«Sa una cosa, prof? In Italia non fa figo fare figli»

Manga boy

Qui di seguito ricostruisco una conversazione che ho avuto con Luca, 23 anni, piombato nel mio studio dopo aver trascorso sei mesi a Parigi con una borsa Erasmus. Fra i mille dettagli che Luca riesce a comprimere in pochi minuti, d’improvviso emerge un tema che non mi aspettavo: i bambini. Pochi, pochissimi in Italia. Tanti, e secondo lui molto diversi dai nostri, a Parigi.

«Sa una cosa, prof?»
«Cosa?»
«Ho scoperto che in Francia molti ragazzi fanno figli già a 25, 26 anni. Subito dopo la laurea si sposano e zac, un bimbo. Poi due e magari tre. Ma anche senza sposarsi: li fanno e basta. Mentre qui invece… qui per me la sola idea di fare un figlio fra un anno o due… brrrr… che impressione, non ci penso neanche lontanamente, non mi ci vedo proprio.»
«Be’, il tasso di natalità in Francia e uno dei più alti in Europa, non lo sapevi? Mentre in Italia è fra i più bassi…»
«Lo sapevo, sì, ma non mi aspettavo che si vedesse anche per strada. Cioè, se cammini in giro per Bologna non incontri quasi mai bambini, e quando li becchi ti sembra una stranezza, ci fai caso perché non sei abituato. Tendenzialmente, poi, ti danno pure un po’ fastidio, non so perché. Sarà perché i bambini italiani piangono e strepitano sempre… A Parigi, invece, vedi bimbi dappertutto: nei negozi, per strada, sulla metro. E sono tutti buonissimi, accidenti. Giocano tranquilli, chiacchierano senza fare casino e non ti rompono le balle, non so perché. Qui invece pare ci siano solo bimbi esagitati e genitori che gli stanno addosso in modo insopportabile, ci ha fatto caso, prof?»
«Mah, non so, eviterei di generalizzare…»
«È così, ci ho fatto caso: all’estero è più facile beccare famiglie sorridenti, tranquille. E i genitori sono giovanissimi, accidenti! In Italia invece sono tutti sempre stressati: madri isteriche, figli che gridano come aquile, padri che si rinchiudono nel mutismo o fuggono a gambe levate. Basta guardarsi intorno a Bologna, ma anche a Milano, Roma, Firenze. E pure in vacanza, al mare o in montagna, stessa solfa. Giusto se vai a Sud è diverso, ma solo perché le donne non lavorano, stanno a casa e con i figli fanno tutto loro. Sarà perché fare bambini in Italia è sempre più un casino: se non hai un lavoro, come fai a dargli da mangiare? Ma anche se lavori, finisce che lasci tutto lo stipendio alla babysitter o alla scuola materna e allora tanto vale non lavorare. La verità è che in Italia il welfare fa schifo, prof. Ci credo che poi la gente sclera…»
«Hai ragione, è proprio così…»
«Ma c’è di più, prof.»
«Dimmi.»
«C’è qualcosa di strano, qualcosa di sbagliato nel modo in cui ti prospettano la faccenda dei figli.»
«Cioè?»
«Ti raccontano solo cose brutte, te la dipingono come se fosse una tragedia, una catastrofe a tutti gli effetti, non una cosa bella. Intendo: se parlo con ragazzi della mia età francesi, ma anche olandesi o inglesi, tanto per dire… ho diversi amici per via dell’Erasmus… be’ loro non hanno lo stesso terrore che abbiamo noi in Italia per l’idea di fare figli.»
«Terrore?»
«Ma sì, le faccio un esempio. Quando avevo quindici anni mio padre mi prese da parte per farmi il classico discorsetto “da padre” [Luca mima le virgolette con le dita delle mani] sul preservativo: che dovevo portarlo sempre con me, che non dovevo tenerlo schiacciato in tasca, no al caldo, no troppo vecchio, insomma che dovevo starci attento, attentissimo, ma non per l’Hiv e altre malattie, nooo, quelle non le ha mai nominate, figuriamoci, mentre oggi lo so benissimo che avrebbe dovuto, perché nessuno pensa più all’Hiv ma quello è ancora in giro vivo e vegeto. No, io il preservativo dovevo usarlo per non mettere incinta una ragazza, solo per quello, accidenti.»
«Be’, a quindici anni…»
«Sì, vabbe’. Ma è il modo in cui l’ha detto, prof, lo scenario catastrofico che ha dipinto: che fare figli ti cambia la vita, ti toglie tutte le libertà, t’impedisce la carriera e rovina pure il rapporto con tua moglie, perché dopo i figli una coppia non fa più sesso, non ha più intimità, non è più la stessa, così ha detto mio padre, capisce, prof?»
«Uhm…»
«Roba che, come figlio, dopo quel discorsetto che me lo ricordo benissimo come se fosse ieri, dopo quel discorsetto “da padre” [di nuovo il gesto delle virgolette], io ci ho ripensato mille volte a quel discorsetto e mi sono pure sentito in colpa per avergli rovinato la carriera, il lavoro e la vita di coppia, a mio padre e mia madre. Insomma, mi sono sentito come se mio padre, ripensandoci, mi stesse raccontando il fastidio che ero stato io per lui. Non a caso, poi, sono rimasto figlio unico. E non a caso i miei hanno divorziato. Ma questa è un’altra storia.»
«D’accordo, Luca. Ma questa è la tua storia. Di qui a farne un discorso generale…»
«Però vede prof, se parlo con i miei amici la pensano tutti come me, sulla faccenda figli. Anche le ragazze, no, le dirò di più: le ragazze sono anche più catastrofiste di noi. Pure loro vedono i bambini come una sfiga, qualcosa che ti porta solo casini, che ti impedisce di vivere, di divertirti, di viaggiare, e persino di realizzare i tuoi sogni nel lavoro e nella carriera. Magari poi non arrivano a dire che non li vogliono in assoluto, i bambini, non arrivano proprio a questo, non tutte almeno, ma sono tutte d’accordo che ai bambini bisogna pensare molto più in là nel tempo, a trenta o trentacinque anni, quando una è già realizzata nel lavoro, già soddisfatta, arrivata. Ma oggigiorno chi può dire di essere arrivato a trent’anni? Bah. Mi sembra che sulla storia dei figli i nostri genitori ci abbiano fatto solo del gran terrorismo. E alla fine noi, in effetti, siamo terrorizzati.»
«Tutta colpa dei genitori, insomma?»
«No, non solo. È qualcosa che si respira nell’aria, non so come dire.»
«Nell’aria?»
«Sì. In Italia “non fa figo” [segna le virgolette con le mani] fare figli. Perché sei circondato da mille messaggi che ti dicono ogni giorno che porta stress, costa molto, t’incasina la vita: pubblicità, televisione, cinema… Non fa figo, no. Sei figo se nella vita hai tante storie con tante donne (o con tanti uomini, se sei una donna, ma per le donne questo conta meno…), sei figo se hai successo nel lavoro, se hai l’auto figa, la casa figa, se vesti in un certo modo, se vai nei locali giusti eccetera. Ma non fa figo se hai figli, no. Le sembra normale?»
«A te come sembra?»
«A me non sembra  normale, prof. Anzi, più ci penso e più mi pare assurdo. E così, di pancia, mi sembra pure una cosa malata. Come se in Italia avessimo tutti un bel po’ di problemi in testa e ce li rinforzassimo gli uni con gli altri. Ecco come mi sembra.»

