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Ryan Air, Berlusconi e la differenza italiana

In questi giorni la home di Ryan Air in inglese si presenta così (clic per ingrandire):

Ryan Air inglese

Quella di Ryan Air in francese così (clic per ingrandire):

Ryan Air francese

Quella di Ryan Air in italiano si presenta invece in queste condizioni (clic per ingrandire):

Ryan Air Italia

Ringrazio Sandro, che è stato il primo a segnalarmi la homa italiana. Ryan Air aveva già scherzato sulle vicende di Berlusconi all’inizio di giugno (vedi l’articolo sul Corriere: Ryan Air “assolda” Berlusconi nel suo sito) suscitando molte proteste in rete e fuori. Evidentemente inutili, visto che siamo daccapo.

Mi pare già di sentire una possibile replica di Ryan Air (come di molti italiani:) «Che male c’è, a riderci su? Dobbiamo forse perdere il senso dell’umorismo?».

No, non dobbiamo. Ma su certe cose, in questo momento, non c’è più niente da scherzare. Aggiungo le parole di una giovane che mi ha scritto domenica:

«Cara professoressa Cosenza, sono Marcella Vezzoni, ho 23 anni e sto frequentando il programma double degree dell’Università Bocconi, grazie al quale sono contemporaneamente iscritta alla laurea specialistica in Marketing Management dell’Università Bocconi e al Master of Science in Strategic Management della Rotterdam School of Business. Attualmente sto facendo uno stage presso Philips, a Amsterdam, col ruolo di Market Intelligence Assistant.

Le scrivo perché vorrei esprimere il mio disagio rispetto alla pubblicità di Ryan Air che appare nella home-page del sito italiano. Vorrei cercare di spiegare il motivo del mio disagio rispetto a questa pubblicità.

Trovandomi all’estero, e in particolare in Olanda, devo quotidianamente affrontare la curiosità (che spesso sfocia in una sorta di derisione) delle persone che mi chiedono che ne penso di Berlusconi, del “bunga-bunga”, di Ruby, eccetera. Ho sempre formulato nel modo più serio possibile le risposte alle domande che mi vengono poste con ironia, e spesso con sarcasmo: dico di essere molto dispiaciuta per il mio Paese e che la situazione è in effetti molto grave, nonostante all’estero passi l’idea che tutto si riduca a una barzelletta.

La credibilità del nostro Paese all’estero è del tutto compromessa, e la cosa mi fa molto dispiacere, visto che, nonostante tutto, sono orgogliosa di essere italiana.

Quello che mi fa arrabbiare della pubblicità di Ryan Air (nello stesso modo in cui mi hanno fatto arrabbiare le mutande “bunga-bunga” di Intimissimi) è che in Italia si continua a prendere poco sul serio la situazione politica, a riderci su e a considerare Berlusconi come una barzelletta vivente, che in fondo va presa con ironia, con un sorriso sulle labbra, perché tanto “si sa com’è fatto”, “che ci vuoi fare”, eccetera.

In altre parole, ridiamo della nostra situazione tanto quanto ne ridono gli stranieri, anzi siamo noi a dare loro gli spunti per riderci sopra, dimenticandoci che ne dobbiamo e dovremo pagare noi le conseguenze politiche, sociali ed economiche.

Questo nostro atteggiamento contribuisce quindi a fare dell’Italia una nazione-barzelletta e degli italiani un popolo di comici.

Per riassumere, il motivo del mio disagio rispetto a pubblicità come quelle di Ryan Air è che mi rendo conto che ancora non si è capito che l’ironia in questo caso non è appropriata, che per ricostruire un’immagine credibile dell’Italia bisogna cominciare a prendersi seriamente e a considerare le cose con la gravità che vi si addice.

La ringrazio molto nel caso abbia deciso di leggere le mie riflessioni. Con i più cari saluti, Marcella.»

