Elezioni 2013: Perché il centrosinistra ha perso voti a favore di M5S

Le ragioni sono tante e se ne parlerà per giorni. Propongo una prima lista di perché:

1. Bersani e i suoi hanno continuato (sordi a ogni suggerimento contrario) a demonizzare la comunicazione, ostinandosi a pensare che sia roba “da imbonitori” (leggi: Berlusconi) o “da uomini di spettacolo” (leggi: Grillo). Invece – lo ripeto fino alla nausea – comunicare è entrare in relazione con gli altri, stabilire un contatto con loro, saperli coinvolgere, esistere innanzi tutto per gli altri. Che in politica vuol dire: entrare in relazione con gli elettori e le elettrici, stabilire un contatto eccetera. Chi non capisce questo concetto elementare si condanna a perdere le elezioni. È successo finora e succederà sempre, perché la democrazia funziona così: per governare occorre che la maggioranza ti dia il voto, e per ottenere i voti della maggioranza, devi persuaderla. D’altra parte, pensaci, accade anche nella vita: chi non riesce a entrare in relazione con gli altri che fine fa? Non solo resta isolato, ma perde progessivamente la capacità di accogliere il nuovo, di capire il mondo.

2. Il Pd ha stretto un’alleanza con Sel (bene bravo bis: la sinistra non vince le elezioni spostandosi al centro, ricorda la lezione di Lakoff). Ma invece di usare l’alleanza per spostare il baricentro della coalizione a sinistra ha spostato Sel al centro, con continui ammiccamenti a un Monti che per giunta perdeva credibilità minuto dopo minuto. Risultato: Sel è quasi sparita e molti elettori ed elettrici di Sel sono confluiti nel M5S.

3. Invece di cercare di capire le ragioni per cui Grillo ha riempito le piazze, i dirigenti di centrosinistra si sono ostinati a ripetere come un mantra, a turno: (1) “Le piazze le riempiamo anche noi”, senza vedere che le differenze di quantità e qualità erano enormi; (2) “Grillo è populista”, senza capire che la parola è ormai vuota, visto che in politica tutti accusano tutti di populismo; (3) “Grillo è fascista”, senza rendersi conto che a sinistra, da molti anni, si usa la parola “fascista” per etichettare ciò che non si capisce, che non si riesce a inquadrare in schemi familiari.

4. Invece di usare la rete come ulteriore e fondamentale mezzo per gestire e alimentare il contatto capillare con gli elettori e le elettrici, sondare i loro umori, capire se si disaffezionano o sono scontenti, coinvolgere e convincere gli indecisi, il centrosinistra ha finito per usare siti web e social media in modo autoreferenziale, cercando di ottenere attenzione “virale” su immagini e audiovisivi scherzosi, parodistici e autoironici che possono funzionare su chi è già convinto, ma allontanano i delusi e indecisi. Detto in altri termini: i Fantastici 5 avevano funzionato per le primarie (e favorito Bersani) perché si rivolgevano solo all’elettorato del Pd più convinto (che votava Bersani), ma giochetti analoghi – e l’avevo scritto – sarebbero stati un boomerang per le elezioni politiche: non convinci un/a indeciso/a mostrandoti spiritoso, lo convinci se unisci al buon umore una proposta chiarissima e concreta. Che non c’è stata (né online né offiline).

5. Dopo la sparata di Berlusconi sull’Imu, il centrosinistra avrebbe dovuto (a) fare finta di niente e parlare di altro per qualche giorno; (b) focalizzare due o tre proposte spicciole e concrete, facili da ricordare e rapide da monetizzare (sì, monetizzare!) per le fasce sociali più penalizzate dalla crisi economica: dai pensionati alle piccole imprese, dai dipendenti pubblici alle partite Iva. Invece: (1) ha continuato a parlare di lavoro e economia in termini generalissimi, astratti, lontani dalla vita quotidiana; (2) ha continuato a bollare come “ridicola”, “irrealizzabile”, “demagogica” e “populista” la sparata di Berlusconi, facendo sempre scattare il paradosso: dici che qualcosa non vale niente, ma ci giri attorno come una mosca sul miele. In special modo, poi, ha continuato a dire che la proposta di Berlusconi era “irrealizzabile”, senza però mai spiegare con chiarezza perché (leggi: in modo spicciolo, facile da ricordare). E allora?

Bersani e il giaguaro da Verspa

6. Nelle ultime due settimane prima delle elezioni – oggi cruciali in tutte democrazie, e a maggior ragione in questa nostra tornata elettorale, in cui largo spazio era lasciato all’incertezza e alla decisione dell’ultimo secondo – il centrosinistra ha inanellato l’errore più grave di tutta la campagna: invece di farsi più incisivo e concreto, si è fatto sempre più evanescente, sempre ammiccando al centro e mai chiarendo nulla. E nel gran finale ha ridotto tutto allo slogan preso da Crozza: «Smacchiamolo». Con tanto di pupazzo-giaguaro consegnato a Porta a porta (mica scemo Vespa). Cosa vuol dire «smacchiamolo»? Intanto implica la solita ossessione per Berlusconi, la stessa che fece perdere Veltroni. E poi che fai? Critichi il comico, l’imbonitore, e giochi sul loro terreno senza saperlo fare? Infine ripeto: in politica la battuta, il gioco, l’autoironia funzionano solo se affiancate a una proposta concreta. Senza quella fai solo una figuraccia.

Dice: ma dall’altra parte le proposte sono fintamente concrete, perché in realtà sono menzogna, manipolazione, inganno. Certo, ma se dalla tua parte la proposta manca (o non è chiara, non è concreta), gli elettori e le elettrici si orienteranno altrove. Per esempio verso Grillo, che combina linguaggio concreto, capacità di entrare in relazione con gli altri e per giunta, guarda un po’, fa pure ridere. E mentre tu ti chiudi a teatro con Nanni Moretti che dice (aridàje) «Ti voto nonostante il giaguaro» (come dire: ti voto nonostante il vuoto), Grillo infiamma un’affollatissima piazza San Giovanni a Roma, luogo storico della sinistra italiana. Gran finale per Grillo, non certo per il Pd.

PS: tutto ciò non vuol dire che il Movimento 5 Stelle abbia guadagnato voti prendendoli solo da fuggitivi del centrosinistra, ovvio. Ha preso voti anche da altre parti, ma questa è un’altra storia.

Questo articolo è uscito oggi anche sul Fatto Quotidiano.

