Archivi tag: Michele Emiliano

#natale, i politici e gli auguri su Twitter

Gli auguri sono un terreno di analisi interessante per chi si occupa di comunicazione: semplici o arzigogolati, originali o codificati, standard o personalizzati, implicano una certa capacità di gestire le relazioni private e professionali, in un equilibrio difficile fra ritualità dovuta e partecipazione più o meno sentita. Come tali, dicono molte cose sulla capacità di comunicazione di chiunque. A maggior ragione dei politici.

Holiday Wishes

Mi sono divertita a osservare come i politici italiani hanno fatto gli auguri di Natale su Twitter. A volte hanno dato prova di una buona padronanza sia del mezzo sia del rituale, a volte sono stati incerti, a volte solo banali. Limito al minimo i commenti e lascio ai lettori il giudizio. Gli esempi sono a campione: mi scuso con i politici che per brevità ho trascurato.

Auguri convenzionali. Fra i più semplici ci sono quelli di Rossi, presidente della Toscana: «Buon Natale a tutti». Casini, leader dell’Udc, li anima col punto esclamativo: «Buon Natale a tutti, auguri!». Poi c’è Vendola che, pur non eccellendo di solito per sintesi, stavolta è molto asciutto: «Buon Natale da Sinistra Ecologia Libertà», ma solo perché linka al profilo Facebook dove ci sono 10 righe firmate Claudio Fava; e perché su YouTube c’è una videolettera augurale di oltre 6 minuti.

Auguri personali. Gasparri, del Pdl, ci mette una citazione e il cuore: «“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare” (Seneca). Auguri di cuore a tutti». Giorgia Meloni, del Pdl: «Vi auguro di essere felici, orgogliosi di voi stessi e delle vostre famiglie. Vi auguro di saper guardare…» e prosegue su Facebook. Alfano, segretario del Pdl: «Spero abbiate trascorso una buona vigilia e un buon Natale e vi auguro di concludere al meglio questa bella giornata!». E Civati, del Pd: «Buon Natale, che sia una festa di speranza e prossimità».

Auguri per fare politica. Sono ad esempio quelli di Di Pietro, che il 24 dice di voler passare il #natale «con i 1500 operai di Fincantieri», «i 100 dipendenti dei treni notte che da stamattina stanno sui tetti» e «le decine di migliaia di precari che da anni fanno funzionare la scuola e in cambio continuano a ricevere sganassoni». Poi il 25 dice «#buonnatale: il cambiamento è possibile e a portata di mano. Proviamoci insieme».

Auguri con informazioni sulla vita privata. Paola Concia, del Pd, comincia il 24 dicembre: «In partenza per Francoforte dalla mia famiglia. L’amore ai tempi dello spread 😉 Buon Natale a tutte e tutti»; poi il 25: «Buon Natale dalla Germania ;-)». Nunzia De Girolamo, Pdl, comincia il 24 con: «Auguri per un sereno e felice natale. Buon Natale»; poi il 25 allude a uno spostamento: «Buon Natale… rotolando verso sud… :-)». Infine risponde ai singoli che le fanno gli auguri.

Auguri simil-privati in luogo pubblico. Fra i politici che hanno risposto più di tutti agli auguri dei cittadini ci sono i sindaci De Magistris, Idv, e Emiliano, Pd. De Magistris comincia il 23 dicembre mostrando la foto di una kit per scrivania «appena ricevuto dai collaboratori » e poi per due giorni non fa che rispondere (al ritmo di 4-5 tweet all’ora) con formule standard come: «Ricambio a te e famiglia». Non solo risponde, ma sottolinea di farlo: «È il mio primo natale da sindaco vorrei (e ho provato) portare i miei auguri a tutti». Finché il 25 si placa, mandando due sole risposte. Compulsivo come lui è Emiliano: non solo risponde a decine di tweet, ma lo fa in modo personalizzato e per giunta retwitta chi parla bene di lui, tanto che una follower ci fa caso: «L’autoreferenzialità nel retwittare chiunque ti faccia un complimento la dice lunga sui livelli di vanità. Dei magistrati». Ed Emiliano, sportivo, retwitta pure lei.

