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Mattia Santori dichiara di coltivare piantine di cannabis sul balcone. Sono ancora utili provocazioni del genere per sostenere una causa?

Nei giorni scorsi Mattia Santori, uno dei fondatori del movimento delle Sardine, oggi consigliere comunale del Gruppo Pd a Bologna, con deleghe al turismo, alle politiche giovanili, agli scambi internazionali e ai grandi eventi sportivi, in una intervista a Repubblica ha dichiarato di coltivare sul balcone di casa tre piantine di cannabis per uso personale. Apriti cielo. Come sempre, il mondo si è diviso in due: alcuni a difenderlo, altri ad attaccarlo. Cosa ne penso?

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Quando gli uomini e le donne che fanno politica usano i social media

Condivido anche qui un pezzo che è uscito sul Resto del Carlino il 30 novembre scorso. Avevo commentato l’incidento occorso a Erika Capasso, delegata a Quartieri e Immaginazione Civica del Comune di Bologna. Dopo avere postato sui social una storia con un’immagine tratta dalla pagina del movimento “Non una di meno”, aveva scoperto che conteneva una scritta offensiva per le forze dell’ordine. Puoi leggere il mio breve intervento qui di seguito.

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Indecisi e astensione a Bologna. Come in Italia

Oggi su Repubblica Bologna è uscito questo mio editoriale, col titolo «Se l’indeciso decidesse di scendere in campo»:

Anche a Bologna, che un tempo si distingueva per partecipazione civica, l’indecisione e l’astensionismo sono in crescita. Secondo l’ultima indagine di Ispo Ricerche, fra il 18 e 22 aprile il 39,1% dei bolognesi non aveva ancora deciso chi votare e il 4,1% era già sicuro di starsene a casa. Un sacco di gente, insomma, che i candidati corteggiano e inseguono in tutti i modi, perché è dalle loro scelte dell’ultimo minuto che dipende l’esito elettorale.

In questo, Bologna si è ormai allineata alle cosiddette democrazie mature: quando va bene, i cittadini si allontanano dalla politica perché pensano che il sistema funzioni a prescindere da chi lo guida; quando va male, perché rifiutano i partiti e chi li rappresenta.

L’identikit degli indecisi è fra i più difficili da fare: non solo età, sesso, istruzione, ma cosa pensano, che valori hanno e soprattutto perché sono indecisi. A Bologna, fra l’altro, mi pare siano ancora più inafferrabili e trasversali che altrove: possono essere giovani come anziani, donne o uomini, colti e meno colti, di destra o sinistra. E lo dico non tanto per impressioni soggettive, ma per aver valutato alcuni dati.

L’osservatorio Bologna Moodwatcher di Furio Camillo ha presentato in questi giorni il confronto fra un’indagine statistica sulle opinioni dei bolognesi condotta nel 1998, e una degli ultimi mesi. Dal confronto emerge un risultato sorprendente: a dispetto delle dicerie sulla sfiducia e stanchezza della città, in realtà se ai bolognesi chiedi cos’è per loro Bologna, rispondono, oggi con molta più enfasi del 1998, cose come «È un posto di cui vado orgoglioso», «È una città bellissima». Se poi gli chiedi di paragonarla a Firenze, Roma, New York o Parigi, rispondono oggi più di ieri – e la differenza è macroscopica – che tutto sommato qui si sta meglio.

E allora? Come si combina questo col fatto che, come si dice, «i bolognesi sono stufi»? Che molti sono indecisi e forse non voteranno? Si combina e comprende meglio se lo accostiamo a un altro tormentone di questi mesi: che la competizione elettorale sia stata piatta, i candidati non entusiasmanti.

È proprio perché i bolognesi si ostinano a difendere un’immagine ideale di Bologna, allora, che i candidati sembrano ancor meno interessanti di quanto sarebbero in un’ottica più realistica. È la differenza fra il sogno e la realtà, insomma: da un lato, un’immagine nostalgica e ideale della città, dall’altro candidati che non sembrano all’altezza del sogno. Va detto, a onor del vero, che confrontarsi con un sogno è duro per chiunque, anche il più capace.

Cosa vuol dire tutto ciò? Innanzi tutto che il bicchiere è mezzo pieno e che l’indecisione va intesa più in senso buono, perché i bolognesi pensano che tutto sommato il sistema regga a prescindere dal voto.

Bologna si è di fatto impoverita negli ultimi anni (lo dicono i dati 2009 dell’ufficio Programmazione del Comune), ma tutto è relativo: anche il paese, anche l’occidente stano peggio, e i bolognesi lo sanno.

Perciò, se gli chiedi un confronto con altre città, si tengono stretta la loro. Però a votare, «non so, forse sto a casa» o «forse voto a caso», perché «quei signori lì» non sono mica la Bologna «bellissima» che tutti hanno in testa.