61 risposte a “Elezioni 2013: Perché il centrosinistra ha perso voti a favore di M5S

  1. complimenti, stavolta mi trovo d’accordo su tutto.
    GB

  2. Ottimo articolo, analisi perfetta. Continuo a pensare che tutto questo affannarsi verso il centro sia, insieme ad altre scelte, un atto suicida o comunque tale da condannare il Pd a non oltrepassare una certa soglia di voti. La domanda sorge spontanea: quelli del Pd se ne rendono conto o no? Io tendo a essere maliziosa e penso che se ne rendano conto, ma che forse a loro vada bene così.

  3. Gentile Giovanna, avevo scritto al PD Toscano (sono di Firenze), poco prima delle votazioni. Scrivo spesso agli amministratori e così ai politici. Nessuno mi ha risposto, nessuno che abbia provato a scrivere qualcosa che si avvicinasse ad un tentativo di stabilire un contatto. Comunque, nemmeno mi hanno ringraziata per aver dedicato loro del tempo! Che dice, li avrò votati? Buona vita.

  4. Credo che la non-comunicazione sia ancora più grave della mala-comunicazione. Ed è proprio questo snobismo per tutto ciò che significa comunicare con i cittadini (tutti i cittadini, non solo il proprio zoccolo duro) che ha trascinato il Partito democratico fino a questo punto.

    Fra i tanti esempi che si potrebbero citare, mi torna alla mente Bersani che durante il faccia faccia televisivo con Renzi si dimostrava fastidiosamente insofferente alle domande della giornalista e quasi svogliato nel dare risposte dovute (se ti vuoi candidare a premier) ai telespettatori e quindi ai cittadini.

    Chi vive a Bologna sa che queste logiche, purtroppo, nonostante i vari scandali Delbono, sono ancora ben presenti nell’establishment del partito cittadino, e sa anche che in questo modo non si va da nessuna parte. O dalla parte di Grillo.

    Complimenti come sempre per la chiarissima analisi.

  5. D’accordissimo sui punti 2, 4, 5 e 6 ma:
    Certo che la comunicazione è fondamentale, così come è certo che il Pd pecca enormemente su questo aspetto, ma far leva sulla “rabbia” di un popolo stanco e colpito da anni di malgoverno e ora dalla crisi con l’aggressivo, apolitico, vuoto e purtroppo in Italia attraente motto “mandiamoli tutti a casa”, non è entrare in relazione partecipata o dialogata con i cittadini, è solo cavalcare e strumentalizzare un sentimento. E’ fare pubblicità utilizzando immagini commerciali e di facile impatto. E questa, se è comunicazione, è una comunicazione triste, amorale e “commerciale”. Non solo: che il populismo sia indicato dappertutto non significa per forza di cose che il termine abbia perso di significato. Potrebbe anche esserlo ma non è una verità tautologica (altrimenti qualsiasi movimento radicale quando diventa maggioritario non dovrebbe essere più chiamato radicale e così via…). E in questo caso, utilizzare la comunicazione come ha fatto Grillo è un esempio classico di populismo (così come lo è stato l’utilizzo dell’illusione IMU da parte di Berlusconi).
    Per cui d’accordo, si dica pure il Pd non è stato capace a comunicare, ma non si dica avrebbe dovuto comunicare come Grillo, perché sono due cose molto molto diverse.

  6. Condivido, tranne un punto importante.
    Giovanna dice “… invece di usare l’alleanza per spostare il baricentro della coalizione a sinistra…”.
    Ho il dubbio, non la certezza, che spostare il baricentro a sinistra non avrebbe aumentato i voti della coalizione PD-SeL. Se è vero, come probabilmente è vero, che l’elettorato attratto o non spaventato da slogan che suonino di sinistra, è minoritario in Italia, non superiore al 30%.

    Credo invece, come dice Giovanna, che proposte chiare, concrete e credibili facciano molta differenza. Senza bisogno — aggiungerei io — che suonino tanto di sinistra, qualsiasi cosa ciò voglia dire.

    Il rimborso dell’IMU prima casa era una proposta dannosa, secondo me. Però era chiara, concreta e abbastanza credibile. Fra l’altro, poteva suonare sia di sinistra che di destra.

    Il PD invece non ha proposto nulla di chiaro e concreto, solo retorica astratta, che Bersani infelicemente annacquava con frequenti <> (tipo “bisogna dare un po’ di lavoro in più…”).
    Non che fosse facile. Ma il compito dei politici sarebbe quello. Entri in relazione con la gente dicendo cose chiare e concrete, oltre che con la faccia e il tono che mostri (su quest’ultimo aspetto Bersani non mi è sembrato disastroso).

  7. Cara Giovanna, dando per scontati i contenuti dell’ottimo lavoro di analisi che continui a fare, a me viene un dubbio:non sarà che a un livello più fondamentale gli italiani non vogliano farsi governare da chi si giudica “diverso” e “migliore”? E’ l’atteggiamento di Repubblica e Berlinguer, che fu già rifiutata con Occetto e poi con Prodi nel 2006.
    Ugo

  8. dire che il movimento cinque stelle “ha preso voti anche da altre parti” mi sembra un po’ riduttivo eh. Il centro-destra perde venti punti percentuali rispetto alle scorse politiche, e otto milioni di voti. E Grillo salta in un amen da zero a venticinque punti percentuali, e otto milioni di voti. Che il nucleo vero e forte del movimento cinque stelle sia di ex berlusconiani e leghisti, e che Grillo sia la rivisitazione baffuta e riverginata dello stesso fenomeno, può essere quanto meno un dubbio lecito eh….

  9. Una gestione affidata, come scritto giustamente, ad un team autoreferenziale che probabilmente come prima preoccupazione della vita ha il colore della cover dell’iPad. Bastava avvisare la war room di Bersani che gli utenti di Twitter sono circa la metà dei disoccupati under 35 in Italia. “Bastava” questo …

  10. Concordo sulla evanescenza delle ultime settimane, non tanto invece sulla parte iniziale dopo sottolinea l’importanza della comunicazione, che per carità non metto in dubbio, l’abbiamo pure studiata, ma non credo che il PD l’abbia demonizzata, ma ha solo cercato sino all’ultimo di distinguersi dalla comunicazione urlata e colma di parole d’ordine, con una comunicazione che volesse parlare “seriamente” al paese.

  11. La domanda che mi faccio è un’altra. E’ giusto comunicare in maniera diversa per fare un favore all’elettore, invece di insegnare all’elettore che una diversa comunicazione (più complessa, più pacata, meno semplicistica, meno urlata) è possibile?

