In Italia le iniziative neofemministe degli ultimi anni sono state spesso tacciate di «moralismo» e «bacchettonismo». Accusa pretestuosa ma astuta, perché pare mettere le donne in contraddizione con se stesse: ma come – si dice loro – negli anni Sessanta e Settanta lottavate affinché il corpo fosse esposto e la sessualità liberamente esercitata, e ora vi arrabbiate perché si fa?
La differenza sta nel come, perché e in quale contesto si fa, naturalmente. Cosa che le neofemministe di volta in volta precisano. Ma che l’accusa sempre trascura.
È vero però che al neofemminismo italiano manca, oggi, una riflessione sulla sessualità che sia paragonabile a quella che avvenne negli anni Settanta, quando milioni di ragazzine crescevano prestandosi e scambiandosi Noi e il nostro corpo, tradotto in italiano da Feltrinelli nel 1974, e il Rapporto Hite, tradotto in Italia da Bompiani nel 1977. Il primo è stato riscritto nel 2006 dalle femministe americane (c’è anche il sito Our Bodies Ourselves), ma non mi risulta sia stato ritradotto in italiano. Il secondo è stato tradotto da Bompiani nel 2006, ma non mi risulta che da noi abbia avuto oggi l’impatto che ebbe ieri.
L’idea diffusa, credo, è che in Italia sul sesso non ci sia più niente da dire né imparare. E che le ragazzine e giovani donne di oggi siano molto più consapevoli e libere delle loro madri e nonne. Ma ne siamo così sicure e sicuri?
Lascio aperta la domanda e passo a una lettura che ho fatto in questi giorni. È Godete! della giornalista Alessandra Di Pietro, un libricino pubblicato da ADD Editore. Parla di orgasmo, chirurgia vaginale, erotic shop, pornografia femminile, sesso in gravidanza, sesso âgé, asessualità e altro, con leggerezza, semplicità e in poche piccole pagine. Un po’ come si fa nei giornali femminili (Alessandra scrive fra l’altro su Gioia), ma senza le banalizzazioni che spesso vi si trovano.
Un libricino «pop» e «generalista» nel senso buono di queste parole: qualcosa che possono leggere le adolescenti coi morosi, le mamme e nonne coi mariti, i single e gli accoppiati. A destra come a sinistra, vivaddio. Niente a che vedere con le ponderose ricerche degli anni Settanta. Niente a che vedere con gli stereotipi che aleggiano attorno alla parola «femminismo», anche se alla fine (sorpresa!) l’autrice dichiara:
«Sono femminista, e non abbiate paura della definizione politica e morale più bella che io ho per ogni donna amante di se stessa, delle altre e degli uomini» (p. 91).
Insomma, per spolverare femminismo e neofemminismo dalla coltre di stereotipi, io partirei da questo libricino semplice semplice. Regalandolo a una coppia di adolescenti, per esempio. O di nonni. Ma anche a un ragazzino di 15 anni. Con una dedica personale, un sorriso e un ordine: godete!
🙂