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Ma neppure stavolta parlano di preservativo (2)

Due post anche oggi, perché è la giornata mondiale per la lotta contro l’Aids.

Questi gli ultimi dati pubblicati dal Ministero della Salute:

Sei italiani su dieci scoprono di aver contratto il virus Hiv a malattia conclamata. Ogni anno in Italia circa quattromila persone si infettano con HIV e in oltre il 90% dei casi il virus è acquisito per via sessuale.

Aumenta l’età media di infezione che sfiora i 40 anni. La modalità di acquisizione dell’infezione è cambiata rispetto al primo decennio dell’epidemia, quando in oltre il 70% dei casi veniva acquisita attraverso la tossicodipendenza.

Nel 2010 diminuisce l’incidenza di nuove infezioni rispetto allo scorso anno ma aumenta il serbatoio totale d’infezione di persone sieropositive che si stima siano circa 150.000.

Per questo il Ministero della Salute ha deciso di rimettere in circolazione lo spot dell’anno scorso, che invitava le persone fra 35-40 anni a fare il test Hiv. Sullo spot mi ero già arrabbiata un anno fa (vedi Ma neppure stavolta parlano di preservativo): regia di Ferzan Ozpetek, protagonista Valerio Mastandrea, il claim – non molto originale, ma diretto – è «Aids: la sua forza finisce dove comincia la tua».

Con questa scusa le istituzioni sanitarie italiane riescono – per l’ennesima volta – a NON invitare gli uomini – eterosessuali, omosessuali, bisessuali che siano – a usare il preservativo.

E allora lo ripeto anche quest’anno: il preservativo resta il metodo più semplice ed efficace per prevenire il contagio Hiv. A tutte le età, per tutti i generi sessuali, in tutti i paesi e le situazioni del mondo.

Sul NON uso del preservativo da parte dei ventenni avevo curato per Repubblica Bologna, assieme a Marco Salimbeni e Valentina Scattolari, studenti della laurea Magistrale di Semiotica, la prima inchiesta di Studenti & Reporter, uscita il 20 gennaio 2010. Eccola.

Sullo stesso tema – con la stessa indignazione – esce oggi la home di Nuovo e utile, dove trovi, fra l’altro, le slide della lezione che Annamaria Testa ha tenuto l’anno scorso nell’Aula Magna dell’Università Statale di Milano, in occasione dei 20 anni della LILA.


Studenti&Reporter 9 – Il futuro degli studenti

Oggi l’inchiesta di Studenti&Reporter, uscita su Repubblica Bologna, riguarda le difficoltà di inserimento dei neolaureati nel mercato del lavoro italiano, le cui condizioni di depressione cronica si sono ulteriormente aggravate con la crisi economica.

E infatti, un buon numero degli studenti che abbiamo intervistato già immaginano di fuggire all’estero.

Qui c’è l’inchiesta, condotta da Daniele Dodaro, Laura Mazzanti, Gloria Neri, Marco Salimbeni, Aura Tiralongo:

Lasciare l’Italia è il modo migliore

E questo è il mio pezzo introduttivo (Laureati e lavoro al tempo della crisi), che per comodità riporto anche qui:

Negli ultimi mesi a Bologna e in Emilia-Romagna si sono moltiplicate le iniziative di riflessione e dibattito sul rapporto fra la formazione universitaria e il mondo del lavoro, in svariate direzioni.

C’è il problema dell’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro: quanti sono i laureati che trovano subito lavoro? E che tipo di lavoro trovano? Quanto pagato?

C’è il problema della meritocrazia: per lavorare contano più il merito e la preparazione o le raccomandazioni?

C’è infine il problema della ricerca: Bologna è fra i primi 200 atenei finanziati dall’Unione Europea e nel 2008 era al secondo posto, in Italia, nell’ottenimento di finanziamenti nazionali PRIN, uno solo in meno della Sapienza di Roma, al primo posto.

Ma la situazione della ricerca italiana è allarmante: l’Italia spende solo l’1,1% del Pil in ricerca (dati OCSE), la metà dei paesi del G7 (2,2%) e ben al di sotto della media di investimenti dell’Europa allargata a 27 paesi (1,76%).

Nel contesto italiano l’Università di Bologna sta meglio di altre: i dati 2009 dell’osservatorio Alma Laurea dicono che il 50% dei nostri neolaureati, a distanza di un anno dalla laurea, ha già trovato lavoro, mentre una percentuale rilevante di quelli che non lavorano (il 28,6%) sono impegnati in ulteriori corsi di formazione o periodi di praticantato, e solo il 16,7% cercano e non trovano.

