«Sai cosa mi manca di più? La spensieratezza»

If only for a second

La Mimi Foundation – una fondazione belga che offre sostegno psicologico a chi soffre di cancro – ha proposto a una ventina di persone ammalate questa esperienza: uno staff di truccatori e parrucchieri professionisti avrebbe trasformato il loro volto e ridato loro i capelli persi in seguito alle terapie, a condizione che tenessero gli occhi chiusi per tutto il tempo dell’operazione. Alla fine un fotografo ha immortalato l’istante preciso in cui queste persone hanno aperto gli occhi e si sono guardate allo specchio: un momento di stupore e allegria tanto prezioso quanto raro nella vita di chi soffre di cancro, perché la malattia – come testimoniano molti – toglie soprattutto una cosa: la spensieratezza.

L’idea è forte, il video ben fatto e coinvolgente. Trovo interessante che, per restituire «anche un solo secondo» di spensieratezza si sia fatto ricorso alla manipolazione dell’aspetto fisico, applicando un format che ricorda la campagna «The real beauty sketches» di Dove. Mi spiego meglio. Sono certa che la Mimi Foundation riesca a dare sostegno psicologico alle persone ammalate di cancro in mille altri modi, del tutto indipendenti dalla loro apparenza fisica. Ma per comunicare il suo lavoro in uno spot, il corpo è sembrato – a Mimi Foundation e ai suoi comunicatori – il mezzo più potente. Il che ci dice molte cose sul mezzo pubblicitario, ovviamente. Ma anche sulla società in cui viviamo.

Ringrazio Simona per avermi segnalato il video.

23 risposte a “«Sai cosa mi manca di più? La spensieratezza»

  1. Come sai, un paio d’estati fa ho svolto un stage presso l’ufficio stampa dell’Ausl di Modena: il compito era organizzare una serie di iniziative per l'”ottobre rosa”, il mese dedicato alla prevenzione dei tumori femminili. Tra le altre cose, abbiamo dovuto gestire l’apertura del nuovo reparto di radioterapia di Carpi, realizzato tenendo conto proprio delle indicazioni che donne malate hanno dato alle psicologhe che le seguivano su cosa potesse farle sentire meglio.
    Al di là della strutturazione che gli interni del reparto hanno assunto, la cosa che le stesse psicologhe mi dissero – e mi confermarono alcune ex pazienti con cui ebbi modo di parlare – era proprio che, nel periodo di malattia, una delle cose che mancava di più a queste donne era sentirsi ancora belle.
    Ma non belle per l’altro, ma per sé: banalmente, (ri)vedersi solo senza occhiaie, con un colorito “sano” e un po’ di ombretto. Per questo, talvolta, venivano organizzate giornate in cui, semplicemente, arrivava qualcuno a truccarle e pettinarle; giusto per riuscire a (ri)vedersi così com’erano, nascondendo, seppur per poco, quei cambiamenti (in peggio) fisici che la malattia e le cure avevano procurato loro.
    Detto questo, quando qualche giorno fa vidi questo video mi ritornarono in mente proprio quei racconti e come proprio queste piccole e saltuarie trasformazioni fisiche sono considerate parte integrante del percorso di sostegno. Le donne erano incentivate a non lasciarsi andare in tutti i sensi, compreso quello esteriore.
    Capisco quindi la scelta di puntare su questo video (seppure, evidentemente, qui le trasformazioni del volto siano più importanti): mostrare il cambiamento fisico e la reazione di stupore e divertita, forse, è l’unico modo per far capire – a chi, per fortuna, non ha dovuto seguire un percorso del loro tipo – una briciola di quello che le persone in cura perdono durante la malattia.
    E come basti poco per strappare un sorriso.

  2. il video è bellissimo. mi piace soprattutto che si sia puntato su un reale effetto sorpresa e non su un “facile” effetto abbellimento.

  3. Non critico questa campagna: il mutamento fisico è il primo e più schiacciante segno di malattia, è un segnale che ti viene sbattuto in faccia, ma non solo: viene percepito dagli altri, lasciando la tua debolezza scoperta, nuda, di fronte a chi ti conosce ma ancor più a chi non ti conosce.
    La ciocca di capelli che cade, le occhiaie profonde, la testa pelata: hai il cancro e si vede, io “altro” ti commisererò e tu non ci potrai fare niente, neanche dirmi che sei forte, perchè per me sarai ora la mia vicina malata di cancro oppure la panettiera che fa le chemio.
    Allora, in quel momento, il desiderio più importante è guarire naturalmente, ma ad un livello meno profondo c’è anche il desiderio di tornare a sentirsi (non essere, mi raccomando) belli. Più che belli: diversi, ma non perchè si è malati, bensì perchè si porta una capigliatura da spettacolo teatrale o da sfilata di moda.
    Se sia giusto farne una pubblicità per una fondazione? Non lo so, ma mi sono piaciuti i sorrisi, seppur effimeri.

