Da sempre, per suscitare il riso, la satira spoglia il politico della dignità che gli proviene dal potere e dal ruolo sociale, per ridurlo alle sue miserie umane, che includono forme di irrazionalità e stupidità, difetti fisici, bassi istinti. Al centro di questa riduzione sta spesso il corpo: niente di più facile, per rimpicciolire e degradare un politico, che focalizzare l’attenzione solo sul suo corpo, mettendone alla berlina i difetti: naso grosso, bassa statura, grassezza, e così via. Perciò, se nella prima Repubblica la satira se la prendeva con la gobba di Andreotti e il pancione di Spadolini, oggi ce l’ha con la bassa statura di Brunetta e i capelli tinti di Berlusconi. Va detto che concentrarsi sul corpo Continua a leggere
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