Gli slogan del Pd per le primarie: meglio stare senza

Sugli slogan “esoterici” che i candidati del Pd si sono fatti cucinare per le primarie, è imperdibile il commento di Annamaria Testa su Nuovo e utile: divertente e amaro nello stesso tempo. Va anche detto, però, che le campagne si commentano da sole, attirando battutacce e parodie a gogò: «L’Italia cambia verso» per Renzi? Certo, prima ragliava e ora muuh… muggisce. «Bello e democratico» Cuperlo? Seee, come la canzone della Nannini. Bello e impossibile lui o il partito? Per non parlare di «Le cose cambiano cambiandole» di Civati, per commentare il quale basta il generatore automatico di Metilparaben: «Il tempo passa passandolo», «Le uova friggono friggendole» e così via.

Non ce l’ho con chi li ha concepiti (come non ce l’ha con loro Annamaria Testa): avranno lavorato in fretta, pieni di veti e impedimenti, col fiato sul collo di qualcuno del partito. Per pochi euro. Avranno lavorato male. Sono certamente migliori (spero) di come appaiono da questa roba. Il problema però è cosa comunica un partito che nel suo complesso si rappresenta così: la solita idea che per comunicare basti decidere due colori e uno slogan da quattro soldi (quella che da anni chiamo SpotPolitik). E vabbe’. Ma c’è di peggio stavolta: esprime la più disarmante inconsapevolezza del fatto che in questo momento storico il contatto con i cittadini e le cittadine – quello vero, solido, durevole – non si stabilisce né inventando slogan né scegliendo colori, né immortalando il leader dal lato migliore. Anzi, è proprio il contrario: più fai così, più i cittadini si allontanano. Fortuna (per il Pd) che sono solo primarie. I problemi veri verranno (come sempre) dopo.

L'Italia cambia verso

Bello e democratico

Le cose cambiano cambiandole

18 risposte a “Gli slogan del Pd per le primarie: meglio stare senza

  1. Ci risiamo: continuano imperterriti sulla loro strada. Vero che sono primarie, ma, considerando ciò a cui ci ha abituati il Pd, sospetto che alle politiche ci delizieranno ancora con roba simile.
    Io però non credo che tutto ciò sia solo frutto d’inconsapevolezza e di disprezzo verso la comunicazione in generale; forse c’è anche questo, ma tendo a pensare che almeno una parte della dirigenza del Pd miri volontariamente all’autoreferenzialità, ossia non abbia alcun interesse a raccogliere il voto degli indecisi.

    Comunque, lo slogan di Civati lascia senza parole, si fatica persino a credere che sia vero.

  2. Pop
    Vincenzo Maielli con il BlackBerry®

  3. D’accordo in particolare su quello di Civati. Peccato!
    Angelo

  4. Per quanto brutto quello di Civati ha senso invece. Sono anni che il PD parla di cambiamento e non muove un dito per cambiare niente.

    “Bello e democratico” e’ patetico, con una mappa dell’Italia distorta con una sicilia enorme e un nord piccolissimo.

  5. In effetti gli slogan sembrano bruttini e/o infelici, più o meno tutti e tre.

    Però uno dei tre candidati, a giudicare dai sondaggi che girano sui media, ha molto successo sia nel PD sia nell’elettorato in generale, e surclassa gli altri due (nonché l’ignorato Pittella).
    Sondaggi truccati?
    O invece differenza di contenuti? Oppure di comunicazione (diversa dagli slogan)?
    O che altro?

    Una parola, al riguardo, ci starebbe pure.

  6. Ben, ecco una parola al riguardo. Renzi vincerebbe comunque le primarie: poteva risparmiarsi gli sloganini e i colorini, che certo non gli attirano simpatie da parte di chi è incerto al suo riguardo e trova negli sloganini e colorini una conferma del fatto che sia un candidato finto, confezionato. Fossi stata in lui avrei fatto una campagna tutta volta a conferire al candidato l’autenticità che molti elettori del Pd non vedono in lui.

  7. La cultura dei “democrats” è ancora del tipo: noi ci occupiamo di FARE le cose, non facciamo COMUNICAZIONE; che è quello che disse Bersani. Proponendo la distinzione tra chi fa seriamente le cose e chi, invece, comunica, pubblicizza, in sostanza finge. Purtroppo è così. Per loro comunicare è una appendice di qualcosa d’altro, più importante.

