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Stacca la spina!

Era da un po’ che non facevo un salto su Do The Green Thing (ne ho già parlato QUI e QUI).

Mi colpiscono sempre la freschezza e la vivacità con cui il sito cerca di stimolare comportamenti e abitudini più rispettose dell’ambiente.

Nel guardare Plug out, mi sono resa conto che ultimamente lo faccio meno. (E la bolletta di casa è un po’ più alta.) Ci starò più attenta (tu lo fai?).

E con questo promemoria, stacco la spina anche in senso metaforico.

😀

Il blog resta chiuso per ferie fino al 20 agosto.

BUONE VACANZE!


Siamo tutti connessi

L’ultimo spot di WWF International – semplice, gioioso – si intitola «Because we’re all connected».

Per augurarti buona Pasqua.

L’Unione Europea e i gas serra

L’ultimo spot di Greenpeace ricorda all’Unione Europea che si deve impegnare a ridurre del 30% l’emissione di gas serra (in inglese: greenhouse gas).

Ora!


Con la faccia di cera

Con la faccia di cera è l’ultimo libro di Girolamo De Michele (scrittore già noto per la trilogia Tre uomini paradossali, Scirocco e La visione del cieco). È un romanzo breve (o racconto lungo, come preferisci) avvincente e ben scritto. Ma non lo segnalo solo per questo. È anche un atto di denuncia. Di comunicazione ambientale. È un gesto politico.

Oggi alle 17.00 De Michele ne parla con Wu Ming 5 presso la sede di Legambiente, Piazza XX settembre 7, 40121 Bologna (tel. 051-241076).

Ecco uno stralcio di «Inventori di favole», un’intervista all’autore di Emiliano Angelelli (Punto Sostenibile, la newsletter di Edizioni Ambiente, numero 9 – 09/2008):

Con la faccia di cera è il dodicesimo volume della collana VerdeNero di Edizioni Ambiente. Un romanzo ambientato interamente a Ferrara, la città in cui vivi. Presentiamolo ai lettori.

Con la faccia di cera è una ghost-story con evidenti debiti verso Il segno del comando, ma anche verso Blow-up e Lost. Inseguendo le apparizioni di una misteriosa ragazza, un giovane fotografo scopre un archivio sulla Solvay raccolto da un anziano ex-operaio ora in pensione, gonfaloniere della neonata Contrada della Vergine Maria. La storia si svolge l’ultima settimana del Palio di Ferrara, mentre tra le vie della città compaiono personaggi venuti dal passato. Un ulteriore elemento è il condominio in cui il fotografo vive: un agglomerato in preda alle peggiori passioni, avvitatosi in una spirale di autodistruzione che sembra avere le stesse dinamiche di un corpo invaso dagli agenti patogeni derivanti dalla produzione del PVC.

Nel tuo racconto si parla di tumori provocati dal CVM (cloruro di vinile monomero), un composto organico estremamente tossico che la città di Ferrara conosce bene, visto che rientrava nei processi di lavorazione della Solvay. Questa parte del racconto nasce da un’esperienza da te realmente vissuta?

No. Io patisco disturbi respiratori che mi rendono ipersensibile all’inquinamento atmosferico – e Ferrara è una delle città più inquinate d’Europa. E vengo da una famiglia che ha conosciuto sulla propria pelle il dramma di quelli che una volta si chiamavano omicidi bianchi, e che oggi sono stati declassati a morti sul lavoro. L’insalubrità dell’aria e gli omicidi bianchi sono due elementi che potrebbero unire la mia città di nascita e la mia città d’elezione, Taranto e Ferrara, in un macabro gemellaggio. Questo mi rende particolarmente attento ai temi della nocività, sia diretta che indiretta, del lavoro.

Ferrara che «non ama la chimica, ma ama i posti di lavoro» è un po’ il paradigma del Nord – in particolare il Nordest – che lavora, che produce, che cresce economicamente, ma a quale prezzo?