    E’ come dire: vendiamo i libri di Moccia perché tirano. Bene, ma perché non dire invece: istruiamo le persone affinchè i libri di Moccia non tirino più?

    Ridurre la comunicazione ad idee semplicistiche appiattisce la mente delle persone, le aiuta a non ragionare e a non sviluppare un pensiero critico e complesso.
    Forse questo servirà nel breve, ma alla lunga secondo me no…

  12. Complimenti, la trovo un’analisi precisa e puntuale.

  13. Non si tratta di ridurre niente. Si tratta solamente di cambiare l’interlocutore: invece di fare divertenti ghirigori tra amici militanti, in queste elezioni dovevano essere convinti indecisi. Si doveva parlare con i giovani disoccupati in aumento, con gli esodati, con gli incerti del nord Italia. No, si è preferito assecondare la moda (giornalistica) dei social, cercando il consenso dei “maitre a penser” della sinistra radical chic. Ed i risultati parlano chiaro: questi “maitre a penser” non ti danno alcun consenso. E’ limpido ormai.

  14. Completamente d’accordo con Andreas.

  15. Andreas, MIchele: la politica e la comunicazione politica NON educano. Casomai la politica può, una volta al governo, promuovere strategie di rinforzo del sistema di educazione, di formazione eccetera. È una vecchia questione molte volte affrontata sul mio blog.

  16. Ciao Ugo (che non è il solito Ugo che frequenta questo blog), sì, c’è anche quel che dici, ovviamente. 🙂

    Ben, rileggiti Lakoff, please. 🙂 (ho messo anche il link).

  17. Cara Giovanna, al solito le tue osservazioni sono intelligenti e ragionevoli. Però possiamo attribuire ad un difetto di comunicazione anche il fatto che il 30 per cento degli italiani continua ad avere fiducia in personaggi inqualificabili come Berlusconi o La Russa o Maroni? E l’insuccesso ad una questione di linea politica troppo “centrista”, mentre coloro che parlano un linguaggio “più di sinistra” occupano aree di nicchia, come Ingroia e lo stesso Vendola? Sono d’accordo che la concretezza sia un valore importantissimo ma c’è anche tantissima gente che continua ad invocare meno tasse e meno Stato salvo poi pretendere sanità, istruzione e servizi sociali di alto livello… Affermazioni come “Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno” hanno avuto un indiscutibile successo: ma il “tonno”, nel Parlamento, sono le leggi, le nomine dei vertici, le decisioni sui diritti dei cittadini etc: se adesso andiamo ad una situazione di paralisi (il governo di unità nazionale mi sembra un suicidio) il Parlamento rimarrà solo una scatoletta vuota, e ancora più maleodorante….

  18. Ma non abbiamo detto che la comunicazione politica deve educare, ma che la comunicazione politica educata è possibile.

  19. Grande! Per la mia esperienza dal di dentro, sono quasi sicuro che le tue analisi non saranno MAI prese in considerazione. Peccato però.

  20. Michele, ma quella che abbiamo visto da parte del Pd era non-comunicazione. E mancanza di proposte, insisto. Senza contenuti comunicare diventa mooolto difficile… roba da maestri, mica da Pd. Perché attenzione, se mancano i contenuti e comunichi mooolto bene, puoi pure vincere puoi.

  21. Concordo grossomodo su tutto, resterebbe soltanto da capire come mai il centro-sinistra riesce molto spesso a sopperire a queste magagne nelle elezioni intermedie, cioè le amministrative e le europee che cadono durante le legislature, mentre poi quando va alle Politiche prende la batosta…

  22. Touche’.
    Hai centrato in pieno il problema della campagna elettorale del PD.
    Dovevano colpire Grillo sui suoi punti deboli (la mancata tolleranza verso le critiche interne, l’idea del referendum sull’euro) e un colpo finale contro l’idea strampalata di un reddito di cittadinanza finanziato esclusivamente coi tagli alla politica… mettendo in luce come si tratti di importi di diversi ordini di grandezza ( magari con un’infografica… come dici tu: un’immagine vale piu’ di mille parole ).

  23. Ma secondo me, non è che il PD non ci pensi alla comunicazione – credo che quella fase sia sorpassata. Sono state fatte delle scelte giudicabili come inefficaci, ma non erano partorite dal tempo libero di Bersani.
    E sinceramente, perdonami ma io sono avvilita quindi poco diplomatica, ma la vogliamo finire con sta ingenuità dei politici, che 1. non capiscono cosa intercetta Grillo, o variante 2. non capisocno come si sta veramente nella realtà. Ma finiamola, i cretini sono sempre di meno di quello che ci piace credere a noi, a sinistra come a destra. I bisogni si intercettano eccome, i problemi si vedono eccome, solo che il problema del PD, è che non ha le palle, o non sempbra dire di averle, per fornire cambiamenti sufficienti che esaudiscano quei bisogni. Perchè tiene sempre in mente la resistenza del paese. Troppo? non so.
    Per me tra le critiche elencate quella del punto due è la più importante, perchè diventa una specie di questione identitaria fondamentale, e l’aver lasciaato le piazze a disposizione di terzi. Poi sulla comunuicazione non ho premi da dare a Berlusconi o a Grillo, non vedo niente da emulare, quel tipo di comunicazione è di per se una linea politica, che se fosse quella del mio partito non lo voterei.

  24. Eppure il Pd ha provato a comunicare, per esempio a pochi gioni dal voto con lo spot “Lo smacchiamo” , che consiglio a coloro che oggi si sentissero malinconici o frustrati:

    http://www.youtube.com/all_comments?v=R7CKXhPlFuQ

  25. Nel voto estero PD+Monti hanno la maggioranza assoluta sia alla camera che al senato, il nano non va oltre il 15% e Grillo non va oltre il 10%. Vero che meno di un terzo ha votato ma sembra un’altra Italia. Qualcuno dice la dimostrazione che i cervelli sono veramente in fuga, altri dicono che beneficiano di un informazione diversa e sono decisamente d’accordo su questo. Io il nano non l’ho subito per i passati due mesi ed ho eliminato le feeds dei giornali Italiani che parlavano solo di lui direttamente o indirettamente. Poi uno si sorprende se prende il 30%.

    Detto questo e’ vero che Bersani si e’ seduto dopo le primarie. Si e’ fatto fregare come altri prima di lui. Avesse chiesto a me gli avrei detto nel Novembre 2011 non sotto valutare il nano.

