C’è pessima comunicazione, in giro. Ma la comunicazione e lo storytelling non sono solo slogan vuoti e manipolazione ingannevole

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Ho visto solo oggi, grazie alla segnalazione di Fabio, questa TEDx conference che Stefano Andreoli, sempre corrosivo e divertente, ha tenuto nel giugno 2019. Il discorso è brillante, vale ben più dei 18 minuti che dura, e mette il dito su diverse piaghe della comunicazione pubblicitaria, politica e aziendale di oggi, spesso inutilmente enfatica, superficiale fino a essere vuota, o manipolatoria nel senso peggiore del termine, che implica menzogne o addirittura truffa. Userò questo video anche in aula, per far ridere gli allievi e le allieve dei problemi della comunicazione contemporanea. Ma li inviterò anche a prendere le distanze da ciò che Stefano dice. Per questi tre motivi, pochi ma fondamentali:

(1) La comunicazione e lo stoytelling non possono essere ridotti alle loro degenerazioni. Non equivalgono per forza a truffa, inganno, cattive intenzioni. Non sono fatti necessariamente di slogan vuoti, frasi fatte, favole noiose o roboanti. Raccontare storie non vuol dire solo “raccontare balle”, ma è un modo fondamentale per organizzare la nostra esperienza, per approfondire la conoscenza del mondo e condividerla con gli altri.

(2) La comunicazione e lo storytelling vogliono dire soprattutto capacità di mettersi in relazione agli altri e implicano un’attenzione profonda per le persone che abbiamo di fronte – in presenza o a distanza a seconda del mezzo – persone che sono le nostre destinatarie e i nostri destinatari. Se non sappiamo metterci nei loro panni, se non sappiamo capire chi sono, cosa pensano, come vivono e che emozioni provano, non sapremo né raccontare storie né comunicare un bel nulla. Non saremo efficaci. La comunicazione, insomma, vuol dire proprio quella capacità di ascoltare con cui Stefano conclude la TEDx. Se non sai ascoltare non comunichi nulla, non racconti storie, ma fai solo un gran rumore. La comunicazione e lo storytelling sono essenziali al nostro essere umani.

(3) E basta usare solo il maschile! Non è l’uomo, a stare al centro. Sono gli uomini e le donne, al centro. Sono gli esseri umani. Non si può più parlare, oggi, sempre e solo di comunicatori, per fare un esempio, ma di comunicatori e comunicatrici. Altrimenti, vuol dire che vivi ancora nel primo Novecento. Come Ungaretti, da Stefano ben citato. Un secolo fa, appunto.

3 risposte a “C’è pessima comunicazione, in giro. Ma la comunicazione e lo storytelling non sono solo slogan vuoti e manipolazione ingannevole

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  2. Divertente ,si ride soprattutto per le bizzarre analogie che racconta,sempre azzeccate.Azzeccate per quello che intende dire ,per la comprensione del significato del suo racconto.E confesso che anch’io di fronte ad un pubblico avrei cercato di indovinare una simile performance sia comunicativa sia avvalendomi di alcuni riferimenti alle scene di vita quotidiana:il mangime per cani,il vino da bere, le esperienze da arbitro,e lo farei con schiettezza perchè sarebbe un atteggiamento più accattivante della pomposità verbale o di un racconto con un lessico ricercato.Ascoltandolo mi sembrava di stare a teatro o a qualche mostra del cinema,in cui a seconda delle mode si notano scene e dialoghi sull’assurdo o sull’ironia del doppio o non senso, o agli spettacoli di Wody Allen, che è ancora più comico per la sua insistenza di raccontare cose serie con iperboli o rimandi inusitati e assai letterari.
    Con ciò ,Vorrei dire che gli esiti della narrazione comunicativa odierna messi in burletta dall’Andreoli non potevano essere diversi,poichè dietro ad essa,a guardare bene, c’è tanta storia degli studi evolutivi sulla comunicazione,condotti da eminenti linguisti e studiosi di varie discipline.I quali, per spiegare meglio le loro ricerche e ipotesi ,si son sempre o comunque rifatti ai tic,ai lapsus o a parole senza significato o fuori contesto, per scoprire nuove regole del funzionamente umano o la nascita del dubbio,dell’equivoco e del riso,che sono un aspetto rilevante di levità nelle vicende degli esseri umani.Potenziando i media comunicativi,oggi abbiamo amplificato,oltre misura, anche questi aspetti ,che, se non si è attenti,ti immergono nella confusione del rumore.In ogni caso l’artista per me ha osservato e valutato con cura il pubblico ,ha confezionato con professionalità i suoi obiettivi, distribuendoli in sequeze brevi ed efficaci, ha sottolineato negativamente gli eccessi narrativi con scopo di informare e di renderci avvertiti sugli evetuali giochi manipolatori. Ma quello che doveva dire ,l’ha detto con sicurezza perchè lui era lì per far ridere e informare sul pericolo della ridondanza ,e c’è riuscito a meraviglia.
    Ovviamente la Prof.ssa ha espresso una valutazione accademica,dal punto di vista dello studioso,che sa che l’universo comunicativo è complesso,infatti ogni narrazione racconta qualcosa ,ma ne tralascia altre e quindi costituisce un contenuto da analizzare e migliorare, finalizzandolo agli scopi della ricerca e della maggiore comprensione da parte di altri.Un esempio:la scienza comunicativa ci deve stimolare a fare chiarezza su quanto si ascolta e si dice nonchè ad usare un atteggiamento critico per uscire anche da clichè storici e da eredità culturali, che hanno rilevato finora delle differenze narrative e di ruolo anche di genere.

  3. L’ha ripubblicato su Effeferro's Bloge ha commentato:
    MORIREMO DI STORYTELLING

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