M5S: perché Di Battista può togliere molti voti al Pd (e non solo)

Alessandro Di Battista

Il M5S sta imparando a mandare in televisione i suoi parlamentari più adatti al mezzo. In particolare Alessandro Di Battista, prima da Santoro e poi dalla Bignardi, è stato la rivelazione delle ultime settimane. La lunga intervista di venerdì scorso alle Invasioni barbariche serviva soprattutto – dal punto di vista di M5S – a spiegare («siamo arrabbiati») e a stemperare i toni accesi e la zuffa in Parlamento («abbiamo esagerato un po’ sui toni, alcuni toni sono deprecabili, tutto il gruppo 5 Stelle ha sbagliato»), ma è servita anche, in generale, a far conoscere il personaggio e verificarne alcune possibilità, comunicative e politiche. Dal mio punto di vista, l’immagine televisiva di Di Battista mostra con chiarezza che, se M5S decidesse davvero di puntare su di lui e se Di Battista continuasse come l’abbiamo visto finora, M5S potrebbe raccogliere molti voti dagli elettori del Pd che si collocano più radicalmente a sinistra, che hanno sempre mal digerito le tendenze centriste del Pd e oggi non digeriscono affatto la leadership di Matteo Renzi. Alessandro Di Battista sembra fatto apposta per parlare a loro. Infatti:

  1. Dice di aver votato sempre a sinistra in vita sua, da Bertinotti al Pd («mai convinto» però, esattamente come dicono di sé moltissimi elettori del Pd). Invece ora, dice: «mi sono disintossicato», «sono una persona nuova».
  2. Manifesta un antiberlusconismo intransigente, senza se e senza ma: «Avevo la maglietta con scritto “io non ho votato Berlusconi” in dodici lingue diverse».
  3. Dice di snobbare la televisione (pur guardandola su Internet e ora andandoci), proprio come dicono molti/e radical chic di sinistra: «Non ho la televisione, ma guardo su internet la sua trasmissione [quella di Daria Bignardi] e mi piace».
  4. Dice di stimare Cuperlo, che è «una brava persona», il che fa appello a coloro che l’hanno votato alle primarie del Pd. Poi aggiunge: «O tira fuori il coraggio, oggi, e inizia a dire quello che è successo in Affari costituzionali, o tira fuori l’onestà, oppure chi non denuncia, anche se non è corrotto, diventa colluso con la corruzione», il che è come dire «anche Cuperlo ha deluso, votate M5S».
  5. È orgoglioso della sua cameretta con letto singolo («Eh sì, sono single»), che appare in sfondo durante un filmato. Una camera da ragazzo che, prima di entrare in Parlamento, viveva con i genitori, una camera con arredi umili, come ce ne sono tante nelle famiglie italiane meno abbienti, che la sinistra dovrebbe per vocazione originaria rappresentare. Il che implica «Sono un giovane come te che mi stai guardando, o come tuo figlio, tuo nipote, una persona con pochi mezzi, che mai dimentica da dove viene».

Ma Di Battista non si rivolge solo ai delusi del Pd: le sue potenzialità comunicative sono molto più ampie. Per queste ragioni:

