McDonald’s fa “crisis washing” offrendo 3000 posti di lavoro

In questi giorni McDonald’s ha lanciato una campagna che chiamerei di “crisis washing”, perché l’azienda punta a rifarsi il look approfittando della crisi economica e della disoccupazione giovanile, un po’ come i marchi che fanno green washing gridando ai quattro venti che rispettano l’ambiente. Infatti McDonald’s dice di essere un’azienda che:

  • investe in Italia: «Noi di McDonald’s nell’Italia ci crediamo»;
  • ha creato posti di lavoro: «Per questo diamo lavoro a oltre 16.000 persone»;
  • dà lavoro anche in tempi di crisi: «Ne assumeremo altre 3.000 nei prossimi tre anni»;
  • assume a tempo indeterminato: «Il 90% dei dipendenti è a tempo indeterminato»;
  • paga «puntualmente tutti i mesi»;
  • offre ai giovani possibilità di carriera: «Si può diventare direttore di ristorante già a 23 anni»;
  • non racconta favole, ma spiega con realismo che il lavoro è duro: «Da McDonald’s si lavora sodo, bisogna fare entrata merci, servire in cassa e friggere patatine. Ci sono turni anche di notte e nel weekend».

Per la campagna McDonald’s ha comprato intere pagine sulle principali testate nazionali e ha realizzato uno spot con la regia di Gabriele Salvatores, che dà la parola («Sì!») ad alcuni giovani dipendenti dell’azienda: Federico, 22 anni, crew a Perugia e studente di Geologia; Julienne, 28 anni, crew a Roma e mamma di un bambino; Simone, 24 anni, crew a Roma, che studia recitazione; Sara, 23 anni, manager del McDonald’s di Bologna e laureata in Economia.

La campagna suscita qualche amarezza, perché è vero che lavorare per mantenersi agli studi è qualcosa di cui andare orgogliosi, ma, nella situazione in cui l’Italia è oggi, combinare il concetto di “assunzione a tempo indeterminato”, con gli “studi in geologia” o “recitazione” e la “laurea in economia” implica qualcosa come: anche se studi geologia o recitazione, anche se ti laurei in economia, potresti lavorare da McDonald’s per tutta la vita. Il che – pur rispettando al massimo il lavoro da McDonald’s – non è ciò che auguriamo a un aspirante geologo o attore. Forse solo la neolaureata in Economia può essere soddisfatta di fare la manager di ristorante a 23 anni. Ma anche qui, dipende dall’indirizzo dei suoi studi, dalle sue capacità e aspirazioni.

Questo è l’annuncio stampa:

McDonald's

E questo è lo spot firmato da Gabriele Salvatores:

36 risposte a “McDonald’s fa “crisis washing” offrendo 3000 posti di lavoro

  1. in effetti l’ equazione laureato=mcdonald’s non è così sbagliata…e volendo sintetizzare purtroppo è giusta 🙂

  2. In una perfetta logica forneriana: accontentiamoci sempre di più!

  3. Per me l’unico problema è quello legato alla qualità del cibo, che trovo molto saporito ma che è noto per non essere esattamente sano… Per il resto, se un ragazzo ha altre aspirazioni nulla gli impedisce di inseguirle: ci sono migliaia di persone meno fortunate (stranieri, ragazzi che non sono riusciti a terminare gli studi, lavoratori licenziati) che sarebbero ben felici di vedersi assegnato un posto a tempo indeterminato… Io ho un sacco di fortune nella vita, ma se non le avessi cercherei anche di acciuffare un posto da mc donald…

  4. Dopo, il problema reale è la mancanza di lavoro “vero”, le aziende che delocalizzano, la mancanza di turnover nella PA, i contratti ridicoli, tutto questo influisce molto pesantemente. Ma ripeto c’è chi prende contratti a tempo indeterminato da McDonald e si ritiene fortunato. Pensiamoci

  5. Pingback: La nuova campagna McDonald’s Italia punta sul lavoro | Roba da Matti

  6. Io considero questa pubblicità molto azzeccata e forse anche per questo un po’ inquietante. Gli obiettivi dei giovani per il proprio futuro potrebbero includere cose come l’innovazione o il desiderio di spendersi per il bene comune. La visione di un futuro diverso dovrebbe essere la forza delle nuove generazioni. Se l’unica aspirazione che ci resta, e l’unica prospettiva realistica che possiamo perseguire, è quella di frigger patatine, mi chiedo a chi stiamo delegando la costruzione del Paese di domani.

