Una volta, per Natale, Capodanno e tutte le feste comandate, si mandavano i biglietti di auguri cartacei. Il che comportava, come minimo: (1) scegliere in un insieme di possibilità non vastissimo, ma nemmeno infimo, per costi, stili, colori, testi; (2) aggiungere almeno la propria firma a mano; (3) scrivere, sempre a mano, l’indirizzo del/la destinatario/a (e quello del mittente, se c’era la busta); (4) comprare il francobollo; (5) trovare una buca della posta e infilarci la cartolina o il biglietto imbustato. Poi gli auguri sono arrivati via Sms, ma questi all’inizio costavano qualche centesimo, non tantissimo, ma quel tanto che Continua a leggere
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I messaggi di auguri standard, uguali per tutti #CoseCheNonMiPiacciono
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D’accordo con Michela Murgia: non chiamatela maternità surrogata
Solo ieri ho letto su L’Espresso – non avevo seguito i post su Facebook – quanto Michela Murgia ha scritto sulla cosiddetta “maternità surrogata”: è la riflessione più intelligente, articolata, ponderata che io fin qui abbia letto su questo argomento. Concordo con ogni sua parola, incertezze incluse. Trovo inoltre profondamente umano e rispettoso, da parte sua, ribadire «questo è un tema su cui non ho certezze». D’ora in poi, con lei, parlerò solo di gravidanza surrogata, mai più di “maternità surrogata”. Assieme a lei, infatti, trovo profondamente sbagliato «l’uso dell’espressione “maternità surrogata”, collegata all’insistenza su una sorta di naturalità cogente insita nel legame di gestazione, definito con una certa enfasi “percorso di vita” e “avventura umana straordinaria”». Nelle parole di Murgia (i grassetti sono miei): Continua a leggere
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Lauree umanistiche a numero chiuso. Provocazione o soluzione?
In questi giorni si svolgono i test di ammissione ai corsi di laurea con numero programmato (comunemente detto “numero chiuso”), che negli ultimi anni in Italia sono aumentati molto (QUI un elenco): non solo Medicina, Veterinaria, Odontoiatria, le lauree di area sanitaria, Architettura, Scienze della formazione primaria, che sono a numero chiuso per legge, ma tutti i corsi di laurea a cui i singoli atenei hanno imposto il numero programmato per decisione autonoma, da Psicologia a Economia, da Scienze Giuridiche a Ingegneria. In parallelo, come sempre, scattano le proteste degli studenti, Continua a leggere
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Esaltazione della maternità 2.0, ovvero: come tagliare le mamme fuori dal mondo
Ricevo da Elisa, che si laureò con me molti anni fa (oggi ha 35 anni), una riflessione interessante – che condivido parola per parola – sul modo in cui oggi in Italia è spesso rappresentata la maternità, in rete e su tutti i media main stream: Continua a leggere
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«Ho 24 anni, sono laureata in Comunicazione, parlo due lingue, gestisco un team di laureati in Ingegneria, Economia, Finanza»
Ricevo da Gaia (nome di fantasia) questa mail, che volentieri pubblico (dietro sua autorizzazione), perché può servire da incoraggiamento a tutte le studentesse e gli studenti dei corsi di laurea nel settore della Comunicazione, che mettono impegno personale, passione e serietà nello studio. D’accordo con Gaia, non dico il suo vero nome né quelli delle aziende che lei menziona, per evitare che la sua mail sia presa come “vanto” e “ostentazione”. Continua a leggere
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Alcune conseguenze dell’università di massa (per le lauree umanistiche)
Mi scrive Stefania (nome di fantasia), che nei giorni scorsi ha assistito alla proclamazione di laurea di sua cugina. Ho intitolato il post “Alcune conseguenze dell’università di massa (per le lauree umanistiche)”, perché è la risposta generalissima che mi sento di dare a Stefania: ciò che lei ha sperimentato, anche con fastidio, durante quella cerimonia, nasce dal fatto che oggi si laureano molte più ragazze e ragazzi di anni fa (ma siamo ancora molto sotto la media europea, attenzione). Perciò, per i corsi di laurea senza numero chiuso come quelli umanistici, queste sono alcune conseguenze. Rispondo con più dettaglio in coda alla mail di Stefania (che mi ha autorizzata a pubblicarla): Continua a leggere
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