I testi diseducativi delle carte per bambini/e Skifidol SuperPuzz, in vendita in edicola

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Su richiesta della Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Emilia-Romagna, ho fatto un’analisi linguistico-semiotica delle cosiddette “carte Skifidol SuperPuzz”, da collezionare in un apposito album, in vendita nelle edicole da settembre 2016 e spesso distribuite gratuitamente davanti alle scuole per pubblicizzare il prodotto. Ogni bustina costa 1 euro e contiene 5 carte con disegni colorati e schifosetti, come tipicamente piacciono ai bambini e alle bambine fra 6 e 10-11 anni. Se gratti una di queste carte, sprigiona una certa puzza di, a seconda del caso, vomito, cacca, fognatura, uova marce o un misto di tutto questo. Il problema non sono né il gioco del “Gratta&Puzz”, come si chiama, né le illustrazioni, entrambi perfetti per il target. Il problema sono i testi che li accompagnano, molti dei quali sono gravemente diseducativi. Ecco la mia analisi:

Premessa

L’insieme dei testi e delle immagini contenute nell’Album Skifidol Superpuzz di Officina Edicola mette in scena rappresentazioni atte a suscitare l’emozione del disgusto che tipicamente è molto attraente per i bambini e le bambine fra i 6 e i 10-11 anni, ai quali l’Album tendenzialmente si rivolge. Da questo punto di vista, il prodotto è molto efficace, perché rappresenta in modo buffo e scherzoso le parti e i processi del corpo umano che presiedono all’assunzione di cibo e alla sua evacuazione: dentature non pulite, bocche ricolme di cibo, rumori intestinali, flatulenze, cattivi odori, e così via. La risata che queste rappresentazioni tipicamente suscitano nelle bambine e nei bambini va intesa come un modo liberatorio di esprimere pensieri, sensazioni, emozioni che altrimenti resterebbero confinati nell’area emozionale della vergogna e, come tali, non sarebbero espressi, fin al punto da diventare, in certi casi, un vero e proprio tabù.

Analisi linguistico-semiotica

Il prodotto presenta tuttavia diversi testi problematici, che lo sono a maggior ragione perché inseriti in un insieme molto attraente per i bambini (clic per ngrandire):

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“Nel frigo non si mettono solo gli alimenti, ma anche i cuginetti un poco deficienti!”. La frase assimila esseri umani (“i cuginetti”) a entità non animate (“gli alimenti”), che per giunta si mangiano. Non solo: la frase implica che tale assimilazione valga in particolare se gli esseri umani in questione sono etichettabili come “deficienti”, vale a dire sciocchi, mancanti. Vedo due problemi. Il primo, più grave, sta nell’equiparazione di qualunque essere umano (o animale) a un’entità inanimata. Equiparare un essere vivente a un’entità inanimata vuol dire oggettivarlo, reificarlo, spersonalizzarlo, togliergli la vita, con tutte le conseguenze che ciò comporta: possiamo sbattere, rompere, distruggere un oggetto senza che senta dolore, ma non possiamo ovviamente fare altrettanto con un essere umano né con un animale. Il secondo problema sta nell’etichetta “deficiente”: durante l’infanzia e la preadolescenza (ma anche in età adulta) si attribuisce facilmente questa espressione a chiunque risulti o incomprensibile nei comportamenti, o semplicemente fastidioso e irritante anche per un solo, rapido, momento. Ciò significa che chiunque, anche per un momento, può diventare il “deficiente” di turno per chi lo etichetta come tale. Chiunque insomma – secondo ciò che la frase suggerisce – è equiparabile a un oggetto inanimato e come tale può essere maltrattato senza che ne soffra conseguenze.

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“Ho una pizza come faccia, son sfigato e brufoloso… Non statemi vicino: sono un po’ pericoloso!”. Questa frase stigmatizza l’“essere brufoloso” – una condizione da cui prima o poi (quasi) tutti i preadolescenti e gli adolescenti passano – associandola all’essere “sfigato” e alla somiglianza della faccia a una “pizza” (che è rossa e piena di asperità come un viso pieno dei peggiori brufoli). Ciò significa predisporre i bambini e le bambine a provare emozioni negative (paura, ansia, vergogna) nei confronti della crescita del loro corpo (che prima o poi arriva), dei cambiamenti ormonali e di tutto ciò che questi comportano nell’apparenza fisica, a partire dai brufoli sulla pelle. Non solo: si associa a questa condizione presentata come indesiderabile anche una potenziale aggressività (“sono un po’ pericoloso”), che viene dunque menzionata come l’unica reazione possibile a una situazione tanto inevitabile quanto negativa.

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“Pur essendo già sposato me la spasso un po’ con tutte: basta che respirino, non importa se son brutte!” . La frase presenta al target di riferimento uno dei più triti stereotipi sessisti che circolino in Italia, quello del maschio eterosessuale sposato che tradisce la moglie con qualunque altra donna, pur di farlo per confermare la propria mascolinità, o uscire dalla “gabbia” matrimoniale, o altre motivazioni più o meno becere. Perciò è profondamente diseducativa, nel senso che va contro ogni attenzione contemporanea a non riprodurre e rinforzare stereotipi di genere o, peggio, sessisti nei bambini e nelle bambine, per evitare che questi si sedimentino e consolidino fin dalle età più precoci dello sviluppo.

