Se sei iscritta/o a un corso di laurea in Scienze della comunicazione o affini, a Bologna o altrove, perché “da grande vuoi fare il/la pubblicitario/a”, devi – ripeto, devi – leggere cosa scrive Massimo Guastini, presidente dell’Art Directors Club Italiano, sul mercato del lavoro italiano nel settore della pubblicità.
Qualche settimana fa Guastini ha collaborato con la trasmissione Piazzapulita de La7, per un’inchiesta sull’argomento. Assieme hanno visitato tre grandi studi legali specializzati in diritto del lavoro e usati anche da grandi agenzie pubblicitarie. Guastini – che non compare nel servizio perché non cerca visibilità personale – ha fatto da esca, descrivendo ai tre studi legali la stessa situazione aziendale inventata ma verosimile di questi tempi. Questa:
L’agenzia inizia il 2013 con una previsione vicina al break even. 970 mila euro di costi e circa un milione e cinquantamila euro di entrate. Struttura di 21 persone, compreso me. Sei dipendenti a tempo indeterminato e tre a tempo determinato per un costo di 420 mila euro. Otto cocopro e tre partite iva.
Ecco come Guastini racconta l’esito delle tre consulenze sul blog dell’ADCI. Sconfortante, va detto. Ma questa è la realtà, cari ragazzi e care ragazze che volete “lavorare in pubblicità” pensando ancora che sia un mondo “cool”:
Mettere in regola i cocopro e le partite iva (di fatto tutti lavoratori subordinati al di là della descrizione del progetto) mi costerebbe circa 330 mila euro in più all’anno. Il che significherebbe andare in passivo. Senza contare che, vista la situazione, il mio income potrebbe subire una flessione del 15-20% rispetto alle previsioni attuali. Non posso assolutamente aumentare i costi di personale. Ma voglio essere in regola. Cosa devo fare?
Sono stato confortato: “La sua situazione è molto comune”. Sono stato informato: “È una riforma figlia di troppi compromessi”. E alla fine di questo giro di pareri preliminari, se davvero mi trovassi nella situazione descritta starei ora pensando di sostituire i tre con contratto a tempo determinato: “Le consiglio di cambiarli ogni dodici mesi”.
E starei per lasciare a casa sia gli 8 cocopro sia le 3 partite iva, per sostituirle con 4 persone assunte a tempo indeterminato. “Non si angosci per i 14 che lascia a casa. Di casi così ne vediamo tantissimi e non è più come una volta. La gente è inconsapevole dei propri diritti. Sono rassegnati. Evitare la causa non le costerà molto”.
Ho un’altra domanda, avvocato. Ma come potranno 4 persone fare il lavoro che prima ne occupava 11? Dovrò richiedere molti straordinari. Devo pagarli? “Possiamo studiare insieme delle soluzioni…” La ringrazio, Avvocato.
Mi permetta però anche una riflessione da cittadino. A me pare che qualcosa non torni in tutta questa storia. E non certo per colpa sua. Oggi ho 20 persone che lavorano con me. Da domani di queste ne rimarranno solo 6.
Certo, ufficialmente i dipendenti assunti a tempo indeterminato passeranno da 6 a 10 nella mia azienda. E se come dice lei, il mio caso è abbastanza diffuso, posso immaginare che questa crescita del “posto sicuro” sarà usata come “cibo per la stampa”, indicatore di un miglioramento. Ma i 14 che lascerò a casa? Desaparecidos? Inoltre, quelli che resteranno dovranno lavorare molto di più per avere lo stesso stipendio. Perché lei mi consiglierà come “ammortizzare gli straordinari”.
Mi perdoni l’espressione ma mi sento di merda. Non vedo in tutto questo una conquista. Centro sinistra e governo potranno dire che la riforma ha aumentato i contratti seri. Il centro destra potrà dire di avere ottenuto maggiore flessibilità nel risolvere i rapporti di lavoro. Ma io non vedo come questa riforma possa generare più serenità per i cittadini. E non dovrebbe essere questo il compito di chi gestisce (o si propone di gestire) la cosa pubblica? Non dovrebbe perseguire la serenità dei cittadini? Badi, uso il termine serenità, non mi azzardo a menzionare la felicità.
Mi pare che ogni “fazione” abbia cercato solo di ottenere qualcosa da raccontare ai propri elettori per legittimare la propria esistenza. Tanto, come dice lei, “non è più come una volta, la gente è inconsapevole dei propri diritti. Sono rassegnati.”
