Perché gli eletti 5 Stelle non dovrebbero usare il turpiloquio

Vito Crimi

Premessa: non ho nulla contro il turpiloquio – in politica come nel linguaggio ordinario – se usato con granello di sale. Il che vuol dire che le parole possono essere dette tutte, incluse le parolacce, se hanno una funzione e una pregnanza nel contesto in cui sono usate, se aggiungono impatto emotivo senza offendere nessuno. In Italia il turpiloquio è stato sdoganato nel 68 (tanti anni!) e da allora le parolacce si dicono in tutti i contesti, anche in quelli più formali e istituzionali: in azienda, a scuola, in università, e via dicendo. Non dobbiamo stupirci, dunque, se i politici sparano qualche parolaccia ogni tanto: serve a mostrarsi più vicini alle persone comuni e l’hanno fatto un po’ tutti, anche quelli meno avvezzi come Fini e Bersani. Parlo come te dunque sono come te, è come se ci dicessero.

Diverso è il turpiloquio di Grillo, per una ragione fondamentale che ho già spiegato: Grillo viene dalla satira politica e il turpiloquio fa parte dell’armamentario di tecniche di cui si serve per far ridere (parolacce, nomignoli, invettive, caricature, iperboli, e così via). Chiaro che una parolaccia in sé non fa ridere: bisogna saperla dire, dosare, ritmare, bisogna saperla accompagnare con l’intonazione giusta e il gesto giusto. Tutte capacità che Grillo in quanto attore comico ha (non sempre, ma spesso), e altri invece no. In particolare, è piuttosto improbabile che gli eletti del Movimento 5 Stelle, per quanto lo seguano con attenzione, possano condividere con lui queste capacità. Né d’altra parte sono tenuti a farlo, visto che non sono attori comici e per di più hanno assunto un ruolo istituzionale.

Detto questo, è chiaro perché gli eletti del Movimento 5 Stelle dovrebbero guardarsi bene dal seguire Grillo su questo terreno:

  1. Se riprendono una battuta di Grillo, come ha fatto ieri il loro capogruppo al Senato Vito Crimi quando ha detto che «Napolitano non si è addormentato di fronte a Grillo» alludendo al nomignolo che Grillo ha affibbiato al Presidente (Morfeo), oltre a essere offensivi, fanno la figura di quelli che cercano di raccontare una barzelletta senza saperlo fare.
  2. Se dicono parolacce, come ha fatto ancora Vito Crimi quando ha detto che i giornalisti gli «stanno sul cazzo» e poi ha ripetuto diverse volte la parola e aggiunto «minchiata», finisce che i media si concentrano solo sul turpiloquio e non prendono in considerazione ciò che dice.

Detto in altri termini: se farcisci un discorso di parolacce e chi ti ascolta si concentra solo su quelle e dimentica ciò che hai detto anche se era buono e giusto, la colpa è tua, non di chi ti ascolta. Detto ancora in altri termini: se Grillo usa il linguaggio della satira per sfondare, ma non può uscirne perché quello è il suo personaggio, i deputati e i senatori del Movimento 5 Stelle devono starne alla larga. Per raggiungere il massimo di efficacia e essere credibili. Ma dirò di più: per essere ascoltati e compresi.

PS: questo articolo è uscito oggi anche sul Fatto Quotidiano.

35 risposte a “Perché gli eletti 5 Stelle non dovrebbero usare il turpiloquio

  1. Perché si dice “stare sul cazzo”?

  2. I ragazzini, appena cominciano ad articolare parole, infiorettano i loro discorsi con cacca e pipi, non conosco i risvolti psicologici, ma si divertono molto.
    Crescendo le persone si rendono conto che alcune volte una bella parolaccia serve da sfogo.
    Molte persone non crescono, ma imparano altri termini per definire cacca e pipi ed apprendono anche i termini, dotti o popolari, che descrivono le attività sessuali e gli organi connessi.Ma, non essendo cresciuti, usano questo nuovo vocabolario pensando di essere liberi pensatori.
    Poi esistono i comici bravi e quelli che ritengono che una barzelletta sia forte solo se naviga in un mondo di parole forti buttate qua e là.
    La satira politica è spesso la quintessenza di questa tendenza e ….se non volano cazzi che cazzo di satira è….
    C’era un bimbetto che, quando lo facevano arrabbiare, partiva con una serie infinita di ….cacca..cacca…pupu..cacca.
    Cè’ un tizio che per aumentare l’ascolto parte con delle sequenze infinite di cazzi volanti.
    E ci sono dei servi sciocchi che ripetono inutili epiteti per sembrare di essere grandi, liberi, moderni ed importanti, ma sono soltanti ….servi sciocchi che la mattina hanno dimenticato di collegare il cervello.