  26. Sugli italiani all’estero vorrei fare una puntualizzazione: oltre alla diversa esposizione ai media, mi pare importante anche considerare che buona parte dellla discussione è su tagli o aumenti di tasse che loro non pagano e sulla ripartenza di un mercato del lavoro che loro non occupano.

  27. @ Giulio Marotta
    premesso che gli italiani che “hanno fiducia in personaggi inqualificabili come Berlusconi o La Russa o Maroni” sono il 30% del 75%, cioè uno su quattro (5 anni fa erano il 47% dell’80%): se Berlusconi ecc. difendono i loro interessi, e ai loro interessi conviene la politica di B., perché non dovrebbero? Esempio: a una certa fascia di italiani, non toccati dalal crisi, conviene non pagare l’IMU (che sull aloro casa è alta) in cambio di prevedibili tagli a salari, social welfare, ammortizzatori sociali (le cosiddette “spese inutili da tagliare”) ecc., perché di questi non beneficiano. Per passare da un comino così così a uno che la satira la fa veramente, e cioè il Guzzanti-Tremonti: “non è che gli italiani se la bevono, e che la pensano come noi”. Il problema comunicativo è nel non riuscire a spiegare al resto dell’Italia, che quando sente la promessa sull’IMU s’incazza ancora id più, e incazzandosi vota Grillo, che il PD aveva (aveva?) un’altra strategia.

  28. @ Giovanna
    Post necessario, ma secondo me non sufficiente. I limiti comunicativi che evidenzi sono indubbi, ma c’è dell’altro: il PD, per capire che esistono anche gli altri e che con quelli diversi da te bisogna imparare a comunicare, avrebbe dovuto praticare il rapporto con l’altro. Invece si è adoperato, in prima persona o via Vendola, per captare e sedare ogni parvenza di movimento divergente e difforme. Vedi sulla scuola, vedi il movimento No-Tav, vedi il movimento delle donne, vedi la vicenda-Ilva Taranto, vedi quel che vuoi. E con l’uso del “porcellum” ha ribadito la chiusura candidando in posizione di eccellenza personaggi che non erano neanche passati dalle primarie. Ridurre la politica a cooptazione e captazione, a spartizione delle cariche e occupazione dei posti-chiave, senza aprire non dico i centri del potere, ma neanche gli spazi del partito, ai soggetti altri ti rende ottuso all’alterità. Il mezzo è il messaggio, ma val eanche all’inverso (il messaggio veicola il mezzo). Adesso (problema loro) sono costretti a relazionarsi con un’alterità, che non è quella che si sarebbero scelti loro, in un quadro politico che non è quello che si erano costruiti in esercizi mentali di risiko post-elettorale. Secondo me non ne saranno capaci (e questo è un problema nostro).

  29. Pingback: Fabio Malagnino | Pd, le ragioni di una sconfitta

  30. (Scusate, metto qui quello che per errore ho già messo in coda al vecchio post su Lakoff)

    Giovanna,
    avevo ben presente Lakoff e l’ho anche riletto ora.
    Buoni suggerimenti i suoi, ma c’entrano poco con l’ipotesi di una persistente posizione di minoranza dell’elettorato di sinistra in Italia. Sinistra che, comunque la si intenda, ha ben poco in comune coi “progressisti” che Lakoff contrappone ai “conservatori”.
    Per dire, Obama, su questioni economiche e Welfare, che contano moltissimo per l’elettorato americano e contano sempre di più anche per l’elettorato italiano, è più “a destra” di un Berlusconi, un Casini, un Fini, un Monti.
    Questo non significa che il dubbio che ho espresso sia fondato. Ma le tesi di Lakoff c’entrano poco col dubbio stesso, cioè che un partito di sinistra all’italiana abbia scarsissime chances di successo elettorale in Italia.
    Senza entrare nel merito se questa sia una fortuna o una sfortuna. 🙂

  31. Franz, ma quel video fa parte esattamente dell’autoreferenzialità in rete a cui mi riferisco nel punto 4. Lo trovi divertente tu e lo trovano divertente solo gli elettori Pd già molto convinti. Basta infatti essere appena un po’ dubbiosi se votare ancora Pd o votarlo per la prima volta, per vedere il vuoto di quel “Lo smacchiamo” (ma anche i problemi che ho elencato nel punto 6), e l’autoreferenzialità del dirselo fra loro per caricarsi fra loro, i militanti Pd, su una bella terrazza assolata.

    Insomma, comunicare non è produrre video come questo che appaiono giochetti inutili proprio perché non entrano in relazione con le aspettative e i bisogni di quell’elettorato che è necessario conquistare per non perdere. O per non ottenere la maggioranza risicatissima che il Pd ha ottenuto, pur partendo invece da un grande vantaggio. Bruciato in due mesi a furia di errori come questo. E altri. Ci torneremo.

  32. @Giovanna
    Naturalmente la mia obiezione dipende da quello che tu intendi quando raccomandi al PD di “spostare il baricentro a sinistra”.
    Siccome connoti negativamente il fatto che invece “[il PD] ha spostato SeL al centro”, immagino che tu intenda che il PD avrebbe dovuto adottare temi e toni più vicini a quelli di Vendola.
    Se intendi questo, o qualcosa del genere, secondo me è un suggerimento che porterebbe il PD ad avere ancora meno voti.
    Però non so se intendi questo. 🙂

  33. LaElena: ma a te non ti viene in mente che se ne siano andati perche’ il mercato del lavoro in italia e’ quello che e’? E poi il nano cosa ha fatto per migliorare questo mercato del lavoro? E parliamo anche di tasse il nano e’ uno che fa appelli agli evasori fiscali promettendo condoni. E chi credi che li paghi quei condoni se non i poveri sfigati che le tasse le pagano davvero perche’ non possono evitarle. Per favore non pigliamoci in giro.

  34. Io avrei aggiunto il seguente preambolo alle ragioni per le quali il PD ha perso voti durante la campagna elettorale:

    0. Bersani e la Direzione del PD hanno perso le elezioni nel Novembre 2011.
    – La forza politica che mira a guidare il paese, a riformarlo sotto spinte progressiste. Paritito accreditato dai sondaggi come vincente con percentuali plebiscitarie non può sottrarsi alla responsabilità di governare il paese (andando subito alle elezioni) prendendo decisioni difficili e dure ma necessarie per recuperare la sciagurata amministrazione berlusconiana.
    – Una classe politica mediocre ha sottovalutato o addirittura ignorato che Berlusconi avrebbe utilizzato l’operato del governo Monti come causa di tutti i mali, come causa scatenate del peggioramento degli indicatori economici.
    – Nascondersi sotto il parafulmine del governo tecnico, di fatto creando la maggioranza PD-UDC-PDL (simbolo della vecchia politica) ha convalidato ed accreditato uno dei fondamenti del movimento 5 stelle per cui tutti i vecchi partiti sono uguali e non fanno gli interessi del paese.