  7. Una cartina tornasole della situazione in cui versa il lavoro in Italia. Oggi diventa vanto fare quello che normalmente ogni azienda dovrebbe fare, investire, rispettare i pagamenti e i contratti di lavoro.

  8. Concordo in toto, è vero che la campagna suscita amarezza, ma di certo non è colpa di Mc Donald se siamo in queste condizioni.

  9. McD è un’impresa e decide autonomamente come comportarsi. Questo non toglie che la sua filiera sia insostenibile dal punto di vista ambientale ed economico (esternalità negative).
    Poi assmere a tempo indeterminato è facile, tanto gli stipendi supereranno di poco i 1000€ e forse si prenderanno anche agevolazioni fiscali.

  10. un bel “lavaggio” anche per Salvatores, da “Sud” e “Curre curre guagliò” allo spot per i nuggets

  11. A me la campagna non piace proprio, mi ha messo in crisi e in questo periodo pullula ovunque.
    E’ vero che lo spot vuole incentivare la possibilità di nuove offerte di lavoro proposte da Mc Donald che, in questo periodo di crisi, sono ben accette.
    Ma cercare di dare anche un volto così diverso da quello che generalmente offre da anni, personalmente, non mi colpisce nemmeno un po’. Sono altre le persone che dovrebbero rendere un volto nuovo a questa società, non solo una catena di fast food.

  12. @Alessandro Pecoraro, sicuramente non e’ colpa del Mcdonald -non solo- se siamo in queste condizioni. E’ infatti colpa di tutte le multinazionali e le grandi aziende che traggono la propria forza sfruttando risorse umane e territorio (sfruttamento e’ una parola troppo pacata se si pensa a cosa combina il Mc tra deforestazione, intossicazione di persone e allevamenti intensivi) senza pero’ aggiungere valore al territorio stesso, anzi.
    Se ci fosse un’equa redistribuzione delle risorse, allora si, non saremmo in questa situazione.
    Preferisco non contribuire all’espansione di un’azienda che si nasconde -nonostante ormai tutti sappiano- dietro un’impronta etica che non ha .
    E’ forse anche vero che non ho abbastanza fame.
    Ma a questo punta il Mc, creare 3000 posti di lavoro, ingrandirsi grazie alla nostra crisi, ricordarci che non c’e’ lavoro, che abbiamo investito nella cultura senza successo.
    Insomma, aderire a questo disegno sarebbe come confermare il nostro fallimento sociale e personale.
    Allora sai cosa c’e’?
    Preferisco pulire cessi, almeno contribuisco all’igiene senza nuocere alcuno 😉

  13. Il contratto a tempo indeterminato non è una catena, anzi, permette di costruire altro mentre si raggiunge l’obbiettivo della vita!

    Immagino uno studente o un neolaureato che vorrebbe comprare casa ma non può perché non ha un lavoro stabile e a 25 anni si trova ancora a vivere a casa dei genitori, senza uno straccio di indipendenza nè economica nè intellettuale. Un contratto a tempo indeterminato, per quanto part-time e da McDonald’s, ti permette di concentrarti su quelle che sono le tue aspirazioni senza il problema di dover “tirare a campare” e ti permette anche di rivenderti meglio presso altre aziende, finchè un giorno (si spera 🙂 non troverai il lavoro della vita.

  14. È quel “no?” nel finale che non capisco. Davvero, nessun intento dietrologico nel mio dubitare. Proprio non lo capisco perché lo recepisco come “fuori posto” dal punto di vista della recitazione, credo. Insomma, non si offenda, ma a non convincermi è proprio quel tipo lì e la sua espressione. Come scelta narrativa no, ci può stare. Ma magari è solo una mia impressione…

  15. Quello che commentatori negativi non tengono presente è che friggere patatine, fare l’operatore di call center e anche fare il tassista dovrebbero essere lavori temporanei – per sei mesi o per due ani – in attesa di qualcosa di meglio oppure, come alcuni dei casi citati, per pagarsi gli studi.