NB. L’illustrazione è tratta dal sito: http://idrawgirls.com/tutorials/2011/10/25/how-to-draw-manga-man-face-3-different-ways/

48 risposte a “«Sa una cosa, prof? In Italia non fa figo fare figli»

  1. Verissimo. La cosa più grave è che questa ‘moda’ e’ già iniziata una generazione fa e conosco persone, sicuramente più uomini, che a 50 anni ancora stanno li’ a riflettere se è più ‘figa’ la loro macchinona, motona, casona…o tenere in braccio una ‘cosina’ piagnucolosa di cui prendersi cura senza avere il libretto di istruzioni con scritto sopra quando fare il tagliando… Che tristezza pensare che nonostante abbia ripetuto e palesato a mio figlio da quando è nato, la gioia di essere madre, lui per imprinting farà comunque ciò che la ‘sua’ società gli ha insegnato…

  2. Sono d’accordo su ogni singola cosa che ha sentito questo ragazzo…sono esattamente le stesse considerazioni a cui sono arrivata io dopo aver vissuto un po’ al nord Europa… e sì, direi che è il caso di generalizzare. Certo, dopo i 30/35 le cose cambiano….ma sono pur sempre i 30-35…e non raccontiamoci che siamo sempre giovani per fare figli…!

  3. Bisogna ammettere che i servizi ai genitori di bambini piccoli sono proprio ridotti all’osso e lo dico vivendo in una realtà molto fortunata. Immagino altrove.

    Molte famiglie, senza i nonni e/o almeno uno stipendio un poco consistente, in modo che un genitore, quasi sempre la mamma, possa stare a casa, non possono semplicemente permettersi dei figli. O, se li fanno, vivono in perenne stress.

    Anche io ho vissuto, e in parte vivo, questa cultura dei figli solo come problema. Io non mi sono mai sentito come problema, perché è sempre stato chiaro che i miei genitori, molto semplicemente, non avrebbero voluto che io vivessi le loro privazioni. E sono stati bravi in questo: non le ho vissute. Ho vissuto altri traumi, ma non i loro. 🙂

    Insomma, penso che le sensazioni di Luca siano fondate.

