Se Laura Boldrini è incompetente, lo sono anche Onu, Cedaw e Parlamento Europeo

La mamma un poco affaticata sorride con dolcezza

Leggo, volentieri riprendo e sottoscrivo l’intervento di Massimo Guastini sul blog dell’Adci: «Mi ero ripromesso di restare fuori dalla gazzarra generata dalla chiacchierata tra Giuseppe Cruciani e Guido Barilla. L’indegna deriva denigratoria, ai danni della Presidente della Camera, mi crea però un profondo disagio. Civico e umano. Impossibile assistere in silenzio. L’intervista di Cruciani a Guido Barilla è stata chiaramente concepita per creare un bel vespaio intorno alle dichiarazioni rilasciate da Laura Boldrini, il 24 settembre, al convegno “donne e media”.

Per chi non lo sapesse, l’Onorevole Boldrini si era dichiarata sconcertata dagli spot ancora ancorati allo stereotipo mamma-moglie che serve la famiglia a tavola. Non è difficile immaginare il tenore dell’invito rivolto da Cruciani a Guido Barilla: “Laura Boldrini ce l’ha con i suoi spot pubblicitari, vuole venire in trasmissione a parlarne?” Poi, la registrazione della puntata è andata come sappiamo tutti. Tanta di quella “carne al fuoco” che in redazione si saranno leccati le dita. Quasi non sapevano scegliere il piatto forte.

Il 26 settembre mattina, alle 11.57, il mittente “G La Zanzara” ha inviato alla propria mailing list un’anticipazione sulla trasmissione prevista nel tardo pomeriggio. Per brevità riporto solo la “subjectline” della email arrivata in bold:

Guido Barilla (presidente gruppo Barilla) choc a La Zanzara su Radio24: “Mai spot con una famiglia gay, sono per famiglia tradizionale”.

“In azienda abbiamo concetto sacrale della famiglia”. “Gay? Rispetto tutti, basta che non disturbino gli altri”

Lo stesso mittente, il giorno dopo, tra le 15.13 e le 15.14 ha inviato altre due email. Questi gli “urli” sparati in subject line e sempre in bold:

1. Guido Barilla (presidente gruppo Barilla) a La Zanzara su Radio 24 attacca la Boldrini: “Boldrini? Non sa nulla di pubblicità, patetica”. “La Boldrini fa danni a se stessa”

2. Guido Barilla (presidente gruppo Barilla) a La Zanzara su Radio 24 difende Berlusconi: “Berlusconi sarebbe un testimonial perfetto”. “Marina Berlusconi e Barbara fuori dalla politica, altrimenti le ammazzano”. “Berlusconi ha sofferto per magistratura”.

Salto le opinabili divagazioni sui gay e su Berlusconi perché, a differenza di Cruciani, a me interessa restare concentrato sulla questione discriminazioni di genere, generosamente perpetuate in Italia dall’intero sistema dei media (quindi anche dalla pubblicità) oltre che dai livelli più alti delle istituzioni, durante il regno di Berlusconi I. Contrariamente alle opinioni personali di Guido Barilla e dello stesso Cruciani, la nostra Presidente della Camera si dimostra, da tempo, più competente e attenta alla comunicazione rispetto a gran parte degli operatori di settore.

Ecco cosa ne pensa invece Giuseppe Cruciani. Minuto 35 e 55” della puntata trasmessa il 26 settembre:

Il Signor Barilla, poco prima di fare le affermazioni che ha fatto sulla vicenda degli spot omosessuali ha detto una cosa sacrosanta…cioè che il Presidente della Camera Boldrini non può permettersi di rompere le balle…ovviamente non ha detto così questo lo traduco…di rompere le balle sulla vicenda degli spot della donna che serve a tavola eccetera….non è sua competenza. Addirittura ha detto (Guido Barilla) che è patetica…poi manderemo tutto in onda…perché questa cosa qui ce la siamo dimenticati e su questo aveva ragione al 100%.

Il Signor Cruciani, oltre che incompetente in materia pubblicitaria, si rivela poco informato o fa finta di non sapere nulla delle richieste mosse da Cedaw e Onu all’Italia. Per non parlare della “Risoluzione del Parlamento europeo sull’impatto della pubblicità e del marketing sulla parità tra donne e uomini”.

Non credo di dover spiegare cosa sia l’Onu. Vale forse la pena di ricordare cosa sia Cedaw, il più importante strumento internazionale giuridicamente vincolante in materia di diritti delle donne. Nel 2005 il Cedaw si definiva “profondamente preoccupato dalla rappresentazione data delle donne da parte dei mass media e della pubblicità (in Italia), per il fatto che viene ritratta come oggetto sessuale e in ruoli stereotipati”.

Nel 2011, lo stesso Comitato Cedaw esprimeva il proprio disappunto per il mancato sviluppo di “un programma completo e coordinato per combattere l’accettazione generalizzata di ruoli stereotipati tra uomo e donna”, e ribadiva la propria profonda preoccupazione “per la rappresentazione della donna quale oggetto sessuale e per gli stereotipi circa i ruoli e le responsabilità dell’uomo e della donna nella famiglia e nella società”.

Questi stereotipi, aggiungeva il Comitato Cedaw “contenuti anche nelle dichiarazioni pubbliche rese dai politici, minano la condizione sociale della donna, come emerge dalla posizione svantaggiata delle donne in una serie di settori, incluso il mercato del lavoro e l’accesso alla vita politica e alle cariche decisionali, condizionano le scelte delle donne nei loro studi ed in ambito professionale e comportano che le politiche e le strategie adottate generino risultati ed impatti diseguali tra uomini e donne”.

Anche la Relatrice Speciale dell’ONU contro la violenza sulle donne, nel suo rapporto sulla missione in Italia (2012), descrivendo la situazione generale delle donne nella società ha evidenziato che:

“gli stereotipi di genere, che determinano il ruolo di uomini e donne nella società, sono profondamente radicati. Le donne portano un pesante fardello nei lavori domestici, mentre il contributo degli uomini è tra i più bassi al mondo. Con riferimento alla rappresentazione delle donne nei media, nel 2006, il 53% delle donne apparse in televisione era muta, mentre il 46% era associata a temi di sesso, moda, bellezza e solo il 2% a temi sociali e professionali”.

Cosa è stato fatto dai nostri governi, tra il 2005 e il 2013, per rispondere ai solleciti di Onu e Cedaw? Niente. Per questo l’Italia è 98 posizioni dietro al Burundi per quanto riguarda le opportunità economiche riservate alle donne (slide 23 del Global Gender Gap Report 2012).

Capisco che in questo Paese, abituato a glissare sistematicamente sul tema discriminazioni di genere, possa creare stupore una Presidente della Camera che invece ci invita tutti a riflettere, per innescare un cambiamento. Ma Cruciani, che non mi pare essersi ancora guadagnato i galloni di maître à penser, anche perché più portato a quelli di emmerdeur (lui sì), non si può permettere di dare della rompiballe e dell’incompetente a una delle massime cariche istituzionali. Questo a prescindere dal fatto che la stessa Presidente della Camera abbia per altro già dimostrato maggior competenza dello stesso Cruciani proprio sull’argomento comunicazione.

“Rompiballe”. Il classico epiteto che un certo genere di “maschi” è solito rivolgere alle donne non concilianti e con opinioni personali. La sensazione di questi giorni è che Laura Boldrini sia stata attaccata proprio in quanto donna. Rompiballe per Cruciani. Sfascia famiglie per la fanzina della famiglia Berlusconi.

“Sfascia famiglie” era un’etichettina in voga tra i benpensanti degli anni 70. Veniva rivolta indifferentemente sia alle amanti di uomini sposati sia alle mogli che chiedevano il divorzio perché stufe dei troppi tradimenti subiti. Il maschio, invece, di volta in volta veniva definito “poverino”, ingenuo”, “incapace di trattenere la sua esuberante sessualità”.

Laura Boldrini oltre a essere la nostra Presidente della Camera sta battendosi su un tema di importanza vitale per traghettarci da italietta a Paese Normale. Tema che non è di secondaria importanza come invece hanno cercato di inquadrarlo alla Zanzara. Probabilmente Cruciani ignora che, secondo uno studio Bankitalia del 2012, se l’occupazione femminile, in Italia, raggiungesse gli obiettivi caldeggiati da Lisbona (il 60%), guadagneremmo 7 punti di Pil.

