Perché il “bravo comunicatore” Renzi ha perso

Non ho mai creduto – come molti – alla possibila vittoria di Matteo Renzi alle primarie del centrosinistra. Non ci ho mai creduto, però, per ragioni diverse da quelle che molti – lui stesso incluso – hanno sempre addotto: perché il cosiddetto “apparato” del Pd gli era contro (dai parlamentari ai dirigenti locali), perché il cosiddetto “popolo di sinistra” è più conservatore che innovatore, e così via. No. Per non crederci bastava osservare con attenzione la macchina comunicativa che i suoi (Giorgio Gori in testa) gli hanno allestito per l’occasione: le ragioni della sconfitta erano scritte tutte lì dentro. C’erano all’inizio e ci sono rimaste fino alla fine. Eccole:

Renzi

  1. La comunicazione di Renzi era fuori target: troppo patinata, troppo smagliante, troppo televisiva, troppo copiata da quella americana, e perciò non adatta all’elettorato di centrosinistra italiano, che da vent’anni è abituato, da un lato, a collegare gli effetti sons et lumières a Berlusconi, dall’altro a stigmatizzare tutto ciò che sa di marketing e comunicazione come foriero di chissà quali manipolazioni occulte e falsità. Detto in altri termini: in politica dalle tecniche di comunicazione nessuno può più prescindere, né a destra né a sinistra, ma se ti trovi in Italia, oggi, e ti rivolgi agli elettori di centrosinistra, devi mascherarle, devi sporcarle almeno un po’, non puoi presentarti come il “bravo comunicatore”. Altrimenti fai la fine di Veltroni. O di Renzi, appunto.
  2. Il frame della rottamazione era tanto potente quanto sbagliato. E perché mai, direbbe qualcuno, se è proprio grazie a quello, che Renzi è arrivato dove è arrivato? Perché la rottamazione era ed è rimasta fino alla fine un frame di contrapposizione e protesta, non di proposta. Negazione, non affermazione. E se parti con la negazione, puoi anche fare molta strada, ma alla fine non vinci, perché si vince costruendo un frame proprio, non smontando quello altrui, come insegnano le numerose sconfitte della sinistra italiana. Non solo, se parti con la negazione, ci resti ingabbiato per sempre: hai voglia a dire che il programma ce l’hai, è bellissimo e basta leggerlo, tutti continueranno a pensarti come l’uomo che distrugge, non che costruisce. E infatti com’è chiamato Renzi? Il rottamatore. Da tutti, pure dai suoi. Insomma, Renzi è riuscito a replicare nel centrosinistra la stessa strategia perdente che il centrosinistra ha agitato invano per anni contro il centrodestra.
  3. Renzi voleva spostare il Pd verso il centro. Bene bravo bis, hanno detto in molti, specie al centro. E l’hanno detto persino a destra, dove – in mancanza di proposte decenti – Renzi in questi mesi ha svolto quasi il ruolo dell’animatore, una specie di intrattenitore in attesa di leader migliori e, soprattutto, non targati Pd. Ma è da più di un anno che tutti i sondaggi dicono che gli elettori di centrosinistra vorrebbero un Pd spostato a sinistra, non al centro (vedi Chi ha paura di Nichi Vendola?). E finalmente Bersani, dopo diversi tentennamenti, negli ultimi mesi l’ha capito. Infatti ha vinto (per questa, ma anche per altre ragioni che dirò in una prossima puntata).

Insomma, sto dicendo che Renzi non è il “bravo comunicatore” che dicono? Rispetto alle primarie, non lo è stato affatto. Specie se ciò che ha dichiarato ieri – che torna a fare il sindaco e si mette buono – è vero. Ma se il suo obiettivo – come ancora credo – va oltre le primarie, c’è ancora margine per valutarlo. In tal caso, però, avrebbe mentito diverse volte. Chissà.

Questo articolo è uscito oggi anche sul Fatto Quotidiano.

89 risposte a “Perché il “bravo comunicatore” Renzi ha perso

  1. Condivido al 100% la vostra analisi . Era ora che qualcuno riuscisse a pubblcare queste rifelssioni. Per chi, come me, si occupa da anni di comunicazione il caso #renzi è una case history da manuale. Complimenti

  2. concordo su tutta la linea.

  3. Condivido pienamente l’analisi, precisa e sintetica come sempre. C’è anche un motivo psicologico, di come funziona la mente umana che rafforza quanto detto a proposito della “negazione”. La nostra mente elabora con difficoltà e instintivamente respinge ciò che è negazione, non ce ne accorgiamo forse ma è cosi. Provate a elaborare la frase “vuoi mangiare la torta?” con questa “non vuoi non mangiare la torta?” ci si mette di più a elaborare la seconda e si avverte fastidio. Se si usa la negazione per affermare concetti molto piu complessi ecco l’effetto subliminale negativo gioca un ruolo importante.

  4. Rottamazione: Renzi= Berlusconi: Bersani. Non si può insistere sugli sempre sugli stessi concetti. Secondo me Renzi ha perso nell’atteggiamento più che nei contenuti. Per certi italiani quel modo di porsi non va. Questa è una lezione utile: da noi, “lo stile leader americano fresco e giovane” non funziona, come non funzionano alcune strategia di marketing americane ri-adattate al nostro mercato. Da noi devi anche saper forse costruire un’empatia rassicurante.

  5. concordo in pieno sul primo punto, ma il succo rimane che le strategia di comunicazione sono utili se hai qualcosa da comunicare e se lo fai, cioé se dici davvero quello che “pensi”. se le strategie servono per indurre a fare qualcosa sembrano “pubblicità” non comunicazione.. ma forse sono piuttosto naive..

  6. Forse Renzi non aveva capito che erano le primare del centrosinistra. La sua comunicazione forse sarebbe stata perfetta per le politiche come candidato premier. Ha parlato tanto, e l’ha fatto anche bene, ma ha completamente sbagliato elettorato!

  7. Sono perfettamente d’accordo sui primi due punti. Un po’ meno sul terzo (che è una motivazione “politica” più che di “comunicazione”). Di sicuro la comunicazione di Renzi m’è sembrata più “da politiche” che “da primarie”. E questo, come giustamente dici, ha giocato un ruolo decisivo.
    Detto ciò, a mio avviso oltre agli errori di comunicazione, ci sono anche motivazioni squisitamente politiche. E l’apparato del partito probabilmente non avrà fatto perdere Renzi, ma di certo ha giocato un suo ruolo nella vittoria di Bersani (che comunque non è da meno in quanto a errori di comunicazione).
    Il dato più interessante, in fondo, mi pare anche questo: come la comunicazione abbia un suo ruolo importante. Ma comunque non possa da sola spiegare vittorie e sconfitte. Almeno in Italia. 🙂

  8. da ignorante in politica ..credo che abbia perso perchè a troppa gente fa comodo la politica così com’è, marcia e corrotta.
    Al sud ha perso perchè 1 su 2 è alle spalle dello stato…clienti dello stato, mantenuti dallo stato.
    L’italia che lavora ‘sul serio’, che paga i contributi… ha votato Renzi… ma non voterà PD…e allora Si che diventerà interessante formare una maggioranza.Cordiali saluti da una povera,ma onesta, ignorantella in politica.

  9. Concordo su tutta la linea anche io. Ritengo anche che una parte di “errata comunicazione” sia da ascrivere al senso di forte discrepanza percepito fra le argomentazioni “patinate” da te citate e le problematiche concrete che andranno per forza di cose affrontate con competenza: credo che gli elettori pretendano oggi che il proprio rappresentante garantisca un buon bagaglio d’esperienza e competenze solide. Grazie per il bel post.

  10. Assolutamente daccordo. Bisogna contestualizzare; siamo in Italia e si dovrebbero utilizzare strategie che tengano conto del nostro background. Bisognerebbe essere più “politici”, conoscere le issue e comunicare nel giusto modo…

  11. Tutto giusto, ma non spiegateglielo troppo o si rischia che impari…

  12. Se tutti avessero potuto votare senza “doversi iscrivere” (2 euro o no) al partito, chi avrebbe vinto?
    Renzi, secondo me, non suscita nelle persone un’immagine da “alias Berlusconi” nelle persone. Mi viene un dubbio anche su “dato che sono sindato conosco questo e quello e visto che ho già fatto questo e quello vi dimostro…” uhmmm era debole…Io, comunque, avrei voluto andasse lui in Europa piuttosto. Monti è duro da battere su questo fronte. E poi, scusate, ma quando Bersani ieri nel discorso ha detto “dobbiamo ricordarci che c’è la destra?!” Ancora?!? No eh, non ricominceremo con una “lotta classica”?!

  13. Pingback: Fate una carezza ai giovani renziani | Maschile/Femminile

  14. penso semplicemente che la sua comunicazione è stata eccessiva e reiterativa su molti punti. ha anche, in parte, stressato con i suoi sms e mail che arrivavano a chiunque si fosse iscritto sulla sua piattaforma. però se c’è qualcosa di buono, che spesso , tutti gli altri politici non fanno, è quello di ammettere i propri errori.

  15. sono molto d’accordo con l’analisi, eccetto l’ultimo passaggio. Il patto con Casini vuol farlo Bersani, mica Renzi

  16. Condivido, soprattutto il primo punto. Aggiungo che il modello proposto da Renzi ed il suo linguaggio – dall’oratoria ai mezzi all’immagine – non possono funzionare in Italia, a prescindere dall’orientamento dell’elettorato e dalle strategie e modelli che arrivano da oltreoceano. Ma non perchè “non funzionano”, ma perchè Berlusconi è ancora troppo “presente” nell’immaginario per non essere “rionosciuto”. Evocare il Berlusconismo significa evocare la sfiducia e il “tradimento” di quello che doveva essere il nuovo. Renzi=nuovo=Bersconi=tradimento=sfiducia e diffidenza. Renzi non puntava solo sugli sfiduciati del PD. Eppure…non li ha convinti.
    Ricordo un Moretti di Aprile che ironizzava sulle strategie della sinistra: rassicurare …rassicurare …rassicurare …. Ma la vittoria di Bersani non mi convince comunque. E temo che il PD pagherà la gestione delle primarie (i due euro, le regole e soprattutto la disfatta di Renzi) alle politiche. Il PD, dal canto suo, ha confermato un immaginario: quello del partito che delude le aspettative e che non stupisce. Ecco, forse il prossimo slogan del PD potrebbe essere “Deluso dal PD? Vota PD!”

