In risposta alla testimonianza positiva che ho pubblicato ieri, è arrivato un commento di segno opposto, a cui ho deciso di dare rilievo perché esprime una posizione che molti (giovani e meno giovani) condividono in Italia, non solo fra i laureati in Scienze della comunicazione: l’idea che un titolo di studio abbia un valore in sé e per sé, indipendentemente dalle reali competenze che lo accompagnano, e che un’azienda debba darti una corsia preferenziale solo perché hai conseguito la laurea xy, indipendentemente dal fatto che tu abbia davvero le competenze ed esperienze che all’azienda interessano. È un’idea strettamente connessa al cosiddetto “valore legale” del titolo di studio, che rende
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