  4. Che vergognosa pagliacciata.

  5. luzy, se delle persone malate hanno passato dei momenti allegri e si sono sentite almeno emotivamente meglio l’iniziativa è meritoria

  6. Pingback: «Sai cosa mi manca di più? La spensieratezza» | D I S . A M B . I G U A N D O | NUOVA RESISTENZA

  7. Non si può negare, se la prima cosa che viene in mente per riguadagnare un attimo di felicità è la bellezza fisica, può darsi che i valori di questa società siano parecchio sballati. Ma è anche vero che, in questo caso, non penso si tratti di vera e propria ricerca di bellezza, quando di un tornare a riconoscersi. La malattia può sconvolgere molto l’aspetto fisico delle persone, dando la sensazione di ritrovare un po’ di controllo e normalità.

  8. Questo tipo di attività psicologico-ricreative trovo siano vacue e dannose per una persona sana, figuriamoci per una persona malata alla quale necessita solo Verità. Vivere stupidamente per poi morire ancor più stupidamente.

  9. Luzy, è legittimo pensarla così e credo esistano anche persone malate di cancro che la pensano come te: non sono obbligate a partecipare a queste iniziative, chi decide di farlo va rispettato.
    gaia, sono d’accordo con ciò che scrivi, ma anche se avessero ricercato la bellezza non ci vedrei nulla di male.

  10. non so se sono l’unica a pensarla cosi’, ma non mi sembrava che la campagna puntasse sulla bellezza fisica. Mi sembrava piuttosto che puntasse a creare ritratti (solo il volto era interessato) artistici (belli perche’ artistici, spesso eagerati, da commedia, forse anche per far ridere). Non so, forse non ho capito niente…

  11. Per una volta andrò contro la mia tradizionale avversione per la “società dell’apparenza”: la faccia non è apparenza, in questo caso ma identità. Ricostruire la faccia diventa dunque (pur laicamente) un “simbolo efficace” di tutt’altro recupero. Mi trovo quindi più d’accordo con Gloria Neri e Cristina che con Luzy (che ne fa una battaglia di principio sacrosanta ma un po’ troppo astratta)

  12. Aggiungo però che per alcuni ritratti è validissimo il commento di Alice. Che abbiano voluto bamboleggiare come dice Luzy oppure che abbiano semplicemente strafatto? “La verità” dice Luzy: immagino intenda, delle mille verità, la peggiore e la più cruda possibile. Eppure basta chiedere a più di un medico e ci si sentirà dire che questo approccio severo, fuori dal piano filosofico, in alcuni momenti, può portare solo sconforto, addirittura modificando in negativo il decorso

  13. L’ho visto anch’io su un sito. Io al loro post avrei preferito una pettinatura pret-a-porter ma basta il pensiero. Almeno ci saremmo tutti fatti un sacco di risate.

  14. Alice: ho avuto la stessa impressione. si è ricercato l’effetto sorpresa e dei ritratti più o meno artistici. L’unico che ho trovato esteticamente bello è quello alla maria antonietta ma, anche lì, è un bello sui generi.
    luzy: i malati di cancro – non curabili in questo caso – vivono sempre con la verità 24/7. Credo che un ATTIMO (come viene espressamente detto nello spot: “anche solo per un attimo”) di evasione sia una cosa positiva. Non utile, forse, ma dipende molto dal punto di vista.

  15. Sebbene ci siano strategie migliori che avrebbero potuto usare, credo che un ricorso a queste somiglianze con Dove possano essere necessarie per sensibilizzare molto di più le persone rispetto a una campagna ex novo.
    Alla fine è un linguaggio in cui si è immersi ogni giorno, e il cancro non è altro che questo. Io ci vedo del positivo.