Perpetuare gli stereotipi di genere è una forma di violenza che vìola princìpi costituzionali (in particolare l’articolo 3). Negli ultimi 30 anni questa violenza è stata commessa sulle donne italiane dall’intero sistema dei media a cui si è aggiunta, negli ultimi 20, la partecipazione straordinaria delle stesse Istituzioni.

Per chi volesse investire 15 minuti di tempo sull’argomento segnalo questa mia presentazione: “Trent’anni dalla parte del torto marcio”. Le slide sono auto esplicative, lo speech integrale è comunque scaricabile QUI (I numeri in arancione fanno riferimento alle slide dello slideshow). Se volete dedicare addirittura 30 minuti all’approfondimento, vi suggerisco invece l’intervento di Annamaria Testa all’ultima Assemblea UPA (utenti pubblicitari associati).

Se preferite continuare a pensare che Laura Boldrini sia un’incompetente, vi suggerisco di riascoltarvi in loop l’intervento del “Signor” Marino a La Zanzara. Probabile che vi rappresenti. Massimo Guastini

Questo articolo è stato pubblicato anche da:

Il corpo delle donne
Lipperatura
Vita da Streghe
YouMark

46 risposte a “Se Laura Boldrini è incompetente, lo sono anche Onu, Cedaw e Parlamento Europeo

  1. Continuo a leggere le tabelle ma l’Italia mi sembra all’80esimo posto e non al 90esimo come dice il pezzo. Ciò detto condivido pienamente, ne ho parlato anche io sul mio modesto blog in maniera sintetica e cassando il numero in classifica -.- grazie per indicarci queste perle non sempre balzanti agli occhi degli inesperti 😉
    ciao!

  2. Premetto che considero di enorme importanza la disparità fra uomini e donne nel lavoro domestico e di cura. Penso che sia la causa principale delle diseguaglianze di genere. (Aggiungo, per quanto sia poco rilevante, che di solito servo in tavola io, non mia moglie.)

    Cruciani ha criticato questo passaggio di un intervento pubblico della Presidente della Camera: “Non può essere concepito normale uno spot in cui il papà e i bambini sono tutti seduti e la mamma serve a tavola. Guardate, merita una riflessione questo.”
    Anche a me sembra una frase insensata. Forse Boldrini voleva dire che è significativo che nella pubblicità italiana siano quasi sempre le donne a servire a tavola e quasi mai gli uomini. Cosa molto diversa.

    In questa occasione, a volere essere indulgenti, la Presidente della Camera si è espressa in modo molto approssimativo. E’ vero che spesso i politici parlano un tanto al chilo, ma una persona in quel ruolo e in un’occasione pubblica dovrebbe controllare meglio il suo pensiero, oppure non allargarsi, come prudentemente fanno altri in ruoli come il suo.

    Questa uscita incompetente della nostra Presidente della Camera (che si aggiunge a varie altre) mi sembra deprecabile, perché credo sia controproducente parlare così a vanvera su di un tema così importante.

  3. “Se Laura Boldrini è incompetente lo sono anche Onu, Cedaw, e Parlamento Europeo.”
    Il titolo è intelligente a patto di volgerlo a interrogativa. Riformuliamolo noi. “Se Laura Boldrini è incompetente lo sono anche Onu, Cedaw e Parlamento Europeo?”
    Partiamo da Laura Boldrini.
    La Presindentessa della Camera non è odiata in quanto donna ma in quanto Laura Boldrini, che di uscite al limite della scemenza ne ha già inanellate innumerevoli. Da dove vogliamo partire? Dal suo ritenersi (fascista) essere portatrice di tutte le istanze femminili (lei, eletta da nessuno in parlamento) tale per cui se le piove un’offesa è ipso facto un’offesa a tutte le donne? Vogliamo continuare sul nesso causale (idiota) con cui riteneva che il “passo fosse breve” dal mostrare la donna nuda sui media, considerarla da qui come oggetto e infine usarle violenza o ammazzarla? Oppure vogliamo concludere sulle sue dichiarazioni a perorazione di un quadro giuridico incostituzioale (art.3) che si sta profilando con il dettato della Convenzione di Istanbul, dove l’art.4.4 recita senza pudore:
    4.4 Le misure specifiche necessarie per prevenire la violenza e proteggere le donne contro la violenza di genere non saranno considerate discriminatorie ai sensi della presente Convenzione.
    Se a ciò aggiungiamo tutta una infinita serie di sortite pubbliche palesemente femministe e a metà tra la morale della maestrina dell’asilo e la prassi dell’incostitenza salottiera di sinistra, è chiaro che la Boldrini stia intepretando un po’ sui generis il ruolo istituzionale della terza carica dello Stato. Ed è altrettanto chiaro che le critiche piovano, per questi a ltri fondatissimi motivi di forma e sostanza. Perciò ritenere che la Boldrini sia attaccata in quanto donna è come dire che Berlusconi sia attaccato in quanto calvo.
    Glissiamo sul Curriculum. Laura Boldrini non proviene dal volontariato né risulta abbia mai lavorato per alcuna NGO. Laura Boldrini ha lavorato per l’Onu il che, spiace dirlo ma è la prassi, consiste nell’essersi fatta profumatamente pagare per passare del tempo in compound costossimi con personale a seguito e security, girottolando su fuoristrada con l’aria condizionata, spendendo una milionata di euro per personale e residenza e 20000 per una scuola, per poi essere infine immortalata con qualche foto in t-shirt assieme ai bambini locali.
    È normale che in tutte le sue dichiarazioni si avverta l’insolente superbia chi parla di un tema ma lo fa per sentito dire.
    Ma non è un problema della sola Boldrini: infatti anche per la funzioanria Onu, Rashida Manjoo, stracitata fino allo sfinimento (anche qui da Guastini), vale lo stesso discorso. La funzionaria Onu si è fatta un giro in Italia ma mica ha stilato un rapporto indipendente. Si è limitata a rimbalzare le dichiarazioni della Rete per le donne, l’alveo di associazionismo a tema violenza sulle donne, che si riconoscono nella piattaforma Cedaw. Che cos’è il Cedaw? Un bollino in franchising, senza personale locale. Se la Barbara Spinelli del caso pensa che il femminicidoo sia un fenomeno preoccupante in Italia scrive un articolo. Quando arriva la Manjoo le si dà l’articolo. Lei lo infila nel suo report di visitor e finisce lì. Poi la Boldrini della situazione legge l’articolo (non importa se è già pubblico o meno) e si entusiasma. Va a teatro quando c’è lo spettacolo della Dandini (Lipperini, De Gregorio, etc a seguito) e si alza ad applaudire in prima fila. Tutto quadra. DaBoldrini a opinionista, daOpinionista a Cedaw, da Cedaw a Onu, da Onu a Boldrini. Mettisamoci dentro anche il documento del PArlamento Europeo linkato, che non è uno studio: è un vangelo. Leggetevelo e ditemi se si debbano pagare comitati che scrivono 27 consigli di cui dal primo capiamo illivello tecnico di uno studio che deve esser molto costato in termini di tempo e risorse:
    1. insiste(re) sull’importanza di dare alle donne e agli uomini le stesse possibilità di svilupparsi come individui;
    Qual è quindi il problema che coinvolge tutti questi attori altolocati? Il mancato controllo sulle informazioni. Uno dice che il femmincidio in Italia è un’emergenze e lo dice alla Manjoo. E lei lo ripete. E siccome l’ha detto un membro dell’Onu è vero, ipso facto. Poi uno controlla i dati e dice: “ma funzionario mio, la statistica da cui partire per indagare il fenomeno diviso per Nazioni ce le ha in mano. Perché non lo ha consulato? E s e lo ha consultato avrà visto che lei non può scrivere dell’Italia un articolo di deferimento se la sua situazione è tra le migliori al mondo, giusto? Altrimenti se ne deduce che o lei non sa di cosa scrive oppure, come fanno sempre le commissioni dell’Onu o quelle del Parlamento Europeo, anche lei sta stilando un manifesto di principio in cui si parla pedagogicamente a tesi per sensibilizzare a prescidendere dai dati”
    http://www.unodc.org/unodc/en/data-and-analysis/homicide.html

    Quindi la domanda che il Guastini presenta come affermazione retorica, è una domanda ahimé vera, a cui rispondiamo:
    “Se Laura Boldrini è incompetente lo sono anche Onu, Cedaw, e Parlamento Europeo?”
    Sovente sì, e in questo caso indubbiamente.