  35. @Giovanna
    ” O per non ottenere la maggioranza risicatissima che il Pd ha ottenuto, pur partendo invece da un grande vantaggio. Bruciato in due mesi a furia di errori come questo. E altri. Ci torneremo.”

    Tutto lo stupore generale sui risultato viene da uan semplice ignoranza aritmetica che invece di gettare nel cesso ogni sondaggio l’ha ritenuto più o meno affidabile. Quando il Pd era dato al 35% la Quota di indecisi era del 48%. Mai fare sondaggi con quasi la metà dell’elettorato che non si esprime:ciò che ne viene fuori è lettura da fattucchiere. Il Pd non ha probabilmente perso elettorato negli ultimi mesi: non lo ha semplicemente mai avuto. Solo che i sondaggi si sono ben guardati dallo spingersi oltre le percentuali dichiarando anche la proiezione sul numero dei votanti. Se tu hai il 48% di indecisi, di cui il 25% non si è poi recato alle urne, occorre considerare quanti di questi voteranno PD.
    Ma la comunicazione del Pd è stata attendista e tutta in difesa dando per scontato una vittoria scontata senza farei conti del bambino delle elementari. Se li avessero fatti avrebbero capito che il 35% con il 23% degli indecisi che poi hanno votato andava conquistato con strategie aggressive di comunicazione. Invece gli strateghi del Pd, vere aquile matematiche, già dicembre avrebbero divuto notare che il proprio elettorato è il più religioso dell’arco parlamentare, e presenta i connotati della fede perpetua, e perciò avere il 33% (nei sondaggi post primarie) MA un tasso di indecisione+astensione del 48% avrebbe dovuto suonare come un terribile campanello di allarme e quindi come il segnale più inequivoco di una campagna comunciativa ll’attacco.
    Ma il Pd è il Pd e il suo elettorato non è da meno quanto a ottusità rara. Del resto se te le canti e te le suoni, se la realtà si ottiene mettendo il segno meno a ciò che dice Berlusconi, se la matematica è ignota anche alle classi dirigenti, se la comunicazione è sempre manipolazione della Verità, insomma, è chiaro che poi ci resti a bocca aperta tutte le volte che la lapidarietà inconfutabile dei risultati elettorali sanciscono la tua ebetudine.
    Consigli terapeutici contro la schizofrenia piddina :
    1) parlare di più con chi non vota il tuo partito.
    2) cambiare oculista.

  36. @Giovanna
    Sono in parte d’accordo con la tua analisi, per quanto riguarda il modo assai superficiale col quale il PD ha gestito la propria immagine e la propria proposta durante la campagna (e prima). Tuttavia, come altre volte mi è capitato di sottolineare qui, la realtà politica non può essere ridotta unicamente ad un processo comunicativo.
    La comunicazione debole offerta dal centrosinistra è sintomo, non causa, di una proposta politica ancora opaca, oscillante tra le vecchie rendite di posizione, i legami con alcuni ceti di riferimento da una parte, e il tentativo di sintesi di culture politiche diverse un po’ frettoloso, limitato all’eredità PCI-DC e fermo quindi ad un “conservatorismo” prudente. Lo dico da convinto elettore del PD (e da elettore di Renzi alle primarie): il Partito così com’è non va, e occorre quanto prima un congresso in cui i nodi vengano al pettine. A proposito di Renzi: mi pare di intuire che su queste pagine il Sindaco di Firenze non goda di particolari simpatie. Mi stupisce però che tu non lo nomini nemmeno in questo caso. E’ evidente che un segno di discontinuità come la vittoria di MR alle primarie sarebbe stato utile, se non decisivo.
    Rispetto alla questione Vendola, sono totalmente in disaccordo. Non è vero che Vendola sia stato in qualche modo spinto al centro durante la campagna. Vendola è stato un campione di retorica (consentitemelo) radical-chic. Ed è evidente come Bersani si sia più volte appoggiato al discorso di SEL per rimarcare la linea keynesiana della coalizione.
    Ma il destino di SEL, una volta abbandonate certe sciocche velleità, è quello di diventare un’altra componente del PD. Tra tre anni non se ne parlerà più.
    Senza voler minimizzare gli errori della segreteria, vorrei anche dire che a volte ci sono avversari troppo forti da battere. Da un punto di vista strettamente politologico, non ci si dovrebbe comunque sorprendere se un partito riformista perde in un contesto in cui a) la sinistra è storicamente minoritaria e b) gli effetti della crisi hanno compromesso la coesione sociale e stravolto il mercato delle idee. Pensa all’insistenza sul tema della sovranità, che fino a cinque anni fa era prerogativa della destra radicale. Pensa in generale al tema – e qui sta il nodo più grande, a mio avviso – dei rapporti con l’Europa, dell’idea stessa di Unione. Hanno vinto gli eurofobi.
    Dici che Bersani avrebbe potuto fare la sua proposta shock negli ultimi giorni. Che cosa avrebbe dovuto fare, ripetere le cazzate di Grillo sul debito che non si paga e sull’uscita dall’euro? “Stampiamoci la nostra moneta”? Doveva promettere soldi che non ci sono e politiche che non avrebbe *voluto* perseguire? Quelle si chiamano menzogne, è Berlusconi a vincere con quelle.
    E’ andata così, il Paese ha scelto con la panza. A volte succede, facciamocene una ragione e prepariamoci al peggio.

  37. @ Giovanna
    Solo per precisare che trovo quello spot della terrazza assolutamente ridicolo. E solo per questo divertente 🙂

  38. Ugo, d’accordo ovviamente. Ho più volte provato un fastidio enorme, nell’anno passato, di fronte al fatto che tutti parlassero di percentuali che non tenevano conto di un altissimo numero di indecisi o decisi per l’astensione. Resta vero che negli ultimi due mesi i sondaggi davano un numero di indecisi più vicino alla realtà e il Pd restava in vantaggio. È su questo vantaggio che si sono cullati.

    Il problema degli ultimi sondaggi era, secondo me, che in questa tornata elettorale i sondaggi sono stati ancor più aleatori del solito, per motivi che ho già spiegato.