  17. Questo articolo sembra spiegare perché Renzi ha perso con due diversi argomenti: 1) ha perso perché ha comunicato male, perché ha concepito solo un messaggio negativo (la “rottamazjone”); 2) ha perso perché ha detto cose che non sarebbero state allineate con il presunto conservatorismo del cosiddetto elettorato di centro-sinistra. Ma non era proprio questo lo scopo: farla finita con il conservatorismo del centro-sinistra? Oppure si vuole far intendere che doveva nascondersi dietro una patina conservatrice? Cioè in sostanza che la politica è l’arte della manipolazione e Renzi ha un voto basso come manipolatore e per questo ha perso? Un ulteriore elemento poco convincente è questo: l’articolo si basa solo sull’individuo Renzi valutato come se fosse un atleta individuale che corre e perde. Ma non è così semplice: perché se una logica c’è, allora bisogna a questo spunto spiegare che fine faranno quelli che hanno “perso” insieme a lui, dove andranno le energie soprattutto di giovani che lo hanno seguito, ci hanno creduto e che si sono visti anche in televisione nell’incontro del 28. Se qualcuno (non pochi) si sono riconosciuti, allora non ha comunicato male. È che i numeri non stavano da quella parte. Ma anche qui non c’è niente di semplice. Trovo inutile voler dire: in Italia funziona questo e non quell’altro; gli italiani sono fatti così e non cosà. Ma a chi pensiamo nel dire questo? Ogni votazione è fatta anche di una larga parte di incerti, di dubbiosi che si lasciano oggi tirare da una parte e domani da un’altra. Voler tentare di definire tutto in maniera statica è falsante e diventa anche un po’ inquietante nel momento in cui questa dimostrazione sembra volersi basare su un ritratto di arciitaliano-di-sinistra che forse più di tutto all’estero temono. Insomma: troppi clichés e troppa trascuratezza del fatto che le primarie hanno dimostrato proprio questo: che molta gente ne ha abbastanza dei clichés, veri o falsi che siano. E a sinistra non era mai stato così chiaro. L’establishment del Pd ha temuto. Insomma: non tutte le sconfitte sono un completo fallimento e le differenze contano. Soprattutto se vogliamo capire che cosa ci riserva il futuro.

  18. Scusa Giovanna, ma uno che porta a casa il 40% dei voti (4 contro 6, fossero stati 5 contro 5 sarebbe stato un pareggio) è davvero così scarso?
    Non vorrei fare un elogio retorico del self made man, ma da che mondo è mondo (da che sinistra è sinistra, in italia) il segretario di un partito che si fa quasi battere dal sindaco di una città medio piccola mi fa pensare!
    A parte l’analisi puntuale della comunicazione, per la quale sollevi dei punti reali, Renzi ha stravinto… e ribaltato le logiche della politica attuale – vedi in comparazione la fine di Alfano per capire cosa intendo.

  19. Secondo me Renzi ha perso anche perché quella parte dell’elettorato che non vuole la TAV e/o non vuole gli inceneritori e/o non vuole il project financing nelle opere pubbliche e/o non vuole i soldi nella politica non l’ha votato e i numeri alla fine non sono stati sufficienti a superare i dinosauri più dinosauri di lui. Ben gli sta!

  20. Gentile Giovanna,

    ti scrivo dopo molti anni in cui ti seguo.
    Ho letto con interesse il post, ma non concordo su alcuni dei punti da te trattati. Non sono un’esperta, ma da sempre mi interesso di comunicazione politica.
    Prima di tutto una cosa che molti non hanno capito è che Renzi ha deciso quasi tutto della sua campagna, comunicazione compresa. E in ogni modo, anche se chiaramente delle persone a lui vicine l’hanno consigliato sulla comunicazione, il ruolo di Giorgio Gori è stato assolutamente marginale. Capisco che la sua presenza al suo fianco faccia notizia, ma guardando bene ci si accorgeva che non è certo uno dei suoi consiglieri più fidati.

    Entrando più nel merito di ciò che scrivi posso dirti che:

    1. Dal mio punto di vista non è stata la comunicazione ad essere troppo patinata bensì il messaggio. Renzi non ha convinto la base degli elettori di sinistra perchè il suo messaggio non aveva connotato ideologico tale da farsi votare dai cosiddetti “elettori ideologici”. Inoltre ha voluto “correre da solo” senza allearsi ad alcun “vecchio” politico anche se di secondo piano. Detta brutalmente… Un ex DS vicino al partito (soprattutto se militante) difficilmente lo avrebbe votato.

    2. Nella sostanza condivido la teoria dei frame.
    Come insegna Lakoff, sarebbe meglio non appropriarsi del frame a noi opposto. Quindi parlare di rottamazione così spesso e finire per essere identificato come rottamatore non gli ha giovato.
    Ancora più sbagliati, secondo me, sono stati i riferimenti sul voto a destra, questi andavano evitati.Questi contenuti hanno allarmato molti elettori del centro sinistra che magari nella sostanza potevano anche essere d’accordo (niente accordi con Casini etc), ma che non accettavano l’idea di “condividere” lo stesso candidato di un elettore di destra. E comunque molti elettori di centro o destra avrebbero votato Renzi anche se non li avesse “evocati” così esplicitamente.

    3. Renzi che cerca elettori di centro è credibile (e rientra nell’idea di sottrarre elettori a Casini etc), a sinistra meno. Anche perchè a sinistra c’è un elettorato altamente fidelizzato che difficilmente di affiderebbe a un candidato che porta avanti delle idee e non un’ideologia.

    Dal mio punto di vista, Renzi è stato un abile comunicatore durante le primarie anche se sicuramente si è ispirato alle campagne americane (basta vedere i colori usati), ma non ci vedo niente di grave. D’altra parte la comunicazione politica è nata negli USA e, dagli anni ’50, molti nostri politici sono ad istruirsi proprio oltre Oceano (ebbene sì, anche se i risultati magari non sono stati dei migliori…).
    Che Renzi abbia avuto momenti in cui è stato più brillante nella comunicazione è vero. Ma avendo degli incarichi come sindaco ed essendosi dovuto costruire una base elettorale e delle reti di volontari “dal niente”, penso che abbia fatto davvero molto.

    Detto ciò sicuramente alcune scelte comunicative di Renzi gli hanno tolto qualche voto, ma non credo proprio un numero consistente. Viviamo ancora in un paese dove l’elettorato è estremamente diffidente e vota stando più attento ai contenuti, all’ideologia e alle sensazioni “a pelle” che alla comunicazione.

    Se davvero la comunicazione avesse avuto un impatto forte, Bersani, che da questo punto di vista ha avuto alcuni problemi (ad es. lo slogan “il coraggio dell’Italia” era sconosciuto ai più mentre “Adesso!” era chiaro; non aveva vinto chiaramente nei dibattiti…), non avrebbe dovuto prevalere.

    In ogni modo, delle primarie del genere in Italia non si erano mai viste. E’ stata una sfida vera dove il candidato “nuovo” ha costretto il candidato “di partito” a cambiare in parte la propria strategia e comunicazione.
    E per di più molte persone hanno scoperto o riscoperto una loro appartenenza.
    Non è poco.

    Un saluto.

    Martina

  21. Scusa Giovanna, ma anch’io dissento. Mi sembra di leggere un critica un po’ da “schizzinosa” da CHOOSY come direbbe una famosa ministra. E schizzinoso e incredibile è satto l’atteggiamento di chi ora si gingola per aver vinto. Secondo me renzi ha ottenuto un risultato mostruoso a dispetto di quello di Bersani. E se lo prioetatte sull’elettorato PD inveche che su quello della coalizione il divario (60-40) è inferiore.
    Ma torno all’aggettivo “schizzinoso”. Ho notato da molte persone questo fastidio verso lo stile Renzi, così insolito e furoi target! Ingigandito dal fatto che ci si è premurati subito nel dipingerlo come un berlusconiano, un infiltrato, un irriverente e irrispettoso dell’esperianza. Balle a uso e consumo di una classe dirigente che gli ha chiuso il cancello, ha chiuso il recinto!
    Io sono da sempre un elettore di sinistra e sono un elettore del PD.
    Ma non capisco come mai il partito in cui credo, si debba rinchiudere e non voglia allargare il proprio consenso pescanado tra indecisi, tra coloro che magari non sono mai stati nè di dx nè di sx e c
    ..(e ce ne sono tanti!!) a cui renzi avrebbe più facilmente parlato!
    Preferisce fare accordi al ribasso (capestro!) con Vendola e Casini che con il loro 5% otterranno il diritto di veto e la possibilità di far saltare il banco alla prima occasione, piuttosto che cercare di convincere gli elettori a Vendola e Casini e portarli nel PD, MA PERCHE?
    Ma si è mai visto un partito che di fronte alla possibilità di beneficiare di una platea televisa di 6.500.000 telespettatori, del successo che queste primarie stanno suscitando, della risonanza mediata dell’evento…rinunci a questo potenziale? Ma stiamo scherzando?
    Io sono di sinsitra, ma di una sinistra che vuole governare i nostri tempi, non il ‘900! Una sinistra che si plasma e cresce sui propri contenuti e non nel contrastare quelli degli altri! Equesta sinistra è minoritaria, e sarà anche “troppo patinata, troppo televisiva” ma è vitale se si vuole condidarsi a governare un paese a raggiungere il 51%… Mi spiace ma la lettura che si dà è tro
    Una sinistra moderna che crede nei diritti di partenza per tutti, ma non può garantire incondizionatamente i diritti all’arrivo, che crede nella solidarietà sociale ma che non può fare a meno di parlare di merito!
    Troppa gente è invecchiata dentro, l’Italia si è fermata e la sfida di Renzi non è sull’anagrafica, i giovani si e i vecchi no, non è contro l’esperienza, ma contro chi quell’esperienza la usa per conservare uno status-quo ed è autoreferenziale, che guarda alla propria gente e non sa parlare all’altra gente! E’ contro a chi non crede alla possibilità di ripenderci il futuro che Berlusconi ha avvelenato, inquinato, imputtanito!
    Per questo voto Renzi, e penso che sia il miglior antidoto a Berlusconi ed è lui che meglio di tutti rappresenta l’idea originiaria del PD, per come è nato…E temo che, vincendo Bersani, riapriremo la strada a Berlusconi e agli antiberlusconi…
    Vogliamo fare gli antiberluconiani per tutta la vita? Si perchè di dà fastidio la “patinatura” di Renzi, la sua forza televisiva??? ma per piacere!
    Io come altri compagni del PD che sostengono Renzi, sarei in difficoltà a seguire il segretario su questa linea, figuartevi gli indecisi! Ho già sentito persone dire che il PD lo vota se c’è Renzi, se rimane Bersani, dà il voto a Grillo o non vota.
    E se vince Renzi è Renzi, non Bersani, il MIGLIOR ANTIDOTO A BERLUSCONI! e quindi al clichet di comunicatore che state rimproverando a Renzi,

