Per favore, si dice “una” trans e non “un” trans

LGBT

Un errore frequentissimo sui media e nel linguaggio comune è dire o scrivere “un trans“, al maschile, per riferirsi a una persona che sta approdando o è approdata al sesso femminile. Implica – pensaci bene – una pesante mancanza di rispetto: se qualcuno ha intrapreso un lungo, faticoso e spesso doloroso percorso personale (anche chirurgico) per fare di sé una donna, rivolgersi a lei usando il maschile è come dirle: non riconosco i tuoi desideri e sforzi, per me eri, sei e resterai sempre un uomo. Orribile e terribile. Viceversa, è giusto usare “un trans”, al maschile, solo per chi approda al sesso maschile. Ecco cosa dice in proposito il dizionario Otto esercizi per l’informazione. Una proposta per il linguaggio LGBT, predisposto dall’associazione Gaynet:

“Transgender”, da non confondere con “Transessuale”, è chi si percepisce come appartenente a un genere opposto rispetto al proprio sesso biologico o a un genere non corrispondente alla distinzione binaria uomo-donna. “Transessuale”, che rientra nella macroarea “Transgender”, è la persona che, oltre a percepirsi come appartenente a un genere diverso, rispetto a quello convenzionalmente riferito al proprio sesso biologico, procede, inoltre, alla riassegnazione del sesso biologico per via chirurgica. Quando ci si riferisce alle persone transgender e transessuali il sostantivo va concordato con il genere di approdo e mai con quello di partenza, a prescindere o meno dalla riassegnazione chirurgica del sesso.

Così “una trans” è un uomo che è approdato o sta approdando al sesso femminile, mentre “un trans è una donna che è approdata o sta approdando a quello maschile. Se ci riferiamo a una trans al maschile le stiamo ricordando che, nonostante i suoi sforzi per diventare donna, noi la consideriamo ancora un maschio. È meglio usare la parola “trans” come aggettivo e non come sostantivo: “una donna trans” (e, per contro, una donna biologica), “un uomo trans” (e per contro un uomo biologico).

20 risposte a “Per favore, si dice “una” trans e non “un” trans

  1. Grazie, non lo sapevo, cercherò di non sbagliare.

  2. Ovviamente una persona uomo che approda (con fatica) al sesso femminile..è da dirsi UNA trans
    ma che dire di tutte le (nate) donne che vengono tranquillamente dette al maschile ? Non è mancanza di rispetto questa? Orribile e terribile è anche che le bimbe vengano chiamate “bambini” che le donne siano comprese in “uomo” e che siamo tutte e tutti “fratelli d’Italia” o no?

  3. . . .comunque grazie a Giovanna per i chiarimenti al riguardo

  4. Grazie Giovanna per la precisazione.

    @luci
    Se alludi al fatto che un plurale contenente maschile e femminile si formi col maschile, non credo sia terribile. Credo sia una regola grammaticale. Per es. : in una classe mista la maestra dirà “bambini” e non “bambine”. “Bambini e bambine” è accettato. Nella forma scritta “bambini/e” o peggio “Bambin*” non si può vedere, il testo diventa illeggibile e inutilmente ridondante. Ma anche ripetere ogni volta “bambini e bambine” negli scritti dopo un po’ stanca.

    Per “uomo” si può usare “genere umano”. Dal contesto però di solito si capisce.

  5. Il documento postato è molto interessante ma a tratti grottesco. Tutta la parte “”non esistono locali gay ma gay friendly ecc” sembra ignorare una realtà sociale ed economica molto forte. Talmente forte che quando qualche anno fa si ritirarono dall’organizzazione del pride di Roma e subentrano per un anno le associazioni fu un macello. Talmente forte che per esempio a Trieste dive vivo ora hanno dovuto creare la serata gay gay perché a quella gay e basta erano tutti etero ecc. Il linguaggio deve non solo essere amico ma descrivere una realtà. E nella realtà che vivo io esiste un business gay di locali, località turistiche, negozi e librerie, persino app del cellulare. Ed è una cosa positiva a mio vedere.