Ma a ben guardare i giovani trovano più contratti atipici (49,9%) e meno lavori stabili (32,1%), con un guadagno medio netto di 1.138 euro al mese per gli uomini e 913 per le donne, che non è molto.  Non sono tutte rose e fiori nemmeno a Bologna, insomma.

Non stupisce allora che il dibattito prenda sempre più spesso in considerazione il problema dei “cervelli in fuga”: giovani che decidono di abbandonare il paese per trovare lavoro o fare ricerca all’estero, dove si aspettano – e spesso trovano – stipendi d’ingresso più alti e carriere più rapide e meritocratiche. Data la situazione, abbiamo deciso allora di chiedere agli studenti come immaginano il loro futuro: pensano di lavorare in Italia o sono già pronti a fuggire all’estero?

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Qui le puntate precedenti di Studenti&Reporter:

Studenti&Reporter 8 – Bologna e i suoi giovani, fra graffiti e hip hop, 13 maggio 2010

Studenti&Reporter 7 – Il tramonto di Bologna visto dagli studenti, 21 aprile 2010

Studenti&Reporter 6 – La fabbrica delle ragazze immagine, 31 marzo 2010

Studenti&Reporter 5 – I ventenni e il viagra, 17 marzo 2010

Studenti&Reporter 4 – Il femminismo, che roba è? 3 marzo 2010

Studenti&Reporter 3 – Insicurezza reale e precepita, 17 febbraio 2010

Studenti&Reporter 2 – La movida Made in Bo, 3 febbraio 2010

Studenti&Reporter 1 – Presentazione, 20 gennaio 2010

Dalle radio libere alle micro web tv

Una micro web tv è una tv fatta in casa: bastano un computer, una telecamera e una connessione a banda larga. E difatti, in un paio d’anni il numero delle micro web tv italiane è passato da 42 nel 2008 a 88 nel 2009, fino a 240 all’inizio del 2010.

C’è un filo rosso che unisce le radio libere degli anni Settanta alle micro web tv, passando per le telestreet dei primi anni 2000? Possiamo considerarli esperimenti diversi, ma tutti legati più o meno dalla stessa idea di cittadinanza partecipativa?

A questa domanda cercheremo di rispondere oggi alle 18.30 presso la libreria Coop Ambasciatori (via Orefici 19, Bologna) per la presentazione del libro TV fai-da-web di Giampaolo Colletti, appena uscito per le edizioni Sole24Ore.

Cover TV fai-da-web

Oltre a me interverranno Roberto Grandi (Università di Bologna), Bruno Pellegrini (The Blog TV), Ciro D’Aniello (Orfeo TV), Giacomo Andreucci (Università di Bologna).

Modererà l’incontro Carlo Valentini (TG3).

Prenderanno parte ai lavori anche alcune micro web tv locali – che testimonano come l’Emilia-Romagna sia ricca da sempre di esperienze di partecipazione in rete – e i ragazzi di Studenti&Reporter.

Studenti&Reporter 8 – Bologna e i suoi giovani, fra graffiti e hip hop

Per l’inchiesta di Studenti&Reporter, uscita ieri su Repubblica Bologna, ci siamo occupati di gruppi giovanili, spazi urbani, graffiti e cultura hip hop.

Il mio pezzo introduttivo:

In viaggio nel conflitto tra i giovani e la città

L’inchiesta di Daniele Dodaro, Gloria Neri, Valentina Scattolari:

Dal mercato delle erbe alla Minganti: così i b-boys sono diventati un’attrazione

Un’intervista di Daniele Dodaro:

Eka, mamma e b-girl: «La bimba balla con me»

Riporto qui il mio pezzo introduttivo, che ha qualche dettaglio in più di quello uscito sul quotidiano:

Bologna è sempre stata ambivalente verso i gruppi giovanili che chiedono spazi per attività di socializzazione, svago, sperimentazione: a volte li accoglie e addirittura li coccola, offrendo strutture, risorse, visibilità; a volte si fa indifferente e perfino scostante, negando permessi e imponendo divieti.

Negli ultimi anni le polemiche sui graffiti e i muri sporchi hanno restituito un’immagine fuorviante del rapporto fra la città e i suoi giovani: come se i ragazzi, da un lato, portassero solo sporcizia e degrado; come se la buona amministrazione, dall’altro, fosse solo una questione di intonaco sui muri.

