Da Scienze della comunicazione (Italia) a San Francisco (California)

Ragazzo manga

Nel dicembre 2013 pubblicai – come spesso per fortuna mi accade di fare – la testimonianza di Federico, un neolaureato in Scienze della comunicazione all’Università “La Sapienza” di Roma che “ce l’aveva fatta”. Non era un mio ex studente, ma ci teneva a raccontare la sua storia per incoraggiare tanti/e giovani che sentono quasi ogni giorno “svalutare”, diciamo così, il percorso di studi che hanno fatto (conosciamo tutti le battutacce su scienze delle merendine). In questi giorni mi ha scritto ancora, per raccontarmi cosa sta facendo oggi che si trova niente meno che a San Francisco, in California. Una bella testimonianza di coraggio, determinazione, capacità. Anche ambizione? Presunzione? Forse. Ma ci vogliono, in dosi giuste, anche quelle. Leggi qua:

Gentile Professoressa Cosenza,
faccio seguito alla mail che lei gentilmente pubblicò sul suo blog nel dicembre del 2013 raccontandole qualche aggiornamento. Il più importante è che oggi mi trovo a San Francisco.

All’epoca festeggiavo il mio primo stipendio. Avevo appena iniziato la laurea specialistica ed ero in prova in un’agenzia di comunicazione per 500 euro al mese. Ricordo ancora il commento piccato di una lettrice del suo blog: “se sei felice con 500 euro al mese è perché di certo non paghi affitto e spese”. Mi fece dispiacere. Vivevo con i miei genitori, sì, ma sin dal primo lavoro ho dovuto destinare ogni mese una parte del mio stipendio proprio all’affitto di casa, perché mio padre aveva difficoltà economiche. Accettai quei 500 euro al mese perché da qualche parte dovevo pur cominciare. Sapevo di poter dimostrare le mie capacità. E avevo la presunzione di credere che sarei cresciuto in fretta.

Scade il semestre di prova e l’agenzia di comunicazione mi tiene. Le cose vanno molto bene e ogni 6 mesi ricevo un aumento di stipendio. Continuo ad aiutare l’economia di casa e inizio a maturare veri risparmi. Nel frattempo mi specializzo nella scrittura orientata ai motori di ricerca, una disciplina che unisce aspetti di informatica e semantica. La stessa semantica che all’università molti liquidavano come “professionalmente irrilevante” si rivelava invece fondamentale. E io che, di tipi di semantica all’università ne avevo incontrati e studiati molti, mi trovavo in una posizione di indubbio vantaggio.

Nell’estate del 2014 maturo un’idea, folle. L’idea era che avrei voluto proseguire il mio percorso nella Silicon Valley, perché qui stavano i migliori al mondo nel mio settore professionale. L’idea comincia a divorarmi, di pari passo con la mia ambizione. Realizzo che il modo migliore per lanciarmi in questo contesto, e fare in modo che si apra una porta, è fare un’esperienza di studio. Mi avrebbe dato la possibilità di risiedere legalmente un anno negli Stati Uniti, migliorare la lingua e soprattutto guardare negli occhi le persone che volevo conquistare.

C’era solo un piccolo problema: non avevo i soldi per un’esperienza del genere. Non demordo. Scopro quanto costa un anno di studio e di vita a San Francisco. Mi faccio i conti in tasca di quanto guadagno e di quanto riesco a risparmiare ogni mese al netto dell’affitto di casa. Infine calcolo la proiezione di quando avrei avuto i soldi per partire e sopravvivere un anno da studente. La mia proiezione economica parlava chiaro. Avrei avuto i soldi per realizzare il mio sogno solo nel gennaio 2016. Accetto di aspettare. Inizio a contare i giorni.

A gennaio del 2015 succede qualcosa di imprevedibile. Vengo contattato per lavorare al progetto del nuovo sito Internet della Fondazione Santa Lucia, eccellenza romana nella riabilitazione e nella ricerca. Mi offrono 1.500 euro e un contratto a tempo indeterminato. Inizialmente penso di rifiutare, temendo che il nuovo lavoro avrebbe potuto compromettere il sogno californiano. Per una fortuita casualità mi viene garantito che il progetto sarebbe finito a dicembre del 2015, cioè esattamente un mese prima della mia partenza. Bingo, i tempi combaciano. Accetto il lavoro, certo di poterlo portare a termine. Lavoro al 110% con l’idea che per il mio ultimo anno in Italia devo dare il massimo.

