Oggi l’inchiesta di Studenti&Reporter su Repubblica Bologna verte su donne e femminismo, collocandone i problemi fra la realtà economica del paese e gli stereotipi negativi che gravitano attorno alla parola «femminismo».
Questa è l’inchiesta di Daniele Dodaro, Valentina Scattolari, Aura Tiralongo, che hanno intervistato ragazze e ragazzi di tutto l’ateneo bolognese:
“Il femminismo? Roba anni ’70”. Anche le ragazze lo rifiutano
Questo è il mio pezzo introduttivo, un po’ più lungo di quello apparso su Repubblica:
Si avvicina l’8 marzo e come sempre si parlerà di donne. Ma quest’anno a Bologna c’è stato il cosiddetto Cinzia-gate, che è arrivato all’attenzione nazionale mescolandosi alle vicende del premier in modi spesso fuorvianti e vischiosi. Il che ha prodotto più gossip e curiosità morbosa che analisi lucide, equilibrate.
Parlare di donne in questo contesto è più difficile, perché da un lato si presta a strumentalizzazioni politiche che non c’entrano nulla con i problemi delle donne, i quali stanno a destra come a sinistra. D’altro canto si presta a stupidaggini del tipo: stai con Cinzia o Flavio? Che non hanno nulla a che vedere, ancora una volta, con i problemi reali.
Vogliamo contribuire alla riflessione in due modi. Innanzi tutto riportando il discorso sulle donne all’ambito economico, che spiega molte cose.
Se le donne vendono il corpo a uomini di potere, e se per le più svariate ragioni – inclusa la vendetta e il risarcimento – chiedono soldi agli uomini più spesso che viceversa, è perché lavorano meno e hanno meno soldi degli uomini.
Nell’agenda di Lisbona del 2000, l’Unione europea si proponeva di portare al 60% l’occupazione femminile; ma i dati Eurostat sull’Italia a marzo 2009 parlavano ancora del 46,3% di occupate, contro il 68,5% di uomini: quasi 14 punti sotto la soglia di Lisbona e circa 12 sotto la media europea.
Vale inoltre la pena ricordare che ogni anno il World Economic Forum classifica 134 paesi sulla base delle differenze di genere in quattro ambiti: economia, politica, educazione, salute. Ebbene, nel Report 2009 l’Italia è al 72° posto. Il che significa non solo che stiamo dietro a Islanda, Finlandia, Norvegia e Svezia, che occupano le prime 4 posizioni, ma dietro a paesi che forse non avremmo detto: dall’Argentina (24°) alla Namibia (32°), dalla Thailandia (59°) alla Romania (70°).
In secondo luogo abbiamo cercato di rispondere a una domanda che ultimamente si sente spesso: se è vero che in Italia le donne sono subalterne, perché non si ribellano come fecero le femministe? Le possibili risposte sono molte. Una radice del problema, credo, sta negli stereotipi negativi che molti oggi associano alla parola “femminismo”. È proprio per snidarli che abbiamo chiesto ai ventenni: “Se dico la parola femminismo, o femminista, cosa ti viene in mente?”. Li abbiamo lasciati parlare. L’idea di femminismo che emerge non è incoraggiante.
Questo il pezzo su Repubblica:
L’8 marzo degli stereotipi che taglia fuori i veri problemi
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Qui le puntate precedenti di Studenti&Reporter:
Studenti&Reporter 3 – Insicurezza reale e precepita, 17 febbraio 2010
Studenti&Reporter 2 – La movida Made in Bo, 3 febbraio 2010
Studenti&Reporter 1 – Presentazione, 20 gennaio 2010