  4. Certo che se fosse vero sarebbe un segno di provincialismo. Altrove i figli ricominciano a segnalare uno status.

    Ma questa anomalia – se davvero esistesse – non riguarda solo i figli.

    La statistica nei paesi più avanzati parla chiaro: è nelle classi basse che si concentrano le coppie di fatto, i divorziati, i single, le coppie con figli non biologici e i matrimoni meno felici (self reporting).

    Poiché la statistica si trasforma in stereotipo, presto costoro saranno più o meno esplicitamente considerati come “sfigati”, e in molte parti ormai già lo sono.

  5. Anch’io sono d’accordo su ogni singola parola. Lavoro in una multinazionale e per fare carriera ogni tanto sono stata costretta a nascondere la mia volontà di essere una madre giovane perchè solo l’idea degli sguardi che mi avrebbero ricambiato sarebbe stata troppo. Quando poi un’azienda in ristrutturazione tratta chi ha sacrificato la propria vita come se niente fosse stato fatto oltre all’ordinario però rimane solo il rimorso e la domanda:”Mi sentivo arrivata….ma dove?” Tornerà indietro prima o poi il pensiero sociale?

  6. Luca è arguto. Una spanna più in alto di molti coetanei. Però che tristezza l’ennesima conferma della differenza tra noi e altri paesi. Parlo da mamma e da cittadina. Stanca.
    Spero che questo ragazzo riparta, o abbia la forza di insistere per trovare spazio qui in Italia.

  7. Da nonno di due bimbi, padre di tre adulti di età abbastanza diverse, e avendo seguito da vicino, come zio o amico, svariate giovani coppie ora 30 -40enni, alcune in Italia e altre all’estero, sottoscrivo ogni singola parola di Luca, sulla base della mia esperienza, ovviamente solo aneddotica.

    In particolare, sono d’accordo che molti genitori italiani (evito di generalizzare, ma certamente non sono pochi) per eccessi di protezione e incapacità educativa fanno diventare i loro bambini capricciosi, difficili da gestire e spesso francamente insopportabili, a differenza di quanto succede non solo in Francia, come nota Luca, ma in generale nel Nord-Europa e in altri paesi.
    Questo potrebbe pesare ben di più delle carenze del Welfare, che a Bologna, peraltro, se ci sono, sono minime rispetto ai paesi più avanzati. Ma anche a Bologna si vedono tanti bambini resi insopportabili da genitori tanto benintenzionati, e affettuosi, quanto incapaci.

    Fenomeno socialmente molto rilevante, che meriterebbe uno studio serio, mediante analisi comparative fra i modi di accudimento dei genitori italiani e quelli, presumibilmente assai diversi, dei genitori di paesi come UK, Scandinavia, Germania e Francia.

  8. tempo fa su un noto quotidiano alla rubrica lettere al direttore compare un pilota ,comandante,di linea aerea civile,che dice qualcosa come:”…decisamente i bambini e gli adolescenti piu indisciplinati sui voli di linea sono-per parere unanime anche di operatori esteri-,italiani..”

    la mancanza di disciplina in questo paese è ovunque(bel regalo del 68 e delgi anni 70.)

  9. Siamo quasi tutti sessuofobi, viviamo il sesso non come sano e naturale ma come trasgressivo e peccaminoso. Ed con il sesso e l’amore che si fanno i figli. Che Stato abbiamo accanto? Uhm… Andorra? San Marino?… Vaticano? 😉

  10. Nel post si affermano molte verità, ma il discorso sarebbe troppo lungo e qui mi limito a qualche insufficiente osservazione.
    Prima di tutto, come sono gli adulti italiani in media? Non voglio generalizzare troppo, perché è sempre sbagliato. Ma possiamo forse ragionevolmente dire che più della metà dei nostri connazionali è formata da gente molto maleducata, arrogante, spesso desiderosa di ‘avere la meglio’ sul prossimo in qualsiasi modo. In tutti gli ambienti sociali e culturali, università compresa. Dunque mi chiedo: che razza di educazione possono dare costoro ai figli?
    Non dimentichiamo poi che siamo un paese caratterizzato da un marcato analfabetismo di ritorno. Non è cosa da poco, perché anche questo contribuisce a certa inciviltà abbastanza diffusa, ormai cristallizzata in comportamenti che si ripetono da una generazione all’altra.