Ferrara ha molti elementi per essere eletta come un’allegoria del paese in cui viviamo, sia in positivo che in negativo. È la città di Bassani, nella quale i turisti vanno a cercare la famosa finestra sopra la farmacia, quella della notte del ’43. E magari non sanno che un ragazzo è morto dopo mezz’ora di agonia, alle 4 del mattino, circondato dagli agenti di polizia che aveva avuto la sventura di incrociare, senza che nessuno – meglio: nessun ferrarese, perché l’unica testimone è un’immigrata con permesso temporaneo – si affacciasse alla finestra. Come in molti altri luoghi cresciuti sul profitto di processi industriali sporchi, dei quali in apparenza nessuno sospettava la pericolosità. In questo assomiglia certamente al Nordest. E oggi che la Solvay non c’è più, si può parlare del pedaggio di morte che Ferrara ha dovuto versare, dal momento che nessuno pagherà per questo. Si parla meno, e se si può si tace, della condizione dell’aria e dell’acqua, come se il CVM si fosse dissolto nel nulla. Si preferisce non parlarne perché altri veleni vengono or ora aggiunti ai vecchi, si preferisce fingere di non sapere che le nanopolveri non vengono rilevate, ma esistono. Ci si volta dall’altra parte, ci si nasconde dietro la persiana della finestra: come fa il Nordest quando commercia e si arricchisce con la camorra che apre outlet e porta via i rifiuti.

[…]

Continua QUI.

Mentre Obama vince, Greenpeace risuscita JFK

Le tecniche digitali nella produzione video permettono di simulare che personaggi del passato parlino e si muovano come fossero vivi oggi. In pubblicità è stato fatto con Fred Astaire e Steve McQueen, tanto per fare due esempi.

Qualche giorno prima delle elezioni americane, Greenpeace, scommettendo sulla vittoria di Obama (spesso associato a JFK), ha distribuito un video per promuovere la seconda edizione del rapporto Energy [R]evolution, dopo la prima pubblicata nel 2007. Il rapporto (che puoi scaricare, anche in italiano, qui) mostra che fronteggiare i cambiamenti climatici investendo in efficienza energetica e fonti rinnovabili aiuterà anche a stabilizzare l’economia globale.

Il video si apre con la simulazione di un discorso del presidente John Fitzgerald Kennedy (le immagini sono di repertorio, anche se ritoccate, l’audio è artefatto), che pronuncia queste parole:

When man first walked, upon the moon
It defined a generation

As this new millennium dawns, we face a greater challenge
Climate change threatens our very existence

What further disasters will convince world leaders
That the existing technology
In renewable energy
Offers the last remaining hope, for a sustainable future?

Hollow words and spineless resolution have failed us
Now is the time for an energy revolution

Will we look into the eyes of our children and tell them
That we had the opportunity, but lacked the courage?
Will we look into the eyes of our children and tell them
That we had the technology, but lacked the vision?

Or will we look into the eyes of our children and tell them
That we faced our challenge

Like our fathers, before us

And fought,

For the Energy [R]evolution!

Le polemiche sulla verosimiglianza storica di questa simulazione sono già scoppiate, con considerazioni di vario tipo e livello sulla reale attenzione che JFK aveva per le questioni ecologiche (leggi questo articolo, per esempio).

Ma lo spot, pur non particolarmente innovativo, è molto azzeccato in questi giorni e fa centro nell’attuale immaginario di massa.


Buoni propositi per ottobre

Ogni mese il sito Do The Green Thing suggerisce di fare una buona azione per l’ambiente. Questo è il consiglio per ottobre. 🙂

PS. Idee per la tesi (tesina di fine triennio). Analizzare le modalità di comunicazione ambientale che la community Do The Green Thing mette in atto attraverso il sito e il canale YouTube. Maggiori dettagli a ricevimento.

Punteggiatura e ambiente

Cosa c’entrano queste due cose assieme? Be’, innanzi tutto qui parliamo spesso sia dell’una, che dell’altro.

E poi grazie a Verox Brain Blog, ho trovato questa brillante animazione, minimalista e… interpuntoria: Typolution. Realizzata nel 2006 dal designer grafico Olivier Beaudoin, l’animazione è accompagnata dal brano «Nostrand» del duo newyorkese Ratatat, e ha vinto un sacco di premi, fra cui il «Diploma d’oro» all’Ecodesign 2007 di San Pietroburgo

La scena in cui piovono virgole e punti esclamativi è una delle mie preferite.

A un certo punto però…

E tutto finisce a punti interrogativi. 😦