    Arriviamo alla pubblicità. Leggendo i 27 obiettivi del doc del Parlamento Europeo, un centone in cui c’è tutto, dall’anoressia ai videogiochi, si leggono punti contraddittori tra loro. Da un lato al punto Q:
    considerando che una pubblicità responsabile può influire positivamente sulle percezioni della società relativamente a nozioni come “immagine del corpo”, “ruoli di genere” e “normalità” e che la pubblicità può essere uno strumento efficace per opporsi e combattere gli stereotipi,

    Dall’altro però quando si passa ai 27 consigli:
    . osserva che ulteriori ricerche potrebbero illustrare meglio il legame tra la pubblicità che presenta stereotipi di genere e l’ineguaglianza tra i sessi;
    Il che vuol dire che il nesso non è certo ma appunto è solo preso a ipotesi suggerita (punto Q)
    Poi però prosegue con:

    11. constata che gli sforzi volti a combattere gli stereotipi di genere nei media e nella pubblicità dovrebbero essere affiancati da strategie e misure educative per sensibilizzare i bambini fin dall’infanzia e per sviluppare il senso critico fin dall’età adolescenziale;

    12. insiste sul ruolo fondamentale che deve svolgere il sistema scolastico per lo sviluppo nei bambini di uno spirito critico verso l’immagine e i media in generale, onde prevenire gli effetti sgraditi prodotti dal persistere di stereotipi sessisti nel marketing e nella pubblicità;

    Delle due l’una: o la Pubblicità fornisce modelli e lo scopo è non dipendere da modello esercitando spirito critico. O i modelli della Pubblicità possono essere utili a manipolare lapercezioen di genere in senso opposto a come lo è ora.
    Chiaramente una persona sana di mente insegnerebbe a emanciparsi dalla pubblicità non richiederne di diversa. È la dipendenza dai modelli il problema, non cosa ilmodello contenga contingentemente. Altriementi è un problema di mode, ma sostituita l’una alle altre non avremo un cittadino migliore ma semplicemente un cretino dipendente da altre logiche e interessi. Perciò alla Boldrini e alle altre che chiedono modelli alternativi si risponde con un: ma come mai avete così bisogno di modelli?
    La differenza con Cosenza ad esempio è lampante: un conto è instillare e lavorare omeopaticamente a livello di sensibilità e di gusto, consci che la sedimentazione è lenta. Un conto è passare alla normativa e al dettato di legge. Sono cose distinte e motivo per cui la Boldrini è percepita come una ottusa moralizzatrice e altri no.
    Infine:
    “Laura Boldrini oltre a essere la nostra Presidente della Camera sta battendosi su un tema di importanza vitale per traghettarci da italietta a Paese Normale. Tema che non è di secondaria importanza come invece hanno cercato di inquadrarlo alla Zanzara. Probabilmente Cruciani ignora che, secondo uno studio Bankitalia del 2012, se l’occupazione femminile, in Italia, raggiungesse gli obiettivi caldeggiati da Lisbona (il 60%), guadagneremmo 7 punti di Pil.”

    Si sarà capito che, avendo oggi la donna ogni strumento giuridico per tuttelarsi a livello di individuo, coppia, famiglia, non vi è nesso alcuno tra pubblicità in cui una donna serve a tavola, e identificazione della donna in quello e quell’unico ruolo. A meno di non voler concepire la donna come una vittima inconsapevole che, potendo dire in qualsiasi momento: “cucinate voi, io me ne vado”, non lo fa per il rispetto al modello pubblicitario che le impone subliminalmente la Tradizione.
    Ma sopratutto non vi è nesso alcuno tra quella immagine e quel ruolo e l’emancipazione economica della donna in Italia, che dipende da tutti altri parametri. Lo studio Bankitalia era un altro manifesto di accondiscendenza al femminile. Era retorico e molti ottusi l’hanno considerato tecnico.
    Il problema (in Italia e meno in Europa ma anche lì) non è l’Offerta di lavoro, che abbonda, ma la Domanda aggregata. Dire che se il 60% delle donne lavorassero il PIl sarebbe maggiore del 7% è come dire che se
    se il 60% delle persone vivesse più a lungo l’aspettativa di vita totale aumenterebbe. È un vorrei ma non so come fare. Il punto è che non disponiamo al momento di uno modo per aumentare la domanda aggregata al punto da sentire il bisogno di decine di milioni di posti di lavoro femminili in più. È chiaro nella sua semplicità?

  4. caprecavoli, l’80mo posto è quello della classifica generale. L’Italia è al 101mo posto per quel che riguarda i parametri economici. Il Burundi al terzo, guardi meglio le tabelle.

  5. rispondo per punti.
    @Caprecavoli
    il mio pezzo cita la slide 23 del GGGR 2012. Dove la classifica è stilata rispetto al parametro “economic participation and opportunity”. Burundi 3°, Italia 101°. Il dato che cita lei, corretto, si riferisce alla media risultante dai 4 parametri considerati ( “Health and Survival” “Educational Attainment”, “Political Emporment” e “economic participation and opportunity). Siamo all’80° posto. Il Burundi 24°.

    @ Ben. L’Onorevole Boldrini ha sintetizzato in una frase due presentazioni (mia e di Annamaria Testa), alle quali aveva assistito. Nel mio post trova entrambi i link.
    La sintesi estrema ha necessariamente nuociuto alla chiarezza. Ma si sta parlando di questo:
    perpetuare gli stereotipi di genere è una forma di violenza che vìola princìpi costituzionali (in particolare l’articolo 3). Negli ultimi 30 anni questa violenza è stata commessa sulle donne italiane dall’intero sistema dei media a cui si è aggiunta, negli ultimi 20, la partecipazione straordinaria delle stesse Istituzioni.
    La frase di Laura Boldrini è incompleta e imprecisa. Non incompetente.
    Ma capisco che per un maschio medio (anche se serve a tavola – certo che non è rilevante…)
    sia molto difficile resistere alla tentazione di dare dell’incompetente a una donna.
    Mentre invece è normale dare della “rompiballe” alla Presidente della Camera (Cruciani).

    Mi dà un parere sulle quattro dichiarazioni rilasciate in passato da Fini, Casini, Pivetti e Leone?

    Gianfranco Fini
    Nessuno può chiederci abiure della nostra matrice fascista. (da Il Giornale, 5 gennaio 1990)
    Mussolini è stato il più grande statista del secolo (La Stampa, 1993, ribadito nel 1994)
    Se lei mi chiede: “Un maestro dichiaratamente omosessuale può fare il maestro?” Io le dico di no. Capito? Perché ritengo che non sia educativo nei confronti dei bambini..” (Corriere della Sera, 1998).

    Pier Ferdinando Casini:
    “Il matrimonio è tra uomo e donna, no alle nozze gay solo perché in Europa le approvano. Ad esempio esiste l’Europa che legalizza la pedofilia, ma non è da imitare” (Intervista a RTL, 2013)

    Irene Pivetti (parlando dei superstiti dell’affondamento della Qater Radës del 1997, dove 108 albanesi persero la vita):
    “Buttateli a mare, ché si raffreschino le idee”.

    Giovanni Leone (oltre alla difesa del codice Rocco che occuperebbe ben più di poche righe, sulle corna indirizzate agli studenti di Pisa): “Non era uno scongiuro, erano male parole. Mi gridarono “fetente” e io gli ho risposto “fetenti ‘ a mmuorte vostra”.

    @Ugo.
    Ugo, lei è un imbecille? che sia una domanda retorica o meno dipende ovviamente dai punti di vista. Il suo ha orientato il mio.

  6. Ugo, ho capito che leggiamo lo stesso blog (a meno che tu non ne sia l`autore)… Quindi grazie per aver ridetto cosi`bene quello che hai letto (o scritto) altrove.
    Penso che la moda femminicidio e le altre boldrinate/lipperate non facciano bene alla causa del progresso femminile (tema ancora da chiarire, almeno in Italia). E ho sentito pochi interventi contro le lettere di licenziamento in bianco per le donne e altre cosine, che succedono QUI ed ORA, non nel mondo della pubblicita`(irreale) o in quello dell`educazione (tra 10-20 anni).