Abbiamo deciso allora di fare una ricognizione sui gruppi giovanili che vivono gli spazi del centro e delle periferie bolognesi, sui loro simboli e rituali.

E abbiamo deciso di cominciare dalla cultura hip hop, perché è connessa ad alcune pratiche di graffitismo e writing, ma solo a quelle che gli esperti classificano come «artistiche», non agli scarabocchi che il commissario Cancellieri promette di ripulire, riprendendo iniziative avviate – e interrotte – da Cofferati nel 2007 e Delbono prima delle dimissioni.

Ma il mondo hip hop non si esaurisce nei graffiti. Sono parte integrante di questa cultura, infatti, alcune pratiche legate all’ascolto e alla produzione di musica funk, breakbeat, rap: ad esempio il cosiddetto MCing, che è il canto rappato dei Masters of Ceremonies, capaci di improvvisare rime su qualsiasi base musicale e pure sul silenzio, e il DJing, che è l’attività dei Disc Jockeys volta a creare mix di suoni limpidi e definiti. Ma è hip hop anche un certo abbigliamento informale, contraddistinto da magliette colorate, pantaloni larghi con tasconi (i dickies) e gazzelle Adidas ai piedi, unico marchio che i ragazzi si concedono, perché il resto deve essere rigorosamente povero e non griffato (a Bologna si riforniscono in Montagnola, dove trovano pezzi vintage a basso prezzo).

È infine tipica della cultura hip hop soprattutto la danza di strada detta b-boying, a tutti meglio nota come breakdance, che nelle palestre si semplifica e combina con la danza jazz e contemporanea, finendo nei cosiddetti corsi di hip hop.

Allora ci siamo chiesti: dove si incontrano, in quali strade e piazze si allenano i b-boys e le b-girls bolognesi? Come li vedono i cittadini e i commercianti? E abbiamo scoperto una storia che comincia con la danza, passa dai graffiti e finisce nella civile convivenza. Per fortuna Bologna e i suoi giovani sono molto più interessanti e vivaci di come a volte la politica li rappresenta.

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Qui le puntate precedenti di Studenti&Reporter:

Studenti&Reporter 7 – Il tramonto di Bologna visto dagli studenti

Studenti&Reporter 6 – La fabbrica delle ragazze immagine

Studenti&Reporter 5 – I ventenni e il viagra

Studenti&Reporter 4 – Il femminismo, che roba è? 3 marzo 2010

Studenti&Reporter 3 – Insicurezza reale e precepita, 17 febbraio 2010

Studenti&Reporter 2 – La movida Made in Bo, 3 febbraio 2010

Studenti&Reporter 1 – Presentazione, 20 gennaio 2010

Studenti&Reporter 7 – Il tramonto di Bologna visto dagli studenti

Per l’inchiesta Studenti&Reporter, uscita oggi su Repubblica Bologna, abbiamo lavorato su una lamentazione ricorrente fra i bolognesi, per cui Bologna «non sarebbe più quella di una volta» (un po’ come le stagioni). Abbiamo chiesto agli studenti dell’ateneo cosa pensano del «tramonto di Bologna», come è stato chiamato dal cardinale Caffarra – l’ultimo ad aver ripreso, a modo suo, la questione.

Puoi scaricare il risultato dell’inchiesta, condotta da Daniele Dodaro, Laura Mazzanti e Marco Salimbeni, seguendo questo link: «La città è promossa, anche se mense e affitti non piacciono ai ragazzi» (dalla rassegna stampa di Unibo Magazine).

E QUI c’è il mio pezzo introduttivo:

Il giorno di Pasqua il cardinale Caffarra, durante l’omelia in San Pietro, ha definito Bologna una città destinata ad «avviarsi sul viale del tramonto». È un monito a cui la chiesa ci ha abituati da anni: da quando Biffi, nel 1985, lanciò la celebre definizione di Bologna «sazia e disperata», molti l’hanno ripresa, per ribadirla e adattarla ai tempi, o negarla polemicamente. Lo stesso Caffarra, ad esempio, l’ha menzionata più volte negli ultimi anni, parlando di Bologna ora «sfregiata e disperata», ora «non più sazia ma disperata».