  1. Esprime bene le emozioni, proprie e altrui, sia con il volto (muscoli facciali mobilissimi, sguardi intensi, sia in camera, sia verso l’interlocutrice, sorrisi frequenti), con il corpo (busto e mani sempre in movimento) e con le parole: «C’è stata tanta rabbia in questi giorni», «Sono un cittadino anche arrabbiato alle volte».
  2. Mostra grande attenzione per gli aspetti umani e relazionali di tutti, anche di se stesso, anche dei politici: «La qualità della mia vita è  peggiorata, perché non hai più tempo per le relazioni umane, che siano sentimentali, di amicizia, familiari. Vedo poco i miei genitori, poco tutti i miei amici e alla fine la felicità te la danno le relazioni».
  3. Dice di essere credente, ma lo è in quel modo aperto, umanitario e non confessionale, che pure gli atei e gli agnostici apprezzano: «Sì sono stato catechista, perché è bello, io ci credo. Ero un giovane catechista in una parrocchia e secondo me il Vangelo è un bel libro. Credo che i messaggi del Vangelo siano molto attuali e i messaggi francescani siano molto attuali in un momento in cui conta solamente il denaro, la ricchezza»; «L’Africa ti insegna a vedere la relazione e dunque anche la sobrietà, oggi papa Francesco piace soprattutto per questo, perché è africano dentro. La relazione viene prima dell’azione, questo ti insegna l’Africa».
  4. È anti-ideologico quando dice «Io sono del 1978, figuriamoci se mi va di parlare di fascismo», ma lo è anche quando trae da tutto l’arco parlamentare esempi di persone che stima: «Rocco Palese di Forza Italia è una persona molto in gamba: tendenzialmente i pezzi grossi della destra sono molto più preparati dei pezzi grossi della sinistra… molti uomini della Lega (ma io non c’entro niente con la Lega) sono molto preparati dal punto di vista procedurale e parlamentare».

Sono rimasta anch’io come tanti, insomma, folgorata da Alessandro Di Battista? Certo che no: ho solo evidenziato le ragioni per cui può essere una buona carta per la comunicazione del M5S. Che può togliere molti voti al Pd, e non solo al Pd. Se gli errori di altri parlamentari M5S – e dello stesso Grillo – non lo depotenzieranno sul nascere.

Questo articolo è uscito oggi anche sul Fatto Quotidiano.

26 risposte a “M5S: perché Di Battista può togliere molti voti al Pd (e non solo)

  1. Tendenzialmente d’accordo. E’ anche vero, però, che Di Battista ha mostrato, dal punto di vista comunicativo, qualche punto debole:
    1) deve ancora imparare a calibrare l’efficacia del “racconto di sé”. Rischia sempre di passare per vanesio o di peccare di autoreferenzialità.
    2) va bene la concitazione, ma spesso esagera. E non so quanto questo possa essere effettivamente utile riguardo alla ricerca del consenso “a sinistra” – magari mi sbaglio.
    3) cade ancora in affermazioni come “potevo rimanere sulle Ande a fare il cooperante”: insomma, c’è sempre il rischio boomerang.

  2. Cosa dovranno fare ancora quei vecchi marpionazzi che lanciano al nostro indirizzo da anni, perché si trovi il coraggio almeno di tentare di sparigliare le loro carte?

  3. “dibba” è il classico boomerang:assertivo,sorriso di piombo,etc etc…alla lunga farà perdere voti,sembra un bravo ragazzo del centro italia mixato con un ruppettaro anni 70,poco piu

  4. con un “gruppettaro anni 70”,volevo dire,per il resto quoto il punto 3 di Cavallotti

  5. Dai commenti su FB:
    “omuncolo etero-diretto”, “fascista”. Interessante, molto interessante.
    I commenti al post su FB non sono di tenore dissimile dalla pagine di Grillo.E se consideriamo che la pagina della Cosenza è di nicchia e lei stessa invita a commentare sul blog piuttosto che FB IMO si può considerare che l’antigrillismo non si molto peggiore del grillismo. Per carità, di Grillo non penso nienet edi buono, ma credo che l’antigrillismo gli faccia comodo, e allo stesso tempo avveleni la sinistra e la renda ottusa (radicalizzandola) come l’antiberlusconismo. Anche il femminismo italico e Boldrini non ci escono tanto bene (o Vendola, Ciwati e la guru di quest’utlimo, quella che ha messo su la polemica sul cimiterio dei feti, che in quanto a toni non può fare la predica a nessuno).

  6. Trovo convincente l’analisi dettagliata di Giovanna Cosenza sui punti di forza della comunicazione di Di Battista, e anche le osservazioni di Diego Cavallotti su alcuni punti deboli — bilancio però tutto sommato lusinghiero per Di Battista.

    Quanto al prendere voti, certo anche questi aspetti contano. Ma conta molto di più, alla lunga, la capacità di dettare un’agenda, rispettarla, farla rispettare, e conseguire con ciò risultati utili e visibili.