  3. Pingback: Arte, parte e politica: il caso Crimi - Trame In Divenire

  4. Attilio, o mio unico interlocutore (dov’è Ugo!?)… 🙂
    Cercando risposte alla mia domanda (v. post prec) mi sono imbattuto nella voce Wiki “cazzo” e devo dire che sono rimasto abbastanza sorpreso dalla mole di informazioni esposte; da segnalare il catalogo delle “locuzioni più diffuse” (si noti la quantità di locuzioni con accezione negativa: vecchia questione, sessista?); manca però una disamina sull’origine di tali locuzioni; curiosamente sembra essere dibattuta perfino l’etimologia della parola “cazzo”: ma credo che il latino “capitium” sia il più seriamente attendibile. Sulle infinite locuzioni, tra queste anche lo “stare sul cazzo” citato dalla nostra Giovanna, da sempre intravvedo una valenza metaforica sessuale, per lo più con accezione spregiativa, che si potrebbe far risalire al clima sessuofobico e puritano che nelle società occidentali respiriamo grossomodo da due millenni. C’è probabilmente un momento storico in cui il fallo viene associato a qualcosa di negativo. Da qui il proliferare delle suddette locuzioni: pensiamo ad es al notissimo “vaffa” che in sostanza invita a fare/subire sesso anale, penetrazione anale per la precisione: nella cultura greca antica tale pratica era qualcosa che mai, credo, sarebbe stata associata a “spregio” dato che era parte integrante dell’educazione sessuale (cfr. pederastia) degli adolescenti. Nella cultura romana, piuttosto, si avrà un ribaltamento dei valori (cfr su questo Cantarella in Secondo Natura). Dunque anche “stare sul cazzo” andrebbe letto come metafora della copula con gradimento o no del soggetto che sopra al nostro fallo si adagerebbe?

  5. Attilio A. Romita

    Luziferorn, (ma perchè un così complesso pseudonimo) il dotto discorso “del cazzo” mi ricorda un dotto libro di Moravia, ma, secondo me tenta solo di dare una accezione dotta ad una locuzione usata per far finta di essere moderni come dire cacca fa sembrare al bimbo di essere più grande.
    La parolaccia non rende più comprensibile un discorso e, mutuando la citazione del poeta….cazzo è un apostrofo sciocco tra le parole IO SONO!

  6. Sempre qui a sindacare sul mio nickname….
    Non credo il bimbo dica “cacca” per sembrar grande, piuttosto per entrare in contatto con sé stesso e la sua “opera”. C’è tutto un rimosso psichico che la cultura di oggi si ostina ad ignorare. Ed è noto, ma forse non a tutti, che il rimosso ritorni sempre: lapsus e linguaggio figurato iperbolico, spesso sessista e razzista (vedi le tante espressioni leghiste o il famoso “più bella che”), sono quotidiane esemplificazioni dell’assoluta nostra incapacità di dominio sulla psiche, Talvolta, di rimosso in rimosso, si arriva anche ad azioni fisiche irreversibili. Quindi io ci baderei, seriamente, all’insostenibile necessità del turpiloquio.

  7. aggiungo qui il link a un post che ho trovato piuttosto interessante. ciao

    http://unmesedallafine.blogspot.it/2013/03/figli-di-ventanni-berlusconiani.html

  8. Sorprendente come questo post abbia attratto cosi’ pochi commenti e solo per disquisire sull’uso di “cazzo” e “cacca”. Forse c’e’ una ragione per cui i Crimi di questo mondo diventano capo gruppo al senato senza esprimere altri concetti (e non e’ perche’ la gente non li ascolta e’ che proprio non ne esprimono).