A prescindere dalla chiesa cattolica, che vuole sempre sottolineare il proprio ruolo educatore e moralizzatore contro il materialismo e individualismo dei bolognesi, l’idea di una «Bologna in declino» o «al tramonto» torna spesso anche in altri ambiti, perché si sa: lamentarsi dei mali della città è uno dei passatempi preferiti dai bolognesi.

Siamo dunque di fronte al solito luogo comune? In parte sì, anche se non si può negare che, negli ultimi anni, il lamento si sia fatto più acuto e frequente, specie per quanto riguarda le politiche culturali e la sicurezza cittadina (si veda l’inchiesta di Studenti&Reporter il 17 febbraio 2010).

Inoltre, la crisi economica ha contribuito al malessere generale con numerosi e fondati motivi. Non a caso, subito dopo Pasqua, le parole di Caffarra sono state riprese persino dalla Fiom-Cgil, che le ha collegate ai problemi di migliaia di lavoratori del settore metalmeccanico, che sono in cassa integrazione e hanno prospettive assai incerte.

Insomma, l’impressione generale è che oggi lo stereotipo di Bologna «sul viale del tramonto» possa essere più fondato di una volta. È a partire da queste considerazioni, allora, che ci siamo chiesti: come la vedono i ventenni su questo punto? Credono anche loro che Bologna sia in declino? E cosa pensano gli studenti fuori sede che, avendo scelto di studiare a Bologna, forse ne avevano un’immagine positiva? Le loro aspettative sono state soddisfatte o deluse?

Come vedremo, la maggioranza dei giovani che abbiamo intervistato – residenti o meno – danno prova di grande concretezza: non lanciano anatemi contro la città in cui vivono e studiano, ma individuano chiaramente diversi problemi.

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Qui le puntate precedenti di Studenti&Reporter:

Studenti&Reporter 6 – La fabbrica delle ragazze immagine

Studenti&Reporter 5 – I ventenni e il viagra

Studenti&Reporter 4 – Il femminismo, che roba è? 3 marzo 2010

Studenti&Reporter 3 – Insicurezza reale e precepita, 17 febbraio 2010

Studenti&Reporter 2 – La movida Made in Bo, 3 febbraio 2010

Studenti&Reporter 1 – Presentazione, 20 gennaio 2010

Studenti&Reporter 6 – La fabbrica delle ragazze immagine

Oggi l’inchiesta di Studenti&Reporter su Repubblica Bologna parla di ragazze che vendono la propria immagine per guadagnarsi da vivere.

Questo è il mio pezzo introduttivo, seguito da due interviste:

In un mondo in cui l’ingresso nel lavoro è sempre più difficile, precario e sottopagato soprattutto per le donne, molte ragazze usano la loro immagine per guadagnare qualcosa: hostess, ragazze immagine, cubiste sono alcuni dei ruoli più noti.

Non tutte sognano di entrare nello spettacolo: molte si pagano gli studi in attesa di altre occupazioni.

Abbiamo fatto una ricognizione sulle agenzie bolognesi che lavorano nel settore. La maggior parte offrono, più in generale, servizi locali di organizzazione eventi; pochissime sono sede locale di realtà nazionali e internazionali che operano nello spettacolo. Non tutte le ragazze si rivolgono alle agenzie, molte si mettono in proprio. Ecco le principali mansioni.

La promoter indossa magliette sponsorizzate e distribuisce volantini e gadget per circa 50 euro al giorno. La hostess, in rigoroso tailleur, offre accoglienza clienti e servizi di traduzione durante convegni, fiere, eventi, per circa 80 euro a giornata di 8 ore.

Delle promoter e hostess, il 70% sono studentesse fra 18 e 26 anni.

Poi ci sono i veri e propri ruoli “di immagine”, in cui la bellezza fisica ha il ruolo più importante.

La ragazza immagine, per minimo 150/200 euro a servizio, semplicemente sta ferma in abito elegante o in costume durante fiere, eventi o feste, prestandosi a foto con prodotti, clienti e ospiti; in caso di necessità, si rifiuta di fare qualsiasi cosa. La driver, in pantalone nero e camicia bianca, si fa offrire da bere dai clienti di un locale, per un compenso di circa 80 euro a serata di un paio d’ore. La cubista balla sui cubi in discoteca, pagata minimo 100 euro per 3 o 4 ore di lavoro. L’accompagnatrice, infine, fa da partner a clienti importanti in cene e summit di lavoro, anche fuori sede e all’estero; completamente spesata, prende un minimo di 1000 euro a servizio, più una diaria variabile.

