Una felice laureata in comunicazione, fra esperienze, emozioni, contatti e grandi eventi

Ragazza manga felice

A proposito del «che fare» con una laurea in Scienze della Comunicazione, ecco l’esperienza di Ilaria:

«Cara Prof, mi è venuta voglia di scriverle dopo aver letto la testimonianza di Andrea e la risposta di Dario, perché certe storie vanno raccontate affinché si possa iniziare a cambiare il modo di vedere le cose. Sono Ilaria, e poco più di un anno fa, esattamente il 6 Dicembre 2012, ho “conquistato” una laurea triennale in comunicazione alla Sapienza. Sono barese di nascita e romana d’adozione universitaria. Sono cresciuta macinando km sull’acqua e praticando lo sport della Canoa Kayak, tra allenamenti alle sei di mattina prima di correre al liceo e fine settimana scarificati per le gare. Ho iniziato a scrivere di sport a sedici anni quasi per caso e della mia passione ho fatto un vero e proprio lavoro.

Ho 23 anni, una laurea specialistica in marketing ancora da conquistare, e il lavoro più bello del mondo. Quando iniziai a raccontare storie di sport, mi intervistarono e alla domanda “come ti vedi tra cinque anni?” risposi così: “Laureata con una tesi sulle Olimpiadi, sempre con barca e pagaia sulle spalle, giornalista sportiva e con un fidanzato canoista.” Ora c’é tutto, a parte… il fidanzato canoista! 🙂

Insomma ho realizzato, esattamente cinque anni dopo quell’intervista, ciò che sognavo. È dura inseguire i sogni, come è stato duro lasciare i vicoli invasi dal vento di maestrale della mia Bari. Due mesi dopo la coroncina d’alloro, ho iniziato a lavorare nel posto che sognavo quando avevo sedici anni, il palazzo delle federazioni sportive nazionali al CONI. Passo dopo passo, hanno avuto fiducia in me e nel mio lavoro, la Federazione Italiana Canoa Kayak ha deciso coraggiosamente di investire sulla collaborazione di una piccola neolaureata in comunicazione e ogni giorno mi supporta e mi affianca nel mio percorso. Esperienze, emozioni, contatti e grandi eventi. Dai mondiali al Salone d’Onore del CONI, passando per una diretta RAI in mondovisione. Come sono arrivata lì? Creando fin da piccola una rete di contatti e trasformando la passione in lavoro.

Un giorno una mia docente disse che quando il lavoro non c’è lo si deve creare: io ho voluto credere in quelle parole. In tanti non si accorgono che tutti siamo costantemente immersi in flussi di comunicazione: al bar, al supermercato, in stazione, in ospedale, non solo sui giornali e in tv… Perciò ci vogliono persone che siano capaci di fare e gestire la comunicazione nel modo migliore. Se l’Italia e gli italiani avessero saputo qualcosa in più di comunicazione, non sarebbero stati governati per venti anni da Berlusconi.

Nell’ultima pagina della mia tesi c’è scritto che la prossima Olimpiade voglio raccontarla dagli spalti dello stadio olimpico di Rio… Quando penso di non farcela leggo sempre un bigliettino appeso in camera, regalatomi dai miei genitori prima di partire: “Il futuro appartiene a coloro che credono nei loro sogni”. Così mi rimbocco le maniche e continuo a sognare le spiagge dorate di Rio. La nostra laurea è socialmente importante per l’economia, la politica, lo sport e per moltissimi altri ambiti. Fieri e a testa alta, dobbiamo migliorarci ogni giorno. Perciò concludo dicendo a tutti gli studenti e le studentesse in Scienze della comunicazione: scrivetevi il vostro obiettivo su un post-it e fate di tutto per raggiungerlo. Una felice laureata in comunicazione.»

