La comunicazione dello Stato Islamico (IS): un’analisi semiotica

ISIS_bandiera

Per capire ciò che oggi accade nel mondo in nome dell’IS o Stato Islamico (come dal 2014 si fa chiamare ciò che molti preferiscono ancora identificare come ISIS), è necessario approfondire non solo la sua storia e la sua ideologia, ma soprattutto la sue strategie mediatiche. Come ha evidenziato Bruno Ballardini nel fondamentale ISIS®. Il marketing dell’apocalisse (Baldini&Castoldi 2015), l’IS segue infatti con grande consapevolezza le logiche più avanzate del marketing contemporaneo, grazie a una efficiente media-factory che vanta un numero crescente di conversioni all’Islam da parte di giovani, anche americani, australiani, canadesi, europei e italiani. In questa prospettiva di approfondimento, ho cominciato ad assegnare alcune tesi di laurea. Pubblico qui quella di Alessandra Maria Stella Milani, discussa il 7 marzo scorso e molto ben fatta.

Alessandra analizza con metodo semiotico tre video prodotti e distribuiti dallo Stato Islamico: il primo, A message to America, spicca per la figura del celebre mujaheddin Jihadi John, il secondo e il terzo sono due puntate delle serie Lend me your ears – messages from the british detainee John Cantlie e Al-Ghuraba, I Pochi Prescelti da Altre Terre, che vantano la presenza di John Cantlie, un prigioniero britannico diventato l’anchorman ufficiale dell’ISIS, e di Abu Muslim, un giovane musulmano canadese che sceglie di partire per il jihad.

Scarica da qui la tesi di laurea triennale in Scienze della comunicazione di Alessandra Maria Stella Milani: A message to America and all world.

 

8 risposte a “La comunicazione dello Stato Islamico (IS): un’analisi semiotica

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  2. La comunicazione di ISIS/Daesh è a mio parere una delle parti più terrificanti dell’intero fenomeno. Si sente molto parlare del problema sociale dei foreign fighters, di come nucli terroristici tanto violenti nascano nello stesso Occidente che votano di distruggere. E va bene, è un discorso che bisogna fare, ma vorrei che in più parlassero anche di questo aspetto, di come Daesh stia usando armi mediatiche inventate quasi completamente dall’Occidente, come i loro messaggi si mescolino così naturalmente nel nostro flusso informativo multimediale.

  3. Interessante articolo, leggerò la tesi suggerita con piacere.

  4. Pingback: Cos’è l’Isis, semiotica della comunicazione | Pietroalviti's Weblog

  5. Sono del parere che non bisogna dare importanza a ciò che dice e fa l’ISIS: faremmo il loro gioco.

  6. Ho letto la tesi e l’ho trovata molto interessante e ben fatta nonché incentrata su un tema di stretta attualità come a comunicazione dell’ISIS.Inoltre, il fatto che si tratti di una tesi di laurea in SDC fa senz’altro piacere e dimostra che nonostante sia sempre stata criticato,questo corso di studi oggi ha molto da dare e ne avrà per il futuro.
    PS:per chi volesse approfondire sul tema consiglio anche un articolo sulla forza e debolezza della propaganda dell’ISIS che avevo ripreso sul mio blog un pò di tempo fa, http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2015/04/forza-e-debolezza-della-propaganda.html

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