  7. @Giovanna Cosenza
    Ancora con l’indice del gender gap usato come dogma? Ma capite i vari parametri, come sono calcolati e pesati infine con gli altri, o vi limitate a prenderne atto come pezza per gridare allo scandalo e contribuire a iniziative che non varieranno di una virgola lo stato delle cose? Già il fatto che il Burundi sia al terzo posto come parametro “opportunità economiche” , con 605$ di reddito annuale procapite, dovrebbe immediatamente far capire che la classifica premia i miglioramenti relativi INDIPENDENTEMENTE dai valori assoluti. Il che vuol dire che si può occupare la centesima posizione nonostante il reddito medio delle proprie donne (occupate e non, si badi!) sia di oltre 20 volte superiore. Si può essere al primo posto con zero opportunità perlui e per lei, zero reddito per entrmbi. Parità raggiunta, in effetti – l’ONU è acuta.
    Pensate che la condizione della donna italiana sarebbe migliore se andasse a lavorare nei campi, o pascolare le pecore, le due principali attività del povero Burundi? Oppure caldeggiate il ritorno in massa al lavoro di donne over 50enni, ovvero coloro che per effetto storico non hanno mai lavorato, all’interno di un modello di famiglia però in cui a mantenerle erano i mariti, con il curioso effetto di far pesare il reddito maschile di quella fascia d’età che ancora vive il ruolo di capo famiglia come se non dovesse spendere anche per la moglie che ha un altro ruolo complementare nella coppia ma non lavora. Ma qui si misura la parità, eh.
    Così andiamo a scoprire che nonostante l’Italia nel parametro Economic partecipation and opprtuniy occupi il 135°posto, al suo interno è solo 40a per quanto concerne le donne “Legislators, senior officials and managers “. Ullallà, quindi sembra che il problema dei tetti di vetro sia l’ultimo dei problemi femminili rispetto alla mancanza invece di donne lavoratrici con profilo tecnico (87°), e forza lavoro in generale (87°).
    A pesare sembra essere invece il “Wage equality for similar work (survey)”. Il che è tutto dire perché ovviamente nel pubblico tutti gli stipendi sono uguali per uomini e donne, quindi occorrerà capire perché il privato paghi meno una donna di un uomo. E qui si apre un mondo di distinguo per capire come abbiano analizzato i “similar work” tali sedicenti ricercatori.D’altronde quale consistenza abbia questo studio per emancipazione massaie, ce lo dice l’assurdo di questi tre parametri:
    Enrolment in primary education ……………………..107
    Enrolment in secondary education ……………………..1
    Enrolment in tertiary education ………………………….1

    Nonostante si sia al PRIMO posto per diplomi alle scuole superiori e alle Università, paradossalmente saremmo al 107esimo per disparità tra licenze elementari, visto che per 98 uomini ci sono 97 donne ( e ci becchimao solo 0,99 di punteggio). Così lo stupido che vuole gridare scandalo, dice: 107°!
    Invece, e qui si ride davvero sulla natura al femminile di questo rapporto, siamo primi (1°) per la parità di genere nelle lauree conseguite e ci becchiamo 1,41 di punteggio specifico, che è un’enormità. E perché? Ma perché per 77 donne che si laureano ci sono solo 55 uomini. Cazzo, che parità.
    Ma perché premiarla? Perché la filosofia metodologica di questo studio è assegnare alti punteggi a una voce se c’è una parità effettiva o (leggete bene) un predominio femminile e penalizzarla se c’è predominio maschile.
    Ma andate a quel Paese, per cortesia. Chi questi studi li fa e chi li usa asinamente.

  8. @Guastini
    Lei scrive “La frase di Laura Boldrini è incompleta e imprecisa. Non incompetente.”
    Poi dice di capire che io non possa resistere alla tentazione di dare dell’incompetente a una donna (cosa che peraltro non ho fatto).
    Poi mi invita a commentare frasi di altri Presidenti della Camera.
    E vuole che le risponda? 🙂

  9. @Massimo Guastini scrive:
    “@Ugo.
    Ugo, lei è un imbecille? che sia una domanda retorica o meno dipende ovviamente dai punti di vista. Il suo ha orientato il mio.”

    Spero per lei di esserlo. Altrimenti dovrei cominciare a sospettare di esserlo davvero.

  10. Segnalo un’altra “incompetente” (oltre a Onu Cedaw e Parlamento Europeo) è Shirin Ebadi ( Nobel) che scrive:” il sessismo è una malattia mortale che viene trasmessa dalle donne con il latte materno.”
    Ora le donne (tante) cominciano a immunizzarsi.. (possono esserci delle reazioni)

  11. Grazie a Giovanna e a Massimo Guastini per questo interessante post e per l’attenzione costante per questo argomento così essenziale.

  12. @Luci
    Non vorrà fare anche lei l’errore logico del Guastini, ovvero citare le dichiarazioni di altri simili per ruolo al fine di mostrare la superiorità o inferiorità di chi si voglia difendere, che sia Boldrini, che dovrebbe rilucere della merda della Pivetti, di Fini o degli altri citati, oppure Shirin Ebadi.
    Anche perché lei si tira la zappa sui piedi a citare la carica di Nobel per la pace al fine di legittimare quelle degli altri appartenti a organismi. Chi cita un’onoreficenza che ha tra i suoi appartenenti dichiarati pacifisti come Kissinger, Arafat, Obama, etc. sta appunto suggerendo che da qualsiasi pulpito si possono dire (e fare) immense cazzate e che premi e ruoli non possono essere assunti da lei e da me a titolo di vox dei ma analizzati nel merito della sostanza di quel che si sostiene o si fa.
    Il che implica leggere quel che si cita. Evenutalmente capirlo. Sperabilmente criticarlo.
    Insomma, tutto il contrario dell’articolo di Massimo Guastini. Ma almeno lui ha l’attenuante che si concede a tutti i pubblicitari.

  13. Pingback: Se Laura Boldrini è incompetente, lo sono anche Onu, Cedaw e Parlamento Europeo | Il corpo delle donne

  14. Ugo, sapevo già tutto ciò che hai illustrato. Non hai bisogno di spendere tempo a rispiegarmi cose che già so. Mi pare chiaro, invece, che su alcuni temi, in questo caso come in altri, sei tu a non cogliere il punto, ostinandoti ad argomentare dettagli, ma perdendo sempre – sempre – la prospettiva generale. In ogni caso, grazie per il contributo.

  15. @Giovanna Cosenza
    E quale sarebbe la prospettiva? Che siccome siamo già persuasi che la società italiana discrimini le donne così come andiamo ogni giorno narrando che non abbiamo bisogno di spendersi sui dati. In realtà lo facciamo tutte le volte necessitiamo di una pezza d’appoggio per le nostre conferenze, i nostri saggi, i nostri articoli, perché sappiamo benissimo che senza staremmo solo dando aria alla voce. Epperò poi quando si entra nel dettaglio si scopre che quelle fonti non le avete studiate o se lo avete fatto non ne avete capito limiti e scopi.
    Allora chiariamoci: a che gioco giochiamo? È scienza la vostra o è supercazzola? Perché se è supercazzola io mi adeguo e taccio. È facile farlo. Non mi pagano mica per mettere le pezze alle vostre argomentazioni traballanti.
    Se queste cose le sapevi già benissimo perché le avalli pubblicamente servendoti di parole altrui quando sono errori basati su altri errori? Che problema c’è a vedere la società migliore di quello che si racconta? A vedere meno violenza e meno discriminazione di quella che andate raccontando? Avete delle nevrosi professionali da curare?
    Che poi io perda sempre – sempre – la prospettiva generale,ostinandomi sui dettagli che altri tirano fuori a cappella, dimmela tu qual è quella giusta. Se non la “capisco” io come puoi anche lontanamente pretendere che la “capiscano” gli altri, che della impalcatura dei dettagli che si chiama scienza si fidano di te? Ma forse continuo a sbagliare prospettiva e ritenere che se uno mi dice guarda qui io debba guardare lì e non altrove.

  16. @Giovanna
    Le perplessità espresse ora da Ugo sono anche le mie, come immagino che tu abbia capito anche senza che le abbia finora esplicitate.
    Mi chiedo anch’io se serva la critica costruttiva che cerco sempre di fare, e che anche Ugo fa, con più impegno e acribia — si dice così? — di me.