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“Se ho un problema col ragazzo lo risolvo in un baleno: lo invito a casa mia e poi lo stendo col veleno!. La frase legittima (se non addirittura istiga) le bambine a risolvere in modo aggressivo o addirittura violento qualunque “problema” affettivo con “il ragazzo”, vale a dire con il fidanzatino o l’amico del cuore. Anche se la bambina non userà letteralmente “il veleno” (l’iperbole è evidente anche alle più piccole), sarà comunque giustificata a essere aggressiva (i modi e la misura dipenderanno da lei e dal contesto) con le parole o con i comportamenti, e a farlo in modo infido, quando l’altro meno se lo aspetta per l’intimità della situazione (“lo invito a casa mia”).

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“Sono il bullo del quartiere e se ti avvicini ti faccio vedere!” Questa frase non solo dà per scontata l’esistenza del bullismo – poco male: esiste e i bambini lo sanno – ma la presenta come inevitabile, senza offrire nessuno spunto neanche minimamente critico nei confronti del comportamento aggressivo dei bulli. Peggio: quel “ti faccio vedere!” suona baldanzoso e può essere molto attraente per i bambini e le bambine del target di riferimento. Il fatto, poi, che il bullo sia presentato come “del quartiere” lo mette in condizione privilegiata, lo innalza sulla moltitudine, lo elegge come primus inter pares, una condizione a sua volta desiderabile. Nel complesso, emerge dalla frase una valorizzazione positiva del bullismo, che al contrario andrebbe assolutamente evitata.

Conclusioni

Ribadisco, in conclusione, che tutti i contenuti problematici che emergono dall’analisi dei testi presenti nell’Album Skifidol Superpuzz lo sono in modo ancor più grave e pesante perché l’Album, nel suo complesso, è molto attraente ed efficace per i bambini e le bambine cui si rivolge, facendo leva sul loro bisogno fondamentale di esprimere in modo giocoso emozioni relative ai processi del corpo che attengono all’assunzione di alimenti e alla loro evacuazione.

11 risposte a “I testi diseducativi delle carte per bambini/e Skifidol SuperPuzz, in vendita in edicola

  1. scommetto che si difenderanno dicendo che fanno “black humour” ma resta il fatto che è inadatto ai bambini

  2. Queste frasi rappresentano un sunto delle classiche frasi fatte di un certo mondo adulto. Brutto e sfigato, basta che respirino, scherzi da caserma verso i più piccoli.. (Manca il quattrocchi, ma no, gli occhiali ora sono cool)
    La domanda è: per chi sono ” valore aggiunto”?
    La mia impressione è che strizzino l’occhio non ai bambini/e (basta che respirino????!!) ma a un determinato genere di adulti. E che adulti…

  3. C’era bisogno di un’analisi per capire che queste frasi non vanno bene.

  4. Sono rimasta basita… semplicemente da denuncia… e, poi non veniamoci a lamentare…

  5. Trovo sia più diseducativo permettere a dei minorenni di smanettare senza controllo su uno smartphone; ovviamente, però, è molto più facile ergersi a paladini del “politicamente corretto”, anziché parlare dei veri problemi.
    E, tanto per la cronaca, anche io le avevo quando ero giovanissimo, e non sono diventato sicuramente un bullo.

  6. Dopo la lettura della sintesi della ricerca ,confesso che non ho parole nè pensieri e ritengo che la valutazione della maggioranza dei commenti abbia ragione nel denunciare l’ambivalenza e la diseducatività dei testi che accompagnano i disegni.
    Del resto,la studiosa ci mette in guardia già dalla “premessa” della sua ricerca,rilevandone l’efficacia del progetto sulle funzioni corporali sia ,successivamente,quando analizza le frasi problematiche che le dovrebbero spiegare.
    Quindi ,cosa dire ? Come sempre,quando si parla di pubblicità c’è il rischio inatteso dell’effetto della comunicazione, che può essere volontario o involontario.Il primo dice ed illustra ciò che intende effettivamente sia compreso in modo chiaro,l’altro può comunicare anche un messaggio indiretto, contrario alle attese o ambiguo!
    Una comunicazione chiara ed efficace ,per me,dovrebbe studiare perciò il mondo linguistico ed immaginativo del target ,attenersi ad esso anche con l’uso delle “storie “e mai servirsi di un linguaggio o di problemi,che al di fuori del contenuto intenzionale ,possono significare concretamente anche altro.
    Sembra che i redattori dell’album abbiano analizzato,sì,il mondo del target,ma abbiano messo troppo zelo,costringendo nello studio preliminare anche gli aspetti critici di quel mondo(brufoli,bullismo,accettazione di sè,ecc..),cosicchè la didascalia delle immagini è ricca di allusioni e messaggi impropri.
    Ritornando sull’argomento principale, mi fido comunque del giudizio dei commenti precedenti poichè il riassunto della ricerca è ineccepibile e chiarisce gli obiettivi dell’album!

  7. L’ha ribloggato su Depresso Gioiosoe ha commentato:
    Ecco un’analisi davvero Seria.

  8. Che splendido lavoro! Quanta psicologia è necessario conoscere per svolgerlo? Sono affascinato.

  9. Personalmente mi sembra un tentativo di clonazione degli “Sgorbions” in inglese “garbage pal kids” vanno di pari passo a questi skifidol ed erano indirizzati ad un pubblico più adulto, non giustifico il cattivo gusto di questa trovata, però penso che potrebbe essere un tentativo fallito di black humor, una quasi copia del successo riscosso negli anni 90 dagli “Sgorbions”, andateli a vedere magari anche quelli non faranno ridere ma hanno avuto grande successo per molto tempo, tant’è che in America sono ancora in produzione e ironizzano anche su personaggi famosi scrivete su google “Trump Sgorbions”.
    Il mio parere è che si tratti anche di un posizionamento di prodotto fallito che in questo modo crea questi significati malvagi e sbagliati per il pubblico di ragazzi e ragazze più piccole.

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