Senza auguri. A controbilanciare l’uso ossessivo che alcuni fanno di Twitter c’è il Pd: gli account di Bersani, YouDem e del Pd mandano l’ultimo tweet (senza auguri) il 22 dicembre. E poi tacciono fino al 26 incluso. Persino Renzi è sparito dal 24 al 26. Ma la virtù non starebbe nel mezzo?

È poi c’è la novità di Mario Monti (se non è un fake) che sceglie proprio il giorno di Natale per sbarcare su Twitter: «Buone Feste! in occasione di questa pausa natalizia, ho deciso finalmente di approdare su Twitter. Auguri, e benvenuti a tutti!».

Vedremo come i politici se la caveranno con gli auguri per l’anno nuovo, che sono sempre più impegnativi. A maggior ragione per l’anno che ci attende.

PS: Questo articolo è uscito oggi anche sul Fatto quotidiano.

Buon 2010

Quest’anno ti faccio gli auguri con un video realizzato da Proforma (e trovato grazie a Viralmente), l’agenzia di Bari che da tempo apprezzo perché ha curato due fra le pochissime campagne italiane di comunicazione politica degne di questo nome: quella di Nichi Vendola e Michele Emiliano (se poi in questi giorni i due stanno facendo una triste fine, non dipende da Proforma).

Molto più scialba e ingessata è stata la campagna per le primarie di Pier Luigi Bersani, che porta sempre la loro firma; spero per loro che resti un’eccezione.

Auguri, perché il 2010 sia per tutti davvero migliore.


Abbiamo parlato, fra l’altro, della campagna di Michele Emiliano in questi post:

La campagna per le amministrative di Bari, 3 giugno 2009

Bologna, Firenze, Bari, 30 giugno 2009

Graffiti e sindaci da Bologna a Bari, 13 luglio 2009

E di quella di Pier Luigi Bersani qui:

Quando il logo non centra. E soprattutto non basta, 2 settembre 2009

Graffiti e sindaci da Bologna a Bari

Ieri su Repubblica Bologna è uscito questo mio commento, col titolo «I graffiti tra sceriffi e scarabocchi».

———

Come promesso in campagna elettorale, a Bologna la prima azione del sindaco neoeletto Flavio Delbono è stata mettere in moto la macchina amministrativa per ripulire i muri sporchi della città. Da cosa? Dai «graffiti», dicono tutti. Dagli «scarabocchi» dice Delbono. Vorrei ripercorrere le principali implicazioni comunicative e simboliche di questa mossa. Non tutte positive, a mio avviso.

Il primo problema sta nel termine «graffiti». È vero che il dizionario riporta, come primo significato di «graffito», «qualunque segno inciso, scalfito su una superficie, spec. di pietra, metallo, intonaco e sim.» (De Mauro on-line). Dunque, alla lettera, chiamarli «graffiti» non sarebbe sbagliato. Ma è ormai da anni che a questa parola tutti associano subito – e strettamente – il «graffitismo» o «graffiti writing», cioè quel movimento artistico, impostosi negli Stati Uniti fin dagli anni Ottanta, per cui nelle città si realizzano pitture murali con bombolette spray.

Se li chiami graffiti la gente pensa al writing e si divide subito in due: quelli che ne pensano bene, pur facendo i distinguo del caso (non sempre sono «arte», non tutti sono «belli», eccetera), e quelli che ne pensano male (sono atti di vandalismo, imbrattano le pareti, sono illegali, eccetera). È chiaro che le cose sono più complesse e le distinzioni fra graffitismo, aerosol-art, street-art, tagging e semplici brutture sono più sottili.

Ma il senso comune funziona così: o buono o non buono.

Perciò un sindaco che li chiama «scarabocchi» finisce all’istante – anche se non vuole – dalla parte di quelli che ne pensano male. Il che, per una giunta di centrosinistra non è il massimo, visto che il graffitismo è collegato alle fasce più giovani della popolazione, con cui la sinistra fa fatica a dialogare, e agli studenti, con cui questa città non va sempre d’accordo.

Peggio ancora, poi, se il neoassessore Nicoletta Mantovani, con delega alle politiche giovanili, alla domanda che questo giornale le ha fatto: «Che ne pensa del piano anti-graffiti?» risponde: «Tutto il bene possibile. Che la città sia tremendamente sporca lo vedrebbe chiunque».

Peggio ancora, infine, se ricordiamo che nel 2007 un piano anti-graffiti fu avviato (e finì nel nulla) anche da Sergio Cofferati, da tutti denominato «sceriffo» anche per mosse (sbagliate) come questa. Vuole forse Delbono continuare questo infausto cammino?