INTERVISTA 1: «Allevavo e istruivo Top Class: me le portavano i genitori», di Aura Tiralongo

INTERVISTA 2: «In discoteca mi guardavano tutti: l’ho fatto diventare il mio lavoro», di Aura Tiralongo

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Qui le puntate precedenti di Studenti&Reporter:

Studenti&Reporter 5 – I ventenni e il viagra

Studenti&Reporter 4 – Il femminismo, che roba è? 3 marzo 2010

Studenti&Reporter 3 – Insicurezza reale e precepita, 17 febbraio 2010

Studenti&Reporter 2 – La movida Made in Bo, 3 febbraio 2010

Studenti&Reporter 1 – Presentazione, 20 gennaio 2010

Studenti&Reporter 5 – I ventenni e il Viagra

Oggi l’inchiesta di Studenti&Reporter su Repubblica Bologna parla dell’uso di Viagra e analoghi da parte dei ventenni.

Qui sotto c’è il mio pezzo introduttivo, affiancato da due interviste:

«Nel sexy shop almeno 20 ragazzi la settimana me lo chiedono», di Marco Salimbeni.

«In palestra lo usano in tanti: serve in gara e in discoteca», di Valentina Scattolari.

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Da quando nel 1998 nacque il Viagra, l’Emilia-Romagna è stata spesso indicata, assieme al Lazio e alla Toscana, fra le regioni italiane con più alto consumo di farmaci contro l’impotenza maschile (non solo Viagra, ma anche Cialis e Levitra), mentre Bologna, con Rimini e Modena, è sempre stata fra le prime dieci città della classifica nazionale.

I dati del 2009 diffusi a febbraio dall’Ordine dei farmacisti hanno mostrato un ulteriore aumento nella provincia di Bologna: nel 2009 le vendite di Viagra sono passate da 73.500 a 79.500 confezioni, mentre sono state vendute 70.200 scatole di Cialis, circa il 19 per cento in più rispetto al 2008.

Mentre molti si illudono ancora che questi farmaci siano usati solo da uomini anziani con disfunzioni erettili, in realtà da almeno tre anni si parla di un uso crescente fra i più giovani. Di solito il significato di “giovane” varia a seconda dei commentatori e delle indagini: più spesso si parla di 30 e 40enni, ma ultimamente anche di 20enni.

Controllare quantitativamente la diffusione del Viagra fra i 20enni è più difficile che in altre fasce d’età, per un motivo fondamentale. In farmacia questi prodotti costano troppo per un ragazzo: circa 50 euro una confezione di quattro compresse di Viagra, attorno a 80 euro una di Cialis. Su internet, invece, i prezzi sono molto più bassi. È chiaro allora che un 20enne, magari studente e comunque con scarsa disponibilità economica, tende ad acquistare questi farmaci a un prezzo inferiore su internet, che è meno controllabile della vendita in farmacia. Anche per questo, dunque, un 20enne sarà poco disponibile a rispondere in modo sincero alla domanda «usi il Viagra?». È più facile che finga di parlare per sentito dire, e cioè di amici e conoscenti che lo fanno, mentre lui no.

Il che rende difficile anche l’indagine qualitativa, oltre che quantitativa.

Eppure, facendo una ricerca su Google, si trovano decine e decine di forum, blog, siti in cui, coperti dall’anonimato, uomini di tutte le età, anche giovanissimi, dicono di usare abitualmente questi prodotti, discutendo con perizia pregi e difetti di Viagra, Cialis e Levitra.

E a Bologna basta tendere l’orecchio in una palestra qualsiasi per ascoltare conversazioni maschili che associano il Viagra agli anabolizzanti.

Per saperne di più ci siamo mossi in due direzioni: le farmacie e le palestre. Speravamo che, prima o poi, qualcuno parlasse. E in effetti è stato così. Inaspettatamente, siamo pure finiti in un sexy shop, perché spesso – abbiamo scoperto – i ventenni suppongono, sbagliando, che vi si possa acquistare Viagra a buon prezzo e senza ricetta.

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Qui le puntate precedenti di Studenti&Reporter:

Studenti&Reporter 4 – Il femminismo, che roba è? 3 marzo 2010

Studenti&Reporter 3 – Insicurezza reale e precepita, 17 febbraio 2010

Studenti&Reporter 2 – La movida Made in Bo, 3 febbraio 2010

Studenti&Reporter 1 – Presentazione, 20 gennaio 2010