    Non sono un difensore di McDonald’s a prescindere (condivido le riserve sulla dieta proposta nei fast food), ma va rilevato che probabilmente McDonald’s tratta i suoi dipendenti molto meglio di come il Ministero dell’Istruzione e molte Università italiane – con la complicità co-gestionale dei sindacati – trattano i giovani insegnanti da trent’anni a questa parte.

  16. Sì, chi s’accontenta sempre meno gode: difendi McDonald’s (multinazionale dai dubbi volti) e vedrai in quanto tempo ti ritrovi con altre della stessa schiatta – se non peggio – a fare incetta di nuovi servi per sfamare paria che non possono permettersi una mensa decente…
    Ma il cameriere in un vecchio, salubre ristorantino/trattoria?

  17. Io la vedo così:
    – il problema che affronta lo spot è vero o falso? È vero e attuale.
    – le risposte di McDonald’s al problema, risposte che Giovanna riassume in sette punti, sono vere o MD sta barando? Sono vere.
    – è lecito “rivendersi” (sul piano della responsabilità sociale d’impresa) il rispetto delle norme, la correttezza contrattuale, la costruttività della risposta alla crisi? Lo è.
    – Lo spot è impattante ed efficace? Lo è. E, aggiungo, mi è piaciuto.

  18. Giochetto.
    Lo stesso spot ma con, invece di friggere patatine, avvitare bulloni.
    Fiat direbbe di essere un’azienda che:
    • disinveste in Italia
    • aumenta la cassa integrazione e chiude stabilimenti
    • non assume, preferisce le partite iva
    • paga con estremo ritardo i fornitori esterni e a partita iva
    • offre ai “giovani con gli occhiali” la possibilità di diventare caporeparto a 66 anni
    • racconta favole più che McDonald’s
    È possibile applicare il sistema di gioco ad ogni altra qualsivoglia realtà imprenditoriale nostrana, dall’Ilva all’Alitalia, passando da Omsa.
    Questo per dire che, seppure crisis washing, la campagna McDonald’s ci rende ancora più consapevoli che i giovani non hanno alternative e che, nonostante l’impegno 😉 della Fornero, non possiamo che cantare in coro: meno male che zio Mc c’è.

  19. non commento proprio ! quando ho visto il primo spot mi sono venuti i brividi alla schiena .. oltre a quello che dici manca quanto segue:
    A) L’incasso di ogni punto Mac versa una Royalties alla casa madre del 8,XXX % che quindi non resta reivestito in italia, dunque migrano capitali consistenti ..
    B) I tremila assunti vanno a coprire tremila licenziati .. a meno di eventuali riduzioni del personale dovute alla fluttuazione delle necessità, che ovviamente ridurrebbero i sedicimila occupati ..
    C) la maggior parte della materia prima proviene dall’estero ed equivale a quanto se ne va in royalties .. dunque (al saldo) poche tasse versate all’Italia ..
    D) il resto chiedetelo a chi ci lavora ..

    Ciao a tutti !

  20. Ma sì, McDonald’s sarà la nostra salvezza!
    Tuttavia non posso che chiedermi: i commentatori che apprezzano disinvoltamente lo spot pubblicitario si sono fermati un attimo a pensare o a informarsi, o credono che per comprendere la natura e il comportamento di un’azienda sia ragionevole affidarsi esclusivamente all’immagine propagandata dall’azienda stessa? Ovvio che lo spot rende di McDonald’s un’ottima impressione: è il suo scopo, la sua funzione!
    E invece ipnotizzati a dire: “però, hai visto com’è brava la multinazionale che ci salva dalla crisi?”

    Intanto, lo sappiamo se ciò che viene detto è vero? La pubblicità nasconde sempre una certa dose di finzione e menzogna, qual è il livello in questo caso? Considerando che qualche anno fa lo spot McDonald’s dipingeva le sue insalatine come prodotto sano e salutare, di agricoltura biologica, scelto accuratamente in ogni sua componente, mentre invece si tratta generalmente di OGM provenienti dall’altro lato del mondo e neanche troppo salutari (una Mc-insalata contiene più grassi di un Mc-panino), non mi fiderei troppo.