    Sotto questo aspetto strategico, la comunicazione del M5S mi sembra perdente, come spiega bene oggi Curzio Maltese su Repubblica. L’agenda del M5S su euro, reddito di cittadinanza, riforme istituzionali, è un’agenda forse buona elettoralmente per restare all’opposizione, ma non per governare. Nell’intervista Di Battista non si è scostato in nulla da questa linea.
    Nella situazione attuale, in cui la maggioranza degli italiani dopo decenni di chiacchiere vuole un governo efficace, anche a me sembra una strategia suicida, non solo a lungo termine ma anche a medio termine (prossime elezioni politiche).

    Se Di Battista fosse in grado, con altri del M5S, di ribaltare questa linea politica, che è anche una linea di comunicazione strategica, le sue capacità “tattiche” sarebbero preziose. Di spazio strategico ce n’è tanto, ma ci vorrebbero lucidità, lungimiranza e coraggio.
    Altrimenti, senza un cambio di linea nel senso indicato, le doti comunicative analizzate nel post serviranno a poco.

  7. Qui l’articolo di Maltese (di cui condivido il senso generale, ma non tutti i passaggi): http://giacomosalerno.com/2014/02/03/il-tradimento-di-grillo-di-curzio-maltese/

  8. Siamo “delusi” ma non siamo dei fessi. Passare da un prodotto mediatico (Renzi) a un altro che tira la volata un movimento populista di destra non è certo un’alternativa. Siamo di sinistra e rimarremo di sinistra e in qualche modo ci esprimeremo.

  9. cheee?prodotto mediatico,chi,renzi?votato da milioni di persone alle primarie e che si è mosso subito dicendo quel che ne pensava della cgil e facendo subito un accordo per una nuova legge elettorale,,sarebbe un prodotto mediatico?come no!ma dai ! 😀

  10. Caro Doriano, Renzi non è un prodotto mediatico (solito complottismo).
    E’ un abile e coraggioso politico, credo di convinzioni liberiste di centrosinistra (alla Tony Blair), che forse ora si sta posizionando su posizioni socialdemocratiche, per mantenere il controllo del PD.
    Quando arriverà al governo, probabilmente adotterà una linea di mezzo, temo inadeguata alla situazione italiana nell’attuale contesto mondiale — la linea adeguata, nella situazione attuale, secondo me è un liberismo di sinistra, attento ai valori di solidarietà.

    Se Renzi riuscirà a presidiare l’elettorato di centrosinistra, come sembra probabile, al M5S resterà l’elettorato di centrodestra, cui però non sembra adatto.
    Quindi prevedo che il M5S sparirà, nel giro di pochi anni, o si ridurrà a uno dei soliti partitini di pura protesta — che è praticamente lo stesso.

  11. Ok, quando si vota che non ne posso più di pompini e vaffa?

  12. Mentre seguivo Di Battista in tv, ho pensato che questo ragazzo è più scaltro che snocciolatore di slogan (concordo con Augias) e stereotipi: lui è consapevole che può conquistare tanti voti e lo sanno anche i suoi capi. Non mi meraviglierei se Di Battista un giorno, neanche tanto lontano, lasciasse il M6Stelle, se e quando si renderà conto che gli errori dei suoi capi possono danneggiare il suo futuro in politica. Anche questo, in fondo, è uno stereotipo…

  13. Sulla credibilità politica del belloccio A. Di Battista nutro profondi dubbi e perplessità: concordo con Augias quando dice che si esprime per slogan, che argomenta poco e che, a mio modo di vedere, nonostante le sue apparizioni nei talk siano stati concordati e senza contraddittorio, abbia un po tradito se stesso sia nella mimica facciale che nel tentativo di leggere alcune risposte (Santoro).Il personaggio potrà, sicuramente, affascinare qualcuno/a, ma dovrebbe ancora convincere molti per le sue uscite ( droga nelle tasche e ragazze esca) da ” ragazzino instabile e insicuro”.Sulla famiglia e sulle origini politiche del padre, che continua a vantarsi di essere un camerata, nonostante abbia votato per il figlio e il m5s, nulla da dire, tranne il fatto che nel figlio si riverbera, palesemente, il tono assertivo e protervo dell’uomo” forte” che da pagelle e giudizi sui colleghi e sulla politica con superficialità. Appare profondamente falso quando afferma di non aver mai ricevuto indicazioni/ordini da Grillo che, a mio modo di vedere, esegue religiosamente e integralmente, se così non fosse stato sarebbe già sulle Ande.