  22. Bellissimo post!
    Lucido, acuto e centrato.

  23. Sono molto d’accordo con te, anche sorvolando sulla analisi dei contenuti, la comunicazione di Renzi è stata poco duttile, molto concentrata sull’individualismo, niente che coinvolgesse l’elettore, anche un po’ rigida nell’utilizzo virale. Quanto al messaggio di negazione , beh che dire, ma se avesse vinto a chi avrebbe chiesto i voti? Mettiamo per un attimo che avesse vinto a parti inverse, quel 39% che eventualmente non l’avesse votato sarebbe stato spazzato via nel nome dell’attuazione del programma.
    Questo è stato percepito, non so come dire “se vince lui ci uccide”, mentre , come si è visto Bersani non ha ucciso nessuno ne prima, ne durante e no lo ucciderà manco dopo. Il problema è che Renzi ormai è “ingabbiato” come hai detto tu, nel suo ruolo di “o io o voi” …non so come ne vorrà uscire. Di certo non facendo il Sindaco, (Firenze per quanto bella ha un centro di un KM quadrato, siamo al verde ed ormai quello che poteva fare l’ha fatto, a meno che non smonti Palazzo vecchio e lo rimonti coi mattoncini del Lego gli toccherà occuparsi delle periferie)

  24. @Dario cos’è vogliamo rivedere le percentuali per una vittoria al ballottaggio? quanto 70 a 30? Renzi ha “vinto” le primarie a Firenze col 41% … al primo turno (magie veltroniane) cioè la maggiorparte degli elettori hanno votato qualcun altro… come dovremmo considerarla quella vittoria?

  25. Può darsi che la comunicazione di Renzi potesse essere migliore, non credo di tanto, ma non sono in grado di valutare.
    Di certo, come dice il post, “è da più di un anno che tutti i sondaggi dicono che gli elettori di centrosinistra vorrebbero un Pd spostato a sinistra, non al centro”.
    L’elettorato di centrosinistra è probabilmente per 2/3 “””di sinistra””” e per 1/3 “””di centro”””. Esponenti del PD come Ichino (pro Renzi) ed elettori come me sono considerati “””di destra””” da molti che si ritengono di sinistra.
    Allora, se Bersani ha preso il 61% e Renzi il 39%, è ben possibile che il messaggio di entrambi sia stato ben percepito dagli eletttori del centrosinistra.
    Fra i miei amici e conoscenti, nessuno ha frainteso i due messaggi e tutti hanno votato Renzi o Bersani in perfetto accordo con le loro convinzioni.

    Forse bisogna distinguere due tipi di comunicazione. Quella che aiuta gli elettori a riconoscere in un leader e nelle sue parole ciò che sperano. E quella, assai diversa, che cerca di cambiargli le idee.

    Chi rappresenta idee minoritarie (a sinistra, al centro e a destra) per vincere ovviamente deve puntare molto sul secondo tipo di comunicazione, senza trascurare il primo.
    Anzi, siccome è solo la realtà che può fare cambiare davvero le idee alle persone, la strategia migliore è potenziare il lavoro che fa la realtà, quando lo fa. (Ora lo sta facendo e continuerà a farlo per molti anni: i Renzi possono contare su questo).

  26. Vorrei fare alcune domande che a molti potranno sembrare banali e dalle risposte ovvie: per quale motivo Renzi non fa un suo partito ma resta all’ interno del PD? Non avrebbe molte più possibilità di avere più peso all’ interno della scena politica italiana se uscisse dal partito? Come mai vuole rimanere all’ interno del PD?

  27. Giovanna: 1) Renzi partiva svantaggiato perche poco conosciuto al resto dell’italia e quindi la troppa televisione era quasi un obbligo. 2)sono abbastanza d’accordo ma non dimentichiamo che negli ultimi anni Bersani e’ cresciuto grazie anche all’ antiberlusconismo… “Una negazione e non un affermazione” 3) chi ha paura di Vendola? Sicuramente non renzi, che porta a casa il 40% dei voti di sinistra e una gran parte dell’elettorato di destra. se poi vogliamo parlare di una sinistra piu di sinistra non dobbiamo dimenticare che Bersani vuole allearsi con Casini. Anche se non sono d’accordo con quello che scrivi, bell’articolo.

  28. Domanda a Giovanna Cosenza che scrive di non credere che Renzi abbia perso “perché il cosiddetto “popolo di sinistra” è più conservatore che innovatore”.

    Pensi che il cosiddetto “popolo di sinistra” non sia conservatore? (Ammesso che si sia d’accordo su che cosa voglia o non voglia conservare).

    Oppure pensi che sia sì conservatore, ma che Renzi abbia perso non perché minacciava ciò che il popolo di sinistra vorrebbe conservare, ma per tutt’altre ragioni?

  29. Renzi ha perso solo perchè gli italiani di sinistra sono troppo conservatori…….e il PD si è accorto che il piccolo Golia sarebbe stato in grado di far saltare molte “vecchie” poltrone, e aggiungo che è anche stato molto farraginoso il modo di poter votare, che aveva oltretutto regole assurde……che nn ha consentito a chi nn aveva votato la prima volta perchè indeciso, di votare per il ballottaggio solo se provvisto di “giustificazione”………..ci mancava un preside e poi era come ritornare a scuola!!!!!
    Gli italiani nn sono pronti per questo “nuovo”………
    Si tengano il “vecchio”, ma abbiano la compiacenza di non lamentarsi dopo…….
    E chi li smuove più la Bindi & Co. !!!!!!

  30. analisi lucida e puntuale sul valore della comunicazione che deve rispettare la specificità del ricettore, piuttosto che emulare stilemi di altre latitudini. Concordo anche sul fatto che la proposizione in negativo non abbia possibilità di vittoria, già perchè negativa e molto più perchè si sovrappone ai contenuti, rimanenedo essa stessa come contenuto di traino. I programmi d’altra parte, si vestono dell’abito di chi li propone, sicchè se li confrontassimo senza sapere chi li ha scritti, probabilmente non li troveremmo troppo diversi e difficilmente li potremmo attribuire. I programmi vestiti dei panni dei contendenti, si contestualizzano con i contendenti stessi e dunque assumono sfumature che altrimenti non verrebbero colte, è la logica della qualità percepita, primo obiettivo di ogni azione di marketing. Detto questo, non va sottovalutata la preparazione culturale e politica dell’elettorato, del sentiment al quale ci si rivolge ed allora potremo ben dire che la nostra gente di sinistra, di progressista ha davvero ben poco. Lasciamo perdere la figura dei contendenti, dopo l’esito del voto, si sono rapidamente riaffacciati soggetti che, credo, molti “di sinistra” avrebbero volentieri sbolognato. D’Alema e Rosi Bindi si sono riproposti col piglio dei vincitori e questo, scusate, è un passo indietro rispetto al desiderio di futuro che tutti andiamo cercando. Chi è in sella da oltre un ventennio ed ha avuto resposabilità politiche e di governo diverse e varie, è compartecipe dello sfascio in cui si trova il paese, potremmo qui argomentare all’infinito sul peso delle diverse responsabilità ma, in ultimo, va dato atto del fallimento della classe politica vigente, bocciata a pieni voti dall’elettorato, se è vero, come appare, che il primo partito è quello dell’astensione e che subito a ruota arrivano gli antipolitici di Grillo. Dunque Renzi ha perso per tutte le ragioni lucidamente elencate ma secondo me si è avuta l’ennesima prova di immaturità politica. D’altra parte penso pure che alle primarie vada a votare solo chi si sente in qualche maniera militante e forse legato ad una qualche ideologia, Manca tutta quella fascia di gente comune che decide addirittura nella cabina elettorale. Tre milioni di votanti non sono un campione significativo dell’elettorato che si rivolge a sinistra, perchè mancano tutti quelli che votano per chi , in ultimo, è capace di convincerli, senza un’idea precostituita e proprio questi, sono gli elettori che alla fine spostano le maggioranze. Non so dire se Renzi sarebbe all’altezza della svolta che ci aspettiamo per rilanciare questo paese ma, nello scenario attuale, non si vede chi altro si presenti con qualcosa di nuovo o di diverso, Bersani ha avuto la capacità di far resuscitare i sepolcri imbiancati della sua parte, a destra sono tutti in attesa che il cavaliere dica che cos’è il nuovo, quasi certamente riproponendo se stesso, icona dello sfascio economico e morale del paese e simbolo della diseducazione civica. Mi domando se la contesa elettorale che si intravede, avrà davvero gli uomini, le idee e la determinazione di stabilre un cambiamento serio ma, mi scuso anche per questa conclusione, mi pare che stiamo marciando speditamente verso le pagine di Tommasi di Lapedusa e del gattopardiano: cambiamo tutto perchè nulla cambi.

  31. Anche io penso che il 40% non sia affatto un cattivo risultato. Renzi ha avuto molta visibilita’ sui media, ma era Davide contro Golia. Sui social network, molto piu’ ideologizzati della tv, non si faceva altro che ironizzare sulla “non appartenenza alla sinistra” di Renzi. L’ultimo sacrilegio: l’aver fatto una battuta su Bandiera rossa.
    E, per quanto ai nostri occhi il popolo italiano si e’ infiammato per queste primarie, il numero dei votanti non e’ stato superiore a quello delle precedenti primarie del centrosinistra.
    Renzi molto probabilmente si rivolgeva anche a qualche deluso del centrodestra, ma e’ un peccato cosi’ imperdonabile? Da che mondo e’ mondo, le elezioni si vincono convincendo qualcuno che, alla tornata precedente, non ti ha votato.
    Si scrive Bersani ma si legge D’Alema: e’ sempre Baffino a dettare legge nel PD, e per questo motivo il PD non avra’ il mio voto.

