Quasi un anno fa, nel post Giocattoli per maschi, giocattoli per femmine, pubblicai uno spunto per una tesi di laurea triennale: «analizzare il modo in cui sono presentati visivamente, ma anche descritti e raccontati con le parole (packaging, posizione sugli scaffali, etichette, segnali nel negozio, ecc.) i giocattoli di massa destinati alle bambine e quelli destinati ai bambini, a partire dagli scaffali di un grande negozio di giocattoli e/o ipermercato. Per impostare il lavoro e la metodologia, vieni a trovarmi a Ricevimento». Qui di seguito pubblico il primo risultato di quello spunto, che è diventato la tesi di laurea triennale in Scienze della comunicazione di Martina Arrigoni. Martina ha analizzato e comparato gli annunci stampa pubblicati fra agosto e settembre 2015 sui periodici destinati a bambini e bambine fra 6 e 12 anni più venduti in Italia: Topolino, Focus Junior e Art Attack Magazine (dati ADS, Accertamenti Diffusione Stampa, cfr. Adsnotizie.it).
La buona notizia è che, nonostante le macroscopiche differenze che si osservano nei negozi e negli ipermercati, per quel che riguarda gli stereotipi di genere che affliggono il packaging dei giocattoli destinati ai bambini e alle bambine (vedi Giocattoli per maschi, giocattoli per femmine), nelle pubblicità di giocattoli apparse nel corpus preso in esame da Martina non si registrano differenze degne di nota: gli annunci destinati a maschi e femmine fanno leva sulle stesse atmosfere di gioia, divertimento, magia equamente distribuite, in termini di enfasi, valori e situazioni rappresentate, per ragazzine e ragazzini.
Evviva. 🙂 Scarica da QUI la tesi di laurea di Martina Arrigoni.
Una notazione che vorrei portare alla sua attenzione: si vedono sempre più spesso pubblicità di compagnie telefoniche e di telefonia con protagonisti bambini, anche relativamente piccoli (azzardo: 6? 7 anni?).
A me pare evidente che siano proprio i bambini i target di queste pubblicità, in modo che si convincano a insistere con mamma e papà per ricevere il nuovo I-fone 15 per Natale.
Trovo la cosa vergognosa a livello etico: lo smartphone non credo serva ai bambini, e usarli per manipolare le famiglie all’acquisto è una azione che, nei limiti del cinismo del mercato, mi pare spregevole.
Eppure non ne ho letto da nessuna parte.
Potrebbe portare l’attenzione pubblica (almeno dei suoi lettori e degli agenti del settore) su questa pratica di dubbia moralità?
(oppure correggermi se mi sbaglio).
grazie mille e cordiali saluti
Andrea