  8. Una piccola precisazione che probabilmente non muta l’analisi. Credo che lo slogan finale di Civati non sarà “le cose cambiano, cambiandole”, ma verrà presentato con il lancio della candidatura

  9. Giovanna, la domanda veramente era: perché Renzi ha un largo successo (ammesso che lo abbia), nel PD e fuori?

    Se è un candidato finto, confezionato (a me non sembra, ma può darsi, e temo che lo sia), la domanda è ancora più interessante. E ancora di più se la sua campagna, almeno quanto a slogan e simili, è mediocre quanto quella dei suoi concorrenti, come giustamente rilevato da Testa e te.

    A questa domanda credo che tu e Anna Maria Testa potreste dare, e darete, risposte utili.

    (La mia risposta, molto sommariamente, sarebbe questa: Renzi riesce a interpretare meglio dei suoi concorrenti, nel PD e fuori, richieste di modernizzazione radicale del paese sentite da una forte minoranza della popolazione italiana. Avversata da altre minoranze forse più agguerrite: di qui la comprensibile avversione di cui Renzi è pure oggetto.

    Un “meglio”, bada bene, molto relativo. Cioè un meno peggio, riguardo al complesso dei contenuti e della comunicazione. E, ripeto, un meno peggio relativo a interessi e speranze di una parte soltanto della popolazione italiana. (Quella in cui mi riconosco.)

  10. Aggiunta.
    Giovanna, tu dici “Fossi stata in lui [Renzi] avrei fatto una campagna tutta volta a conferire al candidato l’autenticità che molti elettori del Pd non vedono in lui.”
    Questo suggerisce che Renzi sia in grado di essere autentico, piuttosto che finto. Che quindi sia finto per (cattiva) scelta, e quindi non lo sia irrimediabilmente.
    Su questo sono persino più preoccupato di te. Il mio timore è che sia proprio irrimediabilmente finto.
    Ma, in mancanza di alternative migliori — rispetto ai miei interessi e alle mie speranze, che non coincidono con quelle di tanti altri — gli do credito

  11. Guardavo in questi giorni una puntata di Gazebo dove parlavano anche lì degli slogan di Renzi e che dire, non c’è molto da salvare. Io studio Marketing e quindi un pochino di sensibilità per queste cose l’ho sviluppata e devo dire che mi sembra sempre la solita zuppa, peraltro non solo banale ma in alcuni casi sembra proprio che abbiano utilizzato delle cose un po’ a caso. E non capisco perché, forse perché solo così attraggono tutti? Forse per mancanza di tempo? Non ho un’idea precisa, ma i risultati mi sembrano molto modesti.

  12. Tanto, gentile Giovanna
    , non ci andrò alle primarie. E non ci sarei andato neanche se avessero scelto colori e slogan perfetti.
    E sai perchè?
    Perchè il PD ha preso in giro me e tanti altri elettori delle primarie per le varie volte che ci hanno chiamato al seggio.
    Non ho sentito finora neanche una parola che cercasse di spiegare, di motivare, di giustificare come sono andate le cose dal Bersani in poi…
    Mi sembrano i congiurati di Giulio Cesare.
    Solo che non c’è stato uno Shakespeare che ne abbia ancora scritto la storia e le gesta.
    Qualcuno dei quattro candidati è forse uno Shakespeare in fasce?
    Sarà certo un tragediografo.
    Ma la qualità della storia… è tutta un’altra stoffa.
    Pierperrone
    (PS scusatemi se sono andato fuori tema)

  13. Cosa può proporre un partito che si chiama PD?
    Ricordate i tempi in cui si chiamava PCI? Quello era un nome!
    Poi è diventato QUERCIA, poi si è unito ai garofani, ha cambiato varie altre cose, e adesso è un PD. Tremendo.

  14. A me quello di Civati piace.Ha un suo perchè nel clima di attesa inerte della sinistra…

  15. Vada per quello di Civati. L’unico.

  16. Pingback: Gli slogan del Pd per le primarie: meglio stare senza | D I S . A M B . I G U A N D O | NUOVA RESISTENZA

  17. sottoporremo i tre candidati alla prova del futurometro. =_____=

  18. Pingback: Le primarie del PD a colpi di slogan: belli, confusi e (in)decisi a cambiare | SemioBo

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