Le immagini dei poliziotti che l’altro giorno a Torino si sono tolti il casco, fra gli applausi dei manifestanti, fanno ancora discutere: l’hanno fatto per dimostrare che condividevano le ragioni della protesta? l’hanno fatto per solidarietà umana? o perché è per loro normale farlo, ogni volta che vengono meno le condizioni di pericolo che li costringono a proteggere la testa da percosse e lanci di oggetti? Già la sera di lunedì una nota della questura precisava Continua a leggere
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Poliziotti che si tolgono il casco: un gesto perfetto
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L’educazione dei lampedusani
Lampedusa è un blocco di roccia calcarea bianca e piatta, che dista 113 km dalla Tunisia e 205 dalla Sicilia, ha una superficie di 20,2 km quadrati e una popolazione di circa 5.600 residenti.
Linosa – che è la seconda isola abitata delle Pelagie, ha solo 5,43 km quadrati di superficie e circa 450 residenti – si trova 42 km a nord est di Lampedusa e solo per questo si salva in parte dagli sbarchi: i barconi vi approdano solo se sbagliano rotta.
A Lampedusa, invece, in questi giorni i tunisini hanno superato i residenti: ieri erano circa 6000 (alcuni dicono di più) e continuano ad arrivare.
Conosco bene sia Lampedusa che Linosa, dove sono stata molte volte negli ultimi dieci anni, assistendo alle prime migrazioni dal nord Africa, all’inizio degli anni 2000. Conosco bene la dolcezza, disponibilità umana e capacità di accoglienza degli abitanti di quelle isole.
Perciò non mi stupisco della civiltà con cui i lampedusani hanno protestato in questi giorni. Sull’isola i migranti giacciono per strada, accampati alla meno peggio, vengono sfamati dai residenti più che dall’esercito e dallo stato, e alcune zone dell’isola sono diventate latrine a cielo aperto. La rabbia dei tunisini è sul punto di esplodere e giustamente le famiglie cominciano ad avere paura.
Perciò ieri i pescatori hanno formato un cordone di barche per impedire l’accesso al porto: una protesta dignitosa e mite. E le donne hanno rovesciato giusto qualche cassonetto, per sottolineare i rischi igienici della situazione.
Ma ciò che più mi ha colpita erano i cartelli, gli striscioni: il più aggressivo, ripreso da molti giornali e televisioni, era «BASTA, SIAMO PIENI». In un mondo in cui il turpiloquio riempie la bocca di tutti, inclusi i politici, è oltretutto una rara lezione di buona educazione.
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