Talenti in fuga verso paesi stranieri, secondo quanto emerge dal lavoro che il giornalista Sergio Nava svolge da anni per il gruppo del Sole 24 Ore (quotidiano e radio). Vedi per esempio questo articolo di ieri sul suo blog “Fuga dei Talenti”: “Gli emigrati raddoppiati…”. Mammoni che tendono a rimanere in Italia, secondo quanto invece emerge dal video pubblicato una settimana fa dal team di TrueNumbers.tv. Attenzione però: l’articolo di Sergio Nava si riferisce al complesso di italiani e italiane che sono emigrati tra il 2010 e il 2014. Il video di TrueNumbers si riferisce solo ai giovani fra i 25 e i 34 anni.
Morale della favola: i numeri, le statistiche, i dati possono essere variamente selezionati, interpretati, usati, confrontati, per sostenere (quasi) tutto e (quasi) il contrario di tutto. È quella che chiamo la retorica dei numeri. Prendi alcune statistiche e le interpreti in un senso. Ne prendi altre (o addirittura le stesse) e le interpreti nel senso opposto.
Idea per una tesi di laurea: approfondire dati e statistiche su questo argomento e fare una ricognizione sul modo in cui negli ultimi due anni i media (giornali, televisioni, siti web: bisogna selezionare un corpus) li hanno riportati e interpretati. Per impostare la metodologia e il lavoro complessivo, vieni a trovarmi a Ricevimento.
Direi che in generale gli italiani sono piu’ mammoni di tante altre nazionalita’. Siccome vivo all’estero e lavoro in un ambiente internazionale e sono nella fascia di eta’ in cui si e’ piu’ o meno sposati e con figli, condivido esperienze di ricerca di ragazzi/e alla pari con i miei colleghi di altre nazionalita’. Prendiamo i francesi: per loro quando hanno trovato un/una au-pair che risponde all’annuncio, in pochi email la cosa e’ fatta e l’au-pair dice “Si’, vengo”. Quando si tratta di italiani: “Si’ ma devo parlarne con mia mamma” “Si pero’ per quanto tempo…” “Mi dispiace lasciare i miei amici”, etc…
I numeri assoluti non sono sempre cosi’ interessanti come i confronti.
Dimenticavo: bisognerebbe anche analizzare i motivi per cui si va all’estero. I cervelli in fuga mi ricordano qualcuno con un elevato grado di istruzione, che vuole far fruttare in qualche modo la sua istruzione o continuare a studiare e specializzarsi, le au-pair comprendono persone il cui grado di istruzione va dalla scuola media all’universita’ (finita o no). Non ha sempre molto senso paragonare la classe sei cervelli in fuga con quella (piu’ generica) dei mammoni.
Aggiungo che sono convinta che anche delle au-pair possono essere dei cervelloni, in fuga o no. (E ne ho conosciuta qualcuna).
I numeri vengono usati per sostenere tesi, ma non è detto che l’argomentazione sia consistente. Se i giovani fra i 24 e i 34 anni stanno a casa, non si può dire che nessuno va all’estero a lavorare (magari prima o dopo quella fascia di età.) e i tanti che vanno all’estero non esclude che chi rimane stia in casa dei genitori.
Giuste osservazioni quelle del video. Per essere però ancora più precisi si dovrebbe mostrare quale percentuale di quei 20-30-enni sono effettivamente laureati/dottorati e, nel confronto con gli altri paesi, si dovrebbe mostrare sia il numero delle fughe sia il numero degli arrivi.
Sono d’accordo con @Dioniso, quella è la statistica che potrebbe chiarire meglio la situazione.
Due volti della stessa brutta faccenda: in Italia un giovane non riesce quasi mai a diventare indipendente e metter su famiglia. Alcuni vanno all’estero, altri restano in patria dai genitori.
l’una e l’altra cosa