Per il Blogging Day contro la violenza sulle donne

Oggi è Blogging Day «contro lo stalking, il femminicidio e ogni altra forma di violenza sulle donne» indetto dall’Aied, che fino al 28 aprile raccoglie contributi sul tema, soprattutto – ma non solo – sui social network.

Blogging Day

Il mio contributo è invitare tutti a (ri)leggere l’interessante e costruttiva discussione (84 commenti) che si tenne su questo blog in occasione del 25 novembre scorso, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Trovi la discussione a questo link: “«Stai zitta cretina». E come sempre le campagne contro la violenza esprimono violenza”.

Oggi Aied mi ha chiesto di segnalare un video e la cosa mi ha messa in grande difficoltà: non conosco molti prodotti audiovisivi sul tema che mi convincano, perché di solito quando si cerca di rappresentare visivamente il problema della violenza sulle donne non si fa che confermare il frame «donna vittima», da cui bisognerebbe invece uscire una volta per tutte.

Fa in parte eccezione questo di sotto. Che certo da solo non basta e, a seconda del paese e delle culture maschili a cui si rivolge, andrebbe di volta in volta ripensato. Anche mostrando figure maschili intente in relazioni affettive, coinvolgenti e costruttive con le donne. Ma la direzione è quella giusta.

We are man. End Violence Against Women

19 risposte a “Per il Blogging Day contro la violenza sulle donne

  1. i’m a man, o perlomeno ci vorrei provare. il mio piccolo contributo, sull’uso della parola sfigato e il maschilismo inconsapevole. perché anche la violenza verbale fa male, oltre a essere un primo passo per quella fisica http://dariodemarco.wordpress.com/2012/04/19/le-parole-per-darla-sfigato/

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  5. ci sarebbe come cortometraggio efficace che cerca di affrontare il tema mettendo in in risalto la capacità di ascolto maschile
    piccole cose di valore non quantificabile di Luca Miniero

  6. “segnalare un video” ecco il mio contributo (che è nella parte finale del video… in youtube/newsexology) e che, se vuoi, puoi passare all’aied: “Violenze sulle donne in tutto il mondo – Si possono prevenire solo insegnando ai bambini il Rispetto e che tutti gli esseri umani sono “Persone” con gli stessi diritti” (vedi la parte finale!…)in: http://www.youtube.com/watch?v=A6NT3DaNQAY&list=PL82658FF3518156E8&index=2&feature=plpp_video
    PS: su questo argomento ti suggerisco anche il mio ultimo post inserito nella mia bacheca facebook…: proposta di uno “spettacolo teatrale” nuovo, basato sulla mia lezione universitaria per le donne, con lettura di esperienze di donne… spero anche in tuoi suggerimenti ecc…

  7. Grazie Giovanna per aver dedicato spazio alla nostra iniziativa “No Violenza – Contro lo stalking, il femminicidio ed ogni altra forma di violenza sulle donne”.

    Chiediamo a tutti di partecipare e di spingere forte il messaggio in rete, pubblicare l’iniziativa sui propri spazi (Facebook, Twitter, blog, siti) dedicando attenzione e stimolando la discussione su proposte mirate a contrastare un fenomeno che interessa tutti da vicino.

    Al link http://www.aied.it/noviolenza-contributi-concreti/ potete leggere i contributi concreti raccolti finora, facciamo in modo che aumentino e che da queste 2 settimane vengano fuori idee realizzabili che possano davvero determinare un cambiamento.

    Grazie!

    AIED

  8. alcune domande: perché bisogna evitare il frame “donna vittima” e cosa significa? cmq seguendo anche l’AIED si chiede come combattere la violenza, a proposito di campagne che esprimono violenza.

    Queste campagne a chi sono rivolte? Cosa dovrebbero suscitare? Quando si dice che sono più o meno efficaci a cosa ci si riferisce?

  9. Scusa l’ignoranza, Giovanna, ma non capisco cosa c’entri questo video con la violenza sulle donne. Mi sembra un video tipo quelli di Paperissimo dove ci sono uomini che cadono (e forse qualcuno si fa male seriamente) e ridono. Spiegamelo.

  10. Mi piace questo cortometraggio che era stato presentato a Cannes l’altr’anno: http://www.youtube.com/watch?v=9k-pvY07sIQ .
    (Ci sono sicuramente versioni migliori sul web, e piu’ complete, basta cercare)

  11. questo sito http://www.bizcommunity.com/Article/196/111/61160.html pubblica la versione che avevo visto l’altr’anno e chie forse e’ quella completa: http://www.youtube.com/watch?v=BW30WslahMc

  12. A Francesca e al commentatore o commentatrice che si firma con #…: trovate una risposta esaustiva alle domande che mi ponete nel post «Stai zitta cretina» che avevo scritto per il 25 novembre scorso, e nei suoi 84 commenti, che vi prego di leggere tutti con attenzione. La segnalazione del video che ho postato qui proviene, fra l’altro, da uno di quei commenti.