12 risposte a “Una felice laureata in comunicazione, fra esperienze, emozioni, contatti e grandi eventi

  1. un po troppo”inspirational” come pezzo,per i miei gusti…ho idee sul mondo,diciamo,piu pragmatiche,e meno retoriche

  2. Bene, anche oggi mi mancavano le testimonianze degli ottimisti seriali.

    Bellissime queste storie, piene di fantasia, gioia di vivere, reti di contatti create fin da piccoli (Briatoreee? dove sei Briatore? perchè mi vieni in mente in questi momenti?), felicità e pucciosi arcobaleni rosa.
    Scherzi a parte, mi piacciono davvero, sono scritte bene, sono solari e hanno quella qualità per cui alla fine delle lettere si ha la sensazione di poter davvero fare qualcosa di diverso e di meglio, dare le dimissioni dai nostri grigi lavori (per quelli che ce li hanno!) e salpare per un futuro migliore fatto di ‘belle persone’ a cui gliene frega qualcosa di noi.

    Poi però mi sveglio e continuo a vedere un mondo diverso da quello descritto: un mondo dove i miei amici laureati e ricercatori devono emigrare, oppure spergiurare di aver preso la laurea in filosofia solo per essere dei magazzinieri migliori (per non sentirsi dire “troppo qualificato”).
    Ma questi sono i disillusi, tutti gli altri sono invece semplicemente disoccupati – ma almeno hanno l’ottimismo!

    Mi piace essere preso per il polemico acido e sarcastico che sono, ma mi pare che la realtà che viviamo abbia dei problemi, e che queste storie zuccherine non contribuiscano a risolverli – oops, intendevo dire che non contribuiscono a risolverli eccetto che per i rari, fortunati e ammanicati protagonisti – non vorrei mai essere frainteso per un pessimista! ;o)

    Sappiamo tutti che fasciarsi la testa e basta non porta nessuna soluzione creativa, ma coprire i problemi di polverina dorata non li farà sparire, semmai li nasconde.
    Io preferisco la filosofia per cui per risolvere i problemi bisogna prima di tutto enunciarli e rendersene conto, non ignorarli – e a me la comunicazione piace perché credo sia uno strumento concreto per portare i problemi all’attenzione di tutti e trovare una soluzione convincente. Ma poi ognuno può immaginarsi il mondo che preferisce, se non vuole vedere la realtà basta inneggiare a Briatore, lui sì che sa come risolvere i problemi dei giovani d’oggi!

  3. Effettivamente tutto ciò è troppo, troppo nella direzione del sorriso a tutti i costi (e quanta tristezza nasconde un sorriso imposto!)

  4. PS Il “sogno” di queste persone “coll’obiettivo” è un ruolino, una tabella di marcia, un piano quinquennale, eccetera dove loro stessi sono diventati i programmatori di sé stessi, gli utilizzatori di sé stessi, dopo essersi pensati come uno strumento o un capitale. Non c’è niente in queste maratone lunghe una vita che ricordi l’indeterminatezza e l’assenza di finalità del sogno

  5. anni fa ,2004 circa,ero a una festa con ragazzi e ragazze americane della johns hopkins,l’universtà americana a bologna e con sedi in tutto il mondo

    faccio due chiacchere con uno del minnesota e uno del wisconsin (dove c’è il famoso ateneo di Madison,WI)sui telefilm degli anni 80 e il loro incrollabile ottimismo,al che quello del wisconsin,mi fa:

    “..ma meno male che dai 90s’ i telefilm li han fatti un po piu realistici..”

    io gli faccio “..e perchè?”

    lui “perchè han smesso con quell’ orrendo ottimismo da mid west,quella roba tipo SE LO VUOI,PUOI!!alla reagan e alla nancy reagan.. se ci siam ridotti male come paese è per quel poco senso di realismo che propagandavano..”

    e questo era yankee doc,eh…

  6. Mi sembra una storia molto semplice. Ottimista ma con i piedi per terra. In fondo Ilaria dice di essere contenta dei propri risultati e cerca di portare avanti le proprie ambizioni senza pensare al peggio.
    Non stiamo mica parlando di posizioni da top manager.
    Tutta questa insofferenza per l’ottimismo giovanile invece mi fa pensare solo ai vecchietti che guardano i cantieri stradali : “non si fa mica così ” 😛