    Adesso una nota sulla famosa iper-protettività dei genitori italiani, di cui si parla sempre e che, a mio avviso, può forse essere interpretata in maniera distorta. La mia impressione è che, abbastanza spesso, i genitori italiani educhino i propri pargoli con un miscuglio schizofrenico di forte lassismo e fortissima oppressione. E quella che viene chiamata iper-protettività è a volte puro autoritarismo mascherato, un modo narcisistico per controllare la vita dei propri figli impedendo loro reale libertà, rendendoli perennemente dipendenti dalla ‘famigghia’, se non altro in termini psicologici. La famiglia italiana, cioè, in determinati casi può essere una vera e propria gabbia: sopperisce al welfare assente, aiuta, vizia per alcuni aspetti i propri figli rendendoli anche ‘incivili’ e prepotenti, ma nel contempo li castra, li limita, li opprime, li stressa, li controlla continuamente. Dentro a questo vortice di opposti, si possono forse educare bambini e ragazzi rendendoli ‘equilibrati’? E non è stressante anche per i genitori gestire le relazioni familiari in questo modo?
    Non voglio dare risposte definitive e – come ho già scritto – neppure generalizzare. Però, qualche domanda sulla cosiddetta famiglia italiana media me la pongo.

  11. @Romina, intanto diciamo che ci sono genitori italiani che crescono i loro bambini benissimo, come tanti genitori nordici, con magari in più il calore latino.
    Però resta vero che tantissimi genitori italiani sono iper-protettivi e iper-indulgenti, coi risultati di cui si accorgano tutti, ad esempio il personale degli aerei di tutto il mondo, come ricordato da Davide.
    Lo sono, iper-protettivi e iper-indulgenti, in modi secondo me molto diversi, inclusi magari anche quelli cui accenni tu.
    La mia esperienza è di genitori che sono iper-protettivi e iper-indulgenti perché credono in buonissima fede di fare così il bene dei loro bambini. Li proteggono da pericoli e rischi che sopravvalutano enormemente, senza rendersi conto che l’effetto principale è quello di renderli dipendenti e insicuri. Non esercitano neanche quel minimo di autorità di cui i bimbi hanno un disperato bisogno perché credono che esercitandola sarebbero genitori cattivi e magari i loro bimbi non li amerebbero più tanto, prospettiva del tutto irrealistica che però li spaventa.
    My two cents.

  12. Aggiungo che crescere i propri bimbi nel modo descritto da Luca è pesantissimo per i genitori. Trasformano la vita loro e dei loro bimbi in un calvario, se non in un inferno, specialmente nei primi anni di vita. Poi spesso le cose migliorano e molti genitori gradualmente imparano a far meglio. Ma quanta fatica sprecata!
    E probabilmente vedere tanti genitori e i loro bimbi fare una vita d’inferno, rende meno attraente l’idea.

  13. L’ha ribloggato su Parti di luie ha commentato:
    Fa riflettere..

  14. Ben@
    D’accordo con le tue osservazioni.
    Faccio solo notare quanto possa essere potenzialmente ambiguo il fatto di esercitare una condotta iper-protettiva: implica sì voler proteggere in buona fede i propri figli dalle brutture del mondo, ma questo può, in alcuni casi (non sempre, per carità), diventare una vera e propria oppressione per i figli e anche per i genitori, totalmente assorbiti in simile forma di protezione/controllo.

    Per il resto, è vero, come si dice nel post, che la situazione del welfare italiano non è paragonabile a quella dei paesi nordici, ed è vero che si è costretti a conciliare, a volte anche malamente, troppi impegni fuori casa e in casa, col risultato di essere stanchi, nevrotici e intrattabili. Questo è un problema grave per le donne italiane, che devono lavorare e nel contempo dedicarsi alla cura familiare, spesso senza essere aiutate adeguatamente dai propri compagni. Ciò è poi molto dannoso per la vita familiare nel suo insieme, e a volte contribuisce alle tante rotture matrimoniali cui assistiamo.

  15. Da 21enne laureanda posso dire “cavolo! ha ragione!”

  16. credo anche che lui, da studente maschio immaginario quale è, non viva tutto quel pressing delle ragazze over 20 che ogni tanto si sentono dire :
    “allora? quand’è che fai un bimbo? eh? eh? beh? quanto devo aspettare ancora per diventare nonna? maccome non ti piacciono i bambini? ma guarda che poi cambi idea! la maternità è la cosa più bella del mondo!”

  17. Molto interessante.
    Noto però un approccio alla questione tipica dei pessimisti.
    Nel concreto chi dovrebbe porre rimedio a questa situazione?
    La politica.
    Loro lo sanno quanto è stato detto?
    certo, conoscono le statistiche e gli studi condotti.
    Figurarsi che un senatore, tale http://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_Livi_Bacci per chi non lo conoscesse, nella demografia è
    un guru, è stato eletto nella scorsa legislatura tra le fila del pd e su richiesta di una commissione parlamentare ha condotto una indagine sullo stato del welfare italiano, sulle condizioni delle responsabilità familiari, la discriminazione di genere. ecc..
    Ebbene, non ci sono stati grandi seguiti alla indagine, tranne che per una cosa: si diceva che l’innalzamento della qualità della vita permette di aumentare l’età di uscita dal lavoro. Il suo suggerimento è stato molto apprezzato e le riforme sulle pensioni ne sono una prova.
    E’ la politica la risposta ai nostri disagi, eppure, non abbiamo una legge elettorale, cosa volete che pensino a queste cose…