  32. Concordo con l’analisi, credo che sia decisamente più centrata di tante altre da teledibattito e di alcuni commenti precedenti. Ma, dal punto di vista dell’utilità dell’analisi rivolta al futuro mi interesserebbe molto di più sapere perché Bersani ha vinto. Voglio dire: Bersani ha vinto solo perché Renzi ha sbagliato comunicazione oppure perché aveva un programma ritenuto migliore dal popolo delle primarie? Suppongo non sia la seconda che ho detto e, pertanto, si tratta di un confronto più fra forme che fra contenuti. E ho come l’impressione che di questo si è trattato: della misura dell’audience di una telenovela, di quelle Sudamericane parodiate dal Trio. Uno spettacolo da due Euro.

  33. Il fatto è che se uno studia una comunicazione che piace anche al potenziale elettore di destra, non è questione di comunicazione e anche questione di cosa comunichi – e quel cosa comunichi rinvia a principi etici diversi.. Sofia Ventura, che stimo molto e che mi tengo volentieri come contatto di FB era li tutta zuzzurellona e contenta del faatto che renzi le pare gran ganzo. Ma se qualcuno piace ideologicamente a Ventura non può piacere ame.
    Posso fare un esempio sul match televisivo che c’è stato tra Renzi e Bersani sul finanziamento ai partiti. Allora Renzi diceva: non voglio più finanziamenti ai partiti, cavalcando l’onda del risentimento popolare e sentimenti che sono più che giusti. Bersani diceva: voglio abbassarli perchè non voglio che facciano politica solo i più ricchi, e se si tolgono completamente i finanziamenti ai partiti potranno fare politica solo i più ricchi. Ora io non so quanto Bersani abbia davvero ragione, ma colpiva in una area di principio a me, normale elettrice del centro sinistra allergica ai ricconi che fanno politica tipo il berlusca, molto cara. POi ci dovrei ragionare, ma è una cosa che ha che fare con il mio sistema di idee – con la mia idea di Stato che protegge l’esercizio dei diritti.
    Percepisco come molto di destra, so che è causa della rovina della sinistra questo ma anche di altri meriti, l’idea che si faccia politica per vincere, per sedurre, per far contenti tutti. Mi hannno rotto l’anima dicendo che non dovevo votare Bersani perchè poi avrebbe fatto l’alleanza con Casini – mentre Renzi no. Ma Renzi ha proposta un’ideologia che non ha bisogno di Casini perchè il Casini della situazione sarebbe lui medesimo – basta vedere quella boiata della Civil Partnership, e anche la copertina di Gente pare una citazione della DC. E allora, io preferisco avere i cattolici come alleati, non come rappresentanti del mio partito.
    L’errore di target denuncia cioè in modo imbarazzante la sete di potere, più che il desiderio di vedere attuati certi principi. Si candidasse a destra e lo troverei molto più rispettabile.
    Spero di non essere andata troppo ot.

  34. Concordo. Credo che ciò che abbia pesato di più nella settimana tra il primo e il secondo turno sia stata la pessima strategia di comunicazione imperniata quasi interamente su due elementi negativi: l’insistenza sulle regole (argomento di bassissimo interesse per gli italiani in questa fase storica) e – collegata ad essa – la polemica costante e sopra le righe, che ha deviato la comunicazione “smart” di Renzi verso le tradizionali dinamiche da pollaio litigioso a cui proprio la “vecchia” politica (quella contro cui si batte) ci ha abituato. In pratica, volendo presentarsi come “nuovo”, nell’ultima settimana è slittato (direi precipitato) in ciò che di più “vecchio” e odioso ha la politica italiana: portare la priorità del discorso su qualcosa percepito come secondario (le regole) e polemizzare a oltranza.
    Poi, anch’io non ho mai pensato che potesse vincere. E però, se se la fosse giocata meglio nell’ultima settimana (per esempio impostando il discorso esclusivamente su 2-3 concetti molto forti e molto “sentiti”: il lavoro, le tasse…) e avesse evitato l’inutile polemica sui nuovi iscritti, forse avremmo avuto ben altro exploit.

  35. A me Renzi non piace perche’ somiglia troppo a Berlusconi senza neache i soldi di quest’ultimo. Uno non aspetta 20 anni per liberarsi di uno per mettersene un altro per di piu’ in casa.

  36. È facile parlare a posteriori e trovare tutte le giustificazioni possibili.
    Non sono d’accordo sull’interpretazione del frame del *rottamatore*: si rottama per prendere qualcosa di nuovo, non per il semplice distruggere.
    Se fosse stato *il distruttore*, allora va bene questa interpetazione, ma si chiama rottamatore proprio perchè la rottamazione, almeno nell’immaginario italiano, è per sostituire il vecchio con il nuovo.
    Daltronde Silvio ha costruito la sua campagna come “contro i comunisti” ed ha vinto.
    Va meglio il discorso dello schema comunicativo non adeguato all’elettorato di sinistra, e difatti il Renzi si rivolge ai giovani, quelli che il PD abilmente ha escluso.

  37. Concordo anche io con l’analisi, anche se attenuerei un po’ la nettezza del giudizio. Sebbene sia molto distante da lui politicamente, riconosco a Renzi una buona efficacia comunicativa, pur non esente da errori, anche gravi.

    L’errore principale e peggiore è appunto quello sottolineato da Giovanni al punto 1: sballamento tra target e comunicazione.

    Riguardo al punto 2, credo che l’errore più grave sia stato nell’incapacità di gestire il frame.
    Giustamente Giovanna dice che era potente: a me Renzi ricorda gli apprendisti stregoni di Marx. Ha suscitato una potenza che gli è sfuggita di mano.
    Più precisamente non ha saputo gestire l’interpretazione e l’uso che è stato fatto dai mass media di quel frame: l’hanno definito come quello della rottamazione e basta. L’interesse (interviste, articoli o servizi televisivi) girava soprattutto attorno a quello. Lui ne è rimasto prigionero: non ha fatto abbastanza per convincere che ci fosse anche altro, nel suo programma.
    Risultato: Renzi è stato percepito quasi solo come quello della protesta e della rottura, non quello della proposta.

    Nonostante ciò, il suo bel risultato l’ha fatto. Resta da indagare dove finiscano i suoi meriti e dove inizino i suoi limiti. Detta altrimenti, il fatto che sia stato Renzi e non Topolino a coprire un certo segmento del mercato elettorale di centrosinistra va ascritto ovviamente tra i suoi meriti. Stesso giudizio per il fatto di aver almeno un poco ampliato quel segmento rispetto al passato.
    Da discutere (qua, i suoi limiti) sul fatto che forse, con altre strategie, avrebbe potuto ampliare ancora di più quel segmento.
    Non credo, comunque, che avrebbe mai potuto vincere. La “falsa coscienza” (per giocare un po’, tradendolo un po’ con un vecchio arnese marxista) di molti elettori di sinistra non glielo avrebbe mai permesso: a loro basta il profumo di sinistra e non essere un comunicatore alla Berlusconi.
    Se poi la distanza tra promesse e realizzazioni, tra le parole e le cose, tra teoria e prassi, se, in altri termini, la retorica (da intendersi nel suo significato deteriore) rischia di trionfare più tra i loro beniamini che in un Renzi, di questo sembrano non accorgersi. Ci credono, ancora una volta. Salvo poi lamentarsi tra qualche mese o qualche anno, ma senza mai mettere in dubbio la buona fede e il profumo dei loro beniamini.

  38. Concordo con quanto ha scritto Marco.
    1) “Si perdona tutto tranne il successo degli altri” e così, essere un buon comunicatore assume incredibilmente un accezione negativa; si dimentica di come tutta la Nomenclatura P.D. fosse dalla parte di Bersani e di come le indicazioni di partito ai propri elettori fossero totalmente a favore di quest’ultimo, forse il 40% di Renzi ( 37 anni ) andrebbe letto anche in questa ottica.
    2)Pubblicamente in prima serata su Rai 1 alla domanda relativa ad eventuali alleanze con Casini, Di Pietro ecc. uno (Bersani) ha risposto positivamente, l’altro si è espresso contrario; uno ( Renzi) si è contrapposto nettamente a Berlusconi ( nominandolo esplicitamente), l’altro neanche lo ha menzionato…detto questo se si continua a sostenere che Renzi andasse verso il Centro e l’altro no credo che si continui a prendere fischi per fiaschi. Il PD è solamente marginalmente un partito di sinistra.
    3) Gli ostacoli piu difficili da sormontare sono quelli di cui non ci si rende conto e basta andare a riascoltare le dichiarazioni di D’Alema a caldo domenica per capine il senso, il P.D. non ha tratto nessun insegnamento dalla storia e forse ha perso l’ultimo treno per il cambiamento.

  39. Credo che abbia perso anche perchè sconfitto dai dalla enorme pletora di pelandroni a stipendio fisso che intasano la pubblica amministrazione e che non hanno alcun interesse al cambiamento. Ve li immaginate gli impiegati dei comuni, delle Poste, i dipendenti regionali, le guardie forestali della Calabria ( numericamente superiori a quelle dell’ intero Canada) sottoposti a verifiche di efficienza e produttività, o cacciati via se palesemente incapaci o disonesti ? Tutta questa marmaglia, che numericamente è enorme, costituisce l’ elettorato di Bersani, ed è chiaro che uno come Renzi da questi è visto come il demonio.