    Eppure, ammettiamo che fosse vero che quest’azienda è capace di fare scelte virtuose in tempo di crisi, a tutela del lavoro a tempo indeterminato, con pagamenti puntuali e una politica a favore dell’impiego dei giovani.
    Applaudiamo ammirati alla nostra salvatrice? Oppure ci chiediamo perché un’enorme multinazionale può permetterselo mentre altre aziende no? Forse perché dalla crisi proprio i ricchissimi hanno tutta da guadagnare? Forse perché una imponente struttura finanziaria sostiene quest’azienda, permettendole di andare “in rosso” localmente pur accrescendo il profitto globalmente (questa strategia è possibile solo per il grande capitale)?

    Tratta i lavoratori meglio del Ministero. Vogliamo chiederci perché? Ci accontentiamo di pensare che McDonald’s sia spinta da un particolare impeto di filantropia oppure capiamo che se nelle università si sta peggio che nei fast food è anche a causa di un certo tipo di cultura, di cui McDonald’s è uno dei tanti emblemi?

    Nessuno si chiede, poi, perché uno studente in geologia sia costretto a friggere patatine, fosse anche temporaneamente. Forse perché la politica degli ultimi anni è stata sempre più marcatamente quella di tagliare le borse di studio e tutto ciò che concerne il diritto allo studio?
    A chi chiede delle agevolazioni fiscali: McDonald’s fa ampio ricorso ai paradisi fiscali; inoltre in Italia sfrutta una legge che di fatto alleggerisce la tassazione alle catene in franchising.

    La cosa curiosa è che in tutto questo ci diciamo, come la Fornero: siate sfruttati e felici! Allora diciamolo: viva la concentrazione di capitale, unica salvezza per il lavoro! Che i pesci grossi mangino i pesci piccoli! Viva il libero mercato!

  21. @Monsieur en rouge
    Nel proporre il giochetto, che forse ha letto più in alto, intendevo evidenziare il fatto che molte, moltissime, imprese italiane non possono neppure permettersi di fare una comunicazione simile a quella di McD perché sarebbero ancor meno credibili.
    Cantare in coro “meno male che zio Mc c’è” è creare una analogia con le promesse di chi, ma non da solo, ci ha portato nella condizione di concordare, per alcuni aspetti, con i contenuti della campagna. Campagna in qualche misura efficace, poiché l’idea delle condizioni di lavoro, all’interno della multinazionale, che avevamo, era analoga a quella dei callcenter bulgari o della raccolta dei pomodori in Campania… e, invece, ecco che scopriamo la salvezza e un roseo futuro per i giovani, anche quelli schizzinosi.
    In quanto a Salvatores, mi sovviene un libretto di Seguèla: “Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario… Lei mi crede pianista in un bordello”.
    Che s’ha da fà pe magnà…

  22. a me piacerebbe sapere una cosa: ma come cerchi il lavoro della tua vita mentre sei dietro il banco di mcdonald? come fai a esercitare, fare esperienza, aggiornarti, insomma, tutte quelle azioni che ti dovrebbero rendere un professionista, mentre “friggi le patatine”?
    perché, diciamoci la verità, senza aggiornamento continuo non si può essere buoni professionisti.