  17. Quello che mi piace di più di questo post è che finalmente qualcuno fa notare quanto sia scorretto e manipolatore e provocatore per i propri comodi Giuseppe Cruciani con la sua trasmissione. Ne sono contenta perché non ho visto nessuna consapevolezza di ciò in tutti coloro che, preda della sindrome pavloviana da social network per cui occorre reagire istantaneamente a qualunque affermazione non del tutto ortodossa su alcuni “temi sensibili”, sono partiti in quarta con incitazioni al boicottaggio e anatemi vari verso l’innocente pasta Barilla.
    Rispetto alla questione femminile, io di fronte a questi discorsi mi chiedo in base a cosa si crede che la pubblicità influisca tanto sulla vita delle persone. Mi sento di dire che l’influenza c’è negli spot rivolti a bambini e bambine, questo sì. Ma per noi adulti… a parte che, a differenza dei bambini, i quali guardano gli spot rivolti a loro, noi adulti quando c’è la pubblicità ne approfittiamo per fare altre cose, quindi di solito non la vediamo neanche o non ce la ricordiamo, ma anche se la guardiamo non capisco come possa influenzarci. Anch’io, per quel po’ che vedo, noto che i nostri spot sono ricchi di stereotipi (non solo al femminile, anche al maschile, anzi gli uomini sono sempre rappresentati come degli stupidi e dei bamboccioni incapaci, esclusi quelli delle pubblicità degli amari, che ormai infatti non si vedono più), ma li noto e al massimo ci rido su. In casa mia è sempre stato mio padre a cucinare e servire in tavola perché mia mamma lavorava con orari più rigidi e inoltre come cuoca è negata, e questo è ormai la normalità di tante famiglie, quindi poi se uno accende la tv e vede la donna realizzata perché ha pulito con successo un fornello o che serve in pompa magna un ridicolo piatto di 4 salti in padella si fa una risata, la considera quello che è: finzione. Una grigia, poco esaltante finzione, certo, qualcosa che anche a me piacerebbe vedere migliorata ma non certo una violenza. Ecco, come si fa a parlare di violenza in questo caso non lo so. Detto ciò, non capisco neanche l’acribia di Ugo. Lascia perdere le statistiche e le carriere di questo o quello: sarà pure un dato di fatto che gli spot pubblicitari presentano situazioni irrealistiche e che, pur senza drammatizzare e senza farsi venire l’insonnia, potrebbero essere migliorati? Non corri nessun pericolo ad ammetterlo. Detto ciò, ripeto che secondo me gli spot non influenzano le persone e c’è ben altro da fare per ridurre il famoso gap di genere…

  18. @Ben
    Per la prima volta sento il bisogno di ringraziarti.
    @Ilaria
    Ora ti spiego per quale motivo spendo il mio tempo.
    Noto ora che anche la Zanardo, dopo la Lipperini di qualche giorno fa e non so chi altro, rimbalza oggi lo stesso articolo, con la stessa impersonale formula d’incipit da caserma intellettuale: leggo, volentieri riprendo e sottoscrivo .
    Io comprendo che Cosenza sia da quest’anno nella Hall of Fame dell’ADCI, la stessa associazione il cui presidente è Massimo Guastini e non voglio assolutamente credere che ciò condizioni la sua “prospettiva generale” sorvolando sui “dettagli”, che poi sono le fondamenta ovvero l’uso delle statistiche e la consistenza dei documenti con cui appunto si vuole provare quella che altrimenti sarebbe, nella migliore delle ipotesi, una palafitta su cui galleggia un’ideologica petizione di principio. Pensavo che i pubblicitari per una volta facessero i seri e quindi non usassero il metodo pubblicitario ma mi hanno fregato anche questa volta. Vatti a fidare.
    Il fatto è che Boldrini, la nostra Presidentessa della Camera, ha detto ciò che ha detto dopo aver assistito ufficialmente alle presentazioni di Massimo Guastini e AnnamariaTesta. Sono seguite letteralmente ondate tsunami di critiche.
    Al di là dell’imbarazzante caduta di stile del difendere le dichiarazioni della Boldrini da parte dello stesso Guastini, che quelle opinioni, diventate istituzionalmente sentenze, gliele ha messe ufficialmente in bocca, occorre rendersi conto che questo giochino è pericoloso per chi non tragga qualche beneficio professionale individuale dalla vicenda. Se la terza carica dello Stato prende per buone tesi basate su argomentazioni altamente discutibili, e poi dà fiato alle trombe, le conseguenze legislative possono essere cazzi amari per tutti. Donne e uomini ma nello specifico pare andare peggio per i secondi. O vogliamo pensare che le recenti aggravanti per omofobia o la legislazione in nuce contro il femminicidio non siano il parto *anche* se non *solo* di queste posizioni intellettuali che martellano da mattina a sera? Quindi non confuto per sportiva prova di forza tra rispettivi egocentrismi. E neppure dho deciso di immolarmi autolesionisticamente con la lettura di articoli vuoti scritti da zeloti se non fosse che ad oggi se voglio capire cosa dice o dirà la Boldrini faccio prima a passare dal qualcuno dei blog che compare nella colonna “blog che seguo”.
    Io rimango dell’opinione che avallare agomenti inconsistenti come questo sia intellettualmente immorale. Non sono certo uno che crede nel detto “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, altrimenti dovrei dedurre che Cosenza sia su una brutta china quanto ad argomenti in difesa delle donne. Tuttavia può darsi che io non colga la strategia di rete di Cosenza e gli obiettivi condivisi con altre/i. In altri termini: la sua prospettiva generale.
    La mia continua a essere differente: amicus Plato, sed magis amica veritas

  19. Ugo, Ben, mi fa piacere siate per una volta d’accordo (almeno) fra voi. 🙂

    Quanto alla mia “prospettiva generale”, caro Ugo, e al coglierla o non coglierla: ho aperto questo blog negli ultimi giorni del 2007, dunque è da circa sei anni che cerco di spiegare, su questo tema, la “prospettiva generale” entro cui colloco il mio lavoro sui temi di genere. Ed è da circa sei anni (forse qualche mese meno) che su questi temi io e te non ci capiamo. Ebbene, se non sono riuscita a spiegarmi in sei anni, non pretendo di farlo in due commenti. Rinuncio, insomma, e faccio ammenda: è sicuramente colpa mia. Mi consola il fatto che questa incomprensione, in tanti anni, mi sia capitata solo con te. Nessuno è perfetto. Certo non lo sono io. Ma nemmeno tu.

  20. @giovanna e @guastini trovati entrambi grazie, avevo letto frettolosamente.

    @ugo conosco miriadi di donne 50enni e 60enni che lavorano ed hanno lavorato tutta la vita. forse ti riferisci alle generazioni precedenti 70-80enni.
    Perché si fanno questi studi..mm indovina c’è disparità in svariati campi pardon, crisi a parte, c’è la necessità, suppongo sia sorta per tenere monitorati i vari gap e per migliorare la condizione delle donne che, personalmente non penso siano peggiori o migliori degli uomini ma semplicemente diverse e che questa disparità, ove presente sia un problema per entrambi ora più che mai sia per la crisi in atto che per l’evoluzione/cambiamento dei ruoli. Ed anche collettivo. Guarda caso i paesi scandinavi al di là di tutto sono nelle prime posizioni di queste classifiche e di questi studi, condotti, ne sono quasi certa sia da donne che da uomini. anche in questo caso per un motivo: un nesso con la realtà e la pratica di quei paesi ai vertici ci sarà anzi c’è.

    @ilaria beh non mi dire che la pubblicità Barilla rispecchia la realtà dei ruoli (fortunatamente cambiati o in evoluzione) nel nostro paese? E si può essere brave madri, donne, compagne in mille modi. Ne ho sentite e lette di tutti i colori, soprattutto da donne. Madri che si sentono private del “diritto” di sfamare la prole, e chi ha mai pensato di toglierglielo rappresentandole diversamente? Una cosa non esclude l’altra.
    La pubblicità è stata inventata per avere effetto anche sugli adulti, dovrebbe servire a vendere un prodotto, talvolta a promuovere comportamenti sani o sposare delle idee, si pensi alle tribune stampa televisive in campagna elettorale, anche quelle sono pubblicità! Per altro il marketing fa studi approfonditi sul paese che gli ha commissionato il lavoro prima di creare una pubblicità. Usi, costumi, religione, ecc. così paese che vai pubblicità che trovi.

    ps: da quando vi date tutti (o quasi) del “Lei” su questo blog? era un po’ che non lo frequentavo e non argomentavo, siete diventati acidi, almeno in questa discussione, e me ne dispiaccio molto 😦

  21. @GiovannaCosenza
    “Ed è da circa sei anni (forse qualche mese meno) che su questi temi io e te non ci capiamo.”
    Veramente ci siamo sempre capito da Dio. Poi, opinione personale di chi ti segue da sei anni, invece di continuare a sensibilizzare con un lavoro culturale hai deciso di sposare persone e scorciatoie dai metodi disonesti ma dalla efficace visibilità. Le conseguenze iniziano a palesarsi in leggi tutt’altro che liberali ma qualcuna/o lo chiama successo.
    Spero per la tua dignità intellettuale che questo sia il prezzo da pagare per obiettivi di cui mi sfugge completamente il senso.