E, aggiungo io, la generazione cresciuta a pane e Mediaset non sembra nemmeno rendersi conto di essere precari con la job description fashion. La sera ci si incontra tutti all’happy hour, la mensa dei poveri cool: 5 euro un mojito con avanzi riscaldati. Impaginati bene però.
Stasera alle 20.15 l’Art Directors Club Italiano (ADCI) organizza una diretta web con il Consulente del Lavoro esperto nel settore pubblicitario. L’obiettivo è capire gli effetti della “riforma Fornero”. Puoi partecipare digitando le tue domande in chat, ma ricorda di registrarti, anche con nomi di fantasia. Il canale è QUI.
Dunque, occupati che lavorano di più, più disoccupati, in ogni caso persone sempre più stressate.
Senza illudersi di soluzioni politiche, ce ne sarebbe per fare scioperi ad oltranza, ma chi li organizza?
questo è proprio quanto sta succedendo nella mia agenzia di comunicazione. -20% di personale in un anno, mezzi per non pagare gli straordinari e mille altri escamotage… questo non è più lavoro… credo che farò il consulente del lavoro nella prossima vita… sarò tranquillo fino a quando non avrò tagliato tutti
Ragazzi, non è il caso di preoccuparsi. Le soluzioni sono esposte più in basso, è questione di qualche settimana, ormai..
Guardate come ridono i vostri colleghi e coetanei di Benvenuta Sinistra, loro già lavorano in pubblicità e sembrano strafelici.
Guardate la Giorgia che sfida il futuro senza paura: Eccola la nuova Italia. Lo conferma il pay-off. (Sì, l’Italia è proprio questa. No, non è la Giorgia che canta, è quella con gli occhi alla Angelino Jolì, il maggiordomo calvo di quel signore con i capelli tipo playmobil, avete presente?).
Pensate di essere precari? Sbagliate, siamo nell’Italia Giusta, lo afferma Bersani.
Per favore, semmai riuscirete a lavorare in pubblicità, rifiutatevi da fare comunicazioni becere e false come quelle citate o come tutte le altre della stessa partita, fatelo per voi.
Non sono d’accordo. Da qualche mese si può aprire una società con un euro. Ci si mette in prorpio e si assume oneri e onori. Se uno viene lasciato a casa, nessuno lo vieta a mettersi in gioco
L’attuale momento socio-economico mi sembra una partita di Monopoli dove all’improvviso qualcuno ha tolto la metà dei soldi dalle tasche dei giocatori, mentre case e alberghi costano sempre uguale.
Mettersi in gioco sì, ma poi in quanti ce la fanno?
Reblogged this on L'ARROTINO CREATIVO and commented:
Ehi tu, vuoi lavorare in pubblicità? Allora leggi questo
Se uno viene lasciato a casa nessuno vieta di mettersi in gioco? Società con un euro? Credo che Angelo non sia in prima linea in queste faccende… Si rimane strozzati dalla burocrazia e dalle tasse….!!
Ciao geni
Se la riforma non va bene, cosa va bene? Proposte? Sotto quale clima legislativo la situazione descritta volgerebbe in rose e fiori e lauti stipendi per tutti?
Si e“ detto tante volte, anche su questo blog, che ci sono pochi posti da creativo di contenuti disponibili rispetto ai posti da tecnico.
Se si sceglie di studiare SDC e di lavorare in pubblicita`, si deve sapere a cosa si va incontro. Scusate, ma non riesco a dissimulare il sottile piacere per la fine di questa illusione, residuo tossico degli anni `80.