  23. Lo spot è efficace ed azzeccatissimo proprio per l’amarezza di Giovanna, perchè è funzionale a un mercato professionale in crisi. Ho scritto un post tanto tempo fa, sulla mia lunghissima esperienza nei call center (lo linko, spero che giovanna mi perdoni) http://zauberei.blog.kataweb.it/2009/07/27/call-center/
    La situazione del mac, non mi pare molto diversa da quella dell’operatore nel call center. Ovvero sia: da una parte hai un luogo che ti permette di sopravvivere economicamente, mantenendo la tua ricerca di identità professionale, dall’altro però hai un luogo in cui il livello di manovalanza è talmente infimo per cui non strutturi nessuna competenza professionale, salvo quella di aderire ai ritmi di un sistema produttivo. In questo senso, per quanto mi è dato conoscere della vita in fabbrica, è persino peggio – perchè le chance di specializzazione sono nulle, e le competenze singole contano pochissimo. Solo alcune cosucce caratteriali, la velocità, e una certa capacità di non incazzarti mai davanti alle peggiori angherie. Io sono di quelli che sono riusciuta a farcela, anche in virtù di una casa di proprietà e di una situazione familiare, per cui sono grata a quel mondo, che mi ha portata a fare oggi il mio lavoro. Ma quando nell’ingranaggio ci finiscono persone che non hanno altro sostegno economico, queste soluzioni contrattuali (mi sa spesse volte sotto i 1000 euro) costringono semplicemente a un doppio lavoro, e a una doppia situazione dove nessuno struttura una vera identità professionale. Non avete idea di quanta gente per esempio, lavori in due call center. E’ una brutta spirale. E la storia della crescita professionale in quegli ambienti un sogno riservato a pochissimi.
    Tuttavia, la situazione è quella che è: le professioni che di giorno in giorno sembrano essere sempre meno retribuite oppure non retribuite sono in aumento. Guardate la vicenda di Pubblico, dove si chiude con dei dipendenti che devono avere ancora pagamenti arretrati. Guardate l’Huffinghton Post, oppure altri lavori: io ora andrò a collaborare in una onlus dove si prevedono 30 ore settimanali, con notti incluse per 450 euro al mese. Certe professioni sembrano diventare lussi, da mantenere con la bassa manovalanza. Mangiare si deve, ma questo non è colpa di Mc donald. Come dice guy anzi, meno male che c’è zio mac.

  24. Concordo con Zauberei e altri sulla necessità di certi lavori che, per quanto alienanti, ti stipendiano con più regolarità di molte professioni intellettuali (a quanto ne so, i pagamenti arretrati nell’editoria sono la regola più che l’eccezione). In questo senso lamentarsi come fa la CGIL che molti dei posti siano a tempo determinato ha meno senso che mai: magari non per tutti, ma per molti quello al McDonald’s è un impiego temporaneo e l’eventuale sua trasformazione in posto fisso sarebbe la rinuncia definitiva a qualcosa di meglio.

  25. @guydebord
    Sono d’accordo, cantare “meno male che zio Mc c’è” si inserisce comodamente nel contesto della costruzione della mitologia aziendale; non è che una delle innumerevoli sfaccettature del branding nel mondo globale: si vende un’identità, un’idea astratta, prima che un prodotto, il quale costituisce piuttosto un veicolo del marchio (non si abbasserebbero mai ad ammettere di vendere comune merce).
    Bel nome, comunque.

  26. Pingback: La polemica italiana attorno allo spot di McDonald's

  27. È uno spot istituzionale, sicuramente riuscito ma… mi sembra siano passati molti di più di 10 anni dall’uscita di “No Logo”, nel libro c’è una semplicissima analisi del dipendente Mc, uno studente che guadagna quel “tanto” che serve per non ri-uscire dalla spirale della dipendenza del McLavoro, dove non servono competenze, e che fa un lavoro non ti darà mai spessore al curriculum, il resto lo spiega bene zauberei.

  28. A me non piace quel che si mangia da McDonald’s e non mi piacerebbe lavorarci. Mi sembra anche difficile che persone che hanno studiato tanto siano così felici – come lo spot fa credere – di avere un contratto da McDonald’s, se non per un breve periodo di tempo, in attesa di tempi migliori. A me interesserebbe molto sapere se le affermazioni contenute nello spot sono vere o no (i 3.000 posti sono aggiuntivi oppure sostitutivi di altri ragazzi che hanno trovato una sistemazione migliore? la stragrande maggioranza dei contratti è davvero a tempo indeterminato? Ci sono clausole capestro nei contratti che “obbligano” a turni di lavoro massacranti etc?). Leggendo il comunicato della Filmcams cgil (“L’80% dei lavoratori, non certo per scelta, ha un contratto a tempo parziale di poche ore settimanali, con il sistematico obbligo di prestare servizio in orario notturno e domenicale/festivo”) la realtà sembrerebbe molto diversa. E’ possibile raccogliere testimonianze precise al riguardo? Se le affermazioni della McDonald’s non fossero esatte, questo tipo di spot andrebbe smascherato: si possono avere opinioni diverse sul cibo che viene somministrato, ma le bugie non vanno mai dette….