  14. Premetto che ho letto questo articolo senza aver visto i talk show in questione. Mi chiedo se l’attenzione nei confronti delle “possibilità” comunicative di Alessandro Di Battista, dei suoi ammiccamenti all’elettorato di sinistra (che sembrano ricordare lo specifico ruolo affidato a Maroni all’interno della Lega in un certo periodo) e soprattutto l’analisi della mimica facciale e dell’auto rappresentazione del personaggio – tutti elementi rispetto ai quali Giovanna Cosenza è maestra – devono spingerci a concludere che la comunicazione politica può ormai prescindere completamente dai contenuti. Siamo entrati nella fase in cui la costruzione del personaggio è tutto e la sua collocazione – in termini di proposte, identità e prospettive – è nulla? Ciò giustificherebbe un’anali totalmente avalutativa, come è quella che Giovanna Cosenza sembra proporre quando parla del M5S. Mentre mi pare che in altre occasioni (per esempio nell’esame della capacità di comunicazione dei leader del Pd, compreso Renzi) l’analisi sia sempre imperniata sulla coerenza o incoerenza tra gli obiettivi politici e il modo di trasmetterli e rappresentarli. Vedendo che nei confronti dei leader o aspiranti leader del Movimento 5 Stelle l’esame delle posizioni che esprimono non è mai considerato, mi chiedo se, per Giovanna Cosenza, il M5S faccia eccezione. Eppure l’antipolitica è pur sempre una forma di politica e come tale andrebbe decodificata.

  15. Dirò la mia (se sbaglio spero mi si corregga) : nn è possibile che una verità detta con un sopracciglio alzato nn sia tale per questo solo. Sinceramente la politica allontana quando si riduce a mero Dasein (esserci) dimenticando totalmente il Sein (essere) , mera forma con nullo contenuto.
    Chiunque esso/a sia a parlare.

  16. @Luciano Granozzi (e anche @nerodavideazzurro)

    I contenuti (“proposte, identità e prospettive”) sono tanto più importanti quanto più differenziano i vari partiti. Il modo di comunicare del leader, se è in sintonia coi contenuti, suggerisce che i contenuti non sono finti e il leader ci crede.
    Chiaro che oggi, con TV e Internet, il modo di comunicare del leader è cruciale. Specialmente se le differenze fra i contenuti sono scarse o poco chiare.
    Quanto al M5S, mi sembra difficile stabilire se il modo di porsi di Di Battista sia in sintonia con “proposte, identità e prospettive” di un movimento molto indefinito al riguardo, al di là dell’indignazione contro la casta.

  17. Ho guardato l’intervista di Di Battista e vorrei aggiungere alle vostre le mie impressioni.
    1. Le mani sono mobili, ma spesso rivelano un tic nervoso.
    2. Il sorriso è frequente, ma altrettanto frequentemente ho avuto l’impressione fosse impostato, appiccicato.
    3. Cela gli attacchi personali con battute di spirito, ma resta l’attacco personale e non sempre ben motivato. Con Brunetta gioca a calcio e “Marca la differenza”, “Speranza è il Gasparri dei poveri … un pollo di batteria buono per Amadori … Sento che mente costantemente (senti? Sei un sensitivo!) … Cuperlo un bravo ragazzo … però …” (è noto che il però e il ma introducono l’argomento più pesante, quello che voglio imporre). Non sono così banale come Renzi (banale? in che senso?) … c’ha un faccione falso (ora torniamo a Lombroso).
    4. Gli slogan e gli stereotipi abbondano (troppi per i miei gusti):
    – quando parla di Cuperlo e scatta l’applauso è propaganda e non mi smebra molto diverso quando dice “sarei disposto a morire per questo paese”. E ancora “gli italiani hanno fame e voi gli avete tolto il pane”, “E’ bene ammettere gli errori e io ammetto gli errori”, “Mettono le mani nelle nostre tasche” (non era Berlusconi il paladino della difesa delle tasche dal saccheggio dello Stato?).
    5. Accusa i suoi avversari politici di non essere indipendenti e afferma che lui e il M5S invece lo sono da Grillo e Casaleggio. Su quest’ultimo punto, considerando le epurazioni che ci sono state, i dietrofront sul depenalizzare il reato di clandestinità, le minacce di Grillo di abbandonarli e analoghi balletti, calerei un velo. Lo stesso velo lo calerei sul modo in cui decidono e gestiscono la democrazia all’interno dle movimento.