    “Mi consola il fatto che questa incomprensione, in tanti anni, mi sia capitata solo con te.Nessuno è perfetto. Certo non lo sono io. Ma nemmeno tu.”
    Questo è un brutto segno invece che essere consolante. Vuol dire che il tuo tasso di compromesso e/o ipocrisia è massimo.
    E come vedi ho parlato fieramente da uomo imperfetto. Se avessi voluto essere perfetto l’avrei chiamato “diplomazia” 😉

  22. Giovanna, devo confessarti che c’è qualcosa che non mi torna. Dando per assodato che Ugo citi dati esistenti e veritieri, pur non condividendo i suoi toni, le sue argomentazioni non credo si possano liquidare come una mancanza di prospettiva.

    Pochi giorni fa Galatea poneva una semplice domanda: ma a voi maschi dà fastidio essere rappresentati come deficienti nelle pubblicità? E io, che leggo il tuo blog, che vedo tutti i limiti delle pubblicità italiane, che questo lavoro di analisi della pubblicità lo feci per la prima volta alle elementari, che qualche volta ho persino segnalato pubblicità sessiste allo IAP, ecco, io ho dovuto ammettere che di come la pubblicità rappresenta il mio genere non interessa nulla. Ma non credo di essere un caso isolato. E non credo di essere snob e non credo di essere solo. Guardiamo la pubblicità, ma sappiamo benissimo che è finzione, come un film. Tutti guardiamo gialli, quasi nessuno è un omicida. Per fortuna. Tutti guardiamo la pubblicità, sempre meno persone la prendono a modello. E questo accade non perché siamo diventati più bravi a decifrare la pubblicità, ma perché sempre più la pubblicità si allontana dalla nostra vita reale, dai nostri bisogni e desideri, dal nostro mondo fantastico. Sempre più spesso “pubblicità” e “comunicazione” vengono associate a “inganno” e “manipolazione”. (Ho provato a dire che il PD dovrebbe curare di più la comunicazione. Mi è stato detto che il PD non deve fare come Silvio, che mente agli italiani con la sua comunicazione. (!)) La Zanardo dice che bisogna pensare come noi e non sempre come io. E infatti le sciure in panetteria, (v. qui), pensano come noi e dicono un bel vadavia i ciap ad affermazioni sessiste, alla pubblicità e a tutto quello che non gli va. Le donne in carriera non dicono nulla? Forse la pubblicità manco hanno il tempo di vederla. O magari sanno benissimo che mente. Hanno tutti gli strumenti per saperlo.

    Ecco allora che le osservazioni di Ugo mi fanno pensare: ma veramente cambiando la pubblicità cambieremo il mondo, o almeno l’Italia? Siamo sicuri di essere messi così male? Oppure, molto più semplicemente, non sappiamo usare quello che abbiamo, le nostre libertà e le nostre conoscenze? Altre domande a ruota libera: al posto di difendere le donne dalle discriminazioni, non dovrebbero essere difesi tutti dalle discriminazioni, per qualsiasi motivo? Perché oggi il gruppo debole è la donna, domani saranno i marziani. Facciamo una legge per ogni gruppo discriminato? (Sto raccogliendo articoli di cronaca sul maschicidio, usando gli stessi parametri per definire i femminicidi…) Conoscete qualche bambina che non studia matematica perché ha visto troppa pubblicità? O forse non studia matematica perché vive in un contesto culturale povero?

    Eppure alcune misure legislative potrebbero rivoluzionare molto la nostra vita. Basterebbe obbligare anche i padri alla “paternità”. Entro 3 anni dalla nascita del figlio il padre deve stare a casa almeno per 5 mesi di fila, come le donne. Le discriminazioni sul lavoro si ridurrebbero drasticamente perché non ce ne sarebbe più nessun motivo. Quante pubblicità dovremmo cambiare, per avere lo stesso risultato?

    Per carità: ben venga una pubblicità migliore e continuerò a fare segnalazioni allo IAP, ma non diamo per scontato che il pubblico sia manipolabile all’infinito. Diamo gli strumenti per decifrare il mondo, impariamo ad usare ciò che abbiamo, cerchiamo di avere un poco più di fiducia nel prossimo. So che è già quello che fai, e lo fai meglio di noi (di me di sicuro!), Giovanna, ma questo intervento (e altri) lo avverto come una sbavatura rispetto a tutta la positività che spesso ci fai vedere e i commenti duri e polemici, ma argomentati, di alcuni commentatori (non troll) ne sono il segno.

    Spero di essere stato abbastanza chiaro.

  23. @Caprecavoli: ehm, ma perché commenti cose che leggi frettolosamente e dunque fraintendi? Dovresti scegliere come nick “luccioleperlanterne” 😉 Dove ho scritto che gli spot del mulino bianco rappresentano la realtà e che è giusto che la donna stia ai fornelli? Ho scritto esattamente il contrario e cioè che la pubblicità è finzione, non verità, tant’è che mentre nelle nostre famiglie reali tutti ci arrabattiamo, uomini e donne, dividendoci i compiti, possiamo anche ridere quando accendendo la tv vediamo una cretina che va in brodo di giuggiole per avere pulito un fornello. Sono figlia di una donna che ha sempre lavorato fuori casa delegando spesso casa e figlie al marito, senza per questo sentirsi migliore di nessuno o tenere lezioni di femminismo, altro che pubblicità. So benissimo che esistono gli studi di marketing ma personalmente continuo a ritenere che la pubblicità non condizioni le persone così nel profondo come pensi tu o i pubblicitari stessi o Giovanna. Ma vivi dentro uno schermo o nel mondo reale? No, perché io con le mie amiche o colleghe non perdo tempo ad analizzare gli spot del Mulino Bianco come se fossero un oltraggio all’umanità e forse ho più fiducia nell’intelligenza delle persone o ritengo che i problemi veri della vita siano altri, come per es. centinaia di persone morte in un solo giorno nel nostro mare o altre cose simili. Se poi vogliamo preoccuparci veramente della condizione delle donne, sai di quali donne dovremmo preoccuparci secondo me? Non tanto di noi stesse e di come siamo rappresentate in degli stupidi spot pubblicitari che non guarda nessuno ma per es. di tante donne straniere che noi per prime sfruttiamo alla grande o di fronte ai cui problemi voltiamo allegramente il volto perché intente a inacidirci di fronte a uno spot Barilla o simili ritenendolo “violento”… guarda, lasciamo perdere.

  24. @Ugo come dicevo , possono esserci reazioni.

  25. P.S. @Ugo: grazie della spiegazione che mi hai dato, ho capito la tua posizione. Non so se ci sia realmente questa strategia di rete così potente però una cosa è certa: anche a me non piace molto (e lo dico a Giovanna) quando, come in questo caso, lo stesso post viene riproposto contemporaneamente su blog diversi. Dà l’idea di un martellamento e toglie le differenze tra i diversi blog, che invece ci sono (io “il corpo delle donne” per es. non lo leggo, non lo apprezzo; perché devo ritrovarmi qui uno stesso post pubblicato là? Suona quasi un po’… se non proprio “scorretto”, fastidioso).

  26. Ilaria@ I messaggi subliminali influiscono sulla coscienza di bambini e bambine che poi da adulti/e trovano tutto “normale” come te .

  27. @Luci: non trattarmi come una deficiente. Non ho detto che è tutto “normale”, ho detto che certi stereotipi danno fastidio anche a me ma non ne faccio un affare di stato. E’ molto diverso.

  28. @ilaria ho usato il sarcasmo e la provocazione, non ho proprio frainteso. Sbagliare è umano, correggersi è onesto e funzionale. Quando sbaglio nel leggere e nello scrivere ho l’abitudine di correggermi, a maggior ragione se quello che scrivo è reso pubblico, pur non essendo, il mio, una testata giornalistica ma un semplice blog.