  29. alle prossime elezioni vota e fai votare Mc Donald – in alto a sinistra.

  30. Stamattina, dalle 9.00 alle 10.00, Radio24 ha dedicato un’intera trasmissione a questa campagna. A stragrande maggioranza, gli ascoltatori intervenuti erano a favore della McDonald’s e contro i sindacati. Ormai, tra disoccupazione, precariato, part time e lavoro nero, tutto sembra meglio dell’essere SENZA lavoro.

    Pochi giorni fa, facevo la fila in un MediaWorld di Milano. Alle casse (su 8 casse possibili), c’era una sola operatrice. Naturalmente si era formata una lunghissima fila. La cassiera lavorava concentratissima, come una pazza. Oltre a fare il suo ‘solito’ lavoro, rispondeva anche continuamente al telefono (forse con il magazzino, un cliente, chissà). Mi faceva rabbia vederla sfruttata in modo così sfacciato e, da metà fila, le dicevo ad alta voce: “Ma Signora, protesti, si faccia aiutare da un collega… non è giusto che le facciano fare tutto questo superlavoro!” E lei, frettolosamente, ma decisa: “Ma quale protesta – qui sono contenta di avere almeno questo lavoro”. Aveva circa 45 anni e dalle mani si vedeva che a casa non si occupava di cremine e manicure.

    Il clima di paura e di intimidazione è spaventoso. Se sento ancora un’altra Minestra a scucchiaiarci la parola “choosy”, vado e la prendo a schiaffi.

    Ciò non toglie che la campagna McDonald’s è cinica, populista e ruffiana. Dal punto di vista “professionale” è fatta piuttosto bene (strategy, treatment, tono, copywriting, layout), ma di fronte alla situazione generale, oggi, di questo tipo di creatività me ne importa piuttosto poco.

    Ma qui il discorso rischia di allargarsi forse troppo. Se p.e. confrontiamo il discorso di Jobs a Stanford, la maniacalità nel loro design, la qualità dei prodotti Apple e le campagne geniali – con i loro crimini sistematicamente perpetrati in Cina, non la finiamo più. Da questo punto di vista, il 90 x 100 delle multinazionali agiscono semplicemente come dei banditi.

  31. Perché non hanno scritto: “Il nostro cibo è genuino”? Almeno mi sarei fatta quattro risate! Questi di Mc Donald’s devono capire che se molti lavorano per loro lo fanno perché sono in attesa di un’occupazione migliore! Il manifesto è un’offesa alla Costituzione!
    Su Radio24 hanno intervistato l’AD Masi, ecco il link:
    http://www.radio24.ilsole24ore.com/main.php?dirprog=Focus%20economia

  32. Scrive Tillneuburg “crimini sistematicamente perpetrati in Cina” dalla Apple di S. Jobs. Immagino si riferisca all’azienda cinese Foxconn, che produce per la Apple e altre multinazionali elettroniche.
    La Foxconn (oltre un milione di dipendenti) è stata accusata dai media occidentali di tenere i dipendenti in condizioni disumane. L’acme di queste accuse riguarda 14 suicidi avvenuti nel 2010. Non si precisa se sul milione e passa di dipendenti o solo sui 420.000 della fabbrica principale a Shenzhen.
    Anche nel caso peggiore (14 su 420.000), sarebbe un tasso di suicidi estremamente basso, pari all’incirca a 3,5 su 100.000. La media mondiale è di 16 su 100.000, in Italia è di 5,6 su 100.000. Ma chi si è mai curato, fra i giornalisti che diffondono queste notizie, di queste semplici cifre? Anche se bastano 10 minuti di ricerca per ottenerle.