L’indecisione può allora essere vista come un desiderio di evitare la realtà e rifugiarsi nel sogno. Ma la realtà va affrontata se si vuole crescere, cambiare, decidere in prima persona invece di aspettare che siano altri a farlo. Anche a Bologna.

Concorso per giovani videomaker

Lunedì 9 maggio dalle 10 alle 12 BolognAIL (Associazione Italiana contro le Leucemie) organizza un Open Day presso l’Aula Seràgnoli dell’Istituto di Ematologia, Pad. 8 del Policlinico S. Orsola, in occasione della prima edizione di Take Action, concorso per giovani videomaker promosso da BolognAIL e FlashVideo.it (del Progetto Giovani del Comune di Bologna).

Il concorso prevede l’ideazione e la realizzazione di uno spot per la campagna di sensibilizzazione sul volontariato e sulla lotta ai tumori del sangue.

L’Open Day permetterà ai videomaker interessati a partecipare, di approfondire i temi del concorso e incontrare ricercatori, medici, volontari e membri dell’associazione.

Il concorso Take Action è riservato a giovani videomaker di età compresa tra i 18 e i 35 anni e ha il patrocinio dell’Università di Bologna e del Comune di Bologna.

Testimonial d’eccezione sono Lucio Dalla e Giorgio Diritti.

Una giuria di esperti presieduta dal regista Pupi Avati valuterà l’efficacia del messaggio e l’originalità del video.

In palio:

  1. un progetto di collaborazione per la produzione di 5 spot di rilevanza nazionale presso ITC Movie, casa di produzione con sede a Bologna;
  2. una menzione speciale per uno/a studente/ssa universitario/a o un/a neolaureato/a da non più di 18 mesi che darà diritto a uno stage retribuito presso la redazione del portale FlashVideo.it (Progetto Giovani, Comune di Bologna).

La premiazione ufficiale avverrà il 21 giugno 2011, in occasione della Giornata Nazionale per la lotta contro le leucemie, i linfomi e il mieloma.

Per ulteriori informazioni e per partecipare all’Open Day:

fundraising chiocciola ailbologna.it
051-397483

www.ailbologna.it

www.flashvideo.it

BUONA PASQUA A TUTTI! 🙂

Studenti&Reporter

Parte oggi la prima puntata di una nuova rubrica (per ora quindicinale, poi vedremo) che sto curando, assieme agli studenti della laurea Magistrale in Semiotica, di cui da qualche mese sono presidente, per l’edizione bolognese di Repubblica: «Studenti&Reporter».

Faremo ricerche e inchieste sul territorio bolognese, nell’ottica di un civic journalism con tre anime: gli studenti, i giornalisti professionisti e il mondo accademico. E la mia mediazione. 🙂

Questo è il primo articolo, di Marco Salimbeni e Valentina Scattolari:

Il preservativo? No grazie. Le mille scuse dei giovani

E questa è la mia introduzione alla rubrica e alla prima inchiesta, che verte sul non uso del preservativo da parte dei ragazzi. Il resto, su carta.

LA RUBRICA

Studenti&Reporter nasce per sperimentare una nuova forma di collaborazione fra il giornalismo professionale e l’università. Abbiamo messo insieme alcuni studenti della laurea magistrale in Semiotica, una loro docente e la redazione di Repubblica Bologna, per fare ricerche e inchieste sul nostro territorio. Si parla sempre più spesso, oggi, di giornalismo partecipativo, che è il modo in cui i cittadini contribuiscono a diffondere notizie e opinioni, usando la rete e affiancando i professionisti. Si discute spesso, da un lato, della credibilità delle fonti non professionali; dall’altro, dell’importanza sempre maggiore che hanno per l’informazione.

Trovare un equilibrio fra giornalismo tradizionale e apertura alle nuove fonti non è facile. Studenti&Reporter ci proverà, combinando l’entusiasmo dei più giovani, l’esperienza dei professionisti e l’approfondimento accademico.

LA PRIMA INCHIESTA

Per cominciare affrontiamo un tema non abbastanza trattato dai media: la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale. Secondo gli ultimi dati dellIstituto Superiore di Sanità, nel 2009 in Italia ci sono stati circa nuovi 4000 casi di sieropositività e 1200 di Aids conclamato. Il 74% dei contagi avviene tramite rapporti sessuali, la maggior parte dei quali eterosessuali.

Nel 2009 l’Emilia-Romagna ha istituito un sistema di sorveglianza regionale sulla sieropositività, che include l’acquisizione dei dati 2007 e 2008 provenienti dall’Osservatorio provinciale di Modena e dall’Ausl di Rimini. Fra le regioni e province in cui è attivo il sistema, abbiamo scoperto che purtroppo nel 2008 l’Emilia-Romagna aveva il maggior numero di contagi, con 9,1 casi su 100.000 residenti.