    Purtroppo non tutte le persone hanno la capacità e spesso gli strumenti per scindere i contenuti di una pubblicità e spesso la prendono a modello, come ricorda luci esistono i messaggi subliminali ma non solo. In molti casi i messaggi veicolati vanno a ledere dignità, diritti ed è anche questo il punto. Buon per te se sai discriminare.

    Disambiguando è un blog che parla di comunicazione e molti commentatori, me compresa, sono studenti della Prof.ssa Cosenza. Spesso questi post per chi studia questo genere di “amenità” su cui multinazionali investono fior di quattrini, rappresentano una vera e propria integrazione alle lezioni/modo per confrontarsi con temi di attualità. Mi chiedo perché ti arrabbi tanto se questo canale l’hai scelto tu. Ovvio che in Italia e nel mondo succedano fatti, anche terribili come quelli da te citati, ma non sempre siano trattati in questo blog.

    Per altro siamo palesemente off topic.

  29. Non sono arrabbiata (???)… partecipo solo alla discussione, ho solo alcune opinioni diverse dalle tue, non significa essere arrabbiati né essere dei poveri ingenui, significa solo pensare 😉

  30. No Ugo, sulla prospettiva generale non ci siamo mai – mai – capiti. Lo dimostra il fatto che ripeti oggi “spiegazioni” sul Global Gender Gap Report che hai già dato più volte su questo blog. Anch’io mi ripeto, ovvio: “repetita iuvant” quando si comunica a molte persone. (Lo sa perfino Berlusconi, vuoi che non lo sappia io?)

    Il problema però, dal mio punto di vista, è quando ti rivolgi a ME con le tue “spiegazionI”. Non a molti, ma a me. Dando per scontato che io non sappia o non condivida certe tue analisi. Ma io ho buona memoria, per mia fortuna. E so pure fare di conto, anche se mi annoio a ribattere sui conti, soprattutto perché con gli stessi conti si può dire tutto e (quasi) il contrario di tutto. Dunque battere e ribattere solo su quelli rende interminabili le discussioni e io non ho il tempo per discussioni interminabili.

    Insomma non solo so e condivido, ma ricordo pure i dettagli di certe infinite discussioni, da te stimolate, sullo stesso tema. Ora, se pur sapendo e condividendo, su questo blog faccio altro e ripeto altro, a te viene il dubbio che io abbia dato una svolta “ipocrita” o “diplomatica” alla mia vita. Bella presunzione, da parte tua. No caro mio, faccio altro e ripeto altro, in questo contesto, non per ipocrisia né per diplomazia, né perché sono entrata nella Hall of Fame di Adci. Ma per ragioni che a te sfuggono completamente. E perché ti sfuggono? Un po’ perché ti mancano certe informazioni (non sei interessato a cercarle né a chiederle). Un po’ perché, tutto preso dai dettagli e dai conti, non vedi la prospettiva generale. Non ti fermi a riflettere in modo disteso, sereno.

    Tira il fiato, rilassati e pensa. Sei molto intelligente: vedrai che ci arrivi. 😉

  31. “Spiegazioni”? Con le virgolette? Che arrampicata sugli specchi stai tentando? Guarda che questa non è una prova di intelligenza, altrimenti dovrei constatare che scrivere una frase come “soprattutto perché con gli stessi conti si può dire tutto e (quasi) il contrario di tutto” suona come una chimata di correo a costituirsi e a ricominciare dal liceo (e guai a chi sceglie il classico. 🙂
    Con gli stessi conti si può dire tutto e il suo contrario A PATTO di non capire nulla di quei conti facendosi turlupinare dalla propria dabbenaggine prendendo per scientifici documenti e dipartimenti che sono invece politici. Il che mi pare fatto acclarato in tutti coloro che quelle cifre e quelle metodologie le usano come drappo rosso di fronte ai (let)tori (che siano le analisi sulla violenza Istat, i femminicidi, il global genger gap report, etc).
    E mi pare che con queste piccate risposte tu non voglia fare la figura del baggiano, giusto? Perciò, se io mi ripeto nel confutare i falsi argomenti ripetuti – ripetiamolo ben assieme: ripetuti – da altri, se repetita iuvant, se sai pure far di conto e condividi certe mie analisi, e inoltre ricordi pure i dettagli di certe infinite discussioni, cara Giovanna, ebbene, occorre stabilire se quello che “leggi, volentieri riprendi e sottoscrivi”, scusa il francesismo con tanto di rotacismo, è una stronzata oppure no. Tertium non datur, nonostante i tuoi tripli carpiati per salvare le capre (letterali) e i cavoli (tuoi). E occorre stabilire se e come i tuoi lettori dovrebbero considerare tali articoli che tu leggi, volentieri riprendi e sottoscrivi: ironiche boutades su cui ridere? Stress test su cui ragionare? Marchette relazionali su cui sorvolare? Tempo perso per pause caffè? Dobbiamo o meno farci corrompere con falsi argomenti al fine di marciare verso la “prospettiva Nevskij generale”?
    Sempre che questo blog sia ancora uno spazio interpartecipativo coi lettori: o vogliamo considerare dei simpatici perditempo buoni per punteggiare questa tappezzeria a sfondo bianco? Oh, magari è cambiato qualcosa nel frattempo e la mia è una imbarazzante gaffe che mette tutti a disagio. In quel caso chiedo venia e sorvolo ad altre cure.
    Infine – a ridaje – non vedrei “la prospettiva generale”, preso dai dettagli e dai conti, deficitario di informazioni esoteriche che non cercherei o chiederei… Guarda, te lo dico con tutto il cuore: c’è materia per un melodramma. Anche altri ti hanno chiesto in cosa consista questa “Prospettiva generale” che pare essere diventato un segreto per iniziati. Al confronto il disegno della Divina provvidenza sta scritta sull’elenco telefonico.
    Ah, sono sicuro che mi scuserai per i toni usati.
    Non ho avuto il tempo di renderli perfetti.

  32. Ilaria@ non trattarmi come una deficiente // come potrei? leggendoti ho avuto l’impressione di una persona con il senso di sé .. altro che deficiente! Forse non sono stata chiara, ma il significato era che occorre il rispetto del genere nella cultura e nell’educazione per (magari!) una società più inclusiva e questo ha attinenza anche (non solo) con la pubblicità . Poi,è vero, ognuna/o ha la propria percezione dell’esistenza occorre tenere presente che il nostro è un paese arretratissimo dal punto di vista di genere.

  33. @ugo grazie per l’amorevole citazione, davvero gentile.

    @ilaria avrò frainteso

  34. Annamaria Arlotta

    Ho letto tutti i vostri interventi. Per me non si tratta di numeri o fini disquisizioni, ma di sensazioni. Quando vedo una pubblicità sessista mi sento coinvolta, sono io ad essere rappresentata in quel modo e non mi piace. Per il fatto stesso di esistere gli esseri umani sono pieni di dignità ( mi ricordo di aver studiato che Michelangelo ci dipinge più grandi del normale per evidenziare, con la dimensione dei corpi, la nostra grandezza morale). A metà della popolazione però si cerca di toglierla. Le donne della Brio Blu, con le loro pose assurde e fru fru, sono donnine. Le ragazze in bikini della Galbusera sono scemette. Le giovani che in mille immagini di moda rispondono a criteri estetici omologati sono caricature, non persone. Le veline che spezzano gli argomenti seri sono utilizzate come diversivo e non hanno niente di dignitoso. E apro una parentesi per dire che quando abitavo in Inghilterra guardavo un programma simile a Striscia ma, guarda caso, di veline non c’era traccia, ed era lo stesso seguitissimo. Allora, dobbiamo essere sempre seri? Certo che no, ma ci sono mille modi per esprimere gioia e umorismo. Invece la rappresentazione della donna sulla carta stampata, in tv e in pubblicità in Italia, che le toglie sempre la dignità, è una cosa tristissima. Da diversi anni non ho la tv e mi difendo un po’, ma dalla pubblicità non c’è scampo lo stesso.