Insomma, per ripulire i muri sporchi senza sbagliare, è sufficiente evitare la parola «graffiti»? Certo che no, anche se nella comunicazione politica le parole contano, eccome contano. Ma è ovvio che cambiare una parola non basta.

Come non basta nessuna azione basata su logiche esclusivamente negative: no graffiti, no sporcizia, no degrado. A ogni azione negativa va affiancata sempre un’azione costruttiva e positiva. Altrimenti l’immagine dello sceriffo, tutto censura e repressione, è dietro l’angolo.

Ma quali azioni positive? A Bologna sono tutte da studiare (o ristudiare, visto che progetti su questo tema giacciono in diversi cassetti dai primi anni 2000).

Suggerisco di dare un’occhiata – mutatis mutandis – a ciò che sta facendo Michele Emiliano a Bari, che ha già dato agli artisti un muro di 200 metri nel quartiere San Paolo e promette a breve un muro in ogni quartiere. E intanto studia un piano per ripulire Bari da ciò che arte non è.

———

Ecco il video con cui Emiliano ha presentato l’iniziativa in campagna elettorale:

Street art @ San Paolo

Bologna, Firenze, Bari

Tre città, tre sindaci Pd eletti al ballottaggio: Flavio Delbono, Matteo Renzi, Michele Emiliano.

Tre stili di comunicazione personale molto diversi.

Si vede da come sono scesi in piazza il 22 giugno, per esempio: specie mettendoli a confronto, vengono in mente tante cose.

Un po’ ne avevo già parlato QUI e QUI.

Tu che ne dici?

(Io dico che, a guardare i video, viene voglia di trasferirsi a Bari… :-D)

Flavio Delbono (festa in piazza Maggiore, Bologna)


Matteo Renzi (festa in piazza Santissima Annunziata, Firenze)

Michele Emiliano (festa in piazza della Prefettura, Bari)


La campagna per le amministrative di Bari

Da tempo volevo segnalare la campagna del sindaco di Bari Michele Emiliano, che in Italia si distingue per la capacità di coinvolgere i giovani e per l’uso adeguato e intelligente di Internet (finalmente!).

Non posso quindi che accogliere volentieri le riflessioni e la proposta di Giorgio, che mi scrive:

«Da frequente lettore del suo blog e da studente di semiotica a Bologna, vorrei segnalarle il sito del sindaco di Bari, e candidato sindaco, Michele Emiliano:

http://www.micheleemiliano.it/

Non so se lo ha già visto (credo di sì). Già a un primo sguardo si nota un gigantesco lavoro creativo da parte dell’Emilab. Ricordo a proposito un’analisi, presentata a un convegno a Imperia, di Francesca De Ruggieri [N.d.R.: Università di Bari, sede di Taranto] – articolo pubblicato su E/C [N.d.R.: puoi scaricare QUI il pdf] – in cui si prendevano in considerazione i tratti innovativi della campagna elettorale di Michele Emiliano nel 2004. Credo che possa essere una cosa interessante per una proposta di tesina triennale (o anche tesi specialistica) – visto che Bologna, e credo anche il Dipartimento di Comunicazione, pullula di studenti che provengono dal Sud, nonché dalla Puglia (come me) – o anche solo come segnalazione sul blog.

La sfida elettorale a Bari è tra l’attuale sindaco (Michele Emiliano) e colui che è stato sindaco nei due mandati precedenti (Simeone Di Cagno Abbrescia). Questo dato è stato ampiamente sfruttato negli spot elettorali per Emiliano, soprattutto in quello intitolato “Trailer: Il sindaco parte seconda”, dove Di Cagno Abbrescia è “il nemico che è tornato”. È inoltre possibile un confronto con il sito di Di Cagno Abbrescia:

http://www.simeonesindaco.it/

per valutare le differenze (faccio notare ad esempio lo stile di scrittura nei testi di quest’ultimo sito, che si contrappone all’uso del linguaggio popolare, con marcati tratti dialettali, nel sito di Emiliano: sembra l’opposizione “freddo vs caldo”).

Non mi dilungo oltre. Spero che la cosa possa in qualche modo interessare.
(PS: a scanso di equivoci, non sono un membro di Emilab!).»