L’Italia è uno dei pochissimi paesi europei che non fa quasi nulla per sollecitare le persone eterosessuali a usare il preservativo, che resta il metodo in assoluto più efficace per prevenire non solo il contagio di Hiv, ma tutte le malattie a trasmissione sessuale. L’argomento è infatti confinato al mondo LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender), come se solo loro dovessero usarlo. Forse si dà per scontato che questa pratica sia diffusa e normalizzata.

Però ci siamo chiesti: è proprio vero che i bolognesi lo usano? E cosa fanno le istituzioni locali? Per rispondere alla prima domanda siamo partiti dai giovani, intervistando i ragazzi delle scuole secondarie e gli studenti universitari. Per la seconda siamo andati in Regione, in Comune e all’Ausl di Bologna.

Un tirocinio videoludico

Come annunciato in gennaio, la Cineteca di Bologna ha aperto il primo Archivio videoludico in Italia. In questo periodo cerca uno/a stagista che lavori all’archivio con queste mansioni:

(1) relazioni con il pubblico,

(2) catalogazione,

(3) gestione dell’archivio,

(4) supporto all’organizzazione di eventi.

Dato il tipo di mansioni, la/lo stagista dovrebbe avere familiarità con i videogiochi, un minimo di conoscenza tecnica che le/gli permetta almeno di preparare le postazioni, e la capacità di rispondere alle eventuali richieste del pubblico (ad esempio, saper consigliare un gioco o un genere). Insomma, le normali attività di reference spostate sui videogiochi.

Per ovvie ragioni, suggerisco il tirocinio a studenti e studentesse che stiano valutando l’idea di fare una tesi sui videogiochi, perché in questo modo avranno subito a disposizione oltre 1000 titoli. E l’archivio sta crescendo a vista d’occhio… 😉

Per informazioni puoi telefonare o andare alla Biblioteca della Cineteca (dal lunedì al venerdì, ore 10.00-18.30), chiedendo di Andrea Dresseno o Matteo Lollini ed esplicitando che vieni da questo blog:

Cineteca di Bologna – Biblioteca Renzo Renzi
Via Azzo Gardino, 65/b, Bologna
Tel: (+39) 051.2194843

Diario di uno stalker

Giulia Giapponesi ha vinto il concorso «Contro la violenza alle donne» 2009, sezione università, con uno spot intitolato «Diario di uno stalker». Il concorso è un’iniziativa del Comune di Bologna, in collaborazione con la Cineteca di Bologna e FICE Emilia-Romagna.

Sono particolarmente felice e orgogliosa, per almeno tre motivi:

(1) Giulia è una mia laureanda;

(2) aveva appreso del concorso da questo mio post :-o;

(3) ha fatto tutto da sola, cioè non mi ha mai detto né di aver partecipato al concorso né tantomeno di averlo vinto (l’ho saputo da altri…).

Pubblico qui – Giulia mi ha autorizzata – uno stralcio della mail che le ho mandato quando ho visto lo spot. Nella speranza che le mie osservazioni possano essere utili anche ad altri.

Ciao Giulia,

Ho saputo che ha vinto il premio con lo spot «Diario di uno stalker». L’ho visto: molto carino, brava davvero! 🙂

Tuttavia faccio la prof e – perdonami – ho qualche osservazione, non te la prendere.

Mi piace molto il modo in cui hai costruito il crescendo narrativo: dal presunto amore all’aggressività violenta che via via emerge. Ma il problema è – come spesso accade nella comunicazione sociale (sbagliano spessissimo anche le agenzie, come ho più volte commentato sul blog): chi vuoi colpire con lo spot? Qual è il target?

Certo non può essere lo stalker, che NON non sarà minimamente toccato dalla storia che proponi, né tantomeno dal messaggio finale che gli rivolgi: uno stalker non si riconosce come tale, non riconosce come aggressive le proprie attenzioni verso l’oggetto del suo desiderio, né può essere indotto a riconoscerle da una semplice frase. E ti dico questo – bada bene – con la stretta consulenza di una collega psicologa clinica. Quando si toccano le psicopatologie, non si può fare a meno di lavorare in staff con validi psicologi e psicoterapeuti.

Ma spesso i comunicatori fanno l’errore (e hanno la presunzione) di lavorare da soli. Oppure si affidano a consulenti sbagliati, che fanno genericamente “gli psicologi” ma non hanno davvero esperienza clinica con chi è affetto da certi disturbi psichici.

Diverso è se pensiamo che lo spot sia rivolto alle donne, ai loro parenti e amici,
con l’idea di aiutarle/li a riconoscere in certe manifestazioni di crescente attaccamento qualcosa che prelude a violenza. Se lo pensiamo rivolto a questo target, lo spot è convincente: prova ne è l’angoscia che sale vedendolo.

Ma allora è sbagliato il modo in cui l’hai chiuso: dovevi pensare un claim che parlasse in generale di falso amore (o simili), o si rivolgesse direttamente alle donne, chiamandole in causa anche con le parole, oltre che con il simulacro visivo della ragazza che cammina.

Mi sono spiegata? Comunque complimenti ancora: sei stata bravissima. Ciao!