  9. Grazie Alessandra. Per chi si interessa di antichistica: la distinzione attivo/passivo, diciamo nel mondo geco della polis classica, e anche oltre, era collegato strettamente alle fasce di età, e il ruolo cd. “passivo” doveva appunto rimanere confinato in una classe di età. Altrimenti era soggetto a sanzione negativa. Con tutte le eventuali sfumature e mutazioni in sequenza storica. Dunque niente a che vedere con la prevalente “intercambiabilità” odierna. Se si citano gli studi in materia rivedere i testi per assicurarsi di ricordarseli bene: la memoria talvolta inganna. Sull’uso del turpiloquio sessista in anni recenti son corsi fiumi (be’, fiumicelli) d’inchiostro. Per il resto, inappuntabile Cosenza.

  10. Scusa Paola, ma non ho capito bene la replica.

  11. A questo punto penso potrebbe essere ristrutturata la domanda iniziale: l’uso del turpiloquio è una particolare tecnica oratoria o semplicemente un banale metodo per atrrarre l’attenzione quando non si hanno altri strumenti di ragionamento.
    Chi ragiona parla ed argomenta, chi non ha argomenti alza la voce ed il turpiloquio non è altro che alzare la voce!

  12. Crimi appare come l’amico sfigato della compagnia che, per darsi un tono, allunga la battuta – riuscita – del leader generando apocalissi e gelo attorno a sé.

    Il M5S ha vinto grazie alla comunicazione. Di comunicazione, ora, si sta sputtanando.

  13. Anche “sfigato” è una coloratura di linguaggio strettamente imparentata col turpiloquio di origine sessista e discriminatoria. la Treccani ad es ci spiega chiaramente il significato come sinonimo di “iellato” o “sfortunato”, ma se ne guarda bene di entrare nel merito dell’origine metaforica sessuale del termine.

  14. Attilio A. Romita

    E’ vero che l’origine e lo sviluppo del mondo è legato, quanto meno fisicamente, all’azione combinata dei due organi genitali, ma da questo a vor far discendere qualsiasi interloquire, qualsiasi esclamazione, qualsiasi argomento a quei due organi, mi sembra quasi un accanimento aterapeutico che vorrebbe farci sembrare moderni trattando un argomento che ormai è stato sdoganato alcuni decenni fa e che ognuno di noi dovrebbe, a seconda della sua età, abbandonato dal qualche decennio almeno.
    Ma forse è vero che io ragiono con un cervello avvolto dalla nebbia di una antica ipocrisia ormai stratificata in quasi tre quarti di secolo.
    Cercherò di ringiovanirmi …..risciacquando i panni, non in Arno, ma al ……mi vengono paragoni facili, ma potrebbe offerndersi qualcuno!

  15. Dal basso dei miei quasi due quarti di secolo posso assicurare che è altrettanto difficile liberarsi di un linguaggio metaforico sessuale dalle radici spesso sessiste e discriminatorie. Non so per chi bazzica del quarto di secolo…

  16. Trovo ben piú discriminatorio, cara Luziferszorn, l’introduzione di termini quali “femminicidio” mentre padri separati e divorziati, ben superiori in termini numerici rispetto alle donne uccise dai propri patners o aspiranti tali, subiscono ogni giorno dolore, umiliazioni e miseria.
    Il termine “sfigato” l’ho usato proprio nell’accezione da te indicata, per delineare il membro della compagnia – quasi onnipresente – che, per caratteristiche psico – fisiche, ha le maggiori difficoltá a comunicare con l’altro sesso in quanto persona, soprattutto, noiosa e priva di senso dell’umorismo.
    Le donne usano in continuazione l’aggettivo “sfigata” per le donzelle meno “cool” della compagnia, delle quali presenze magari si fregiano onde risultare sommamente rilucenti.

