Il gossip al potere, ovvero: come si diventa una celebrity nella politica pop contemporanea

Il gossip al potere

Per il prossimo numero della rivista Comunicazione Politica (ComPol), che uscirà a breve, ho scitto una recensione del volume di Marco Mazzoni e Antonio Ciaglia Il gossip al potere. Il politico celebrità nell’era della politica pop (Milano: Apogeo, 2015, pp. 134). Eccola in anticipo:

Il libro offre un’analisi attenta, approfondita e ben documentata dei principali mezzi e modi in cui, negli ultimi anni, si è realizzata in Italia quella speciale mescolanza fra comunicazione politica e intrattenimento, che nel mondo molti chiamano politainement e in Italia ci siamo abituati a chiamare politica pop, fin dal lavoro di Gianpietro Mazzoleni e Anna Sfardini Politica pop. Da “Porta a porta” a “L’isola dei famosi” (Bologna: Il Mulino, 2009). Per cominciare, Marco Mazzoni e Antonio Ciaglia si propongono di rispondere ad alcuni interrogativi. Il primo di questi, affrontato nell’introduzione e nel primo capitolo, riguarda i protagonisti della popolarizzazione della politica: chi sta al centro del connubio fra politica e spettacolo?

È così che emerge l’idea di politico come celebrità: una figura che in parte ha, in parte acquisisce capacità personali e professionali sufficienti per apparire regolarmente su tutti i media, a prescindere dalle singole competizioni elettorali (si chiama “campagna permanente”), mescolando vita pubblica e privata, dando conto, cioè, non solo delle proprie azioni politiche e dei loro effetti (la scena, per dirla con Goffman), ma del tipo di vita che conduce, del proprio tempo libero, delle proprie relazioni personali, affettive e familiari (il retroscena, sempre seguendo Goffman). I politici celebrities sono insomma uomini e donne che fanno politica, ma si comportano e sono trattati dai media, in dosaggi e modi diversi, come le star dello spettacolo, del cinema, della musica e della televisione. La qual cosa, oltretutto, fa loro guadagnare credito e potere in ambito politico, presso la classe dirigente del proprio partito, e consenso presso il possibile elettorato, consenso puntualmente misurato con i sondaggi.

Sempre nell’introduzione e nel primo capitolo, Mazzoni e Ciaglia cercano poi di rispondere a un secondo interrogativo preliminare: con quali mezzi e in che modi i politici raggiungono lo status di celebrità? Ci vuole anzitutto una sapiente e calibrata combinazione di mezzi di comunicazione di massa, dalla televisione alla carta stampata, fino ai social media più diffusi (Facebook anzitutto) o più alla moda in un certo momento presso l’élite politico-mediatica (oggi va molto Twitter). E ci vuole un altrettanto sapiente e calibrato dosaggio di apparizioni in questo o quel talk show, questo o quel programma televisivo o radiofonico d’intrattenimento (mattino, pomeriggio, sera o domenica che sia), su questa o quella testata giornalistica, dalla cosiddetta quality paper (Repubblica, Corriere, ecc.) ai periodici di gossip più popolari (Oggi e Chi in primis), a seconda del tipo di pubblico che si vuole raggiungere: giovani o anziani, colti o meno colti, che siano del proprio schieramento politico o meno (specie se si mira a spostare e riorientare l’elettorato).

Una volta definite le coordinate in cui oggi si muove il “gossip al potere”, gli autori passano ad analizzare e discutere, con dovizia di dettagli, alcuni esempi concreti, traendoli dagli ultimi anni della politica italiana (all’incirca dal 2010 a oggi), ma continuamente confrontandoli anche con esempi internazionali, sia contemporanei sia precedenti, visto che negli Stati Uniti e in Europa il fenomeno nasce ben prima che da noi. Ecco allora che nel secondo capitolo sfilano tutti i presidenti del consiglio e i politici che hanno guadagnato le copertine e i servizi di Oggi, Chi, Gente e Novella 2000, dal 2011 in qua: da Silvio Berlusconi a Mario Monti, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai ministri del cosiddetto “governo tecnico” Corrado Passera e Elsa Fornero, da Daniela Santanchè a Beppe Grillo.

Il terzo capitolo è invece tutto dedicato a Matteo Renzi, il primo nel centrosinistra italiano ad aver dato prova di saper usare in modo strategico, consapevole e abile tutti i mezzi e i modi della commistione fra politica e intrattenimento di cui stiamo parlando. Ed è tanta e tale la novità che Renzi introduce nel Partito democratico, che nel 2013 riesce a ribaltare il consueto percorso attraverso cui la sinistra aveva sempre deciso, nei decenni precedenti, il segretario di partito. Mentre una volta i media si limitavano a confermare e celebrare le decisioni prese dai dirigenti del partito, nel 2013 Renzi corre e vince alle primarie per la segreteria del Pd come candidato di riferimento del gruppo dirigente, proprio grazie alla popolarità che aveva già ottenuto presso i media l’anno precedente.

L’ultimo capitolo, infine, approfondisce il caso della rivista Chi, esaminandolo come esempio di fiancheggiamento politico da parte di una testata giornalistica. Infatti, il cosiddetto parallelismo politico dei media, di cui i politologi e gli scienziati politici parlano fin dal lavoro di Colin Seymour-Ure The Political Impact of Mass Media (Londra: Constable, 1974), tipico di molti paesi mediterranei, assume in Italia forme più radicali e pervasive, non limitandosi a caratterizzare i mainstream news media, ma coinvolgendo anche i mezzi di comunicazione più popolari. Ecco allora che Chi, di proprietà del gruppo Mondadori guidato da Marina Berlusconi, è un esempio interessante di questo fiancheggiamento. Al centro sta sempre la figura di Berlusconi e intorno a lui si organizzano gli altri protagonisti politici, che possono essere suddivisi, secondo la tipologia proposta da Mazzoni e Ciaglia, in “Berlusconi e ‘i suoi’” (la famiglia, la fidanzata Francesca Pascale), “le donne del Pdl” (Mara Carfagna, Laura Ravetto, ecc.), “i nemici giurati” (da Ilda Boccassini a Michele Santoro, passando per Anna Finocchiaro), “i nemici ‘ma non troppo’” (Matteo Renzi in primis, verso cui Berlusconi non ha mai nascosto la sua simpatia).

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