Come sappiamo, dopo ogni campagna elettorale (anche la più infuocata), il giorno prima e il giorno stesso delle elezioni, i/le candidati/e, i partiti e le coalizioni devono tacere: è il silenzio elettorale, disciplinato da una legge del 1956, che vieta i comizi e le riunioni di propaganda elettorale, diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, l’affissione di manifesti e, nei giorni destinati al voto, ogni forma di propaganda entro i 200 metri dall’ingresso delle sezioni elettorali. La stessa legge permette, invece, la distribuzione di volantini a mano o nelle buche della posta, le telefonate e la messaggistica personale. È per questo che, nei giorni scorsi, siamo stati sommersi (chi più, chi meno) da mail, sms, messaggini su Whatsapp e Facebook che invitavano al voto, con testi più o meno improbabili e a volte persino scorretti, foto del/la candidato/a, simulazioni Continua a leggere
Un blog per studiare fare disfare comunicazione
di Giovanna CosenzaIn libreria e on line
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