GoldieBlox contro Barbie e il rosa per bambine: la guerra continua

GoldieBlox e la macchina di Rube Goldberg

Abbiamo discusso all’inizio di luglio (QUI e QUI) il caso di GoldieBlox, un’azienda americana specializzata in giochi di costruzioni per l’infanzia, che ha lanciato una linea di costruzioni per bambine, annunciando di voler sostituire il pink con il gold e dichiarando guerra alle Barbie. L’idea di marketing è buona, e immaginavo che prima o poi qualche azienda ci sarebbe arrivata: partire dal rosa e dagli stereotipi (i tutù, le coroncine da principessa e altre leziosità tipiche del marketing per bambine), citandoli e con ciò riproponendoli, ma per invitarci a superarli. L’idea è buona per una fase di transizione naturalmente, perché l’optimum sarebbe mescolare giochi per maschi e femmine senza dividerli, ma combinandoli e ricombinandoli anche a partire dai colori (e basta, con il rosa!). Resta da capire se, dalla nicchia in cui nei paesi ricchi del mondo sono confinate le costruzioni per bambini, il superamento riuscirà a imporsi sulle quintalate di Pink & Barbie che dominano il mercato di massa mondiale.

Da qualche giorno GoldieBlox ha lanciato un video, che mette in scena tre ragazzine che, non potendone più dei giochetti pink che la televisione e la pubblicità riservano loro, costuriscono una simpatica quanto pestifera macchina di Rube Goldberg.

5 risposte a “GoldieBlox contro Barbie e il rosa per bambine: la guerra continua

  1. marketing efficace, riesce a vendere un gioco che più stupido non si può

  2. Non trovi che, per bambine sui nove-dieci anni, questa pubblicità le proponga un po’ troppo in vesti adulte o adolescenziali? Specie se si tiene conto del testo della canzone e della posa finale sembra che si voglia dire “giochiamo a fare le giovani incazzate”, dove per giovani si intende delle ventenni artificiosamente ridotte d’età.Sembra l’ennesimo modo di parlare ai e dei bambini come piccoli adulti e non come bambini (cosa che ad alcuni di loro potrebbe anche piacere come suggestione ma questo non fa di loro degli adulti). Ci si indigna tanto per le piccole modelle ma queste mi sembrano le piccole contestatrici.Non che non ne esistano di bambini contestatori (anzi credo siano la maggioranza) ma messa giù così è un’altra forma di proiettare categorie adulte nel tentativo degli adulti di capire i piccoli assimilandoli (e parlo anche di stereotipi, visto che anche quest’altra idea di donna lo è ormai)

  3. Se tralasciamo la solita aura matura/adolescenziale sotto quale sono visti i bambini, non è male che si cominci ad abbattere gli stereotipi che gravano sui giocattoli. Un ambito così semplice ed universale, eppure così importante per la formazione del bambino, non deve essere trascurato nè incasellato in schemi triti e ritriti.

  4. sono d’accordo con Marco:(piccole modelle e piccole contestatrici) sono due facce della stessa medaglia ( che è il mercato), difficile abbattere gli stereotipi attraverso e con gli stessi strumenti che li creano. Ovviamente possiamo utilizzare questi “cambiamenti” con (più o meno) intelligenza per la formazione dei bambini e delle bambine

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