    P.S. Noto con divertimento come si riesca a imbastire la solita litania veterofemminista per un intervento avulso da quel determinato contesto, mentre si battono le mani per la retorica ad hoc della Boldrini che si fa paladina della violenza contro le donne. Basta con ‘sto chiodo fisso. L’unica cosa che siete riuscite ad ottenere negli ultimi vent’anni di berlusconismo é la proliferazione di domanda per il ruolo di velina. Non é questo modo verboso, cattedratico e altezzoso, quello giusto per arrivare alla paritá.
    P.P.S. Quando sentiró qualche donna in vista e mediaticamente potente schierarsi contro la barbarie delle vite dei mariti separati e divorziati, quello sará il segnale del cambiamento.

  17. Attilio A. Romita

    Evviva, ci sono voluti 15 interventi, ma alla fine abbiamo scoperto che è tutta colpa di Berlusconi che pensa solo alle veline e se ne buggera dei problemi del mondo.

  18. Che magnifico delirio paranoico biliare

  19. Berlusconi c’entra sempre, specie quando si parla di turpiloquio.

  20. Attilio A. Romita

    certamente è l’ipotiposi del vetero sentimento nazionale ….senza capo ne coda indice del mio rimbambimento senile galoppante

  21. Io il turpiloquio non lo accetto a prescindere, anche se colorisce il discorso e a volte mi tenta.

  22. Torno sulla bacchettata di “paolam” perché trovo sia miseranda specie se formulata dall’alto della sua preparazione professionale. Cito il passo della sua replica:
    “Per chi si interessa di antichistica: la distinzione attivo/passivo, diciamo nel mondo geco della polis classica, e anche oltre, era collegato strettamente alle fasce di età, e il ruolo cd. “passivo” doveva appunto rimanere confinato in una classe di età. Altrimenti era soggetto a sanzione negativa. Con tutte le eventuali sfumature e mutazioni in sequenza storica. Dunque niente a che vedere con la prevalente “intercambiabilità” odierna. Se si citano gli studi in materia rivedere i testi per assicurarsi di ricordarseli bene: la memoria talvolta inganna.”
    Ora mi pare evidente che nel mio intervento (sabato, 23 marzo 2013 alle 2:40 pm ) nonostante butti lì quattro pensieri articolati in forma di ipotesi/suggestione soggettiva si capisca chiaramente che mi limitavo a far presente che nell’antichità greca il sesso anale nell’ambito della pederastia non poteva avere certo la connotazione spregiativa con la quale oggi si infarciscono discorsi dalla strada ai palazzi della politica. Cito la Cantarella in particolare quando parlo di “ribaltamento dei valori” (limitatamente all’esempio fatto; che poi si voglia allargare il discorso per trovare appigli critici è, appunto, miserevole): “Per i romani la pederastia era il ‘vizio greco’” così inizia la Cantarella a p129 (op.cit) e prosegue (p130) “[…] per un romano la virilità era la massima virtù: una virtù politica. Fin dall’infanzia, il romano veniva allevato per essere un dominatore”. Credo basti e avanzi per capire il senso del mio minimo intervento bacchettato dalla pedanteria neo-fem che, mi si permetta un po’ di sano turpiloquio, ha ampiamente triturato i coglioni.

  23. Anche senza turpiloquio, i due 5 stelle Crimi e Lombardi sono usciti con le ossa rotte, dal punto di vista della comunicazione, dall’incontro con Bersani trasmesso in streaming:
    http://video.repubblica.it/politica/m5s-bersani-tutto-l-incontro/123639/122125?ref=&ref=HREA-1.

    Bene o male che sia, questi non reggono più di due mesi.
    E’ una previsione azzardata, ma azzardo. 🙂

  24. …sono usciti con le ossa rotte perché hanno parlati in un politichese incomprensibile, ben peggio di Bersani.

  25. …e palesemente senza credere a ciò che andavano dicendo

  26. Avanti Pop
    di Maria Laura Rodotà

    Marco mercoledì, 27 marzo 2013

    La coppia Lombardi-Crimi
    Se ci vai insieme a cena al ristorante sono quelli che, una volta arrivato il conto, invece di pagare alla romana, tirano fuori la calcolatrice e ti dicono: “epperò io il dolce non l’ho preso e il tuo branzino costa 5 euro più del mio brasato, eh”.