  18. Mi sfugge il perché chi non ha la televisione dovrebbe essere radical chic. E se uno la televisione ce l’ha ma non la guarda allora non è radical? Bisogna dire che hai l’elettrodomestico per essere regolari? Se qualcuno usa lo streaming per vedere quello che preferisce è radical? Se uno guarda i programmi on demand è radical? Proprio lei, che è una docente di semiotica dei nuovi media, dovrebbe sapere che il video on demand sta prendendo il sopravvento sulla televisione tradizionale.

  19. So che i rapprensentanti della camera e del senato del M5S hanno la facoltà di andare in TV o comunque devono andare senza contradditorio. Giusto per evitare di essere fraintesi, di dire fesserie o di aver a che fare con politici che solitamente evitano. Di Battista segue volentieri la Bignardi? Certo che ha dei gusti…!

  20. ben detto francesca

  21. Ilariasabbatini, suvvia, non si alteri: “radical chic” è ancora oggi l’atteggiamento di chi dice (anche ostentando) “Io la tv non la guardo” (= io non possiedo il televisore perché… puah). So bene – eddai! 😉 – che la tv oggi si guarda e sempre più si guarderà su mille schermi, ma ammetterai che dire “non guardo la tv, ma ogni tanto vedo su internet la sua trasmissione, eccetera” è un bel po’ snob. Implica, fra l’altro: “A parte la sua trasmissione, che mi piace, tutto il resto… bleah”. Crea fra l’altro complicità fra chi lo dice e chi fa quella trasmissione… E potrei proseguire, ma non voglio tediare i lettori e le lettrici con cose che tutti sappiamo benissimo. 😀

  22. Io ho la tv ma non la guardo dal 2009 e non guardo nemmeno i programmi tv su internet. Non conosco i palinsesti e i nomi degli ultimi divi del teleschermo: niente di niente. Pertanto non mi sogno di guardare su internet neanche la Bignardi, che mi è pure antipatica. Perché dovrei perdere tempo a guardare qualcosa che non mi piace più? Preferisco fare altro. Non penso che sia snobismo evitare qualcosa che non piace. 🙂

  23. Neanch’io ho la TV. Devo dire che alle volte sono incerto se dirlo o non dirlo, per non sembrare snob.
    In certi casi mi tocca dirlo, in risposta a “Hai visto questo? Hai visto quest’altro?”. In altri si può evitare senza problemi, come avrebbe potuto fare Di Battista con la Bignardi.
    Però dirlo, anche quando se ne potrebbe fare a mano, può essere un modo di testimoniare una scelta ancora minoritaria, almeno in certi ambienti, favorendone la diffusione — come dire trent’anni fa “sposati, sì, in comune”. Snob? A volte sì, a volte forse no.

  24. EVVIVA la coerenza! snobbiamo la tv..però utilizziamo la tv e guardiamo alcuni programmi tv ma solo su internet..

  25. Analisi interessante, anche se credo che, alla lunga, specie il primo “target” (i delusi del PD collocati a sinistra) non siano facilmente conquistabili finché resta una distonia così pronunciata tra le varie strategie ci comunicazione di M5S.

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