  6. elenafanelli, scriviglielo, contattali. Il documento è aperto a modifiche e correzioni. Io stessa ne sto facendo, perché contiene alcuni svarioni di italiano 😉

  7. Quel che si nota a prima vista è quel che determina il nostro linguaggio. Se ho di fronte un corpo dalle fattezze femminili mi rivolgerò a questi al femminile. Questo credo sia al di là di alcun dubbio. In caso contrario c’è una volontà ideologica nel ferire. A me è capitato spesso di sentirmi rivolgere la parola al femminile. Dipende dalle circostanze e dalle situazioni, ovviamente. Ma dipende sempre dal fatto che la nostra percezione del sesso altrui è determinata dai tratti fisici e somatici, innanzitutto, ma anche dallo stile dell’abbigliamento, dal movimento armonico del corpo, etc. Mentre la necessità di incasellare in maschio o femmina è evidentemente determinata dal panico che nasce in noi quando posti di fronte all’indefinito vogliamo fare immediatamente “ordine” per placare il nostro disagio. E per molti l’indefinito è subito dietro l’angolo. Relax, please!

  8. Un altro post molto utile 🙂 non conoscevo la distinzione fra trasgender e transessuale, farò attentiozione d’ora in avanti (e quasi quasi vado a controllare se è una distinzione di cui ha tenuto conto John Irving nel suo ultimo romanzo, In One Person, che ho appena finito di leggere :D).
    Grazie ancora per questi post!

  9. @il comizietto
    alludo al fatto che in molti paesi (soprattutto del nord Europa) hanno già affrontato alla grande il tema del linguaggio di genere ,( sia nella comunicazione , sia nelle scuole fin dagli asili..) brava Giovanna a mettere in evidenza questo, perché è una conseguenza dell’ignorare i danni del non essere nominati per quello che si è.
    ovviamente questa è una mia opinione..

  10. @luci, farei però attenzione a non confondere genere grammaticale (una categoria morfologica) e genere naturale o reale (il sesso di una persona o di un animale). In italiano, come in molte altre lingue, il genere grammaticale è una convenzione, basti pensare ai nomi femminili e maschili di oggetti o di concetti astratti. Solo nel caso di esseri animati genere grammaticale e genere naturale di solito coincidono, ma non è una regola, come dimostrano parole quali persona (ha valenza neutra), guardia, guida, recluta, spia, o animali come talpa, balena, tigre, volpe, scimmia, aquila, pantera, che non sono esclusivamente femmine.
    I problemi purtroppo esistono ma mi pare riduttivo attribuire responsabilità discriminatorie alla morfologia delle parole. Non credo che regolamentare le strutture della lingua, come stanno cercando di fare in Svezia, sia sufficiente per modificare il cosiddetto genere sociale, ossia gli stereotipi e le aspettative di tipo sociale e culturale associati al ruolo delle persone ed espressi soprattutto tramite atteggiamenti, comportamenti, trattamenti, opportunità ecc e di cui tutti abbiamo avuto pessimi esempi in questi ultimi giorni di dibattito politico.

  11. Adesso vi faccio sbarellare 😛
    4 figlie e un figlio, dite le mie figlie o i miei figli?

  12. Mi sembra un vecchio errore tentare di correggere il linguaggio perché esso, passando di bocca in bocca, corregga la realtà. E’ vero che parlare veicola idee ma spesso certe innovazioni linguistiche a fin di bene non attecchiscono proprio perché non sono rispecchiate da fatti, usi, pensieri

  13. …Dunque il linguaggio è sì specchio e artefice del nostro mondo ma solo quando ciò avviene spontaneamente (e non con un decalogo, a meno di grottesche imposizioni di massa, come avviene, ad esempio, in ambito politico o aziendale)

  14. @luzi
    appunto..che dire? sbarellare? o aderire alla realtà? io ho due sorelle e un fratello ..e una trans è una trans non un trans

  15. Grazie, non lo sapevo… e mi dispiace perché, per ignoranza e leggerezza, molte volte ho mancato di rispetto a tante persone…

  16. Luci, volevo solo dire che ci sono casi in cui il plurale al femminile prende il sopravvento sul maschile. Vedi maestre, infermiere, cassiere, commesse, etc.

  17. Vabbè..forse è ironico? confesso di non aver capito..

  18. “Le commesse del supermercato sono simpatiche” – dice x a y; entrambi sanno che tra quelle commesse ci sono un paio di uomini, forse quattro nelle ore di punta. Attendo contestazione. con ansia. stop.

  19. @luzy..nessuna strategia è più efficace per superare gli asfissianti e classici stereotipi che due persone che giocano a “fare finta”, fare finta di non capire..
    è ok. stop.

  20. Che bello questo articolo magari ci fossero più articoli come questi sparsi sui social .

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