti. Qualcosa sul Pd più per disperata speranza e affetto irrazionale che per altro. Spero, invece, nella forza e nell’efficacia comunicativa di Grillo. Ho appena sentito che, in qualche modo, ha aperto alle interviste televisive: interessante e intelligente.

  15. Ho visto stasera su la 7 l’intervista di Giletti a Berlusconi.
    Il vecchio cinese è disperato, sbarella in tutti i modi e non GUARDA MAI nella videocamera. Ha perso tutto il suo appeal a colpi di bisturi.

    Comincia con un : me ne vado. TEME DI ESSERE INTERROTTO perchè perde il filo di quel che sta dicendo, sbava di rabbia …….la PUBBLICITA’ E’ CALATA! Agli italiani è noto che dispiaccia molto che la sua pubblicità sia calata !

    Perfino il mite addomesticato Giletti ha un minimo di orgoglio e riesce finalmente a fargli una domanda:
    Perchè aveva candidato Monti per tenere insieme i moderati? Perchè così il suo partito avrebbe continuato a dettare le regole a Monti. Come se Monti fosse un bambino piccolo da rieducare.

    Then, he had a nightmare, ha avuto un incubo, e offende tutti quelli che non gli stanno simpatici, come i bambini piccoli, beccati questa.
    ORMAI é SENILE.

  16. Berlusconi non va sottovalutato perche’ costruisce la sua immagine su dei miti. Il mito dell’imprenditore piu’ capace del professore universitario, quello dell’uomo fatto da se, quello dello stallone a letto e quello del calcio tra i principali. Tanti danno contro a Monti per essere “salito in politica” ma dubito che lo avrebbe fatto se Berlusconi non si fosse “alzato dalla panchina per scendere di nuovo in campo”. Come nella maggior parte dei film Americani di sport il miglior giocatore quasi sconfitto e magari anche con qualche acciaccatura rientra in partita all’ultimo minuto per segnare i punti necessari a vincere. E’ per questo che Berlusconi e’ pericioloso. Proietta miti.

  17. Charles Sanders Peircing

    Riflessione carogna:
    Ma dopo aver ascoltato e forse compreso, gli elettori di “destra all’italiana” sono intimamente e culturalmente diversi da quelli di sinistra?
    Sì.
    Dibattito.

    Soluzione alla riflessione carogna:
    gli elettori di sinistra (generalizzazione ingenerosa ma obbligata) non permetterebbero mai a Bersani di dire e fare ciò che gli elettori di destra consentono di fare a Berlusconi.
    Amen.

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