  40. Sigra Giovanna direi anche che Renzi ha sbagliato nell’usare troppo il “noi” e “voi” …era piu’ corretto il “io” e “tu” (essendo i futuri leader a dover essere a confronto) … neanche se ne e’ accorto (o il suo modo di coinvolgimento era un po’ squadrista) ha creato secondo me una spaccatura nell’elettorato…. e questo adesso si paga…. non e’ un giovane sprovveduto ma si e’ fatto consigliare da persone sbagliate… spero che contribuisca anche lui a ricucire la spaccatura…

  41. Molto interessante sia il post che la discussione. Sono di sinistra e diversamente giovane 😉 Ho 69 anni e per molti qui incarno quel “vecchio” che, come una palla al piede, frena il nostro paese sulla via della modernizzazione. Dirò qualche cosa di così poco analitico che darà piena soddisfazione a molti interventi. Di Renzi non mi piace innanzitutto la personalità, così come l’ho percepita attraverso giornali e tv. A pelle, pensate un po’. Subito, al primo impatto, mi sono detta: quest’uomo mente. Mente bene, ma mente. Mi sono messa d’impegno per non ascoltare quella voce dentro di me. Ho letto il suo programma e l’ho proprio studiato là dove usava formule poco chiare e un po’ sbrigative-qualcuna si è ripetuta anche qui- in inglese. (non ho nulla contro l’inglese, ho vissuto in vari “esteri” per almeno un decennio della mia vita, ma qualche volta lo trovo del tutto superfluo e non inclusivo). Renzi l’ho ascoltato, letto, guardato, osservato. In ogni modo ho cercato di essere analitica e obiettiva. Ma quella voce dentro di me non si è messa a tacere. E mi diceva: non mi fido di te; se ti incontrassi nella mia quotidianeità sarei guardinga. Figuriamoci se potrei affidarti la guida del mio paese!
    Dopo questo atto di sincerità due parole sole sul suddetto programma: quante cose che non hanno nulla a che fare con i principi (non dirò ideali, fa vecchio) di sinistra! Il discorso sulla scuola, sul sud, sul merito, così monchi. La vocazione maggioritaria! (Con Veltroni abbiamo già dato). Come se Renzi ignorasse che in questo paese si può essere stabilmente e ampiamente maggioritari se ci si tiene al centro con un piede a destra. Se si va incontro agli elettori di destra. Dunque Renzi può essere maggioritario in quanto all’ascolto delle idee e delle ragioni della destra. Anzi è perfetto per questo ruolo ma io non ho voglia di seguirlo su questo cammino.( E poi i 100 euro in più! Lì proprio sono approdata al rigetto.)
    Bersani non è il mio segretario di partito ideale. Vedo anche io D’Alema e la Bindi dietro di lui e ho letteralmente il terrore che non riesca a liberarsene. Ma, retorica per retorica, come dice Marco, e spero che mi dia atto che, nel senso deteriore del termine, anche quella di Renzi è retorica, mi tengo quella di sinistra. Un po’ anche perché “la maschera fa il volto” M.Yourcenar.
    Un saluto di molta consonanza a Zauberei che sono contenta di ritrovare qui.
    grazie a tutti, marina

  42. L’avevo detto qualche giorno fa che Renzi non avrebbe mai potuto vincere perché all’interno del PD sono rimasti ultraconservatori. Ho aggiunto che se fossero state elezioni vere (non primarie) avrebbe sicuramente vinto perché avrebbe ricevuto i voti anche da elettori non schierati troppo a sinistra. Era una speranza. E’ morta anche quella e ci dobbiamo tenere i soliti noti.

  43. Scusate, ma se Davide non è riuscito a stendere Golia, la colpa sarebbe della fionda? Un po’ superficiale come analisi!

  44. Concordo con la tua analisi e trovo che non sia affata dietrologica visto che quasi tutti erano concordi nel dire che questo fosse il punto di forza di Renzi. Io credo che in quell’incapacita’ di “sporcare” il messaggio ci sia il limite del personaggio. In una fase di decantazione del Berlusconismo forse l’elettorato di sinistra si aspetta qualcuno che rischi una parola non scontata, abbozzi un po’ di coraggio . Io ,personalmente, alla camicia bianca col Jeans posso anche arrivare a preferire il maglione della nonna se sotto ci batte un cuore “politico” come per un Landini ad esempio

  45. Brutta cosa la FUFFOLOGIA!!!!!

  46. Condivido l’analisi anche se non credo che il motivo per cui la sua strategia comunicazione non ha funzionato stia nel fatto che era troppo “fresca” “all’americana” o “all’avanguardia” per il popolo di sinistra. Al contrario, credo che abbia utilizzato i nuovi media con un modello comunicativo superato (quello centralizzato dello schema da uno a molti) mentre la comunicazione di Bersani in rete era frammentata in una molteplicità di siti e gruppi più o meno locali (non c’era solo il tuttixbersani ma c’erano i vendolianixbersani, i moderatamentexbersani, i renzianixbersani, e i vari cagliarixbersani, firenzexbersani e via e via) secondo il più contemporaneo modello di comunicazione da molti a molti (quello che un comunicatore tradizionalista riterrebbe un errore grossolano).

    Inoltre, a mio avviso, la comunicazione “sporca” (in contrapposizione a quella patinata) è anch’essa una strategia comunicativa: la strategia della verità. E se consideriamo quali tipologie di contenuti hanno più successo in rete, vediamo chiaramente che questa è la strategia di comunicazione più contemporanea.

    A proposito della rottamazione, sono pienamente d’accordo con il suo punto di vista e aggiungo che una strategia di comunicazione basata sulla distruzione non può far altro che attirare le simpatie dei navigatori distruttivi (quelli che sono contro persino a quelli che sono contro e che passano dalla Lega Nord a Beppe Grillo con estrema facilità). Questi soggetti non sono certo un buon endorsement nei social network: chi vorrebbe votare lo stesso candidato di quell’amico che si lamenta sempre di tutto e non combina mai niente?

    Questo per dire che è forse vero che Renzi è stato quantitativamente più presente sui social network ma è anche vero che la sua comunicazione è stata qualitativamente debole, in quanto ha applicato sui nuovi media uno schema di comunicazione che è proprio del mezzo televisivo (ormai superato). E ci dice anche molto di come l’aspetto quantitativo di una comunicazione web sia ininfluente ai fini di conversione in termini di voto (o di acquisto).

    Non sarà che ha vinto Bersani perché il nuovo modello di comunicazione “internettiano” calza a pennello con i valori politici di sinistra: de-personalizzazione, condivisione, decentralizzazione, responsabilizzazione dell’elettore ecc. ecc. Forse è semplicemente finita l’epoca culturale del berlusconismo, forse d’ora in avanti comunicare non vorrà più dire “costruire un’immagine”. Forse il nostro mestiere smetterà di essere un “far credere” o un “far fare” e si trasformerà in un “far sapere” (finalmente!) e forse per la sinistra è davvero tempo di governare.
    Una comunicatrice di sinistra.

  47. cara Giovanna,
    bè mi fa piacere questo tuo articolo. A me Renzi dava l’impressione di fare un ricatto. Tu elettore pd se vuoi vincere le elezioni scegli me che sposto il pd al centro (=verso destra). Ma un pd spostato verso destra, è questo che io elettore pd voglio far vincere? L’idea sbagliata è che lo scopo sia vincere, come che sia. In fin dei conti l’elettorato del centrosinistra crede ancora che ci siano cose giuste e cose sbagliate e che per quelle giuste, ma non per quelle sbagliate, valga la pena di correre qualche rischio.
    ciao!

  48. Ecco, volevo dire quello che ha detto zaub, ma l’ha detto lei, adesso lo ridico peggio: inutile cercare di farsi votare da elettori che si ritengono di sinistra proponendosi con idee a atteggiamenti di destra, allora devi farti votare dalla destra, ma in questo caso non potrai più farti votare dalla sinistra, e non sarà colpa della sinistra. Insomma, “non si possono servire due padroni”.

  49. Renzi ha fatto i suoi errori di comunicazione, ma Bersani e’ l’anticomunicazione!
    Il risultato l’ha determinato il partito e l’età media dell’elettorato.
    E così l’apparato PD ha vinto la battaglia interna, ma non “sfonda”. Bersani purtroppo sara’ una specie di Prodi-bis. Tante grazie dai vari Casini, Fini, Montezemolo ecc…

  50. Che poi lo spostamento a destra è un altro errore di comunicazione. In fondo è Bersani che ha aperto a Casini, non Renzi. È Bersani ad avere un atteggiamento ecumenico, quasi pentapertitico. Credo che tu abbia ragione: l’Italia non è pronta a superare gli steccati dei vecchi pascoli politici. Ci piace ancora pensare a destra-sinistra o, se non ci piace, è comunque comodo.

  51. ecco – quindi la domanda che pongo è – sta faccenda del target è davvero un problema di comunicazione? Metodologicamente l’attenzione alla comunicazione può arrogarsi il diritto di stabilire a quali principi e a quale idea di politica un politico vuole riferirsi? La comunicazione può stabilire il target di riferimento di un politico?
    Io non so Renzi sia il Fini de noantri, che ci prende la sola perchè è troppo poco identitario dalla sua parte politica, ma ugualmente inviso a quelli della parte opposta per la sua storia identitaria. E’ questo un problema di comunicazione? Ma se Renzi ha una certa idea di politica, e certe idee per la testa che magari a me non piacciono ma ce le ha, con un suo pedegree sociale e politico e in mente la volontà di voler rappresentare quelle idee e chiamare a se persone verso quelle idee, che doveva fare non rappresentarle? Poteva farlo meglio? E mica lo so: secondo me invece ha fatto un gran bene – se lo faceva a destra era meglio – per me almeno. Per me ha ragione chi dice che invece in termini di comunicazione Renzi non ha perso affatto – tutt’altro: ha ottenuto un ottimo risultato. Il suo è un problema squisitamente politico.
    Ecco questo esempio di Renzi Giovanna mi aiuta a capire la mia perplessità verso certi usi della tua disciplina, e forse ti dovrebbe far capire l’allergia di noantri del pd o di sinistra in genere verso l’attenzione alla comunicazione. La sensazione che ho, con esempi come questo è che la logica della comunicazione presuppone come principio alfa il successo elettorale – ma al punto tale da subordinare a questo una serie di altre cose.

