I rischi dei giochi di parole di Renzi: l’effetto comico

Renzi-Crozza

In luglio avevo scritto un articolo (qui e sul Fatto Quotidiano) sui rischi che Matteo Renzi corre quando esagera, come spesso fa, con le cosiddette “figure di parola”, che sono le figure retoriche che lavorano sul suono, sul significante più che sul significato (anche se ovviamente hanno ripercussioni anche sul significato): allitterazioni, anafore, chiasmi, figure etimologiche, paronomasie, ripetizioni, rime e altro. Perché lo fa? Perché le figure di parola sono adatte a essere riprese dai media come titoli e si trasformano meglio di altre in slogan facili da ricordare. Il problema fondamentale, quando un politico esagera con le figure di parola, è che rende lezioso il suo discorso. Peggio: lo svuota, lo fa apparire tanto più vacuo quante più figure usa. Specie se, non essendo lui un poeta (non è tenuto a esserlo), alcune figure gli riescono così così. Specie se ai giochi di suono non fa sempre corrispondere contenuti concreti, dettagliati, precisi, né argomentazioni stringenti.

Ho sempre pensato (scritto e detto) che Renzi dovrebbe ridurre la dose di questi giochetti. Combinati a certe espressioni un po’ incantate del volto – che in sé potrebbero non essere negative, ma esprimere pulizia, autenticità – gli tolgono invece credibilità, nuocciono alla sua immagine. Perciò dovrebbe starci più attento. Invece insiste: li ama proprio e pare compiacersene, come ha dimostrato anche all’ultima Leopolda.

Facilissimo, allora, partire dai giochi di parole di Renzi per metterlo alla berlina. Non a caso Maurizio Crozza, nell’ultima versione dell’imitazione di Renzi, ha lavorato proprio sulle figure di parola. Col risultato che, come è accaduto con molti altri politici, se Crozza insisterà, l’imitazione finirà per sovrapporsi all’imitato, facendo notare il problema anche a chi non l’aveva notato. E accentuando l’effetto di vacuità e bamboleggiamento dei suoi discorsi. Fossi in Renzi, ci penserei bene.

9 risposte a “I rischi dei giochi di parole di Renzi: l’effetto comico

  1. Dalema, per sottolinearne l’insignificanza, sostiene che Renzi è come Virna Lisi: con quella bocca può dire ciò che vuole. A me Renzi ricorda Tino Scotti nella pubblicità dei confetti Falqui: basta la parola. E, caspita, l’effetto di vacuità si realizza in pieno!

  2. Concordo pienamente con Lei, perché da quando è entrato “in campo” Renzi, ho sempre pensato che parlasse a mo’ di bigliettini dei baci perugina. Purtroppo egli utilizza tale linguaggio in quanto funziona e sappiamo tutti quanti bene, che per essere eletti è necessario “piacere” e cioè lavorare sul suono piuttosto che sui contenuti. Un po’ come le canzoni in lingua inglese che sono bellissime ma molto spesso se ne ignora il significato.

  3. Sono d’accordo. I giochi di parole continui tolgono credibilità al personaggio, facendolo sembrare finto, continuamente intento a una recita. Questo è il motivo principale per il quale m’infastidisce: ho sempre l’impressione di trovarmi di fronte a un attore intento alla spasmodica ricerca delle prime pagine.
    Le espressioni del volto un po’ incantate sono invece quelle che mi piacciono di più, perché, a volte, lo fanno assomigliare a un bambino, tanto che suscita persino un po’ di tenerezza. Del resto, l’infanzia è sinonimo d’innocenza, purezza, assenza di malizie particolari.
    Resta il fatto che però non mi fido.

  4. D’accordo con le osservazioni di Giovanna.

    D’altra parte, Renzi si è assunto il compito difficilissimo di far passare idee riconducibli non solo a Tony Blair, come lui stesso dice, ma perfino a Margaret Thatcher, per cui è comprensibilmente accusato di essere più di destra che di sinistra.

    Che, nonostante questo, grazie anche a una certa vaghezza operativa delle sue proposte (meno vaghe però di quelle di un Obama), sia riuscito ad avere qualche prospettiva di leadership in Italia, restando nel PD e probabilmente diventando addirittura segretario del PD, a me pare un miracolo.
    Un miracolo positivo, dato che personalmente ritengo che l’Italia attuale abbia bisogno di ciò che Renzi dice, più o meno vagamente, ma con sufficiente chiarezza da farsi detestare da chi, a sinistra e a destra, ha idee contrarie.

    Mi pare anche che quello di Renzi sia un successo più di comunicazione che di contenuti.
    Con quasi gli stessi contenuti, Fare per fermare il declino è ancora fermo a meno dell’1%.
    Credo anch’io che i giochini di cui parla Giovanna siano poco utili, se non controproducenti. Ma resta da spiegare il suo successo, nonostante — rtipeto — contenuti assai invisi alla maggioranza degli italiani, di sinistra e di destra. (La maggioranza della destra italiana, come la maggioranza della sinistra, non è né liberale né liberista. Mentre Renzi sembra esserlo, per quanto con moderazione.)

    Il mio dubbio è piuttosto un altro: che Renzi non voglia davvero, o comunque non riesca, a realizzare quello che dice di voler fare.
    Che sia effettivamente “finto”, come mi pare che sostenga Giovanna. Più che possibile.
    Ma, dal mio punto di vista, non saprei al momento a quale altro santo votarmi. 🙂

  5. Aggiungo che, per scoprire se Renzi è o non è finto, basterà vedere se saprà organizzare intorno a sé una classe dirigente all’altezza del compito che si propone.

  6. D’accordo su un’eccessiva insistenza di un certo modo di comunicare di Renzi, enfatico e ripetitivo in alcune espressioni. Confido che la critica sia rivolta più all’aspetto comunicativo che quello dei contenuti, vivendo nella città che amministra, sarebbe disonesto non notare un notevole sforzo di cambiare le cose, molte conquiste (alcune notevoli) e ancora molte cose da risolvere. Il bilancio è tuttavia molto positivo e sfido altri candidati a portare altrettanti risultati.
    Una cosa però stona: l’imitazione di Crozza. Va bene giocare sul logoramento di alcune parole usate da Renzi, ma il personaggio è veramente diverso e alcune cose proprio non gli appartengono. Secondo me Crozza detesta troppo Renzi per rendere un’imitazione divertente e realmente incisiva.

  7. L’ha ribloggato su Amolanoia.

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