Su donne, pubblicità, cultura, economia: Annamaria Testa parla all’UPA

Annamaria Testa all'UPA 2013

UPA è l’organismo associativo che riunisce le più importanti e prestigiose aziende industriali, commerciali e di servizi che investono in pubblicità e in comunicazione in Italia. Mercoledì 3 luglio si è tenuta a Milano l’Assemblea annuale dell’UPA, con Lorenzo Sassoli de Bianchi, Antonio Catricalà, Annamaria Testa, Stefano Lucchini, che hanno parlato a oltre 720 rappresentanti dell’economia italiana. Trovi i loro interventi su questa pagina. La relazione di Annamaria Testa (qui il testo), è molto pertinente rispetto a temi che qui spesso trattiamo. Ecco il video.

6 risposte a “Su donne, pubblicità, cultura, economia: Annamaria Testa parla all’UPA

  1. una frase a caso:
    “La nostra televisione espone molto le belle ragazze”
    – – – –
    Littizzetto non rientra nella categoria “belle ragazze” eppure la tv la sovraespone da anni. Imho Litty non ha neanche un talento da meritare questa sovraesposizione; ma per questo sono in tanti a non avere talento e ad essere nei primi posti quanto a esposizione, popolarità, stipendio e pure “virtuosità” presa a modello.

  2. Dire queste cose a una platea di committenti-inserzionisti-clienti e cosiddetti “rappresentanti dell’economia italiana”… è stato urgente, giusto, utile e convincente e molto più che condivisibile. Meno male che Annamaria c’era, c’è.

    Ma io, sulla questione, sono più drastico, brutale, incazzato. A quei signori e signore che ascoltavano e applaudivano le parole di Annamaria, vorrei chiedere:

    Cosa fate se nella vostra azienda, redazione, ente, facoltà, squadra, famiglia, sentite una battuta sessista su una donna, o sulle donne tout court? Protestate ad alta voce, denunciate de visu e davanti a tutti, che quei pensieri non solo sono deplorevoli e idioti, ma che semplicemente non li tollerate? Oppure guardate dall’altra parte? Sorvolate? Fate gli gnorri? Vi date di gomito? Sorridete?

    Perché le campagne di cui parliamo, nascono proprio lì, in quel modo lì.

    Aggiungo: quegli stessi signori e signore presenti all’assemblea UPA sono, a stragrandissima maggioranza, laureati, benestanti, informati. Mica semianalfabeti, cartomanti, tamarri, suore sceme. Infatti, esattamente loro, non sono corresponsabili, ma molto più semplicemente responsabili, perché in giro per l’Italia si vede, si legge e si ascolta ancora tanta merda sessista nella pubblicità. I briefing, le approvazioni, i pagamenti, per quelle campagne sono firmati da loro – o da chi, sempre da loro, è stato messo nelle condizioni di comportarsi in quel modo.

    La pubblicità sessista, idiota, razzista, è finanziata, voluta, veicolata, applaudita, al 70 per 100 nella voliera dove starnazzano non solo i falchi, gli avvoltoi, i corvi e le galline, ma soprattutto un enorme stormo di upUPA. Quelle campagne non le finanziano i pensionati, gli studenti, le insegnanti, gli stagisti, gli immigrati, chi fa la fila nelle poste, all’ASL, nei supermercati, nei mezzi pubblici. Quel becchime e i bocconi avvelenati sono messi in giro dagli stessi pennuti e pennivendoli che amano volare bassi.

    Quando parliamo di “classe dirigente”, non ci si riferisce solo ai politici, ma anche a chi decide, manovra, organizza, finanzia l’economia, l’istruzione, l’informazione, il tempo libero, gran parte della cultura e dello sport, la pubblicità. All’interno di questa mappa illeggibile e ormai sgualcita, noi creativi siamo – nella peggiore delle ipotesi – solo dei tristi yesmen. Non è un alibi – è solo un piccolo riordino gerarchico e di ruolo, tra chi comanda e decide, e chi esegue.

    So benissimo che Sassoli è molto meglio di chi l’aveva preceduto. Ma il problema non è lui, il problema è la parte decisiva dei suoi associati.

    Ciò che (coraggiosamente, necessariamente, elegantemente) Annamaria ha detto alla Triennale, è come se Roberto Baggio avesse spiegato a un’assemblea di procuratori, manager, designatori e presidenti di club, che giocare pulito, a zona, con fairplay e allegria, è molto più utile e divertente che non da dopati, da fallosi o a gamba tesa.

    Già li sento i benestanti, i benpensanti, i buontemponi della pubblicità: È facile protestare, sarebbe più utile e importante proporre, stimolare, fare. Diciamo che la parte nobile del discorso la lascio fare a chi è più bravo, più paziente, più tollerante di me. Io, ormai sono già ampiamente in riserva. Non m’importa più niente di arrivare alla prossima stazione di rifornimento di tolleranza verso il sessismo e il razzismo. Io scendo. Preferisco fare l’autostop.

    Forse qualche donna ancora più incazzata di me, mi darà un passaggio.

  3. Ieri sera Speciale TG1 ha parlato di femminicidio. Ecco la replica:
    http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#ch=1&day=2013-07-14&v=240444&vd=2013-07-14&vc=1

  4. Pingback: Pubblicità gratis a Yamamay | Il corpo delle donne

  5. Pingback: PUBBLICITA’ | Elena

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