Archivi del mese: gennaio 2016

Tre Italia: la biondona svampita e l’uomo che paga per lei

Tre spot televisivo

Con la scomparsa di Belén Rodríguez dalle campagne Tim, credevo che le aziende di telecomunicazioni in Italia avessero finalmente smesso di associare marchio, tariffe e promozioni all’ennesimo corpo femminile, che non sta lì per nient’altro che per la sua bellezza. E invece no: nell’ultimo spot, Tre mette assieme  l’attore napoletano Carlo Buccirosso e la showgirl greca Ria Antoniou, con lui fa che l’uomo sbavante e pagante, e lei che fa la bellona, biondona e desiderante. Ma invece di desiderare («Carletto, è da tanto che avevo un desiderio…») ciò che lui spererebbe (allusione evidente), lei desidera solo Continua a leggere

Potere e bellezza, ovvero: in politica l’avvenenza è un vantaggio o un boomerang?

Cassero luglio 2015

Il 21 luglio 2015, nell’ambito della rassegna “La città delle dame”, ho tenuto al Cassero di Bologna una conferenza su «Il potere della bellezza», in cui ho proposto una riflessione sul ruolo che l’apparenza fisica svolge per donne e uomini che fanno politica, in Italia e all’estero. Un bel volto, un bel corpo sono sempre un vantaggio per chi occupa una posizione di potere o possono creare problemi? Ci sono differenze per donne e uomini? Come è trattata l’immagine del corpo del/la leader nella comunicazione politica italiana? Viene enfatizzata o neutralizzata? E all’estero cosa accade? Che nesso c’è fra l’estetica pubblicitaria e quella politica? Gli esempi che ho discusso sono tanti: da Pierluigi Bersani a Continua a leggere

Storytelling: a furia di nominarlo, non significa più niente. Peggio: sembra una brutta cosa

storytelling

Negli Stati Uniti si parla di storytelling dalla metà degli anni ’90. E lo si fa in moltissimi ambiti: dall’economia al diritto, dal giornalismo alla comunicazione d’impresa, dalla pubblicità alla comunicazione politica, dal marketing alla diplomazia internazionale, dalle scienze cognitive al management. All’epoca la moda fu così pervasiva, che si parlò di narrative turn, “svolta narrativa”. In Italia, che arriviamo sempre tardi, si parla di storytelling da una decina d’anni. Siamo in ritardo, è vero, ma alla fine abbiamo esagerato, perché oggi da noi la parola storytelling, come Continua a leggere

Quali sono gli ingredienti per uno storytelling di successo? Alcune risposte veloci

Teletopi_2015

A margine dell’incontro sul videostorytelling che si è tenuto l’11 dicembre scorso presso il mio Dipartimento, Ivan Cotroneo (scrittore e sceneggiatore), Celia Guimaraes (giornalista RaiNews24), Carmen Lasorella (giornalista Rai), Marco Massarotto (Doing, ex Hagakure), Alberto Nerazzini (giornalista d’inchiesta, Report) e io stessa abbiamo risposto in un minuto, massimo due, alla domanda «Quali sono gli ingredienti per uno storytelling di successo?». Ecco il risultato: Continua a leggere

Lavoro: ma in Italia i giovani quanti sacrifici sono disposti a fare?

giovane pigro

È frequente, per molti studenti e studentesse, e anche per molti/e neolaureati/e, fare lavori che non hanno nulla a che vedere con il loro percorso di studi, prima di trovare un’occupazione che sia coerente con ciò che hanno studiato: il/la barista, il/la commesso/a, il/la cameriere/a ai tavoli, e così via. Lo feci anch’io, a suo tempo, sia mentre studiavo sia dopo la laurea, come ho raccontato tempo fa. Frequente? Per la verità in Italia accade assai meno che negli Stati Uniti. Rileggi ad esempio “Lavorare mentre si studia: non solo è possibile, ma consigliabile”. A questo proposito mi arriva la testimonianza di Paola, che da qualche mese vive a New York e, dopo la laurea in Lingue, ha fatto per quasi due anni diversi lavori e lavoretti (anche lei come Federico) per mettere da parte i soldi che le permettessero di trasferirsi in USA. La sua impressione è che in Italia i giovani non abbiano, in generale, tanta voglia di fare sacrifici. Leggi qua: Continua a leggere

Da Scienze della comunicazione (Italia) a San Francisco (California)

Ragazzo manga

Nel dicembre 2013 pubblicai – come spesso per fortuna mi accade di fare – la testimonianza di Federico, un neolaureato in Scienze della comunicazione all’Università “La Sapienza” di Roma che “ce l’aveva fatta”. Non era un mio ex studente, ma ci teneva a raccontare la sua storia per incoraggiare tanti/e giovani che sentono quasi ogni giorno “svalutare”, diciamo così, il percorso di studi che hanno fatto (conosciamo tutti le battutacce su scienze delle merendine). In questi giorni mi ha scritto ancora, per raccontarmi cosa sta facendo oggi che si trova niente meno che a San Francisco, in California. Una bella testimonianza di coraggio, determinazione, capacità. Anche ambizione? Presunzione? Forse. Ma ci vogliono, in dosi giuste, anche quelle. Leggi qua: Continua a leggere

Gufi e controgufi. Perché Renzi fa bene a insistere con l’ottimismo

Think positive

Conosciamo bene le polemiche che sempre accompagnano l’ottimismo di Matteo Renzi: da un lato c’è la sua visione positiva dell’Italia (l’economia è in ripresa, la disoccupazione in calo, gli italiani sono pieni di potenzialità da sviluppare, eccetera), dall’altro lato stanno i “gufi”, che lo accusano di edulcorare la realtà con il cosiddetto storytelling, no, peggio, di nascondere la dura verità, di mentire: non è vero che l’economia sia in ripresa, – sostengono i gufi – non è vero che la disoccupazione stia calando, e gli italiani, delle loro potenzialità, non sanno che farsene se le cose vanno di male in peggio. Propongo qui di seguito una lista delle ragioni per cui credo non solo che Renzi faccia bene a insistere con l’ottimismo, ma sia di fatto l’unica scelta che ha. Continua a leggere