    Riporto qui di nuovo il link:

    «Stai zitta, cretina». E come sempre, le campagne contro la violenza esprimono violenza


  13. per le donne che stanno in silenzio e si sentono in colpa

  14. Ho letto i commenti ma non ho trovato risposte.

    Quello delle “donne vittima” è un ruolo o una condizione effettiva? Non è fuorviante in partenza l’idea che una campagna possa combattere la violenza, che la violenza non si combatte affatto? La violenza delle immagini è sbagliata in sé o perché la ritieni controproducente? E ci sono studi che riguardano questo effetto?

    Rispetto alla pubblicità “stai zitta, cretina.” mi chiedo se noi recepiamo nel modo che tu hai descritto. Cioè: io di fronte a quell’immagine non penso “è sbagliato”, penso al contesto, al perché è stata prodotta. Ma il manifesto mi parve serviva per invitare le persone a teatro, per un motivo preciso, non per sensibilizzare le persone, qualsiasi cosa voglia dire. Certo, a un livello primitivo una persona può anche associare cretina con la donna, ma non mi pare questo il punto.

    Come scrive nei commenti “unaltradonna” è un’immagine falsa, al contrario delle immagini vere che hanno un effettivo potere di sensibilizzazione. Ma nel tempo più se ne vedono e più ci si abitua. La reazione che si vuole suscitare dove porta?

    Passando poi alla “cultura della violenza” auspichi campagne che ci aiutino ad uscirne. Dunque non incentrate sul tema “violenza contro le donne”. Se il problema di queste campagne, come anche quelle per qualsiasi problema posto come sociale, è quello di angosciare, ma allo stesso tempo di anestetizzare, qual è la reazione che auspichi?

    Ma la domanda sul frame “donna vittima” per me resta valida. Il suo presunto effetto agisce ( soprattutto cosa provoca? ) sulle vittime e sui colpevoli, o solo sulla società? E in maniera rilevante? Uno dei problemi storici è sempre stato quello delle vittime che non denunciano, e oggi le stime dicono che è un fenomeno in calo ( spero di non sbagliarmi ). A cos’altro deve servire una campagna di sensibilizzazione?

  15. Narrazione contro la violenza.
    Segnalo un seminario che si terrà a maggio e precisamente il 18-19-20 maggio ad Anghiari AR dal titolo “Dare voce al silenzio. La scrittura di sé per prendersi cura delle donne che hanno subito violenza”.
    http://www.lua.it/index.php?option=com_content&task=view&id=2339&Itemid=36
    Il seminario condotto da Lucia Portis e Massimo Michele Greco esperti che si sono formati presso la Libera Università dell’Autobiografia (www.lua.it) intende fornire a operatrici ed operatori del settore spunti metodologici e pratici in tre direzioni principali: nei confronti delle donne che hanno subito maltrattamenti, come strumento espressivo, auto-riflessivo e trasformativo all’interno di un percorso di rielaborazione dell’esperienza vissuta; nei confronti delle operatrici, come strumenti di cura di sé, prevenzione del burn-out, auto-etero supervisione e pratica riflessiva professionale; nei confronti delle esigenze legali, nel facilitare il processo di emersione dei frammenti autobiografici allo scopo di una ricomposizione della storia di violenza e maltrattamenti, ai fini di una completa tutela legale.

  16. slogan o campagne contro la violenza di per sè ‘violente’ in effetti penso che arrivino poco a quegli uomini che la violenza la praticano e non se la riconoscono addosso, o non ci danno ‘peso’.
    credo quindi che una campagna ben articolata, magari con più scenette o foto, dove si ‘propongono’ immagini di uomini che aiutano la donna in casa, nell accudire i figli, nello stare vicino alla propria compagna e figli rispettandoli e facendo ‘famiglia’ insieme a loro, possa essere più convincente.
    se queste immagini poi, si presentassero con costanza in tv o per strada chissà che non entrerebbero nuovi modelli da seguire, pian piano nel pensare collettivo della gente, anche quella che violenza non ne fa ma non la vede intorno a sè, .
    può essere proprio questa la strada

  17. Scusate, arrivo tardivamente e forse questa campagna era già stata segnalata da qualche altra parte, ma l’ho trovata per caso proprio ora mentre cercavo altro in ufficio e volevo condividerla prima di dimenticarmene.

    http://www.comunicazionesociale.eu/federation-nationale-solidarite-femmes/

    a proposito di modi di parlare di violenza sulle donne senza mostrare donne vittime.

  18. No Francesca, non è mostrando l’uomo come belva (artigli e peli da lupo mannaro) che si esce dal frame “donna-vittima uomo aggressore”. Occorrono campagne che la smettano di rappresentare la relazione donna-uomo in termini di violenza e aggressività. Dall’una e dall’altra parte. Non si combatte la violenza con la violenza.

  19. Ma una campagna contro la violenza maschile sulle donne che almeno non alluda in qualche modo a questa violenza, secondo me è molto difficile (per non dire impossibile) farla

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