
Venerdì sul Fatto Quotidiano è uscito un mio articolo su tutto ciò che ritengo insopportabile nel modo in cui i media – soprattutto la televisione, ma non solo – stanno trattando la guerra in Ucraina. In 6 punti: (1) l’eccitazione di chi parla in studio; (2) il commento musicale; (3) le immagini sfocate; (4) l’insistenza sui bei volti; (5) la rissa; (6) la ripetizione ossessiva. Continua a leggere.
Ho letto con interesse ed attenzione l’analisi della Prof.,che ci offre una interpretazione esperta della comunicazione mediatica sul conflitto.Nelle riprese TV ed in altri network notizie,immagini, narrazioni e video tendono a spettacolarizzare,in forza anche dei mezzi utilizzati, anche gli aspetti più tragici e non tendono a commuovere,piuttosto a sollecitare una improvvisa emozione e a ricercare altre news con velocità e senza minima riflessione.Analogamente avviene nei talk show, anche blasonati, dove le voci e opinioni degli esperti si accavallano,promuovendo solo incertezza,agitazione e costante attesa di nuove novità negli ascoltatori piuttosto che offrire una informazione oggettivs e professionale.Potrei continuare,ma sarebbe una noiosa ripetizione.Forse si potrebbe presentare i video tragici senza commenti e altri ‘rumori’,accompagnati solo da un silenzio ,che diventerebbe eloquente,facendoci interloquire col nostro pensiero : i n pratica comprenderemmo meglio la tragicità della guerra se si facesse vedere solo i palazzi sventrati,i ponti e le case distrutti, i morti abbandonati tra animali inselvatichiti,le file dei profughi e coloro, che per impossibilità di fuga, si
rintanano nei sotterranei senza servizi essenziali, a cui nella normalità siamo abituati.Penso che una tragedia come questa dovrebbe essere resa dai network con più realismo e con meno chiacchiere, in taluni casi apparentemente dotte.Così come è stata comunicata la guerra fin qui,sembra una sceneggiata dove il male e il bene,il vissuto e il visto,diventano un flusso inarrestabile che ci distrae e ci allontana dall’esperienza o empatia del dolore e della solidarietà.Opinione personale.Una comunicazione efficace invece dovrebbe promuovere e coinvolgere anche il nostro pensiero e farci relazionare con i problemi e le
situazioni tramite un ideale feed-back,credo.In questo modo saremmo più partecipi alla storia,alle vicende, e non solo spettatori imbambolati dallo scorrere di un film continuo.
dico solo grazie. Lei ha sempre il coraggio di scrivere quello che molti pensano. Antonella
Pingback: Ucraina: l’insostenibile leggerezza della guerra spettacolo — D I S . A M B . I G U A N D O | pepp8
Quello che mi chiedo, però, è: è possibile oggi come oggi raccontare qualcosa senza spettacolarizzarlo? Ovvero: il pubblico si “appassionerebbe” (so che il termine è orribile per quanto sta succedendo, ma questo è ciò a cui punta chi racconta la guerra) a qualcosa che non sembra una serie Netflix?