  35. la boldrini come politico e NON perchè donna… viene contestata a ragione almeno da 97 italiani su 100 per il semplice fatto che lei è proveniente da un partituccio politcico che alle scorse elezioni ha preso il 3% se non si fosse coalizzata con il PD non avrebbe neanche superato il 4% e quindi non sarebbe arrivato nessun rappresentante di sel in parlamento… banale analisi che si fa finta di dimenticare … questo spiega perchè politicamente come politico (e non perchè donna) viene contestata ogni volta che apre la bocca… senza dimenticare che nelle marche aveva scoperto che gli italiani sono diventati cosi poveri grazie allo stato criminale che anche lei rappresenta (in ragione del fatto che è il preidente della camera) da indurre i cittadini al suicidio… sostanzialmente la boldrini viene contestata come politico e non perchè donna… insulsa supponente… ha dimostrato in piu’ occasioni di dimenticare la costituzione italiana(mamma di tutte le leggi) con le sue sparate.. cosa resa ancora piu’ grave in ragione del fatto che qualche università la anche laureata in legge… penso che la boldrini sia in assoluto il peggior politico che l’italia abbia mai avuto in tutta la storia della nostra giovane repubblica… ho rimpianto anche la cicciolina come politico… … ridateci cicciolina e rimandate la boldrini in afganistan… non dimentichiamo che nella PA ogni 4 impiegati sono donne… le quote azzurre in certi ambiti lavoratici sono addirittura scomparsi (cosa grave)… piagnucolare alle donne italiane è servito ad avere un sacco di privilegi ingiusti e incostituzionali… sempre a paragonarsi con altri paesi dell’europa… ma siamo sicuri che mediamente la donna italina vale quanto la donna tedesca,francese etc etc etc … la verità le donne italiane non vogliono la parità di genere… ci rimetterebbero e lo sanno bene…

  36. nella PA italiana ogni 4 impiegati 3 sono donne…

  37. Il Global Gender Gap Report discrimina gli uomini. Leggete a pagina 4 del rapporto. Ogni evidenza di svantaggio a scapito del sesso maschile viene cancellata.

  38. Ho letto molto bene – molto bene – tutti i commenti di Ugo e di Giovanna.
    Se fosse una finale al Roland Garros, Ugo avrebbe vinto 6-0 6-0 6-0.
    Ma non è una gara.
    Detto che sono totalmente d’accordo con Ugo, ma proprio totalmente, mi dispiace, e un po’ mi disgusta, l’atteggiamento spocchioso che sa molto di mirror climbing frustrante di chi o gli dà direttamente dell’idiota, o di chi, come Giovanna, gli dà indirettamente dell’idiota.
    Il problema di Ugo è che ha un modo di ragionare troppo fine e critico. Ha il grave difetto di provare ad approfondire le cose in modo molto articolato, magari con post molto lunghi. Insomma, rompe i coglioni.
    Molto più semplice continuare a raccontare balle rassicuranti, che magari facciano sentire dei poveri panda a rischio estinzione tutte le donne. Ed è sicuramente esilerante tirare in ballo la “visione d’insieme”.
    Temo che anche Hitler abbia accampato con i suoi accoliti la scusa della visione d’insieme: Gente, se facciamo passare gli ebrei per individui appena meno perniciosi di quanto da noi rappresentati, come lo legittimiamo il genocidio?
    Temo che lo sguardo di insieme ardentemente desiderato da Laura Boldrini sia un regime totalitario dove nessuna donna possa sentirsi libera di fare qualcosa che non appartenga al nuovo stereotipo imposto dal movimento vetero-femminista. Mia figlia dovrà stare attenta a mettersi lo smalto, il tacco dodici o la minigonna, e magari dovrà sentirsi in dovere di mettere una comprensibile voglia riproduttiva in freezer, per potersi affermare come professionista (perseguendo l’ideale capitalistico per il quale se non lavori in senso capitalista non hai dignità – tesi peraltro avallata con gioia da Papa Francesco). L’unica via per sentirsi donna, in futuro, sarà scalare i vertici dell’FMI.

    Ad ogni modo, ringrazio sentitamente Ugo per aver descritto in modo scientifico la realtà dei fatti. E ringrazio indirettamente anche Giovanna che, mancando di rispondere sui punti a Ugo, gli dà pienamente ragione, come chi, preso con le mani nella marmellata, contesti al suo giudice di mancare di cogliere lo sguardo di insieme.

    Suggerisco a Ugo di smetterla di scrivere cose intelligenti. Solo tempo sprecato.

  39. La definisce incompetente anche il M5S a motivo della nuova legge sul femminicidio e altre sue dichiarazioni. Cosa ne pensi?

  40. Una difesa della Boldrini equivale alla difesa di Berlino nel maggio 45.
    E’ in parlamento per grazia ricevuta, visto lo scarso esito elettorale, non ne azzecca una ed è assai supponente:
    L’essere appartenuata allì UNCHR non giova, essendo questa una delle tante inutili, se non dannose, emanazioni dell’ONU.
    Quindi dire :
    sbagliano ONU, CEDAW , ecc enfatizzando il presunto prestigioditi tali organizzazioni, significare segnare un autogol :
    per fare un solo esempio, l’ ONU NON mai, e dico MAI, risolto una crisi.
    Quindi, parliamo di pulpiti tutt’altro che infallibili.
    Tali organizzazioni, tra SUV, alberghi, ecc spendono una marea di soldi e sono solo uno mezzi, insieme a FMI, ecc, con i quali l’occidente cerca di controllare il resto del mondo.
    la Boldrini , definedo umile il servire a tavola, ha definito come meglio non si poteva il suo elitismo e la sua superbia.
    Si, possiamo definirla uno dei peggiori politici dell’Italia repubblicana.
    p.s. complimenti all’utente Ugo, le cui puntuali e informate argomentazioni hanno fatto piazza pulita dei mantra politicamente corretti

  41. Credo che Laura Boldrini abbia ragione, ma che, nella fattispecie, additando come stortura lo stereotipo dell’apparecchiare la tavola da parte di una donna, abbia spostato l’attenzione su qualcosa di poco attinente o secondario, vanificando così la forza comunicativa della sua posizione.
    Dal mio punto di vista quel particolare stereotipo (risalente almeno agli anni ’60, come evince dalla slide 36 del suo rapporto “30 anni di torto marcio”) è ormai talmente inflazionato e superato da aver perso gran parte della sua azione condizionante sulle coscienze dei consumatori del 2013. Tanto che l’espressione “famiglia da mulino bianco” è diventata proverbiale nel rappresentare una situazione posticcia, ipocrita e falsamente idillica.
    In sostanza, il discorso di Laura Boldrini è assolutamente valido, ma perde di efficacia comunicativa quando fa riferimento ad esempi scarsamente attinenti o superati. Ci sono presenti esempi realmente condizionanti e violenti nella nostra società attuale, al cui confronto il riferimento della Boldrini all’apparecchiare la tavola risulta anacronistico se non risibile. È come se, volendo condannare la piaga del doping, si accusasse l’abuso di caffè prima delle gare (quando ormai sul mercato dilagano sostanze sintetiche sempre più sofisticate e invisibili ai controlli). Se il Presidente della Camera avesse fatto riferimento ad un altro qualsiasi degli esempi presenti nelle sue slides, credo proprio che nessuno avrebbe avuto niente da ridire. Anche una donna intelligente come Silvia Truzzi – che come lei tiene un blog sul Fatto – ha scritto che ormai il gesto del porgere il piatto è un falso problema, specialmente a fronte di tante situazioni concrete di disparità e ghettizzazione a cui è sottoposta la donna (l’articolo è “Presidente Boldrini, non siamo panda” http://bit.ly/19fMWaJ ).
    La saluto facendole i complimenti per quello che scrive.
    Buon lavoro,
    Simone

  42. L’incompetenza non è un problema solo di Laura Boldrini, è forse il problema italiano principale: http://www.lavoce.info/competenze-degli-italiani-siamo-i-peggiori/
    In Italia, e anche qui, la differenza principale è, forse, fra chi si cura di fare analisi e proposte competenti, e chi meno.

  43. Mado’! Giova’, Ugo, tutte e tutti,
    ma quanto è bello che scrivete tutte queste cose che massaggiano la mente e uno passa un’orata del pomeriggio della domenica che è uno sballo.
    E grazie.

  44. Grande Ugo & ilmarmocchio.

  45. quanta fatica si fa in questo paese a percepire la Donna come altro oltre la maternità. Soprattutto per il sesso maschile, davvero tanta fatica. Eco perché in questo paese la famigerata classifica ha senso.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.