    Il calo più drastico, fra l’altro, è avvenuto nelle ultime due settimane, esattamente quando i motori avrebbero dovuto rullare più velocemente. Infatti quelli di Grillo hanno rullato fortissimo proprio nel ultime due settimane… Il Pd invece si è “silenziato”.

  39. Antonios, preambolo ineccepibile, concordo.

  40. @ Federico Gnech
    Sicuro che la débacle di Vendola sia dovuta solo alla forma comunicativa? O meglio: che la sua peculiare retorica politica sia diventata inefficace – pura retorica affabulatoria – per effetto della vicenda-Ilva, che ha mostrato (a voler essere cauti: dato la percezione) all’elettorato nazionale dello scarto tra le parole di Vendola e la realtà dei fatti? Che la retorica del buon governo pugliese si sia dissolta davanti alla constatazione del dramma ambientale di Taranto?
    La controprova è proprio nella “sua” Puglia, dove a rigore avrebbe dovuto reggere sulla base dei fatti, e non delle parole. SEL passa dal 15% (sommando le due liste pro-Vendola) del 2010 al 6.5%; a Taranto, dov’è esploso il caso-Ilva, nello scorso giugno il sindaco vendoliano Stefàno fu rieletto con (sommando le due liste pro-Stefàno) col 18.5% (l’intera coalizione 49.5% al primo turno); il M5S prese meno del 2%; oggi SEL, in una città dove solo Grillo ha avuto il coraggio di andare a fare campagna elettorale (neanche Vendola ci ha voluto mettere la faccia) SEL prende (a percentuale votanti pressocché immutata) il 4.3%, il M5S il 27.7% (primo partito), avendo dato l’impressione di avere una posizione chiara sull’Ilva; i Verdi, che a giugno erano al 12%, sono crollati all’interno della lista-Ingroia (che prende il 6.3%: un picco rispetto al dato nazionale, un bagno di sangue rispetto ai dati locali precedenti), pagando lo scotto di un cartello elettorale al cui interno le voci sul destino dell’Ilva erano divergenti.
    Azzardo un’ipotesi: che Vendola sia stato costretto a contenersi sul piano della retorica dei diritti civili (sacrosanti: ma c’è anche il diritto a non morire) perché ogni eventuale allargamento lo avrebbe reso un facile bersaglio. Così facendo però si è rivelato per la coalizione un peso morto incapace di intercettare il voto di protesta.

  41. Ad Antonios (e Giovanna)
    Nel novembre 2011, la situazione finanziaria era così grave che qualche mese di campagna elettorale, con l’incertezza sull’esito del voto, avrebbe probabilmente affondato l’Italia.
    Nell’ipotesi molto ottimistica che questo non fosse successo, un eventuale governo Bersani nella primavera 2012 avrebbe dovuto non solo fare quella dura riforma delle pensioni e una stretta fiscale ancora più pesante, ma ben di peggio.
    Secondo voi il PD era in grado di fare questo? E non avrebbe perso poi gran parte dei suoi elettori?
    Di fronte a questa prospettiva doppiamente terrificante, non hanno avuto incertezze al riguardo, né potevano averle. Tranne che in un mondo di fantasia. Nessuno storico serio glielo rimprovererà.

  42. Cerco di rispondere alla domanda iniziale. Tutti sentiamo di essere in un periodo di cambiamenti, in bene, in peggio, per sentito dire o provato sulla propria pelle. Un cambiamento repentino è in atto, c’è poco da fare, su questo siamo tutti concordi. Abbiamo avuto anni in cui il cambiamento era solo una evoluzione positiva, una espansione di possibilità. Senza sapere bene perché o per come lo sviluppo si è fermato ed è iniziato il declino, non tanto quello descritto dagli economisti e artefici e di cui non ce ne potrebbe fregare di meno per ignoranza o per partito preso, quanto quello quotidiano, pratico, tangibile. non riusciamo più a guardare al futuro. Per un lunghissimo anno –perché anche la percezione del tempo e gli avvenimenti che si susseguono hanno cambiato misura– ci siamo illusi che un mediocre professore bilderberghiano potesse essere la soluzione.
    Quelli che meno hanno percepito il cambiamento sono stati i leader politici. Non dico i partiti, ormai quasi inesistenti nel territorio, parlo del piccolo manipolo di gerarchi autoreferenziali. Ricordo, ma sono passati almeno quindici anni da allora, di aver seguito al giornale radio parlamento, -sono masochista- durante un lungo viaggio, uno degli ultimi congressi dei DS e di aver apprezzato il lungo intervento di Bersani, più di altri. Su questo ormai vago ricordo erano fondate le mie aspettative. Invece, al posto di una visone olistica ed ecologica, di rispondenza e adattamento attivo al cambiamento, ho sentito idiozie da tintoria e poco altro. Quelle poche cose che avevano un minimo di riferimento alla realtà mi hanno spaventato. Penso all’idea di Bersani di attivare tanti piccoli cantieri per ridare ossigeno all’economia: cosa vuol dire se non una ulteriore devastazione del suolo e del sistema idrico naturale e altrettanta devastante e scellerata cementificazione? I danni all’ambiente e le alluvioni devastanti sono diretta conseguenza di politiche miopi e di incapacità progettuale che lascerei volentieri –ma solo per coglierne la differenza– alle imprese della compagnia delle opere. Perché non partire invece dalle competenze, che pire ci sono, ignorate?
    Grillo, che comunque la si veda non è un politico professionista, non ha fatto carriera nell’apparato e non è stipendiato da noi, ha saputo vedere più in là e riunire intorno alle idee le persone. Tanto che il movimento è cresciuto ben oltre ogni sua aspettativa (e su questo ha espresso anche alcune sue fondate preoccupazioni).
    Cosa gli elettori di tutto questo hanno chiara idea è tutto da capire, però, se hanno spostato il voto è perché qualcosa hanno vagamente percepito.
    Tanto per chiarezza, non ho votato per M5s perché, nonostante la concordanza su alcune tematiche, non mi convince affatto la gestione padronale. Ma non posso non rilevare che questo modo padronale, entrato di prepotenza nel sistema con berlusca, è stato pervasivo e ha coinvolto totalmente il centrosinistra. Non solo a livello nazionale. Tanti più o meno piccoli padroni gestiscono personalmente il potere ad ogni livello della struttura della pubblica amministrazione. Il mio sindaco ds è un becero tiranno che non ha alcun contatto con la sua base. Così il presidente della provincia e così era la presidente della Regione, così tronfia e vuota da riuscire a perdere contro una nullità come cota.
    Ancora un riferimento alla comunicazione, di cui abbiamo spesso discusso. La comunicazione è una risultante di tanti piccoli dettagli che devono risultare coerenti. Basta poco per far cadere il castello di carte. Vedi i cagnolini e altri animali. Io non ho affatto apprezzato lo spazio fra la T e la A di L’Italia GIUST A. Quella crenatura alla cazzo, da perfetto incompetente, dimostra quanto l’appartenenza e gli aumma-aumm a contino più della conoscenza. È meno che un dettaglio? Sono io l’imbecille? Questo sistema degli incarichi e degli interessi di parte oltre la liceità me li ritrovo nella gestione della TAV e in tante altre scelte poco comprensibili, come le presidenze delle fondazioni bancarie, almeno per quello che realmente sono oggi le fondazioni.
    Non solo, quindi, problemi di comunicazione. Qui si tratta di contenuti.

