Rendo disponibile anche in questo spazio la ricerca che è stata presentata martedì 18 novembre alla Camera dei Deputati durante l’evento “Rosa Shocking” organizzato da Intervita, ricerca anticipata dall’articolo di Massimo Guastini che avevo pubblicato il giorno prima. Oltre a quanto già scritto da Guastini, voglio aggiungere una precisazione, perché in questi giorni alcuni hanno letto il nostro lavoro come se intendesse sottovalutare, diminuire o addirittura sostituire il ruolo prezioso che già lo IAP (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria) svolge in Italia nel sanzionare le pubblicità offensive della dignità delle persone e delle donne.
Chi segue questo blog sa benissimo che fui tra le prime, in Italia nel 2009, a fare un lavoro capillare e quotidiano, in rete, oltre che di denuncia allo IAP delle pubblicità lesive della dignità della persona, anche di divulgazione del ruolo dello IAP e di spiegazione di ciò che chiunque può fare, in concreto, per denunciare a quell’Istituto una pubblicità che ritiene volgare o offensiva. Ben presto il mio lavoro di denuncia e sensibilizzazione si tradusse in una pagina stabile del mio blog, che chiunque – anche chi non segue questo blog da allora – può vedere nel menù in alto a sinistra. È dal 2009, insomma, che quotidianamente e indefessamente denuncio e faccio denunciare pubblicità allo IAP, figuriamoci se posso partecipare a un lavoro che tenda a sminuirne o addirittura sostituirne il ruolo.
Detto questo, chiunque legga per intero – e davvero – sia le slide che Massimo Guastini ha proiettato martedì 18 novembre sia la ricerca completa, e chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale, capisce bene che il lavoro svolto dall’Art Directors Club Italiano (Adci), da Nielsen Italia e da un gruppo da me coordinato presso il Dipartimento di Filosofia e Comunicazione della mia università, non si pone affatto in concorrenza con lo IAP, ma non solo lo completa e vi fa imprescindibile riferimento, ma lo rinforza e diffonde, arrivando dove l’Istituto stesso non può arrivare per una semplice ragione: la comunicazione è fatta di miliardi di sfumature, impliciti e contesti che nessuna legge e nessun regolamento potranno mai cogliere né, di conseguenza, sanzionare.
Ma ora bando alle ciance. Questo è il pdf della ricerca: Come la pubblicità racconta le donne e gli uomini, in Italia.
E queste sono le slide che Massimo Guastini ha proiettato martedì 18 novembre alla Camera dei Deputati:
Spunti interessanti!
Leggerò la ricerca con più attenzione!
E questo è il mondo della pubblicità..poi c’è quello della scuola , dove alle elementari(ma anche prima) si insegna a discriminare le donne (basta dare un’occhiata ai testi delle principali case editrici italiane..) poi quello del lavoro, dove ancora oggi le donne vengono pagate meno ecc
Le resistenze sono tanto da parte di uomini quanto delle donne, spesso quando si discute del problema vengo definita esagerata e mi fanno presente che i VERI problemi sono ben altri..
Grazie a Giovanna di aver comunicato questa interessantissima ricerca
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La scuola primaria è nelle mani delle donne. Una specie di gravidanza prolungata fino al 13esimo anno d’età. E’ lì che ci si gioca il futuro dell’Italia da qualche generazione.
Bella la 21esima slide: viene da Playboy, immagino 🙂
..ah si! dimenticavo che l’iscrizione a scienze dell’educazione e anche a quella di assistente all’infanzia sono rigorosamente vietate ai maschi!
interessante! Peccato che i dati vengano presentati così aggregati. è possibile avere i dati disaggregati della ricerca?
@luci
Proprio sicuro di quello che afferma?
Link articolo di qualche anno fa:
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_marzo_21/sono-maestro-e-resisto-elisabetta-andreis-190269293290.shtml