  52. C’è da considerare due effetti, che hanno pesato per qualche punto percentuale:
    1. Gli italiani non favoriscono quasi mai l’outsider. Al ballottaggio Renzi ha vinto, e bene, solo in Toscana, dove è molto conosciuto (e dove probabilmente ha pesato anche un po’ di sempre presente campanilismo)
    2. Nella settimana del ballottaggio tutti i sondaggi davano Bersani vincente e probabilmente questo ha incoraggiato alcuni incerti a fiutare il vento e seguire il naturale conformismo. In caso di dubbio e incertezza, allinearsi col vincente è sempre gratificante. (questa tesi è stata espressa anche da Concita De Gregorio durante la trasmissione In Onda)

    Questi due effetti di base non hanno cambiato il risultato, ma probabilmente hanno pesato nell’accentuare la differenza. Personalmente prima del ballottaggio stimavo un risultato 55/45 per Bersani (ovvero ritenevo che Renzi potesse guadagnare circa 10 punti), mentre avevo sentito Piepoli stimare un 60/40 al ballottaggio domenica stessa, durante il primo turno.

  53. Avete pienamente ragione: il popolo di sinistra non e’ innovatore. Infatti cosa ci fa Matteo Renzi a sinistra con Bersani? Alle prossime politiche, (non quelle del 2013!) spero che crei un suo schieramento, per allora forse gli italiani si saranno arresi all’evidenza! Non poteva vincere soprattutto per il motivo citato nell’articolo e che riguarda la rottamazione: come facevano i politici a farsi rottamare? E se ci riusciva davvero? Succedeva una rivoluzione e con la R maiuscola. Ma non solo il popolo di sinistra non e’ innovatore, io ci metterei dentro anche tutti gli altri popoli, quello di destra, di centro ed affini. Signori, non c’e’ verso di scardinare il sistema se non con una rottura fuori dalla politica e dal politichese.

  54. @ zauberei
    ma vale anche per diversi altri commentatori. In un blog di semiotica suppongo che il tema sia la comunicazione politica e non la politica. Zauberei dice: “Ecco questo esempio di Renzi Giovanna mi aiuta a capire la mia perplessità verso certi usi della tua disciplina, e forse ti dovrebbe far capire l’allergia di noantri del pd o di sinistra in genere verso l’attenzione alla comunicazione.”
    Devo supporre, quindi, che l’attenzione sia stata rivolta al confronto dei programmi e che essi siano stati analizzati e confrontati a fondo, evidenziando le differenze e la pertinenza delle risposte, delle intenzioni per il futuro, delle soluzioni ai problemi, grandi ed evidenti, che abbiamo di fronte.
    Ora, o sono io che non so ascoltare e sono tardo di comprendonio, oppure di questo non si è parlato, o lo si è fatto solo con un cicaleccio degno di twitter. Insomma, mentre io mi aspetto da un candidato presidente del consiglio (e non premier, che la nostra Costituzione proprio il premierato non prevede, quindi se vuoi fare il premier evidentemente hai sbagliato paese -e anche questo stupido rincorrere berlusconi sul linguaggio è sintomatico della degenerazione della classe politica tutta-) mi aspetto, dicevo, un Programma politico, mi è stato offerto un programma TV. È per questo che mi chiedo; ma, in fondo, per che cosa si è votato, per quali contenuti programmatici, per quale progetto di futuro, per quale progresso? Da alcuni operai Ilva, da Santoro, ho sentito frasi di molto maggiore buon senso. Sembra proprio che da alcuni dei meno candidati e dai comici ci pervenga molta maggiore saggezza che dai rottamatori e dai rottamati. L’altro autista non mi piaceva punto, ma l’Euro Due (tanto ci è costato a testa questo giochino) Bersani, ora che ha la marmitta catalitica e non è più un rottame, qualcuno ha capito verso dove intende viaggiare, chi prendere a bordo, chi paga il carburante?

  55. Molti commenti hanno fatto giustizia di un’analisi a dir poco schematica, e a dir poco selettiva. A me piacerebbe soffermarmi su un risultato saliente: l’85% di Bersani a Vibo Valentia. Credo che l’elettorato del PCI (che valeva circa il 30% negli anni ’70) rimanga profondamente saldato non solo da motivi ideologici, ma anche da interessi strettamente individualistici ed economici (comparto pubblico, COOP, sistema dell’informazione, industria culturale, sostegni economici al cosidetto “non profit”, case popolari), e questa saldatura abbia attraversato almeno una generazione attraverso il sistema delle raccomandazioni nel settore pubblico (si pensi soltanto all’esercito di figli di comunisti – con tessera – nelle municipalizzate). A questa base, già solida, si è aggiunta una fetta importante di reduci del sistema clientelare democristiano (l’altra parte, insieme ai raccomandati socialisti, sono finiti in quota FI – socialisti e laici – e AN – democristiani), che soprattutto a sud hanno trovato un approdo sicuro nelle marginalità del centro-sinistra, talvolta accampandosi fuori, talvolta scegliendo una strategia “entrista” (come testimoniano gli anni ruggenti di Bassolino a Napoli). E’ questo blocco sociale di sussidiati e raccomandati, che sfonda i confini storici del PCI, che, ancor prima di scegliere Bersani, ha visto Renzi come una minaccia reale a tutti i propri previlegi. Si sono dette molte amenità sulla virtuale infiltrazione di elettori del centro-destra a favore delle politiche proposte da Renzi. Nessuno (credo) si è posto il problema di quanti (portatori di interessi non sempre leciti, se non illeggittimi, e non solo da Gaeta in giù) abbiano votato in massa Bersani per difendere un sistema che li sovvenziona ingiustamente da decenni. W l’Italia

  56. E se fosse solo che renzi nn e’ di sinistra? E che rappresenta tutto ciò che l’elettore medio di sinistra non vuole?

  57. Continua il poco utile confronto fra favole di sinistra e favole di destra.
    Come se in una nave che affonda si discutesse appassionatamente se a chiudere le falle debbano essere i marinai biondi o i marinai bruni.

    Fuor di metafora, la differenza fra destra e sinistra su come uscire dalla crisi — nella realtà non nella fantasia — non è del tutto irrilevante, ma è piccola, più simbolica che altro.
    La differenza principalissima è tra chi è interessato a che cosa si può fare davvero e chi preferisce continuare a fantasticare su sinistra e destra.

  58. Un politico, se la gente crede alle favole, deve tenerne conto, e questo condiziona il suo target.
    Ma se non ci crede lui stesso, è meglio.

  59. Guydebord – non so se ho capito bene il tuo intervento. Ci provo: posso essere d’accordo su tutta la linea – ma ascrivo gli argomenti che tu porti non alla rubrica comunicazione ma alla rubrica politica. Non posso inventare un programma per un dovere di comunicazione, non posso stabilire cosa mettere nel programma per la necessità della comunicazione. Il programma e i suoii valori si riferiscono ad altro, che è il benessere della cittadinanza per cui sono proposti. La comunicazione per come la concepisco io dovrebbe riguardare la qualità della divulgazione di quei medesimi programmi. E’ ottimistico credere che se questi programmi chiari e fulminanti non ci sono stati è un problema di comunicazione o che possa risolvere la comunicazione. L’esiguità dei programmi e correlata a una crisi strutturale della sinistra, e chi è più legato storicamente ad essa come bersani, ne risente ancora di più. Ma se le idee se le deve inventare la comunicazione, allora è un po’ come quello che succede nell’editoria: si scommette su libri che sono boiate perchè vincono sul mercato-

  60. @ zauberei
    Proprio così. “Non posso inventare un programma per un dovere di comunicazione, non posso stabilire cosa mettere nel programma per la necessità della comunicazione”: ma è quello e solo quello, che è stato fatto. Essendo questo un blog dedicato alla comunicazione, ho cercato di limitarmi a di questi aspetti. Per la politica eventualmente ci spostiamo sullo stesso post su il Fatto quotidiano. E però, è inevitabile anche qui accennare alla politica, dobbiamo dire che se sul piano della comunicazione si può discutere di vincitori e vinti, sul piano politico questa vittoria proprio non la vedo. O, almeno, può valere per chi si accontenta della comparsata tv dei cinque. Io vorrei invece eventualmente dedicare tre giorni ad analizzare un programma che sia degno di questo nome e non a valutare chi è più bravo a replicare con una battuta più o meno sagace (ma quando mai!). Insomma, comincio a credere che sulla tv qualche ragione grillo ce l’ha, se basta una edizione dei Cinque Fratelli a farci tranquillizzare sul roseo futuro. Resta il fatto che è il Presidente della Repubblica che nomina chi vuole, a suo insindacabile giudizio, a formare il nuovo Governo.
    E a me pare che dal gioco Napolitano non escluda affatto Monti. E se questi scioccherelli, facendo i conti senza l’oste, vogliono giocare a chi è il premier, ma de che! facciano, ben sapendo che si tratta di una farsa e che le primarie nel nostro sistema hanno solo lo scopo di ricomporre una pseudo verginità perduta da tempo, altro che premier come servirebbe. Renzi ha di certo prodotto qualche spostamento del pachiderma, ma nei programmi non c’è che questo. Rimpiango la fabbrica del programma di Prodi, almeno lì c’era qualche intenzione approfondita, sbagliata e andata a male, ma c’era.