Nel frattempo mi laureo alla specialistica con 110 e lode e mi tolgo un’altra grande soddisfazione: vengo pagato dalla Sapienza di Roma per insegnare in un Corso di Alta Formazione. Pochi mesi dopo essermi laureato, ero improvvisamente io a parlare davanti a una classe. E a fine anno, come preventivato, il progetto della Fondazione Santa Lucia si chiude alla grande. Questo il risultato, di cui vado orgoglioso. Chiuso il progetto, mi dimetto. Rinuncio ufficialmente al mio contratto a tempo indeterminato.

Oggi mi piace pensare a come tutto è cominciato. Sono partito da zero, senza “agganci” o “spinte”. Nei primi anni di università vendevo i miei riassunti dei libri agli altri studenti per 5 euro, e in questo modo mi autofinanziavo i testi per gli esami. Venivo schernito da chi sosteneva che il mio corso di laurea non avesse alcuna valenza professionale. E con i problemi economici che avevo in casa, la scelta più ragionevole sarebbe stata accontentarsi di quello che la vita mi aveva offerto, volando basso. Ma avevo in testa qualcosa di più grande.

Tutti mi dicono che sono coraggioso, perché per realizzare il mio sogno ho accettato l’idea di andare in un altro continente senza familiari né conoscenti, per di più con i soldi contati. Eppure, per la mia visione delle cose, un ragazzo che rischia tutto per inseguire la propria ambizione è coraggioso tanto quanto un genitore che lavora in Italia 10 ore al giorno per assicurare una vita dignitosa ai propri figli. Per questo voglio che la mia storia spezzi l’inutile contrapposizione tra chi resta e chi parte. Ci vuole coraggio tanto a restare quanto a partire. L’Italia è piena di eroi silenziosi di cui nessuno parla mai. Parto anche per loro. Parto per dimostrare ai nostri competitor internazionali che la tempra di molti italiani, abituati a mille difficoltà, è quello che li rende speciali e li distingue in terra straniera.

Mi avevano detto che facendo Scienze della comunicazione avrei fallito nella vita. Oggi, 10 gennaio 2016, sono sbarcato a San Francisco, dopo anni di risparmi – frutto del mio lavoro e dei miei studi. La mia è una storia di rivincita personale e di conquista. La differenza tra me e Cristoforo Colombo è che lui è finito in America per sbaglio. Io so esattamente perché sono qui. Voglio esportare la mia determinazione, prendere ricchezza e riportarla a casa. Grazie per lo spazio che mi ha concesso, Prof. Le scriverò ancora. Le mando un abbraccio da San Francisco, Federico.

6 risposte a “Da Scienze della comunicazione (Italia) a San Francisco (California)

  1. Una sola parola: Complimenti!

  2. “Ci vuole coraggio tanto a restare quanto a partire.” Frase fa incorniciare. Spesso ci vuole più determinazione a restare che a partire.

  3. Io ho avuto la fortuna di trovare lavoro subito dopo la laurea triennale in comunicazione, anche se ciò non è imputabile di certo al mio “titolo di studio” ma più che altro ad un caso fortuito. Nonostante io da 4 anni a questa parte continui a lavorare nella medesima azienda ho deciso di cotinuare i miei studi con la magistrale scegliendo sempre l’ambito della comunicazione, questa volta orientato al marketing e ai nuovi media. credo sia un corso molto stimolante, IMPEGNATIVO, per nulla banale e, vi assicuro, un titolo SEMPRE PIU RICHIESTO dalle aziende! Oggi ci è richiesto di sviluppare il business anche attraversoi social,e questo in chiave strategica. un ingegnere, un economista, uno scienziato politico non sono in grado di farlo. avanti tutta! in bocca al lupo a tutti..siamo la forza del futuro!

  4. Bella testimonianza e intelligenti, utili osservazioni. Da diffondere quanto possibile!

  5. Leggendoti la bocca mi si apriva per lo stupore, come quando da bambina leggevo le fiabe. Ma oggi allo stupore aggiungo ammirazione: con le tue scelte e la tua determinazione stai facendo della tua vita una storia meravigliosa, ed è proprio così che nascono i veri capolavori.
    Complimenti, Federico.

  6. Pingback: Giovani e lavoro… | Pietroalviti's Weblog

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