I politici italiani su Twitter, fra esagerazioni, pasticci e qualche buon risultato

Comunicazione politica

I politici italiani – lo sappiamo – sono quasi tutti su Twitter. E cinguettano, eccome. Ci sono arrivati in gran parte fra il 2009 e il 2011, con un picco di iscrizioni fra la primavera e la fine 2011: da allora l’uso di Twitter è diventato cruciale nel circuito politico-mediatico italiano. Nell’ultimo numero della rivista «Comunicazione politica» è uscito un mio articolo sull’uso di Twitter da parte delle political celebrities italiane (segretari e altre cariche di partito, capi gruppo, ministri ed ex ministri, ecc.). L’articolo espone i risultati di una indagine qualitativa che ho condotto con il metodo dell’osservazione partecipante nei mesi di giugno, luglio e agosto 2012. Dall’osservazione sono emerse alcune tendenze di comportamento su Twitter, che ho raggruppato in due modalità di relazione e cinque stili di comunicazione: (1) la modalità uno-a-molti e, al suo interno, (1a) lo stile «guarda cosa ho fatto/scritto/detto» e (1b) lo stile «aforistico»; (2) la modalità uno-a-uno e, al suo interno, (2a) lo stile «conversazione da salotto», (2b) lo stile «mi butto nella mischia», (2c) lo stile «leggo, penso e rispondo con calma». Ciascuna di queste modalità e ciascuno di questi stili possono essere rappresentati da un singolo politico, ma più spesso i vari leader e/o lo staff che gestisce il loro account Twitter mescolano modalità e stili a seconda del periodo e delle circostanze. In alcuni casi, però, un certo stile è nettamente dominante.

Qualche esempio? Lo stile «mi butto nella mischia» è tipico dei politici che tendono a usare in modo spontaneo e personale Twitter, ingaggiando lunghi botta e risposta con coloro che gli rivolgono domande o critiche: con questo, dimostrano una bella capacità di stabilire un contatto diretto con i cittadini e le cittadine, ma corrono spesso il rischio di fare gaffe, pasticci e scivoloni vari. La «conversazione da salotto» è quella dei politici che tendono a cinguettare solo con i giornalisti, con altri politici e con celebrities dello spettacolo, usando insomma Twitter come un salottino elitario, senza rispondere a chi non conoscono. Lo stile «guarda cosa ho fatto/scritto/detto» è quello di chi usa Twitter soprattutto per rinviare a ciò che ha fatto/scritto/detto altrove: articoli su blog e giornali, dichiarazioni ai media, interviste sulla stampa, partecipazioni a trasmissioni televisive. Lo stile «leggo, penso e rispondo con calma» è quello più cauto: lo staff del/la leader usa Twitter per offrire un vero e proprio servizio ai cittadini, dando informazioni sul suo lavoro e sui suoi risultati concreti. Questo stile è più frequente nel caso di politici che operano a livello locale (sindaci, assessori comunali o regionali, ecc.), ma non è impossibile su scala nazionale, ed è anzi consigliabile in generale, perché interpreta Twitter e gli altri social media come un modo per gestire la relazione con i cittadini e le cittadine giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto, senza cedere al chiacchiericcio, ma offrendo un servizio utile e concreto. Per ulteriori dettagli su chi usa Twitter come, puoi leggere l’articolo completo, che trovi qui: «Comunicazione Politica», Annata XIII, n. 3, 2013, Giovanna Cosenza “I politici italiani su Twitter, fra esagerazioni, pasticci e qualche buon risultato”, pp. 299-318.

Questo articolo è uscito oggi anche sul Fatto Quotidiano.

2 risposte a “I politici italiani su Twitter, fra esagerazioni, pasticci e qualche buon risultato

  1. Pingback: alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 23.12.13 | alcuni aneddoti dal mio futuro

  2. D’accordo, lo ammetto: l’unico politico che seguo su Twitter è Obama 😀 e giusto perché mi è sempre stato molto simpatico, fin dalle sue primarie, fin da quando è spuntato sulla scena.
    Come comportarsi con i profili dei politici sui social network? Non riesco proprio a convincermi che il leader in persona possa curarli davvero tutti, nè che molti dei messaggi e degli interventi e “conversazioni” non siano costruite a tavolino? Troppo cinismo?

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