    Risposta Rodotà
    Sbagliando il calcolo, magari, ma non apposta.

  27. A parte la discettazione culturalpedantesca da primi della classe inutili che cambiano discorso per far vedere che hanno letto molti libri, a parte questo dicevo, mi viene in mente un interrogativo: ma l’uso del turpiloquio politico è solo un qualcosa che si usa per sembrare moderni, cioè una evoluzione del politichese pieno di inutili dunque e cioè ora aggiornati con riferimenti sessuali maschili e femminile.

  28. Attilio, risparmiati che il thread è già pesante. Peraltro come il clima là fuori. Tempo qualche ora e ci arriva un Battiato che dà delle troie alle parlamentari: questo almeno il refrain che appare sui giornali. Evidentemente quindi provare a guardare all’origine del turpiloquio sessuale, che bestemmia a parte mi pare sempre tale, non è propriamente un “cambiare il discorso”, altro tipico refrain utilizzato per mettere a tacere l’interlocutore.

  29. Sono andato a vedere –lo faccio di rado– il blog di beppegrillo.
    “I figli di NN” è un classico del linguaggio in uso nell’hotel cinquestelle. Però, se non condivido la forma devo convenire che concordo con gran parte del contenuto. Se poi questo testo lo metto in relazione con quello a lato, relativo all’inceneritore di Parma e il trattamento a freddo, tecnica nota per la sua maggiore efficacia da almeno 15 anni, il mio convincimento che si dicono più verità da una parte (M5s) che dall’altra (PD) aumenta.
    Così aumenta il dubbio su ciò che è realmente turpiloquio (vedi: “con la cultura non si mangia” che mi sembra una parolaccia ben peggiore di quelle a sfondo sessuale). Ora si ci mette anche Battiato, stupidamente frainteso. Però ad usare il turpiloquio e l’insulto occorre essere capaci, mentre questi eletti (eletti? a scriverlo vengono i brividi, c’è da riflettere su questo termine) non mi paiono capaci neppure di mettere insieme una frase di senso compiuto. (VA bene, va bene, se per questo anch’io, ma almeno non mi candido).

  30. se Battiato voleva prendersela con “le troie di regime” (cit. da La domenica delle salme di Fabrizio De Andrè) di ambo i sessi avrebbe potuto scrivere la parola in una sua canzone..ma in quel momento non parlava il cantautore di Povera Patria, non parlava l’artista, parlava un assessore e un assessore non dovrebbe parlare così.

  31. Sono molto d’accordo prof, penso che dovrebbe essere obbligatorio fare un corso accelerato di Bon Ton istituzionale ai “cittadini” che entrano in Parlamento per la prima volta. Ma forse serve anche a chi e’ la’ da un po”!!!! Oltre all’obbligo di Studiare la Costituzione, per TUTTi!

  32. Sono d’accordo con Giuliana, forse basterebbe un minimo di buona educazione civile, quella che tutte le madri ed i padri dovrebbero inculcare nei propri figli. l’obbligo di conoscere i principi della costituuzione lo porrei come base irrinunciabile e criteri di ineleggibilità per gli ignoranti.

  33. Giuliana e Attilio,
    date troppa importanza alla Costituzione.
    Serve molto di più avere un’idea su come funzionano l’economia e la società nel contesto mondiale attuale. Questo permette poi anche di capire i difetti della Costituzione stessa, che non sono pochi e vanno corretti. E di capire soprattutto i suoi limiti: non è affatto una buona guida per affrontare i problemi del paese.
    Invece è abbastanza diffuso un atteggiamento di ossequio nei suoi confronti, non tanto dissimile dall’atteggiamento dei credenti verso i Dieci Comandamenti.

    L’idea, poi, che i candidati alle elezioni dovrebbero superare un esame — sulla Costituzione o quant’altro — presenta inconvenienti tali da non potersi prendere sul serio. Per dirne solo uno, come verrebbero scelti gli esaminatori e i criteri d’esame?

    Molto più utile inserire nei programmi delle scuole qualche buon corso di economia politica, e magari anche di sociologia politica.
    Lo studio della Costituzione potrebbe andare bene come alternativa all’ora di Religione. 😉

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