  18. @ Romina
    Senza generalizzare troppo, ma se riteniamo di poter dire che gli adulti italiani in media siano molto maleducati, arroganti, desiderosi di rivalsa, insoddisfatti, narcisisti in tutti gli ambienti sociali e culturali e che da questo dipenda la cattiva educazione che danno ai propri figli, la vera domanda si sposta ad un altro livello, ovvero perché in questo paese gli adulti esprimono questa tendenza più che altrove?
    Molto interessante la discussione, grazie

  19. ecco appunto: io sul web trovo tante testimonianze contraddittorie: donne italiane che denunciano una forte pressione familiare e “amicale” verso il fare figli e si sentono malgiudicate se dicono di non volere figli, altre testimonianze sempre di donne italiane simili a quelle di strawberryurn che si sente malgiudicata perchè i figli li vuole e lo dice.
    Si leggono testimonianze di genitori più o meno felici e contenti della loro scelta e testimonianze di genitori più o meno infelici, adesso leggo che in Italia invece il pensiero maggioritario sarebbe ostile alla procreazione o almeno vorrebbe rimandarla al più tardi possibile (per la gioia delle cliniche della fertilità)..insomma: boh! su internet si trova tutto e il contrario di tutto: siamo il Paese che celebra la famiglia, l’essere genitori e la maternità in particolare e siamo anche il Paese che disprezza la famiglia, l’essere genitori, la maternità e vede i figli come una sciagura, una roba terrorizzante, se non da evitare almeno da procrastinare.
    Forse la società moderna è un po’ più complessa, e meno univoca di come crediamo.
    Comunque che un figlio cambia la vita è vero

  20. “Choosing a career in a foreign country is a big step and raises many questions about what to expect. Thus, to give you a general idea of what we and Gothenburg have to offer in terms of benefits and life in general for you and your accompanying spouse/partner please visit http://www.science.gu.se/english/about/career.” Questo è l’annuncio per una Job Vacation in un’Università svedese. E’ rivolto alla moglie / partner del candidato. Comprendo in ogni caso lo shock antropologico del giovane studente. E’ lo stesso che provai io stesso molti anni fa la prima volta che andai in Olanda. E lo stesso che provo tutte le volte in cui mi reco per lavoro in qualche paese dell’Europa civilizzata a caso.

  21. Giulia@
    perché in questo paese gli adulti esprimono questa tendenza più che altrove?

    Io a volte ipotizzo che tanta maleducazione (se ne vede davvero parecchia, è innegabile) dipenda da un insieme di fattori, che si intrecciano fra loro in modi diversi:
    1) l’analfabetismo di ritorno che ho già citato
    2) il marcato individualismo che ci distingue e che, specialmente in tempi difficili come questi, diventa ‘mors tua vita mea’
    3) le tantissime trasmissioni televisive ‘urlate’ che, in un paese come il nostro – un paese in cui la televisione si guarda davvero parecchio – ha dato un pessimo esempio, contribuendo a un livellamento verso il basso di gusti e comportamenti
    4) la vita molto stressante, sempre in perenne corsa e al limite del disumano, che tanti sono costretti a fare a causa della disorganizzazione generale, che impera un po’ in tutti i settori, e a causa dello stato del welfare.
    Nei paesi civili, invece, ben organizzati a tutti i livelli – compreso il welfare – probabilmente molte persone possono permettersi il lusso di essere più calme, serene e rilassate. E quindi educate. Ciò può anche riflettersi sull’educazione dei figli.

  22. Qualche precisazione: Bologna ha registrato il boom delle nascite nel 2014, non si registravano dati così dal 1977, quindi non è vero che a Bologna non ci sono bambini, è vero il contrario e posso testimoniarlo. E’ vero che i bambini italiani sono i peggiori d’Europa (abbiamo vinto il premio bambini maleducati da parte degli albergatori d’Europa), i più grandi urlatori e rompiscatole, questo è un problema culturale che andrebbe affrontato. In Danimarca ti viene voglia di fare figli non solo perché ci sono i servizi, ma anche perché i bimbi che vedi in giro sono buoni, sono tranquilli e non costituiscono l’ostacolo proprio a un bel nulla (i tedeschi ad esempio se li portano dappertutto). Capisco perfettamente l’esempio francese. Perché i bambini italiani attuali sono isterici? Bella domanda, mi confronto con insegnanti di ogni ordine e grado (da asilo nido a scuola superiore) e il panorama è desolante, sono sempre di più gli ingestibili, bisogna capirne le cause e invertire la rotta. Io ho in condominio dei bambini terribili che ogni volta che li sento e guardo le vite dei loro genitori fanno da anticoncezionale 🙂 In Danimarca viene la voglia contraria!