Chi non conosce il nostro settore forse non sa che le medie imprese hanno un 60% e le piccole anche più del 80% di costi del personale. Quando sento Squinzi dire che occorre abbassare il cuneo fiscale di almeno il 2% mi viene da ridere per non piangere. L’agenzia tipo risparmierebbe 4.000 € e i dipendenti tutti avrebbero altri 4.000 in più in busta paga. Se tutti i loro lavoratori fossero assunti a tempo determinato l’agenzia tipo sarebbe fallita da un pezzo. Per darci una mano la riforma Fornero ha portato l’apprendistato formativo da 4 a 3 anni di agevolazioni, in più anche per l’apprendista si dovrà pagare l’onere per ASPI che prima non si pagava, dell’IRAP non ne parliamo, i famosi rimborsi io non li ho mai visti. Gli accordi tra governi e parti sociali si fanno con i sindacati e Confindustria dove per quanto sia elevato il costo del lavoro è inferiore alle materie prime attrezzature ecc.. Le aziende con lavoro professionale basato solo sulle persone non se le fuma nessuno, tranne ovviamente i professionisti iscritti ai vari ordini che, come gli avvocati, possono tenere un praticante anche gratis. Come la metti la metti, o aumenta il lavoro (e aggiungo i compensi lordi) o i licenziamenti fatti fino ad ora si ripeteranno nelle stesse agenzie anche nel prossimo futuro. Un piccolo esempio: al mio collega di Bruxelles un account senior con 5 anni di esperienza costa 46.000 € l’anno netto 32.000 €. In Italia con lo stesso lordo il netto è di 22.331. La vita a Bruxelles costa come a Milano e Bologna. Buona fortuna.
Sarò semplicistico con un modello a tre variabili:
1) costo del servizio offerto dall’agenzia al cliente
2) costo del lavoro
3) retribuzione netta lavoratore
Situazione attuale: 1) le aziende riducono i budget e chiedono di pagare sempre meno i servizi dell’agenzia; 2) il costo del lavoro cresce; 3) le retribuzioni calano o sono stabili e perdono valore per via dell’inflazione.
Risultato. Il sistema non è stabile, a breve crolla.
Unica evoluzione possibile per generare una stabilità: 1) le aziende valorizzano anche economicamente il servizio offerto da una agenzia che per loro è valore (se l’agenzia è brava); 2) il costo del lavoro deve scendere ; 3) le retribuzioni (purtroppo) dovranno calare.
Ovviamente la produttività dell’agenzia è fondamentale, ma lavorare vicino a gratis: non c’è produttività che tenga, è più produttivo starsene in un parchetto pubblico a chiacchierare con i pensionati 🙂
Aiuto, a sentire i commenti, non c’è via di uscita….
Purtroppo anche nella mia azienda la situazione è simile a quella descritta.
soluzioni
free lance
emigrare
Network di professionisti che fanno rete e formano un’altra agenzia
Riposizionarsi su settori tecnici (php, html)
….
Ivan, la soluzione non c’é, a quanto abbiamo commentato si deve aggiungere che chi ancora guadagna sono le filiali delle agenzie multinazionali che eseguono contratti internazionali a prezzi prefissati altrove. Molte piccole e medie agenzie vivono perché riescono a dare un compenso al loro titolare, ma in termini d’impresa la cosa non funziona perché non ci sono investimenti sul “materiale” umano. Un’agenzia può crescere e diventare più “considerata” se continua a puntare sui giovani di talento che possano portare nuove idee. Però i giovani bisogna anche formarli diciamo 4/5 anni dalla laurea magistrale. In questo periodo chi li mantiene? Se non ci sono utili non ci possono essere investimenti e gli incentivi fiscali per le assunzioni non servono a nulla se non ci sono i soldi per le assunzioni, figuriamoci poi le riduzioni del costo del lavoro del 1 o 2, ma anche 3 %. Se io fossi un “licenziato” copy o art, grafico ecc.. aprirei la partita IVA e mi metterei a fare il free lance in casa, se avessi parecchio da fare potrei fare con altri colleghi licenziati una società in nome collettivo e offrirei i miei servizi alle agenzie, non ai clienti. Non aprirei un’agenzia perché ce ne sono già troppe e troppo piccole, oltre a ciò ci vogliono i clienti e per questo servono relazioni, account capaci di fare new business, valli a trovare. Dobbiamo anche tenere conto della precarietà delle imprese non solo dei loro dipendenti. Molte agenzie hanno un cliente che copre più del 50% del MOL, se lo perdono chiudono, potrei fare almeno 10 nomi che personalmente conosco tra Milano, Bologna, Firenze e Roma. Se un’impresa è precaria come può garantire o offrire stabilità ai propri dipendenti? Emigrare, sembrerebbe una soluzione, ma non crediate che sia facile, un bravissimo grafico italiano laureato alla San Martin ha trovato quasi subito uno stage a Wallpaper a Londra, i primi 4 mesi c’é andato gratis, poi gli anno proposto di restare a 400 sterline al mese, ne paga 365 per la stanza che divide con uno studente. Che fai, emigri?