Non è necessario “essere ricchi” per frequentare master all’estero. Se sei bravo/a, ci sono ottime borse di studio. Inoltre puoi lavorare

Master all'estero

Come immaginavo, dopo che ho pubblicato la mail di “Gaia”, sono arrivate le solite (e noiose) accuse di “vanto” e “ostentazione” alla ragazza. Normale, c’è sempre chi si infastidisce di fronte a una testimonianza positiva per un misto di emozioni e pensieri, fra cui il perché-non-io-che-sono-tanto-bravo-gne-gne-gnè di solito è centrale. Chiamiamola invidia, che facciamo prima. 😉 Detto questo, voglio precisare a chi ha ipotizzato che Gaia abbia una famiglia danarosa alle spalle, perché si è permessa diverse esperienze all’estero, che non è necessario essere abbienti per fare ciò che Gaia ha fatto, perché esistono ottime borse di studio (se sei meritevole, naturalmente) e inoltre puoi sempre lavorare part-time per mantenerti agli studi, come fanno moltissimi studenti universitari negli Stati Uniti. Ecco la risposta di Gaia:

«Grazie per aver pubblicato la mia mail, prof. Ho letto qualche commento lievemente “acido”, diciamo, sul fatto che ci vogliono molti soldi per studiare all’estero e mi viene un po’ da ridere, pensando a quanto ho sudato per ricevere le differenti borse di studio che mi hanno permesso di mantenermi gli studi all’estero. E tutti i lavori che mi sono dovuta inventare non solo per vivere, ma per accrescere il mio curriculum… Il senso ultimo della mia lettera era, da un lato, “Scienze della comunicazione non è un’università di serie B”. Ma volevo dire anche: “non aspettatevi che le opportunità vi piovano dal cielo”, bisogna essere coraggiosi, fantasiosi e intraprendenti, per riuscire a far ciò che ti piace nella vita.

Il punto è che mai nessuno, dal direttore del mio corso di laurea in UK, alle varie commissioni che hanno esaminato le mie domande di borse di studio, fino ai miei capi in azienda, si è mai permesso di etichettare Scienze della comunicazione come un’università per “scemi”. Anzi, hanno sempre apprezzato la capacità di guardare le cose da diversi punti di vista e coglierne aspetti che altri non riuscivano. E sì, io sinceramente penso che questo è qualcosa che ho appreso durante la mia triennale a Bologna, diventata “biennale”.

Ancora ricordo il mio primo esame di Geografia e, come tante volte mi capita durante i brainstorming con il mio team qui al lavoro, mi vengono in mente i collegamenti brillanti che quel prof sempre faceva… E poi penso a quante volte la Semiotica mi serve per impostare i miei discorsi e le presentazioni… Per non parlare degli esami di Psicologia, che tante volte mi sono tornati utili per affrontare i problemi che spesso sorgono nel lavoro di gruppo…

Con questo non voglio dire che molte cose nelle università Italiane non possano (e debbano) essere cambiate e migliorate. Ma ripeto: non è affatto vero che Scienze della comunicazione è un indirizzo inutile, che non ti dà lavoro o basi abbastanza solide per costruirti un futuro. Ovviamente molto dipende da come affronti il tuo percorso di studi, dalla tua lungimiranza, dalla tua voglia di metterti in gioco… E vabbe’. Ora devo scappare, se no rimarrei qui a scrivere per altre due ore, prof. Buona giornata e grazie ancora, Gaia.»

7 risposte a “Non è necessario “essere ricchi” per frequentare master all’estero. Se sei bravo/a, ci sono ottime borse di studio. Inoltre puoi lavorare

  1. Cara Prof, mi sono appena iscritto ad un master’s degree in marketing in Uk (che è poi legalmente la nostra specialistica anche se dura un anno) e la ragazza ha ragione: non bisogna essere ricchi.
    Ci sono dei buoni corsi già da 7-8000 euro ai quali va aggiunto il costo della vita per un anno che, escludendo Londra, non é poi così alto rispetto a Bologna e Milano o Roma soprattutto.
    Certo, c’è uno scarto di 5-6000 euro di tasse universitarie ma l’affitto di una casa e le spese quotidiane in Uk durano un anno e non due, quindi per un fuorisede italiano costa occhio e croce lo stesso quantitativo di denaro specializzarsi in Italia o Uk.
    Da considerare le maggiori possibilità di borsa di studio in Uk (ne ho presa una più per ars oratoria che per voto di laurea) e maggiore tempo per lavorare durante gli studi complice un sistema di studio diverso.
    Last but not least, una laurea che non ti classifica più come straniero e che è spendibile ovunque.
    Ciò con cui bisogna fare i conti è un processo di selezione completamente diverso dal nostro: il voto ha un’importanza relativa, contano invece le esperienze lavorative attinenti al percorso di studi, lettera di presentazione personale e referenze accademiche/professionali e ovviamente un ottimo livello di inglese.
    Ad ogni modo, mi farà piacere scriverle tra qualche mese per raccontarle la mia esperienza.

  2. grande Gaia. E basta. E’ così, per fare il lavoro che ti piace ti devi sbattere.

  3. Questa mail meno sbarazzina e un pochino più “spiegata” la preferisco decisamente. Alla Cosenza vorrei far notare che le sue osservazioni a volte sembrano sottendere che chi non ha fatto carriera sia per forza invidioso, come se fosse il principale elemento a qualificare le persone. A me in queste mail piacerebbe vederci qualcosa di più biografico e personale e anche qualche dritta per chi magari non avrebbe nemmeno pensato a fare l’esperienza raccontata. Senza dare notizie private, ovvio. Sennò il tutto si riduce a una cosa tra voi, una lettera di ringraziamenti con la sintesi di un cv, insomma.

  4. Questa lettera meno sbarazzina e un pochino più “spiegata” la preferisco. Però le osservazione di Cosenza sembrano quasi sottendere che chi non ha fatto carriera sia per forza invidioso (e viceversa) e che quindi fare carriera sia quasi l’unica componente qualificante di una persona. Che male c’è dietro un lettore che si chiede “come ha fatto?”
    A me piacerebbe vedere un elemento più biografico e personale nelle mail, senza scendere nel privato, ovvio. Avere delle dritte su come affrontare questi percorsi cui forse tanti non avrebbero forse nemmeno pensato. Sennò se quel che ha fatto Gaia poteva riuscire solo a lei, che valore testimoniale ha per gli altri ed esemplare per Scienze della Comunicazione? Da qui la sensazione di ostentazione, se non di Gaia, del post in sé. Si riduce ad una cosa tra di voi, una lettera di ringraziamento e un cv in sintesi, insomma.

  5. Dei rosiconi: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”

  6. Mi scuso per il doppione, da due diversi apparecchi. Approfitto per ringraziare Edoardo Martorelli per le info.

  7. Se ti laurei in Medicina trovi lavoro senza alcun bisogno di fare master. Ed è questo il punto. Diciamocelo in faccia la laurea in Scienze della Comunicazione è un aborto si è vero c’è chi lavora, anche io sto lavorando, se vogliamo nella mia attività di consulente commerciale mi può tornare utile la Linguistica, la Psicologia ecc… però l’attività che svolgo io la può svolgere anche chi ha la licenza media e soprattutto è un’attività che economicamente e moralmente non mi da nulla. In altre parole gli sbocchi della laurea in Scienze della Comunicazione non esistono semplicemente esistono lavori dove possono tornare utili determinate conoscenze apprese durante un percorso universitario ma tali conoscenze si apprendono anche in altri corsi di laurea come Psicologia, Filosofia o Lettere.

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