  23. Riporto un esempio di atteggiamento iper-protettivo — per la verità piuttosto eccentrico e diverso da quelli più comuni cui si riferiva Luca e io stesso nei miei commenti — che complica e guasta inutilmente la vita di un genitore (una madre) e un figlio (non un bimbo piccolo, in questo caso). Sembra fatto apposta per dare ragione al primo commento di Romina (9 febbraio, 5:32 pm). 🙂

    Dal Forum Genitori & Figli del Corriere della Sera

    “E’ normale, alle scuole elementari, per i bambini avere piccole cotte fra bambini. Sento nominare dal mio bambino che ha 11 anni e dai suoi compagnetti che l’uno “ama” l’altra etc. E’ normale, anch’io mi sono innamorata, in segreto, di un compagno di classe. La mia preoccupazione pero’ e’ questa: non ho mai sentito dire mio figlio che a lui piace qualcuna. Anche controllando il suo istagram, fra compagni parlano e un po si prendono in giro, lui ama lei, ma lei ama l’altro. Qualcuno ammette: si ci amiamo. Etc. Ma mio figlio mai, lui non ha mai detto che gli piacesse nessuna, mai. Ne nessuna ha detto, mi piace lui. A volte gli chiedo: a te piace qualcuna? Ma lui risponde infastidito. “No, non mi fare queste domande! Non mi piace nessuna!” Sono segretamente preoccupata che lui abbia quasi vergogna e senta inammissibile che a lui possa piacere una bambina. Sono preoccupata che abbia difficolta in futuro. Per altro e’ un gran bel bambino, veste alla moda, normale. Preferisce giocare con maschi a casa, ma a scuola gioca sia con maschi che con femmine. Temo che abbia paura e o si vergogni di avere sentimenti per le ragazze.”

  24. Ben@
    In effetti, l’esempio da te riportato è il classico caso di come crearsi e creare problemi inutilmente. Che difficoltà potrà mai avere quel ragazzino, in futuro, se a undici anni non si è ancora preso una cotta? Nessuna, proprio nessuna. Non è mica obbligatorio ‘innamorarsi’ a undici anni. 😀 Quel ragazzino ha solo bisogno di essere lasciato in pace a gestirsi il tempo come crede.

  25. Molto interessante quest’esperienza. Anch’io faccio parte della categoria di quelle che non vuole avere figli perché gli rubano la libertà ma non bisogna generalizzare: io conosco persone che vorrebbero sposarsi e avere figli. Per me i figli o li fai a 25 – 30 anni o non li fai più: per una donna più si va avanti con l’età più è probabile che la gravidanza è a rischio.

  26. L’ha ribloggato su Le Birbamammee ha commentato:
    Ecco. Io a 20 anni la pensavo come lui. A 30 ero troppo impegnata a capire cosa fare da grande. E per fortuna il figlio è arrivato per caso a quaranta. Ma la storia è proprio quella che racconta sto “ciovine” e se a lui il discorso glielo ha fatto il padre col preservativo, a me è stata la mamma con la pillola.

  27. Non siamo educati ad avere figli. E’ meglio non averli.
    Dobbiamo lottare ovunque: al lavoro, per strada, all’università. Contro la burocrazia, le auto in doppia fila, i barone e le baronesse incapaci ma appollaiati sullo sgabellino, le bollette sbagliate, i vicini noiosi.
    Ormai abbiamo in testa che dobbiamo solo avere successo, e basta. E il successo è farsi la carriera, la casa, e i soldi. Full stop.
    Niente di più. Non volere nient’altro è la parola d’ordine.
    Io non voglio avere un figlio. In questo mondo di zotici, tamarri, bulli, omofobi, spacconi e razzisti. E non voglio avere un figlio in questa Italia decerebrata e con i piedi gonfi dai segni della zappa.
    E se si deve crescere un bambino, lo si vorrà anche possibilmente proteggere. E si diventa ancora più cattiv*, ancora più cinici e spietat*. Perché il pargolo deve crescere sano, deve evitare i vaccini, non deve ammalarsi, non può accarezzare il cane, mio figlio non beve latte, non giocare con la terra, non guardare il figlio della colf.
    Ecco perché non “fa figo fare figli”. Perché avere un figlio oggi, è come abbandonare un cane in autostrada. Senza libretto di istruzioni.

  28. Romina@ perchè le donne italiane “devono” lavorare e dedicarsi alla cura familiare?(spesso senza essere aiutate dai loro compagni..i quali NON le devono aiutare ma dovrebbero semplicemente fare la LORO parte) Questa conciliazione che le donne si assumono, non porta a canbiamenti per la nostra vita quotidiana e si riflette sull’educazione a figli e figlie.

  29. luci@
    Ho scritto quello che dici tu.