    Queste e altre campagne di stampa occidentali sulle nefandezze cinesi, acriticamente riprese anche da persone benintenzionate come Tillneuburg, sono alimentate, in fin dei conti, dall’avversione occidentale nei confronti dello sviluppo economico cinese, che crea qualche difficoltà ai paesi occidentali, Italia inclusa.
    Non si capisce se queste persone rimpiangano i tempi non lontani (30 anni fa) quando la Cina era schiacciata dalla miseria, o immaginino che la Cina possa saltare a piè pari il percorso, inevitabilmente duro e faticoso ma benefico, della industrializzazione e della crescita economica.
    Certamente 100 volte preferibile alla stagnazione nella miseria.
    Mai discusso di questo con qualche cinese?

  33. Non ce l’ho con “i cinesi”, e men che meno con gli operai e le operaie cinesi. Me la prendo, in primis, con le multinazionali occidentali che si trastullano nei paesi in via di sviluppo (agricolo, industriale e postindustriale), per produrre i nostri beni (e mali) di consumo, a condizioni sostanzialmente neocoloniali. Se poi questi strateghi della delocalizzazione e dell’economia in scala, da noi si presentano per giunta come innovatori, pionieri e benefattori, si può tranquillamente parlare di cinismo, di farsa, di ipocrisia. Se questi campioni della doppiezza si chiamino poi Soros, Benetton, Dassler, Tronchetti-Provera, Marchionne o Jobs, non è il punto.

    Parlando della Foxconn non alludevo ai suicidi (se è per quello, i dati della France Télécom sono drammaticamente più “significativi”). Mi riferivo alle interviste fatte agli operai Foxconn che non avevano mai sentito parlare di frivolezze verbali come “sindacato”, “sciopero”, “diritti”, “trattativa”.

    So benissimo che prima del 1947 e del 1949, dal punto di vista politico ed economico, l’India, l’Indonesia e la Cina erano sostanzialmente dei feudi occidentali. Ma so altrettanto bene che gli odierni eredi di Mao, Nehru e Sukarno stanno pilotando e rafforzando modelli smaccatamente yankee e non europei (leggi: finanziari, bancari, militari – non storici, tecnici o culturali).

    Produrre la 500 L in Serbia o l’iPad in Cina, segue sempre lo stesso schema. Solo che il nostro CEO in cachemire è stimato solo da Monti, Tarcisio Bortone e Buffon, mentre il nuovo Martin Lutero di Cupertino l’hanno già fatto santo in tutto il mondo.

    Ben, non scappo e non mi nascondo. Solo che non intendo salire in pedana con lei. Non credo che i “ben” noti e interminabili duelli su dettagli semantici e sfaccettature dei fraseggi, siano segnali d’interesse largamente condiviso e di vivacità. Quando Giovanna lancia i suoi sassi nello stagno della nostra indifferenza e dell’ingenuità, i cerchi delle sue onde si propagano sempre con notevole costanza e grande intensità. È bello leggere poi da molte sponde, cosa ne pensano gli altri – cioè alcuni o parecchi di noi. Non credo invece che lo scambio di mattoncini ego siano un gioco largamente coinvolgente e condiviso.

    Tutti ricordiamo la magnifica scena finale de “I duellanti”: quando il tenente Feraud osserva il fiume (della storia e della vita) che continua a scorrere sotto il suo sguardo mentre lui, con posa palesemente napoleonica, è rimasto completamente solo.

  34. Gentile Tillneuburg,
    nessun desiderio di salire in pedana da parte mia. Discutere ragionevolmente, sulla base di dati e argomenti, mi aiuta a capire e a cambiare idea, cosa che non di rado mi succede. Mi è capitato di imparare qualcosa di utile da lei e molti altri, in questo blog e altrove.

    Tenga poi conto che il tema su cui discordiamo riguarda la vita di qualche miliardo di persone. Le centinaia di milioni di loro che possono farsi valere — operai e operaie inclusi, organizzati/e e combattivi/e in Cina, nonostante ciò sia largamente ignorato dai media occidentali — hanno idee e fanno scelte del tutto discordanti con chi sa poco di loro. Forse è il caso di informarsi al riguardo, da fonti attendibili (suggerisco, ad esempio, http://www.iai.it/content.asp?langid=1&contentid=575 ).

  35. Ma cosa significa “CREW”? Che razza di lavoro è “CREW”?
    Usare l’italiano, per favore

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