Le mutande Bunga Bunga Dance

Mi segnala Luca di Zeroviolenzadonne.it che dieci giorni fa Intimissimi ha lanciato le mutande per uomo «Bunga Bunga Dance»: vi compare la caricatura di una ragazza di colore che, sorridente, è inseguita da vecchiotti in giacca e cravatta che la rincorrono con la lingua di fuori, man mano spogliandosi. Ecco le mutande come appaiono in una vetrina di Genova.

Fronte e retro (clic per ingrandire):

Boxer Bunga Bunga Dance fronte  Boxer Bunga Bunga Dance retro

Ora, è chiaro il riferimento alle varianti di Bunga Bunga Dance che a fine 2010 sono state inventate da alcune palestre e discoteche italiane sulla falsariga della canzone parodistica di Elio e le Storie Tese (QUI il video di Elio). Le ritroviamo anche su YouTube (basta cercare «Bunga Bunga dance» o «ballo Bunga Bunga»), dove alcuni hanno tentato il colpaccio del video virale, sperando che per ottenerlo bastasse andare a traino dello scandalo Ruby e della parodia di Elio.

Non ci sono riusciti, però. Né mi risulta che le discoteche e le palestre abbiano per questo aumentato il loro fatturato nel 2010.

Mi stupisco che, prima di tentare il suo, di colpaccio, Intimissimi non abbia riflettuto sul silenzio che ha avvolto questi tentativi invernali. Una sordina che suppongo (e spero) si trasformerà in un flop per Intimissimi, specie ora che sono passati alcuni mesi e l’aria attorno a queste vicende si è fatta ancora più pesante.

Non penso infatti che saranno molte le italiane disposte a regalare queste mutande ai loro uomini, né che saranno molti gli uomini che le compreranno per sé o le regaleranno a qualche amico o parente, neanche per «fargli uno scherzo». È come dirsi o dire all’amico/fidanzato/parente «Sono/sei un vecchiaccio bavoso»; è come dirsi o dirgli che è meglio pagarsi una prostituta: «Tanto, nessuna donna mi/ti vuole». Chi può apprezzare uno scherzo del genere? In questo momento, in questa Italia?

Ma forse sono troppo fiduciosa nel buon gusto degli italiani e delle italiane. Staremo a vedere, chissà. Nel frattempo, propongo a tutti/e di scrivere a Intimissimi (che assieme a Tezenis fa parte del gruppo Calzedonia) una mail analoga a quella che ho appena spedito io (basta solo cambiare la conclusione, l’indirizzo è info chiocciola intimissimi.it):

«Spettabile azienda Intimissimi, ritengo che le mutande “Bunga Bunga Dance”, che avete da poco proposto, offendano:

  1. le giovani donne in generale e in particolare quelle di colore (rappresentandole come ben felici di farsi inseguire da vecchiacci bavosi),
  2. gli uomini italiani (rappresentandoli come vecchiacci brutti e ridicoli),
  3. le relazioni fra i generi sessuali (riducendole a un caricaturale inseguimento fra cacciatori e prede).

Ritengo inoltre che le mutande “Bunga Bunga Dance” danneggino l’immagine dell’Italia, visto che – seppure non commercializzate all’estero e nemmeno in tutta Italia – ricordano in modo macchiettistico ai turisti che in questo periodo visitano le nostre città una vicenda su cui non c’è nulla da scherzare.

Vi chiedo quindi di ritirare immediatamente dal commercio l’articolo, pubblicando una lettera di scuse ai consumatori e alle consumatrici italiane. Finché non lo farete, cesserò di acquistare prodotti del gruppo Calzedonia e userò tutti i mezzi che ho in rete (blog, Facebook, Twitter, Friendfeed, mailing list) e fuori dalla rete (centinaia di studenti a cui faccio didattica) per persuadere il maggior numero di persone possibile a fare come me. Cordialmente, Giovanna Cosenza».