  43. @girolamo
    In realtà nell’altro commento non ho voluto spiegare i risultati non entusiasmanti di SEL, mi limitavo a precisare che Vendola non è stato affatto condizionato dalle necessità ‘centriste’ del PD, ma anzi piuttosto “coccolato”. Dal punto di vista della comunicazione, Vendola, con le sue ‘narrazioni’ è assolutamente perfetto per quelli che lo votano. In Puglia ha tenuto benissimo (a Brindisi sfiora l’8%), anche dove la destra è storicamente egemone. E questo fa capire come sia legato ad un elettorato specifico su cui non mi dilungo. Diciamo che i soldi alla cultura garantiscono i voti del terzo settore culturale, ad esempio. Ecco perché non parlerei di dèbacle. SEL va considerato come un partito d’opinione, coi suoi limiti fisiologici.
    Se la vicenda dell’ILVA ha pesato, non riesco a capire esattamente in che modo. E’ vero che Vendola e quasi tutto il csx si sono limitati a un balbettamento generico (preservare la salute dei cittadini, preservare la produzione), ma si sono dimostrati comunque più seri del buffone di Genova, secondo il quale non abbiamo bisogno di acciaio e dovremmo lasciarlo fare ai Cinesi…

  44. Federico, come fai a dire che in Puglia Vendola “ha tenuto benissimo”? Ha meno che dimezzato i voti presi nel 2010 da SEL e Puglia per Vendola (a Brindisi la somma delle due liste era 18.57%). E in Puglia, consentimi, non è un partito d’opinione: è il partito che esprime il governatore regionale e il sindaco di Taranto.
    La vicenda Ilva ha pesato perché le frasi retorico/poetiche di Vendola sull’azzeramento dell’inquinamento si sono scontrate con la realtà dei fatti (la diossina c’è, Vendola ha approvato una legge che consente di mentire sui dati reali in pieno accordo con ilpadrone dell’Ilva, Vendola è stato intercettato mentre concordava questo e quello con i dirigenti dell’Ilva). Non so quale retorica avrebbe dovuto adottare, quel che è certo è che il suo modo di comunicare di colpo è apparso uguale a quello dei suoi avversari, ai quali rinfacciava di dire chiacchiere e menzogne mentre lui faceva fatti.
    Dopo di che Grillo, poco o non poco serio che sia sull’Ilva (è stato molto bravo a non far notare quanto sia stato ondivago: in realtà ha detto anche che l’Ilva si può chiudere, risanare e riaprire), ha adottato la strategia comunicativa più vecchia del mondo: è andato a Taranto a fare un comizio. È l’unico dirigente politico ad averlo fatto: credi che a Taranto non abbiano notato che Vendola non ha messo piede in città? Che il sindaco vendoliano le primarie le è andate a fare a Lecce? Che il PD (che non è più il primo partito a Taranto) ha votato il decreto salva-Ilva, ma ha fatto uscire la senatrice Finocchiaro dall’aula prima del voto perché la candidavano a Taranto?
    Le strategie comunicative hanno un aspetto formale importantissimo, ma sono l’altra faccia delle pratiche concrete: se i due aspetti si scollano non puoi continuare a produrre enunciati meramente verbali, rischi di cadere nell’anfibolia.
    Dopo di che: se Vendola avesse avuto il 10% dell’onestà politica che si attribuisce con la stessa strategia di Berlusconi (la enuncia e la reitera finché la gente ci crede perché l’ha sentita dire più volte), avrebbe dovuto ammettere di aver ingannato i suoi governati e si sarebbe dovuto dimettere dalla Puglia e dalla politica. Ma questa forse è un’altra storia.

  45. Girolamo dice: “Le strategie comunicative hanno un aspetto formale importantissimo, ma sono l’altra faccia delle pratiche concrete: se i due aspetti si scollano non puoi continuare a produrre enunciati meramente verbali, rischi di cadere nell’anfibolia.” Concordo in pieno, e lo ribadisco giusto per rispondere (per l’ennesima volta) a chi continuamente mi interroga e si interroga sul ruolo della comunicazione, i suoi limiti, il suo rapporto coi cosiddetti “fatti” e “contenuti”.

    Detto questo aggiungo: anche le pratiche concrete sono un modo di comunicare, eccome: comunicano benissimo un sacco di cose. Se confermano ciò che si è detto, il soggetto comunicante appare sincero, credibile, affidabile (e lo è), se contraddicono le promesse e gli enunciati che le hanno precedute, il soggetto appare (ed è) inaffidabile e menzognero. E gli elettori – che sono sempre meno scemi di quanto si dice – puniscono l’inaffidabilità.

  46. L’ha ribloggato su Amolanoia.

  47. Mi diverte molto questo nostro scambio in cui io, che non stimo proprio per nulla Vendola, tento di minimizzare la sua batosta 🙂

    Insisto, la media dei risultati in Puglia (6,5%) è più del doppio del risultato nazionale (3%). Per uno che tutti hanno riconosciuto come un parolaio e che non ha governato bene come dice di aver fatto, non mi sembra una vera sconfitta. Attenzione a confrontare i dati delle regionali: SEL in quanto tale arrivava al 9,5% circa, *con un candidato presidente*. Alle regionali del 2005 Rifondazione prese il 5%. Non mi pare che a livello locale sia andata così male, davvero.
    Rispetto ai fatti di governo: gli episodi che riporti potremmo aggiungere la questione del S.Raffaele del Mediterraneo, il fatto che Vendola – nella migliore delle ipotesi – non ha toccato gli equilibri clientelari in Regione. Potremmo aggiungere la schizofrenia di uno che vuole la TAV Napoli-Bari ma si schiera con i No-TAV di Torino. Sulla questione di come è stata gestita la storia dell’ILVA (già uscita dalle prime pagine, avete notato?) sarei più cauto coi giudizi. Per Taranto non esiste alcuna soluzione dotata di qualche ‘appeal’ sull’elettorato. In questo Paese tra poco non si produrrà più nulla. E’ un problema che pagheremo carissimo tutti, anche chi come me vive a parecchie centinaia di Km da Taranto.