  16. Scusate ma i capelli persi durante la terapia ricrescono alla fine della terapia. Cadono nel giro di un paio di settimane, talvolta anche più velocemente, e ricominciano a crescere uno due mesi dopo l’ultimo ciclo. Non solo i capelli cadono, ma tutti i peli del corpo, ciglia e sopracciglia comprese. Questa è una delle conseguenze più blande della terapia, visto e considerato che non procura dolori fisici. Il vero impatto è ritrovarsi senza capelli nel giro di pochi giorni invece che nell’arco di anni. Però lo si sa, si è preparati (non è così per altri effetti collaterali che variano molto da soggetto a soggetto). Credo l’unica maniera intelligente sia quella di adattarsi al nuovo look temporaneo senza attribuire alla caduta dei capelli la caduta in depressione.

  17. Luzy, i capelli non sono la causa della depressione ma ne diventano facilmente un simbolo. Rimetterli al suo posto è perciò altrettanto simbolico ma non inutile

  18. Stronzate. I capelli tornano al loro posto a fine terapia. C’è un sacco di gente che si rapa a zero per sfizio. La caduta da chemioterapia deve essere accettata come si accetta il gesso per sei mesi se cadi dal quinto piano e sopravvivi.

  19. E quando “fine terapia” potrebbe essere fra tre anni? E’ tutta la tua vita che viene capovolta, a partire dai capelli per finire…con tutto il resto

  20. Appunto, parlassimo del resto invece che delle stronzate mi relazionerei con molta più gentilezza.

  21. Aggiungo ai vostri commenti il mio di malata, purtroppo. Il titolo dell’articolo è azzeccatissimo, come vorrei riavere i pensieri liberi di prima! Quasi sessantenne, due anni fa la diagnosi di tumore del midollo osseo, mieloma. Allo stremo delle forze, curata e rimessa a posto, con tanta sofferenza per la chemio ad alte dosi che a Natale dello scorso anno ha preceduto l’autotrapianto di cellule staminali. Ora il male è in remissione. A guardarmi scoppio di salute, normopeso, bel colorito, un sacco di energia, nessun disturbo e farmaco. Ma…il mio male torna sempre. Sono una sana-malata, dentro di me ho delle cellule maligne dormienti che si risveglieranno in qualsiasi momento, forse bloccabili di nuovo, forse no. A meno che la ricerca faccia qualche scoperta importante non diventero’ vecchia, e come dicono le protagoniste del video e’ impossibile non pensarci. Quando si e’sani si può mandar via facilmente il pensiero della morte, se si dice “l’anno prossimo” non si pensa subito “Se sto bene, se sono viva”. Da malati c’e’ sempre la consapevolezza della propria condizione, e siccome affrontare la propria mortalita’ e’ insopportabile si scaccia il pensiero, o ci si rassicura, e credetemi, e’una faticaccia continua. Come ha scritto il romanziere Richard Ford, avere il cancro e’ come essere seguiti da un assassino.

    Cosa penso dell’iniziativa della Mimi Foundation? Che è fatta per soddisfare un desiderio morboso e per far sbizzarrire gli acconciatori, non per le pazienti. Interpreto l’espressione che fanno quando si vedono non come contentezza ma come ‘’adesso che succede? Chi cavolo sono?’’e il loro sorriso come dettato dalle circostanze. Hanno accettato, ma questa cosa mi sembra lo stesso un’approfittarsi di persone vulnerabili psicologicamente per farne un video, sostanzialmente. Sarei curiosa di sapere cosa ne hanno pensato le malate in questionea distanza di tempo. A me sembra siano state trasformate in fenomeni da baraccone e date in pasto alla gente.

    Sono uscita dall’ospedale calva. La calvizie è traumatica anche perche’ davanti allo specchio ti dici: “perché sono calva? Per la chemio. Perché la chemio? Perché ho il cancro” . Hai voglia a negare o distrarti! La parrucca dà fastidio e comunque non sei piu’tu. I capelli ricrescono con una lentezza esasperante, adesso che ce l’ho di nuovo continua a sembrarmi un miracolo che continuino a crescere, e ho la paura irrazionale che cadano di nuovo senza motivo, e quella razionale di dover prendere di nuovo farmaci che li fanno cadere.

    Un giorno, stavo già meglio, sono andata in profumeria e mi sono comprata un fondotinta e altre cose, io che in genere non mi trucco. E’ vero, mi sono sentita meglio dopo, per i motivi ben spiegati da Cristina. Ma da qui agli eccessi del video ce ne passa, coprire i segni della malattia con una maschera che dura qualche ora e magari provoca fastidio alla pelle che la chemio rende molto piu’ sensibile, che significato ha?

  22. Mi sembra molto intelligente il commento di Yerevan.

  23. vale12settembre2013

    L’ha ribloggato su 12settembre2013e ha commentato:
    mimi foundation:cancro

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