L’azienda americana Dermablend, che produce fondotinta e correttori professionali, ha lanciato nelle ultime settimane la campagna «Camo Confessions» (camo sta per camouflage), in cui persone molto diverse fra loro raccontano il grave problema di pelle che i prodotti Dermablend gli permettono di coprire: dall’acne alla vitiligine, dal lupus ai tatuaggi che in certi contesti si preferisce nascondere. Ciascuno di questi casi è interessante per motivi diversi: a te scoprirli uno a uno. Prenditi qualche minuto, ne vale la pena.
certo che è un bel problema… stare bene con se stessi è importante e spesso per la vita che conduciamo siamo costretti a camuffarci per apparire… lavoro, svago, società… ok rimedi paliativi che ci fanno andare avanti ma credo che in primis debba esistere l’ammissione a chi ci circonda di mostrare quello che realmente (purtroppo) siamo. spero che questa campagna pubblicitaria infonda prima di tutto questo a chi si sente di usarli. 🙂 art c’è stata una sorta di isterismo maschile e una campagna all’aquisto femminile quando Louise Poirier si inventò Il “reggiseno delle meraviglie”… ma poi…. 🙂
Io credo che ci possano essere molti modi diversi di affrontare questi problemi. A tal proposito mi viene in mente un articolo nel quale Gianluca Nicoletti parla di Arianna Page Rassel, un’artista “dermografica”. E’ pubblicato nel sito de La Stampa, lo trovate qui: http://www.lastampa.it/2014/04/09/blogs/obliqua-mente/come-trasformare-una-malattia-cutanea-in-opera-d-arte-oKKn9djXrHZhSdGIFkO84L/pagina.html