  48. Gradirei comunque una risposta di Giovanna. Avevo chiesto, in particolare:

    1) in che modo il PD avrebbe ‘spostato’ al centro SEL, se risulta invece evidente come SEL abbia fatto da sponda ai “Giovani Turchi”, che dopo la sconfitta di Renzi hanno imposto la loro linea (politiche di spesa!!!).

    2) quale sarebbe stata la proposta shock dell’ultimo minuto che Bersani avrebbe dovuto “monetizzare”? Lo chiedo con sincera curiosità.
    Le cazzate col botto erano tutte già in uso presso i competitor. Ma se ti fosse venuto in mente qualcos’altro…

  49. Hai ragione su tutto, purtroppo 😦

  50. Pingback: Il Sottovalutato Tsunami Boom | Ricercatrice Nomade

  51. Federico Gnech, faccio invece io a te una domanda: come faccio a rispondere a uno che, scrivendo “le cazzate col botto” dà per scontato che avrei potuto proporre solo un’altra “cazzata col botto”? Mi pare che i tuoi pregiudizi siano evidenti.

  52. Pingback: Interessanti letture su sconfitte, comunicazione e futuri scenari | Briciole caotiche

  53. Riguardo alla domanda di Federico Gnech, rivolta a Giovanna (quale sarebbe stata la proposta shock dell’ultimo minuto che Bersani avrebbe dovuto “monetizzare”?), non so che cosa ne pensi Giovanna.

    Posso azzardare io una risposta, da profano a profani?
    Penso che proposte “monetizzabili” ce ne fossero, al di là di quelle già utilizzate dei competitor, ma che di per se stesse non avrebbero attirato più voti, in quanto abbastanza impopolari. Ad esempio, sussidio di disoccupazione finanziato con l’eliminazione della cassa integrazione, o con un drastico taglio delle pensioni sopra i 2000-2500 euro netti al mese, o con entrambi.
    A me, dopo vari tentativi, non è venuto in mente niente di meglio.

    Quello che manca è un progetto complessivo, chiaro, concreto, incisivo, credibile, al di là di proposte “monetizzabili”, pure indispensabili per dare una concretezza al progetto, afferrabile dagli elettori. Qualcosa di assai diverso dalla linea del bersaniano “un po’… di tutto”.
    Un progetto, inoltre, comunicato da un leader e un gruppo che ci credano davvero, avendo le capacità per dargli corso operativo. Ciao 🙂

  54. Da studente che ha frequentato il corso di semiotica II, riassumerei le ultime elezioni con una semplice frase: “Grillo & Co. hanno studiato.”.
    Ho apprezzato moltissimo il modo in il M5S ha utilizzato l’uso indiretto del mezzo televisivo (la ridondanza è voluta): I candidati (e lo stesso Grillo) del M5S non sono mai andati in tv, rinnegando così il luogo simbolo della mala-politica e della politica-spettacolo, riuscendo però al contempo a creare talmente tanto interesse verso il Movimento da essere oggetto di dibattito e risultando protagonisti delle notizie di tutti i tg e di tutti i talk-show.
    Sono andati in tv… Senza andare in tv. Hanno negato i valori negativi della politica “televisiva” riuscendo comunque ad usare il mezzo di comunicazione più fruito.
    Grande strategia, complimenti a loro.

  55. @Giovanna

    Rileggimi, perché mi hai frainteso completamente: le “cazzate col botto” sono le proposte di Berlusconi (restituzione IMU) e di Grillo (torniamo a battere moneta, etc.)!

    “Le cazzate col botto erano tutte già in uso presso i competitor. Ma se ti fosse venuto in mente qualcos’altro…”

    Ossia: *quelli* lì sparano cazzate, ma se a te fosse venuto in mente qualcos’altro [sottinteso: una non-cazzata]
    Ok?

    Vabbè, rispondere è cortesia, ma non è obbligatorio…

  56. @Ben

    “sussidio di disoccupazione finanziato con l’eliminazione della cassa integrazione”

    A lì dovremo arrivare, anche secondo me. Il problema è che se non sbaglio la CIG da sola non basta a coprire il sussidio, e il taglio delle pensioni (che non siano quelle di magistrati o direttori generali di ministero) è difficilmente praticabile.
    Purtroppo, l’idea di vendere immobili e quote delle partecipate (che pare garantirebbe la copertura) sembra ancora un mezzo tabù a sx…siamo al punto che il patrimonio pubblico – nella sua ambigua declinazione di ‘Bene Comune’, non si tocca, mai, nemmeno se si tratta di caserme abitate dalle pantegane, o di stipendifici che non servono a nulla.
    Sul resto hai perfettamente ragione: programma poco netto, vago e quindi poco accattivante. Pensa che io ho votato PD perché immaginavo proprio un governo a termine, che avrebbe dovuto fare quelle due o tre riforme istituzionali necessarie (la legge elettorale su tutto) e poi andare a casa. In questo senso, la ‘medietas’ bersaniana non mi appariva affatto fuori posto.
    ciao

  57. @Federico Gnech
    D’accordissimo sull’idea “di vendere immobili e quote delle partecipate”. Non l’ho aggiunta perchè potrebbe servire a qualcosa di più grosso, cioè alla riduzione del debito pubblico, che però non mi sembra possa essere una delle proposte immediatamente monetizzabili di cui parlava Giovanna.
    Inoltre, come giustamente dici tu, sembra troppo un tabù a sinistra.
    ciao 🙂

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  59. 8.689.458 elettori hanno deciso di inviare qualcuno di loro a raccontare, a raccontarsi.
    Storie che i soliti noti non erano in grado di cogliere, qualcosa che andasse oltre l’infantile invettiva “grillini”.
    Del resto il PD è troppo concentrato a sbattere in prima pagina il proprio travaglio; il PDL a magnificare le spericolate sorti e progressive del suo leader; Monti non pervenuto.
    E’ ora di ascoltare altre storie.
    Sipario.

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