  61. @Zauberei/Guydebord

    Cari fanciulli, almeno voi finitela di far la figura dei babbei. A meno che una non sia così presuntuosa da pensare che il programma elettorale da lei scelto sia il migliore per tutti, e perciò anche volendolo ipotizzare come geniale rimarrà a girarsi i pollici su perché gli altri votino altrove, partiamo dal presupposto che un programma elettorale è nel migliore dei casi perfetto per una serie di categorie professionali e di censo. Perciò se, come crede Zauberei, la comunicazione dovesse limitarsi a una funzione di trasparenza ed efficacia ripetto a quella linea politica, non vi sarebbe alcun travaso di voti in quanto ciascuno voterebbe la soluzione a lui più acconcia. Il dipendente pubblico, così come il pensionato, voterebbe la linea Bersani per tutelare la propria posizione, così come il precario e il giovane con incerto futuro voterebbe Renzi come metafora più o meno efficace di una liberazione del peso deprivilegiati appena succitati. Il bello è che la maggior parte di entrambi non sono semppre consci che le antipatie verso l’uno o verso l’altro programma sono in funzione di una convenienza individuale e basterebbe trovarsi nel ruolo opposto al proprio per cambiare diametralmente opinione. Ma tant’è. Mandiamo o non mandiamo in pensione le persone a 67 anni? Se si risponde sì si agevolano delle categorie sociali. Se si risponde no altre. Non esiste una soluzione che favorisca entrambi perché la politica allo stato attuale è criterio di redistribuzione e non creazione di lavoro se non in modo molto indiretto e comunque per mezzo di struementi di agevolazione fiscale. Teniamolo a mente.
    A questo punto la domanda è come faccia un partito che vegeti in un sistema democratico ad elezione proporzionale con premio di maggioranza a intercettare più voti possibili quando è ovvio che la trasparenza comunicativa di un programma diretto ed esplicito richiamerebbe solo e soltanto le categorie interessate e terrebbe lontane coloro che ne deducesssero un diretto danno maggiore.
    Perciò la comunicazione del politico non può che trascendere il programma e comnvincere con altri mezzi emozionali.
    D’altronde abbiamo già dimostrato sia l’inutilità di queste primarie sia come sarebbero andate a finire, e quasi due mesi fa con dovizia di particolari e poche ciarle.
    ttp://giovannacosenza.wordpress.com/2012/10/15/bersani-pb2013-la-svolta-personalizzante/
    ttp://giovannacosenza.wordpress.com/2012/11/27/perche-renzi-fa-la-voce-grossa-sui-risultati-di-domenica-ma-ha-i-voti-che-aveva-franceschini/

    In ogni caso i numeri ci dicono oggi che Renzi ha preso al secondo turno meno voti che al primo, perciò qui la strategia comunicativa tra i due eventi non ha funzionato, sempre che non si voglia pensare che ilprogramma di Renzi sia cambiato tra i due eventi tale per cui i suoi elettori divenissero scettici in base a esso.
    E in assoluto ha preso i voti di Franceschini e un milione di voti e spiccioli.
    Comprendo che molti frustrati non vogliano accettare la realtà ma pensare che su 47,3 milioni di aventi diritto al voto e su 12 milioni e passa di elettori del PD il milione di voti di Renzi rappresenti l’illusione di un campione statistico spalmabile sul totale è veramente prendersi una bella vacanza dal pensiero. Imparate a contare, fanciulli. Solo così potrete risvegliarvi dai vostri sogni dogmatici, Bersaniani, Renziani o quant’altro siate.

  62. Sono molto vicino al pensiero di chi dice che Renzi ha ingaggiato una buona sfida comunicativa per il target sbagliato. In sostanza è stato troppo veemente nel proporre una rivoluzione quando avrebbe dovuto rappresentare una semplice, seria e solida alternativa. È stato “troppo” per le primarie del PD, intendo. Se fossero state le politiche avrebbe azzeccato tutto. Ma in questo caso i due contesti non sono paragonabili.

  63. Ugo dice che, se ognuno facesse il suo interesse, il dipendente pubblico e il pensionato voterebbero Bersani e il giovane precario Renzi. Sono d’accordo, ma non del tutto.
    Un dipendente pubblico può avere una moglie che lavora in una piccola impresa e un figlio precario. Il suo interesse non è disgiunto dai loro, altruismo a parte (che pure esiste): non è nel suo interesse mantenere moglie e figlio disoccupati. E lo può anche capire con un po’ di lungimiranza — cosa peraltro non facile, dato che molto dipende da un sistema economico ormai mondiale.

    Questo per gli interessi reali.
    Quanto alle favole, sebbene tendiamo tutti ad esserci molto affezionati, qualcuna può dissolversi rapidamente, se la realtà colpisce duro.

  64. @Ben scrive: “Un dipendente pubblico può avere una moglie che lavora in una piccola impresa e un figlio precario. Il suo interesse non è disgiunto dai loro, altruismo a parte (che pure esiste): non è nel suo interesse mantenere moglie e figlio disoccupati”

    Era chiaro che il mio esempio – se ne sarebbero potuti fare moltissimi, e ne ho scelto uno – era per spiegare che l’interesse è individuale. Ma individuale è chiaramente una categoria che si articola da una lobby passando per un clan e finendo a una famiglia. È chiaro che per interesse individualesi intende un nucleo di interessi. Tuttavia il tuo esempio pensa di stratifcare la società più di quanto sia. In un Italia in cui la maggioranza dei posti di lavoro si ottiene per via familiare, e spesso è una continuazione dell’albero genealogico con mobilità bassissima, è difficile statisticamente avere una composizione professionale tra i membri diretti della famiglia così eterogenea. Sopratutto perché se a pagare sono i genitori (non idico in termini di paghetta settimanale quanto alle proprietà che erediteranno i figli e che magari stanno pure continuando a utilizzare) i figli precari si lamenteranno per il loro destino mutilato e magari voteranno Renzi. Ma poi alla fine vince Bersani e domandati perché.

    A livello comunicativo Renzi ha sbagliato nel momento in cui alle primarie si è dispiegato un numero di affluenza che è stato bassissimo, checché ne dicano i media. 3,1 milioni sono un niente per la strategia rottamatrice di Renzi. Perché a Sinistra, e da anni perché questo baraccone mica è una novità di oggi, alle primarie va per la maggior parte uno zuccolo duro di soggetti che non aveva nessuna intenzione di farsi insultare da Renzi che non si è accorto che gettando fango sulla classe dirigente, in tutte le salse e occasioni, finiva per gettarlo implicitamete su chi l’aveva scelta e sostenuta anche alle precedenti primarie di partito, equiparando psicologicamente la dirigenza da rottamare alle istanza di un popolo di militanti che comunque vi si è identificato.

  65. La carta patinata non c’entra nulla, la comunicazione in questo caso è molto manovrabile, ma…siamo assolutamente certi che bersani abbia avuto tutto quel consenso??? Chi ci mette la mano sul fuoco? Io ho come l’impressione che Bersani e suoi burattinai abbiano agito contro ogni regola “civile” di trasparenza. In sostanza delle primarie fantoccio condotte e manovrate da gruppi di interesse sovranazionali, primi tra questi il settore bancario, finanziario. Il magna magna con Bersani non avrà termine, il parassitismo di stato e dei vari colletti bianchi, da dx e da sx, continuerà a succhiuarci il sangue e il popolo della sinistra complice di questa nefandezza sarà il primo a soffrirne.

  66. Fagocitatori a scrocco.
    Mettiamo che l’obiettivo fosse un altro.
    In fondo il Renzi ha ottenuto il suo diploma di credibilità, si è autodeterminato principe-figliuolo. Ha raggiunto la migliore visibilità (quasi gratis) e aumentato il suo peso-piuma. Giovane, tanto basta.
    Per cui potrebbe esser lecito il pensiero che l’obiettivo fosse lo strafare, il rivolgersi a nessuno? Un pelo sopra le righe, troppo giovane, troppo appassionato, troppo fiornetino, troppo magellano e via dicendo.
    Vista la parata, investire sul futuro prossimo – ma attenendosi e sfruttando al meglio il ruolo del perdente assicurato.
    La linea di Renzi? Con luccichio d’Europa e candore amenricano, sarà pur sempre quella del “signor no!”, che neanche Bertinotti.
    Sarà vero?

  67. Questo post mi ricorda troppo i discorsi dei salotti televisivi delle partite di calcio. Banalmente, Renzi ha perso perché ha preso meno voti. E’ facile, troppo facile, dire, il giorno dopo le primarie “la sua comunicazione era fuori target”. Il punto (se vogliamo fare i tecnici, facciamoli fino in fondo) è che la retorica di Renza non era quella della sinistra contro Berlusconi, ma quella del “desruptive innovator” che cerca di sfasciare i vecchi schemi. Il problema è che non aveva alternativa, visto che la sua immagine (si dalle primarie di Firenze) quella è. Se poi, vogliamo fare un discorso da postpartita Sky, mi permetto di dire che Renzi ha perso perché….ha perso meno voti. Punto.

  68. Gentile signor Piccinelli Casagrande, a dire il vero l’intervento da salotto televisivo post-postpartita è il suo, visto che scrive senza riflettere né sapere. Faccia una ricerca con “Renzi” nel motore di ricerca di questo blog o si limiti a leggere gli articoli a cui avevo linkato nel mio testo stesso: le basterà (spero) per capire che ho scritto queste cose su Renzi oltre un anno fa. E le dicevo dai tempi della Leopolda. Dunque non c’è nessun “senno di poi”.

  69. @Ugo
    d’accordo con le tue precisazioni sugli interessi della gente in Italia. Non sopravvalutavo affatto la possibile eterogeneità interna alle famiglie, mi riferivo di più alla composizione degli interessi fra genitori garantiti e figlie/i precari. Aggiungerei che molti giovani precari sono talmente sfiduciati da ridursi a contare sulle pensioni di genitori e nonni. Anche perché non è facile per loro capire, per quanto glielo si spieghi, che un taglio giacobino di tutte le pensioni sopra ai 2000 euro, insieme con un eguale taglio delle tasse sul lavoro, è nel loro interesse, e quindi alla lunga nell’interesse di tutti. Neanche ci pensano a pretendere cose del genere. (Che comunque avverranno, ma probabilmente a barca già semi-affondata, assai peggio che ora.)

    Non del tutto d’accordo sulla strategia di Renzi.
    Renzi ha cercato di mobilitare un elettorato di centrosinistra moderatamente innovatore. Non c’è riuscito, non tanto per difetto di comunicazione, quanto perché questa porzione di elettorato è ancora più esigua di quanto sembrasse.
    In altri settori dell’elettorato una linea riformista è ancora più minoritaria, vedi l’insuccesso dei pur moderatissimi liberisti, che non nomino. 😉
    Quindi poco cambierà, se non per opera dello Spread, cioè del resto del mondo.

  70. Giovanna, secondo me ci sono altri due motivi (non solo di comunicazione, in senso moderno, ma anche storici/culturali):

    1) Da Togliatti fino a Longo, Berlinguer, Ochetto, Veltroni, D’Alema, la Sinistra ha sempre temuto di inimicarsi l’elettorato cattolico moderato (quello gretto, reazionario e oscurantista era, per forza, irraggiungibile). Il “dialogo” con la Chiesa conciliare era – ed è – un punto fermo della cosiddetta Sinistra storica. Ora, anche i Cattolici più aperti sono pur sempre contro qualsiasi forza che fa appello alla ratio – e non alla fede. Per loro (e i loro ‘cugini’ a sinistra), le argomentazioni di Renzi erano troppo tecniche, troppo laiche, troppo aperte nei confronti del pensare pragmatico. La Sinistra cattobuonista, semplicemente teme la modernità. E questo non ha certo agevolato il “yankee” fiorentino.

