Ieri Enrico Letta è apparso – per l’ennesima volta – in televisione, stavolta ospite dell’Arena di Massimo Giletti, dove ha dato prova – per l’ennesima volta – di una particolare abilità: apparire di continuo senza dare troppo l’impressione di farlo, grazie a uno stile di comunicazione il più possibile neutro, trasparente. Avevo notato questo tratto della comunicazione di Letta fin dal suo insediamento: talmente sobrio che nemmeno si nota che lo è (a differenza di Monti, la cui sobrietà fu talmente marcata da finire, prima, nella caricatura e poi nel contrario della sobrietà, fatto di cagnolini e «wow»). Aggiungerei ora un altro aggettivo per qualificare lo stile di Letta: Continua a leggere
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Lo stile «neutrassertivo» di Enrico Letta
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I talk show sono in calo? Si diceva anche durante il governo Monti
In questi giorni gira voce che i talk show stiano stufando, in particolare dopo l’esordio deludente di Gianluigi Paragone con il nuovo La gabbia, che mercoledì scorso ha ottenuto solo il 3,97% di share. Bah, ricordo che nei primi mesi del 2012 ci fu un coro di preoccupazioni e lamenti per la crisi dei talk show, che allora si attribuiva Continua a leggere
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Il governo Letta imita Grillo nei rapporti coi media?
Interessante la revoca della delega alle pari opportunità che era destinata alla sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Michaela Biancofiore, decisa in quattro e quattr’otto da Enrico Letta. Un atto talmente immediato da non poter essere nemmeno definito “revoca” (la delega in realtà non era stata ancora assegnata ufficialmente), ma riassegnazione: dalle pari opportunità alla pubblica amministrazione e semplificazione. Interessante perché Continua a leggere
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Enrico Letta fra vecchia politica e nuova sobrietà
Nonostante gli sforzi di novità nella composizione del governo – da molti banalizzati in termini di età anagrafica (i ministri sono mediamente giovani) e di attenzione al gender (7 donne su 21 ministri) – la sigla che in questi giorni è stata più spesso associata a Enrico Letta è quella della DC, Democrazia Cristiana. Il campo semantico che le gira attorno include concetti tendenzialmente negativi: vecchia politica, scarsa trasparenza, tatticismi e inciuci vari. Non mancano però alcuni tratti positivi: Continua a leggere
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L’opposizione con la Fiom a Roma: c’era e non c’era
Sabato scorso, alla manifestazione della Fiom in piazza San Giovanni a Roma il Pd c’era. Ma anche no. Non c’era. Ma anche sì.
Pier Luigi Bersani non c’era, però in serata ha detto: «L’unità del mondo del lavoro è un’energia indispensabile per costruire un’alternativa di governo che davvero metta al centro delle politiche economiche l’occupazione. (Tira il fiato e rileggi, altrimenti non sai più cos’ha detto.) La piazza pacifica di San Giovanni va ascoltata».
(È noto che le piazze si ascoltano.)
Rosy Bindi non c’era, ma ha rincalzato: «Costruire un’alternativa a Berlusconi senza questa piazza è illusorio».
(Dunque non c’era, ma avrebbe voluto?)
L’ex leader della CGIL Sergio Cofferati, invece, c’era. E si è offeso moltissimo quando Francesco Boccia, democratico vicino a Enrico Letta (nessuno dei due c’era), ha detto: «Sono nauseato dalle finzioni, il corteo è pieno di intellettuali milionari, ex deputati con vitalizio e politici che, dopo la passerella davanti alla tv, tornano a casa in auto blu. Una manifestazione va ascoltata, non utilizzata».
(Eccolo di nuovo, l’ascolto.)
Al che Cofferati ha risposto: «Non è accettabile, Boccia non insulti chi manifesta».
(Tiè.)
Ignazio Marino c’era. E ha dichiarato: «Mi chiedo perché il Pd non è in piazza».
(Se lo chiede.)
Usciamo allora dal Pd e vediamo chi altro c’era. Antonio Di Pietro in piazza ci va sempre, infatti c’era. E ha detto: «Con i lavoratori “senza se e senza ma”. Delinquente è chi non ascolta la piazza».
(Fortuna che Bersani ha detto che ascolta.) 🙂
E poi c’era Nichi Vendola, osannato e abbracciato dai manifestanti: «Qui, oggi, si è aperto il cantiere dell’antiberlusconismo. Il lavoro sia il tema centrale della politica. Il centrosinistra, per costruire una svolta, non può che confrontarsi con questa piazza».
Cioè Vendola in piazza c’era, ma ha detto un po’ le cose di Bersani e un po’ quelle di Rosy Bindi. Che però non c’erano. Forse perché Vendola vuole candidarsi a leader dell’opposizione. Chissà.
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