  30. Ma dove la vedete tutta sta gente che lavora? Nel mio condominio siamo tutti i casa, ci sono pochi uomini che lavorano, per il resto tutte le donne a casa che vivono mantenute dall’uomo o da qualche rendita (pensione). Io lavoro da casa con mille difficoltà proprio perché il condominio è completamente abitato di giorno, speravo che alle 8 di mattina uscissero tutti per tornare alle 18… ma dove?!! Anche il mito del successo, ma per chi? Sono pochissime le classi sociali che possono aspirare al successo. Né i figli della working class né quelli della classe media ormai, si raccoglie quello che ti hanno dato i genitori, nessuno si fa da solo in Italia. Come si fa ad avere il mito del successo, della bella casa, della bella macchina? Sono pochissimi quelli che possono permetterseli.

  31. Qualcuno/a ha fatto caso agli spazi per cani e per bambini/e (circoscritti spesso al centro di incroci stradali) nei vari rioni di Milano?? Qualcuno ha fatto caso a come possono transitare carrozzine e passeggini sui marciapiedi invasi da auto e cacche?? Esiste (da parte di tutti e tutte un vero interesse a fare del nostro paese un luogo di civiltà?

  32. Conversazione molto interessante. Condivido molte delle cose dette da Luca.
    Oltretutto, da ex studentessa universitaria di Scienze Politiche, ci tenevo a farle i complimenti. Non è poi così scontato che i professori si soffermino a chiacchierare con gli studenti su diversi temi, che non siano prettamente legati ad una “materia” o un “esame”. Perlomeno, per esperienza vissuta,
    io non ne ho mai avuto la possibilità.

  33. io però voglio dire una cosa: sono d’accordo sulla “demonizzazione” dei figli nella nostra società, sul fatto che ci viene propinato il modello figli = fine della libertà, ma sinceramente da un ragazzo di 23 anni parlare di “fare figli non fa figo” mi fa cascare il palco. osservazioni giuste e sensate, ma partendo dal presupposto sbagliato. nella vita non si devono fare le cose “perché fa figo”, altrimenti sbagliamo, punto. non deve essere il giudizio degli altri a interessarci, dobbiamo fare una cosa per come la sentiamo. se fare figli “fosse figo” quanti figli buttati a caso nel mondo ci sarebbero, adesso? immagino che forse fosse un’estremizzazione del concetto, d’accordo, ma posso dire che dovremmo smetterla di vedere come obiettivo della nostra vita sentirci realizzati AGLI OCCHI DEGLI ALTRI, invece che nostri? non dovremmo trovare un motivo più alto per vivere in un certo modo la nostra vita? ecco 23 anni non sono 16.

  34. Tragica realta’, e ti diro di +, mi hai messo davanti alla MIA realtà’!

  35. Analisi tristemente corretta; chissà se qualcuno dei politici che si propongono come innovatori avrà l’ardire di affermare l’importanza della famiglia mamma-papà-figli come un bene per tutti (anche semplicemente a livello di laicissima economia, non occorre essere democristiani), che pertanto merita incentivi e attenzione e investimenti rispetto ad altre forme sociali che, rispettabilissime, non hanno la stessa potenzialità di costruire la società?

  36. Uomini al supermercato con le loro mogli che mi passano avanti di soppiatto alla fila, a me, con il pancione di nove mesi, una bimba in braccio e due o tre cose nell’altra mano… Mi cade un prodotto e… NESSUNO mi aiuta. Il vero problema sono le donne: si tengono stretti questi catozzi orgogliose che non aiutino o diano la precedenza o accompagnino una donna sola con pancione e bimba al collo… Il problema se le cose vanno male sono sempre le donne. Le donne possono salvare il mondo.

  37. @Mario:
    Io direi anche single con figli o figli di coppie omogenitoriali… Che è la realtà di quei Paesi civilizzati. Mentre da noi organizzazioni come i “Giuristi per la Vita (quale, di grazia?)” seminano ulteriore terrore ai genitori strepitando che i poveri bimbi italiani stanno per essere tutti “omosessualizzati” dalle diaboliche e perverse “teorie del gender”!!! Sono andato all’estero fino al 2006 e la differenza tra questo bigotto Paese di vecchi (mentalmente e anagraficamente) e il dilagare di bimbi altrove (dove le “teorie del gender” sono realtà quotidiana!!…) mi saltava sempre all’occhio. Oggi scopro che non era solo una mia impressione. Ahimé e ahinoi.