    2) Bersani aveva capito che era venuto il momento di smarcarsi dall’ombrellone protettivo di D’Alema. Così, ha finalmente conquistato un grado di autonomia operativa e di pensiero che nell’immaginario collettivo della Sinistra, gli aveva assegnato più credibilità, più autorevolezza, più forza per l’imminente scontro con l’establishment economico e l’Europa. Infatti, confrontandolo con quello di un anno fa, il suo frasario ora è più forte, più convinto, più da leader.

  71. @Ben
    Senti Ben, davvero, ora basta con questo argomento.
    Renzi ha sbagliato comunicazione perché ha sbagliato partito. Se chiedi le primarie devi conoscere i tuoi elettori. La strategia comunicativa di Renzi implicava – al massimo grado di sottolineatura, dalle polemiche sulle regole alla richiesta assurda ma martellante di allargare l’albo degli elettori tra un turno e l’altro – che a votare andassero moltissimi soggetti extra PD, e extra sinistra. Cribbio, l’ha detto in tutte i modi immaginabili e qui sul blog di Giovanna l’abbiamo sott’occhio da un anno.
    Renzi ha preso 58667 voti in più di Franceschini in primarie per giunta di coalizione, e quindi con un numero di partecipanti potenziali enormemente più alto. Una miseria. Lo vogliamo capire, o vogliamo continuare a credere alle nostre tesi confutate?

    Quanto a questa frase: “Anche perché non è facile per loro capire, per quanto glielo si spieghi, che un taglio giacobino di tutte le pensioni sopra ai 2000 euro, insieme con un eguale taglio delle tasse sul lavoro, è nel loro interesse, e quindi alla lunga nell’interesse di tutti.”

    E hanno ragione. Perché l’individio singolo la cui pensione è superiore a 200 euro non può che constatare che dal suo punto di vista è una perdita.
    PErciò battere su questo argomento, per quantio plausibile e razionale, è un sicuro suicidio comunicativo e politico. Dopo decenni di ideologia fondata sull’individualismo e sulla cura Ludwig verso soluzioni di pianificazione centralizzata tu vuoi persuadere quegli stessi lobotimizzati che siamo noi a cedere individualismo alla cieca in funzione di una incerta promessa di miglioramento del domnai dovuta al mio deapuperamento nell’immediato dell’oggi?
    È il bello della democrazia, che non è mai migliore della sommatoria dei singoli individui. E poiché anche il singolo individuo mediamente non è razionale…

  72. @ Ugo, e forse Giovanna

    Renzi ha sbagliato partito e target?
    Certamente, se si ritiene che la sinistra debba continuare a difendere e magari estendere il settore pubblico dell’economia, nato con Mussolini e cresciuto con la DC e con Craxi. In attesa del vero socialismo.
    E’ una prospettiva rispettabile.
    Ma se non è l’unica possibile, vorrei davvero capire perché le proposte di un Renzi, o anche di uno Zingales, debbano essere considerate di destra.
    Riconosco, d’accordo con Ugo, che, tolto il milione che ha votato Renzi, ben pochi le considerano compatibili con la sinistra.

    A me di queste due storiche ed entrambe assai ambigue etichette, non importa nulla. Punto.

  73. @Ben
    Ma io posso anche concordare con te. Tuttavia il caso Renzi, e la sua sconfitta, ti avrà mostrato definitivamente che se per te le storiche etichette “destra e sinistra” non importano nulla, per altri sì, qualunque cosa vogliano dire. Se quindi decidi di comunicare devi tenerne conto e non pensare che gli altri siano come te semplicemente perché a torto o ragione Infine ricordo che si comunica per vincere non per partecipare, perché questo è lo scopo di un politico nel gioco delle parti. Un politico non deve e non può dire la verità perché la sua natura è attrarre consensi. È l’elettorato a essere responsabile della sopravvivenza o meno dei programmi inconsistenti, perché è l’elettorato che decide.
    Non dimandar ora che fine fa la democrazia quando l’elettorato non è in grado di decidere razionalmente. Hai voluto la democrazia e la responsabilizzazione dell’elettore…

  74. @ Ben.
    Provo a risponderti: quella sinistra che “continua a difendere e magari estendere il settore pubblico dell’economia” è certamente la sinistra maggioritaria, in Italia e forse non solo qui. La sinistra maggioritaria, che fu comunista (intendendo PCI), che è stata poi DS e ora PD. E che è, in fondo, salvo rare eccezioni anche la sinistra da Vendola in là (d’altra parte l’origine è comune, il PCI).
    Non è, però, l’unica sinistra possibile.
    Le proposte di Renzi o di Zingales non sono necessariamente di destra. Andrebbe fatta una certa distinzione tra i due, ma per non farla troppo lunga, mi limito a dire che certe loro proposte, prese singolarmente, possono essere considerate anche da sinistra. Sono come parole ambigue e polisemiche: come il significato della parola si chiarisce quand’è inserita in un contesto, la singola proposta si chiarisce una volta inserita in una catena di altre proposte e, per così dire, acquisisce colore politico, indicando quindi destra o sinistra.
    Sinistra, sì, anche radicale. Radicalissima. Estrema. Come testimonia la “Critica al programma di Gotha”, ultimo scritto di Marx, con il quale attacca le proposte “riformiste” del partito operaio tedesco. Per riformismo intendo tutte le proposte e le politiche che, nel secondo dopoguerra, hanno trionfato diventando la linea del PCI e che sono sfociate nell’interventismo statale che ben conosciamo.

    PS. A proposito delle proposte di Gotha, Engels parlava di “rivendicazioni puramente DEMOCRATICHE abbastanza confuse” – il maiuscolo è mio. Ormai, già da decenni, quelle rivendicazioni si sono tradotte in leggi, atti giuridici, “costume” e abitudini politiche e civili. Ed è da diversi anni (diciamo almeno da una ventina) che sono sotto attacco da parte liberale – liberista e vengono difese da chi fa riferimento a un PARTITO DEMOCRATICO. Quindi, dire che il PD è conservatore, da un certo punto di vista, sarebbe dire semplicemente un’ovvietà. Allo stesso tempo, però, sappiamo che “conservatore” viene preso come un insulto. Irrazionalità? Stupidità? No, semplicemente un buon caso da risolvere ricorrendo alle teorie semiotiche che studiano il significato (io tifo per quelle di origine interpretativa). Nonchè un buon esempio per illustrare la distinzione tra uso e interpretazione di qualcosa.
    Credo potrebbe aiutare le persone a chiarirsi le idee. E a scoprire, magari, che destra e sinistra esistono ancora. E che, addirittura, esistono più destre e più sinistre. Quella che non esiste più è la sinistra comunista. Quella che, purtroppo (perdonate l’intrusione personale), non è mai esistita in maniera consistente è una sinistra marxista.

  75. @Ugo
    Hai ragione, che a me adesso importi poco di “destra e sinistra” è irrilevante.
    A meno che questa miscredenza non tenda a diffondersi e fare spazio a qualcosa di più utile. Per cui fra dieci anni un secondo Renzi abbia migliore accoglienza fra gli elettori di centrosinistra.

    Quanto alla democrazia, mica l’ho voluta io. 😉
    Ma, come diceva testualmente una madre al marito riguardo ai loro figli: “Ci sono, Giuseppe, ci sono e bisogna tenerseli”.

  76. mi sembrano argomenti forzati che hanno una tesi prima di trovare gli argomenti a sostegno.
    A prescindere dal parere politico su Renzi…Sul primo punto se e’ vero che non ha vinto in assoluto nel PD, Renzi ha preso un 40% di voti grazie anche ad una strategia comunicativa estremamente diversa. In questo modo ha risposto ad un’esigenza che c’era. Arrivare nel giro di due anni a questo dato e’ un risultato notevole.
    Il frame del rottamatore…la sua tesi e’ vera fino ad un certo punto, perche’ e’ quello che l’ha portato sulla scena e poi se e’ vero che anche e soprattutto per responsabilita’ sua, e’ rimasto li’ ingabbiato, allo stesso tempo c’e’ anche una tendenza giornalistica a inquadrarlo solo all’interno di questo schema.
    Il terzo argomento…Spostare al centro o a sinistra…anche questa e’ una valutazione frutto di un tentativo di incasellare il fenomeno Renzi dentro categorie a cui sfugge. Infatti, un numero significativo di suoi elettori vengono dalla sinistra non al centro, e sono proprio elettori che hanno sempre creduto nella sinistra tradizionale, e sono stati molto delusi negli ultimi dieci anni.

    Cara dott. Cosenza, ci vogliono argomenti un po’ piu’ forti per una simile tesi

  77. condivido l’attività self-promotion for opinion maker per prossime elezioni. Lancerei il prodotto con lo spot “o Cosenza o “Perdenza”

  78. Pingback: Sassolini | Popolino | Il blog di Paolo Cosseddu

  79. Pingback: A Renzi mancava una “grande” sconfitta. Ora il CV è a posto | Tech Economy

  80. sarà pure divertente fare analisi approfondite di questo tipo ma non credo che la sconfitta di Renzi sia imputabile, solo ed esclusivamente, a una cattiva gestione della comunicazione.

    Renzi ha fatto una campagna elettorale apprezzabile, l’elemento di rottura spesso paga, vedi Grillo, gli Italiani non si lasciano incantare da programmi e promesse, tendono ad essere più epidermici

    ritengo ingiusto sminuire i potenti “apparati” radicati sul territorio e nelle teste da oltre mezzo secolo, la linea di difesa dei boiardi spaventati dalla rottamazione ha creato efficienti trincee

    il sindaco Fiorentino avrebbe potuto vincere solo se appoggiato dai taciti voti del centrodestra, quelli degli elettori non tesserati, di fatto lui si è impegnato a spazzar via le colonne antiBerlusconiane, la cosa si può leggere anche al contrario, la sua volontà di abbattere il fronte “antiB” gli ha impedito di vincere.

    TADS

  81. BRAVISSIMO Stefano. Analisi perfetta.

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