  7. Dio bonino, che commenti tristi.
    Passando alla storia, ci vedo una cosa molto importante, da non-esperto in comunicazione (e marito di una comunicatrice). Si puo` comunicare molto meglio se si hanno dei talenti in piu`. Ilaria ha fatto sport davvero, quando scrive puo` entrare nella testa degli atleti, conosce la tecnica, e cosi` via. La laurea in comunicazione, nel suo caso, le ha permesso di affinare e di migliorare quello che gia` sapeva. Vale anche per i comunicatori scientifici. Prima un po` di anni a studiare, poi 2-3 anni di corsi intensivi di comunicazione. Brava Ilaria, e salutaci Rio!

  8. Brava Ilaria. Vorrei tanto che si laureasse anche mia sorella!

  9. Cara Ilaria, mi sembra davvero bello quello che scrivi, fin troppo!!!
    Dubito fortemente che saresti riuscita a fare tutto ciò se avessi provveduto da sola alle tue cose. immagino che alle spalle della tua triennale a Roma, della specialistica, del tuo “lavoro” presso la Federazione Italiana Canoa Kayak e di tutti i tuoi bei sogni realizzati, ci siano mamma e papà disposti a mantenerti e a pagare per farti continuare a sognare e a realizzare i tuoi desideri perché dubito che il tuo lavoro da addetta stampa possa bastare a mandare avanti tutta la tua fabbrica dei sogni.
    La verità è che la realizzazione dei sogni, purtroppo, è solo per chi se la può permettere perché, ti assicuro, con la pancia vuota e senza un centesimo in tasca non bastano sogni e speranze a vivere felici e in salute. La verità è che questa mi sembra solo l’ennesima pagina di diario di una ragazzina ricca e fortunata che nel mondo, quello vero, non si è mai nemmeno affacciata!!!

  10. Senza voler per forza sputare amarezza sulla soddisfazione degli altri (che del resto, come in questo caso, è legittima), continuo a non capire il punto di queste letterine inspirational : vanno bene le micro-iniezioni di ottimismo, ma mi sembra che tutto si fermi a un livello estremamente superficiale (credete nei vostri sogni! abbiate fiducia in voi stessi! non ascoltate i pessimisti!), quando la realtà – e di questo ci accorgiamo tutti, cinici e sognatori – è molto più complessa e strutturata.
    A qualcuno è andata bene, ok, quindi, chissà, potrebbe andare bene anche a noi…? Forse, certo. Ma non sarebbe più utile ragionare in termini un po’ meno euforici sul fatto che viviamo in un mondo in cui quasi mai per ottenere qualcosa basta volerlo? In cui spesso l’abusato “quando il lavoro non c’è lo si deve inventare” si traduce nel raggiungimento di compromessi il più possibile accettabili?

  11. “””Ma non sarebbe più utile ragionare in termini un po’ meno euforici sul fatto che viviamo in un mondo in cui quasi mai per ottenere qualcosa basta volerlo?”””

    …eh..solo che dopo si dice che bla bla non si ha tenacia,non si ha volontà..s torna al termini inspirational come dicevo sopra e ai telefilm degli 80’s “se lo vuoi,puoi” e al commento del mio disincantato amico americano etc etc..

  12. Forse il significato delle illustrazioni manga è che queste sono belle storie che scaldano il cuore ma potrebbero essere delle storie “da fumetto”?, intendendo il termine in un’accezione limitativa che neanche condivido perché di fumetti franchi quando non crudi ce n’è parecchi…
    La bellezza di essere giovani e di avere il mondo davanti è legittima e bravo chi se la gode ma c’è anche qualcosa d’altro, qualcosa di più amarognolo, stopposo, prosaico perché appunto meno adatto ad una storia bella e ben fatta e più adatto…ad una storia qualsiasi, come viene

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