  38. Essere maleducati è conveniente in Italia. Perché se sei maleducato puoi farti valere con una massa di maleducati e quando vieni offeso da costoro lo trovi normale perché lo sei anche tu, ma non per convenienza, per animo. Ecco dunque che non concepisci altra modalità di rapporto che quella. Un pesce non si sente mai bagnato. Diversamente se sei costretto ad esserlo o ti sforzi di non esserlo, i colpi li senti eccome. Dunque la selezione naturale premia in Italia i maleducati per adattamento all’ ambiente con un’ invidiabile stabilità psicologica e senso d’ appartenenza ad un contesto omogeneo. E’ il discorso sull’ “essere inferno e non accorgersi dell’ inferno” ancora scritto negli anni ’70 da un Calvino discretamente preoccupato dalla piega della sensibilità collettiva. L’ Italia, per certe cose, meriterebbe di restare completamente vuota, come via Anelli a Padova

  39. Io non ho girato il mondo. Non so se è un problema italiano. Non so se sia un problema. Alla radio, (radiotre) rispetto a questo blog ho sentito la telefonata di una trentenne che asseriva, come fosse cosa universalmente indiscutibile, che ora si sarebbe sposata dopo dieci anni di fidanzamento, senza ancora avere un posto fisso; che aveva conosciuto il suo fidanzato a Roma, lei di Catania, dove i suoi genitori le avevano potuto permettere di studiare ma che però chissà se avrebbe mai potuto avere un bambino non avendo molto da offrirgli, come ad esempio la possibilità di studiare “fuori”, cosa che invece i suoi genitori le avevano potuto offrire… Ma a me pare da matti!! I genitori avevano potuto farla studiare fuori per avere cosa? la possibilità di conoscere un fidanzato architetto che non ce la faceva a portare a casa il sufficiente per vivere e lei pure, che tanto aveva investito (per la quale tanto avevano investito i genitori) per lo studio non aveva nemmeno un lavoro uno. Ma se l’avesse avuto come avrebbe potuto mantenere IL bambino che non poteva mica vivere come una persona normale, no, doveva andare a studiare “fuori” ma non poteva… Boh, ma perché per campare un bambino ci vogliono tutti questi soldi? Io ho paura della guerra, ma spero tanto che i miei bambini facciano i coltivatori. E che per farlo studino qui, al paese, nella terra. Davvero, non è una battuta stupida.

  40. Pingback: Lo scandalo della famiglia numerosa in un paese figliofobico | Testa•del•Serpente

  41. Non si fanno figli e non ci si sposa xché se sei uomo e ti separi, perdi figli casa e denaro…questo il giovane dell’articolo omette di dirlo e mi preoccupa assai, perché questo aspetto, forse il più drammatico, gli sfugge, invece é bene che lo sappia, insieme al fatto che le separazioni battono i matrimoni, per cui é una roulette a perdere comunque con alta percentuale di rischio!!!

  42. Caro Roberto, le coppie si separano dopo la nascita dei bambini, perché le donne vengono violentate durante il parto e private di ogni possibilità di esprimere le loro competenze di essere donne. Anziché essere lasciate libere di fare, vengono ingabbiate, sedate (assieme ai bambini), mutilate genitalmente e poi sottoposte a interventi non soltanto non necessari, ma anche rischiosi che compromettono anche la vita relazionale intima. Dopodiché vengono private di ogni propria capacità di comunicare e ascoltare il bambino, persino umiliate offrendo il latte dei vitellini (latte di vacca chiusa in una “stalla” o megacapannone, immobile per mesi, rinforzata con ormoni -perché per fare il latte le mamme devono avere l’ormone dell’amore, l’ossitocina e se non la scaricano l’ossitocina facendo il latte, non possono attaccarsi ai bambini e amarli… ma è un’altra storia) in luogo di quello che il padreterno ha previsto per loro, per il quale le donne hanno il seno, che è un simbolo sensuale proprio per l’attaccamento etc etc E poi voi uomini siete possessivi, venali (vedasi: <> sullo stesso piano linguistico-logico!!!) e non rispettate le donne, vedendole solo come oggetto sessuale come veicolato dalla televisione. Le donne sono un miracolo e potenza della natura (potendo creare nuova vita) e tutti dobbiamo smetterla di mettere al primo posto il danaro. Ok, ho fatto un po’ di confusione, ma l’argomento è troppo vasto 😉

  43. Trovo questa discussione solo ora scrivendo un post sui figli in Francia (dove abito) e a tal proposito vorrei sottolineare che il fatto di fare figli giovani è probabilmente un fenomeno di società, ma il fatto di farne più di 2 è dovuto agli aiuti statali importanti per famiglie con più di due figli. Non so se è proprio una questione che fa figo o meno. Se vi interessa leggete il mio post del 23 giugno.

  44. a me sembra il contrario, non avere figli in Italia e’ una condanna, tutti vengono bombardati che ne devono avere, anche persone non in condizioni di dare loro un futuro decente, l’ennesima conferma che la razionalita’ non e’ di casa qui. Ridicolo il paragone con i paesi nordici, i paesi mediterranei sono piu’ vicini all’ Argentina come mentalita’ che ai paesi del nord.

  45. Pingback: Metter su famiglia, fare dei bambini: è da sfigati? - Notizie Pro Vita

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.