Archivi tag: Annamaria Testa

Migranti: solidarietà e accoglienza insegnando la lingua italiana

Migranti

A proposito delle raccolta che sta facendo Valigia Blu di storie positive sull’accoglienza che moltissimi italiani mettono in atto ogni giorno nei confronti di migranti che vengono da tutto il mondo, segnalo la storia che appare oggi su Nuovo e utile. Ilaria si laureò con me in Semiotica ormai diversi anni fa. Da anni lavora a Milano con Annamaria Testa, che le ha chiesto di raccontare l’esperienza che sta facendo da tre anni. Ecco le sue parole:
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Nel bene o nel male, purché se ne parli. Come uscirne?

Riprendo questo vecchio post, perché è un argomento su cui continuamente si discute – ancora! – nel mondo della comunicazione, online e offline. E perché quasi ogni giorno qualcuno mi interroga su questo tema.

D I S . A M B . I G U A N D O

Il detto «Nel bene o nel male, purché se ne parli» (e simili) parafrasa un brano de Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde (1890): «There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about».

Portrait of Oscar Wilde

Da anni è diventato il motto con cui si giustifica la comunicazione più volgare, aggressiva, sguaiata. In pubblicità come in politica, in televisione come sulla stampa e su internet.

È una frase stranota, al punto che vi fanno ricorso non solo i comunicatori di professione, ma tutti quelli che vogliono mostrarsi furbi e disincantati nell’interpretare la comunicazione, quelli che vogliono dar prova di saperla lunghissima: se qualcuno si lamenta di certi eccessi, il sapientone di turno è pronto a replicare: «Ma dove vivi? Non sai che la comunicazione funziona così? Parlino bene o male, purché parlino. Svegliati, baby».

In effetti il detto mette…

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#cheFare – Premio per progetti culturali di innovazione sociale

cheFare

cheFare è un’associazione culturale non profit fondata da un gruppo di attivisti culturali che vogliono trovare strategie migliori per promuovere la cultura. È uno spazio che permette ad associazioni e imprese profit e non profit di svilupparsi, dando vita a collaborazioni diffuse e attivando network territoriali. cheFare lancia la terza edizione dell’omonimo bando, un premio che promuove cultura e innovazione con il contributo di 150.000 euro. L’iniziativa è rivolta al Continua a leggere

La petizione #dilloinitaliano: cosa farà, in concreto, l’Accademia della Crusca

Dillo in italiano. Petizione

Dopo il successo della petizione #dilloinitaliano lanciata da Annamaria Testa a metà febbraio (a oggi conta quasi 70.000 firme, ne avavamo parlato QUI), il Presidente dell’Accademia della Crusca ha risposto, promettendo diverse iniziative a favore di un uso più consapevole di parole italiane – quando opportune e preferibili – invece dei continui prestiti e calchi dall’inglese che i media, i politici e chi ne segue vizi e vezzi ci infliggono tutti i giorni. In particolare il presidente Claudio Marazzini annuncia che Continua a leggere

Gli Italiani, la lingua inglese e il complesso d’inferiorità

Bandiera inglese

Le discussioni che nei giorni scorsi ha sollevato la petizione lanciata da Annamaria Testa #dilloinitaliano (al grido di «Ha ragione da vendere!», da un lato, e «No, è il solito atteggiamento snob degli intellettuali», dall’altro) mi inducono a condividere qualche riflessione sul rapporto che gli italiani hanno da decenni con la lingua inglese. Tanto più la amano – al punto da infarcire il discorso di prestiti e calchi dall’inglese – tanto peggio la parlano. Un problema che sembra identico a se stesso dagli anni ’50, quando Carosone cantava «Tu vuo’ fa’ l’americano… ma si nato in Italì». Un problema che mi tocca da vicino, ohimè, perché ogni giorno ho a che fare con studenti Continua a leggere

La petizione #dilloinitaliano: quello che è successo

Dillo in italiano. Petizione

A poco più di un settimana dal lancio sulle pagine di Internazionale e di Nuovoeutile la petizione #dilloinitaliano lanciata da Annamaria Testa ha raccolto più di 55.000 adesioni. Hanno firmato persone di tutti i tipi: studenti, anziani, traduttori, poliglotti, molti insegnanti d’inglese e d’italiano, italiani all’estero e stranieri residenti in Italia, ma anche persone che non si attribuiscono nessun titolo per firmare. E poi: Continua a leggere

Finalmente l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria si fa conoscere

Da circa una settimana è uscita la campagna con cui l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (Iap) cerca di farsi conoscere presso i lettori dei maggiori quotidiani nazionali. Non è la prima, ma è certo la più efficace, perché spiega in poche parole che, se una pubblicità è offensiva, volgare, ingannevole o esprime violenza, chiunque può fare in pochi minuti una cosa semplice e concreta: denunciarla allo Iap. Era il 2009 quando Annamaria Testa mi insegnò Continua a leggere